NAPOLI – Quando Pino Daniele ha scritto Ā«Napule ĆØĀ», non sapeva che le stava accarezzando lāanima. Quando Diego Armando Maradona ĆØ arrivato a Napoli, non sapeva che sarebbe diventato Napoli. Quando il Napoli ha vinto lo scudetto, forse, sapeva di fare la storia, cioĆØ Napoli. Napoli ĆØ la storia.
Una storia di ritardi di scudetti e di metropolitane (Troisi avrebbe chiesto di scusarli), risolti con la sola forza della passione o con la leggerezza di Lello Arena sulla bicicletta⦠quella di āRicomincio da treā.
E sì, perché di ripartenza si tratta. Perché Napoli non si è mai fermata. Avrebbero pedalato, Troisi e Arena, adesso a fatica per i Quartieri Spagnoli, non potendo non constatare una Napoli più matura e consapevole, anche nei festeggiamenti, non più solo folkloristici. Non bisogna infatti confondere gli stereotipi con la cultura.
Quella azzurra ĆØ una cittĆ resistente a un mondo sempre più piatto (ma solo culturalmente, con buona pace dei terrapiattisti) e globalizzato, dove lāosteria ĆØ sostituita dagli stessi sapori, all around the world, di un fast food. Non vorrei cadere nel clichĆ© del calciocentrismo di italica natura, nĆ© in quello opposto di chi respira questo sport con aria da snob.
Come tre ĆØ il numero perfetto, si può dire che in medio stat virtus. Il tricolore che si aggiunge alle mille sfumature di Napoli, per tornare a Daniele, ĆØ sƬ riscatto sociale ma, per dirla come Salemme, āNapoli ĆØ giĆ una cittĆ feliceā. Sarebbe compito troppo arduo quello di scandagliare il concetto di felicitĆ , ma basti dire che Napoli ĆØ soprattutto consapevole, e vive sulla propria pelle, di non essere perfetta. E si piace cosƬ.
Il Napoli di Spalletti ĆØ un mix di culture, etiche, storie personali e di gruppo. La gavetta e lāattesa di Meret, lāereditĆ di Kim, lāesplosivitĆ del Ā«vice-VesuvioĀ» Victor Osimhen, la costanza di capitan Di Lorenzo, la freschezza di Kvaratskhelia. Per arrivare alla lungimiranza di Giuntoli e alla fermezza del presidente De Laurentiis.
Qualcuno (Cruciani) ha messo in dubbio che sia la vittoria del popolo. āIl c.d. popolo voleva cacciare allenatore e presidenteā, ipse dixit. Sono dāaccordo a metĆ . Nella Napoli matura non regna il populismo, ĆØ il presidente a decidere; ma lāamore incondizionato che questa cittĆ nutre, negli up and down continui, non ha paragoni al mondo. āĆ stata la mano di tuttiā, se il maestro Sorrentino consente. Raccontata cosƬ, ĆØ ātutta nāata storiaā.