Maddaloni, scomparso il cav. Giuseppe (Peppe) De Lucia di Montedecoro

MADDALONI (Caserta) – Le comunità, anche quelle periferiche, hanno dei personaggi simbolo. Nel caso di Montedecoro tra questi vi sono don Salvatore Letizia (pagina social dedicata a don Salvatore Letizia) e il cav. Giuseppe De Lucia.

Oggi 8 dicembre, giorno in cui si celebra la festa di Maria Immacolata Concezione, avremmo potuto vedere questi due personaggi parlare amichevolmente a fine messa presso la chiesa di Maria SS. di Montedecoro.

I due per decenni hanno collaborato per eventi parrocchiali o per i bisogni di quella comunità dei fedeli.

Giuseppe con don Salvatore Letizia ed il comitato festa patronale di Montedecoro.

Oggi però, nel 2025 ci sarà il parroco don Pasquale Pigna che accoglierà il feretro alle 12 di “Don Peppino” come era amorevolmente chiamati da molti il cav. Giuseppe De Lucia. Peppe, Peppino, Don Peppe, Don Peppino e via discorrendo i modi con cui tanti chiamavano o si riferivano al cav. Giuseppe De Lucia. Quello che è certo è che la città di Maddaloni, e ancor più la frazione Montedecoro, il 6 dicembre 2025 ha perso un personaggio simbolo del territorio: il cav. Giuseppe De Lucia. Giuseppe o meglio Peppe De Lucia sviluppa il grosso della sua esperienza nella frazione di Questa testata giornalistica Montedecoro, per l’appunto, di cui diventa un simbolo.

Su queste pagine dell’Eco di Caserta, in occasione del suo 82esimo compleanno, nel 2017  già presentai lo studio biografico su Peppe De Lucia: l’articolo era “Maddaloni, il cav. Giuseppe De Lucia 82 anni ma non li dimostra, oggi Presidente onorario U.N.A.C.” dell’11 gennaio 2017. Qualche mese più tardi pubblicai la scheda biografica nella rubrica “Volti casertani e maddalonesi” del volume VI “Chi è?”, pagg. 78 e 79, del 2017.

In premessa dicevo che Peppe De Lucia è noto sia come  il Cavaliere di Montedecoro e sia per essere stato il decano della Destra Maddalonese.

I funerali si terranno presso il Santuario del posto ovvero la chiesa parrocchiale di Maria SS. di Montedecoro  oggi lunedì 8 dicembre 2025 alle ore 12 e saranno celebrati dal parroco don Pasquale Pigna.

Il triste annuncio è stato dato già sui social nella tarda serata di ieri per poi essere sancito dal manifesto funebre delle figlie Filomena e Maria Pia che con generi, fratelle e sorelle e ancora nipoti (e pronipotini) rendevano ufficiale il triste annuncio. I volontari dell’U.N.A.C. guidati cav. dott. Gaetano Letizia, presidente  Regionale U.N.A.C., domani effettueranno un picchetto d’onore in omaggio al cav. Giuseppe De Lucia. Per volontà dello stesso Letizia nove anni or sono “Don Peppino” divenne anche presidente onorario dell’U.N.A.C. di Maddaloni. In queste ultime 24 ore sono stati tanti gli amici che hanno condiviso ricordi, tra cui Salvatore Santo, del Bazar Santo, ricorda che Peppe era il fratello del suocero (Vincenzo De Lucia) e che in famiglia, al di là delle possibili visioni politiche, c’era armonia, rispetto la più autentica  sintonia che ci può e deve essere in una ampia famiglia

Con questo spirito circa un anno fa, nel gennaio 2025 si svolse la festa del novantesimo presso la pizzeria “Lombardi” di Maddaloni con i familiari, pronipotini compresi. Peppe in quella occasione avrebbe voluto avere con sé anche tutti i fratelli e le sorelle ma questo non fu possibile perché alcuni non c’erano più come Vincenzo e Costantino (titolare della concessionaria di moto a Messercola) e altri. Se oggi non fossi stato qui a scrivere queste parole di commiato tra poche settimane Giuseppe De Lucia avrebbe compiuto 91 anni. A questo punto provo a ripercorrere la storia biografica di Giuseppe De Lucia. Peppe nasce a Maddaloni il giorno 11 gennaio 1935 da Domenico (nato a Maddaloni il 25 ottobre 1912 e morto a Maddaloni il 30 luglio 1967 ) e da Filomena Scarano (nata a Maddaloni il 27 dicembre 1912 e morta a Nole (TO) il 4 ottobre 1992).

Domenico e Filomena: i genitori di Giuseppe De Lucia

Il papà Domenico aveva come grado di istruzione quella scuola elementare la sua ultima professione è stata quella di vigile annonario comunale a Maddaloni. Domenico ha ricoperto questo ruolo dal periodo fascista e fino alla fine della Seconda guerra mondiale. La mamma Filomena aveva che lei con grado di istruzione scuola la scuola elementare ed è stata casalinga. Il ruolo della mamma di Giuseppe così come poi accadrà per sua moglie Anna D’Addio è determinante perché entrambe le donne, sopperendo alle possibili assenze dei coniugi per lavoro, erano le vere regine della casa e brillanti educatrici.

Anche il nipote acquisito Salvatore conferma il rispetto e l’importanza che non solo Giuseppe ma tutta la famiglia riconosceva ad Anna. Giuseppe nacque precisamente nell’androne dell’edificio esistente al tempo nella zona di Via Carmignano dove nelle adiacenze ora vi è la farmacia e attualmente dovrebbe esserci un negozio di parrucchiera. Papà Domenico, nel momento della nascita in quel freddo 1935 faceva parte della compagnia fascista di Maddaloni che era stata inviata in Spagna in aiuto del generale Franco, impegnato nel sedare le proteste a seguito dell’elezioni spagnole perse dalla sinistra nel 1934.

Il comando della compagnia fascista di Domenico aveva al comando il Capitano Pasquale Vairo a cui si legava un rapporto di stretta amicizia in quanto il Capitano Vairo cresimò Vincenzo fratello maggiore di Giuseppe e figlio primogenito di Domenico. Faccio il punto sui figli di Domenico e Filomena tutti nati a Maddaloni furono e loro attuale condizione anagrafica:

  • Vincenzo nato il 29 giugno 1933 deceduto a Maddaloni il 26 settembre 2020
  • Giuseppe nato l’11 gennaio 1935 e morto a Maddaloni il 6 dicembre 2025,
  • Costantino nato il 3 gennaio 1937 e deceduto a Maddaloni il 21 agosto 2013,
  • Gelsomina nata il 1° gennaio 1939 e residente a Torino,
  • Maria nata il 21 giugno 1940 e deceduta a Maddaloni il 14 luglio 1941
  • altra Maria nata il 10 novembre 1941 e deceduta a Maddaloni il 5 aprile 1949,
  • Silvia nata il 12 febbraio 1945 e residente a Nole (TO),
  • Vittoria nata il 6 febbraio 1947 e residente a Pianezza (TO),
  • Antonio nato il 6 settembre 1949 che risedeva a Nole ma è deceduto,
  •  Salvatore nato il 6 agosto 1951 e residente a Nole,
  • Annamaria nata il 17 settembre 1952 e residente a Nole.

Domenico torna dalla Spagna nell’anno 1938 ma si ammala e finiscono tutti i soldi guadagnati per guarirlo.

Domenico ebbe anche problemi al cervello che con il tempo e le cure riuscì a risolvere anche perché curato dal bravo dottore Quercia di Maddaloni e poi ebbe l’impiego di vigile annonario comunale di Maddaloni.

I nonni di Giuseppe: Vincenzo De Lucia e Gelsomina D’Angelo.

Il nonno paterno aiutava la famiglia. Va detto che il nonno paterno , si chiamava Vincenzo De Lucia, capofamiglia indiscusso, il quale aveva un rapporto conflittuale con il figlio Domenico che aveva preferito una attività diversa dalla sua che era quella di mediatore-commerciante di prodotti agricoli e bestiame. Del resto, il nonno Vincenzo comunque voleva un gran bene al padre di Giuseppe. Ed altro sostegno in famiglia fu che la nonna Vittoria Ventriglia, madre di Filomena Scarano, prese residenza presso la casa della famiglia di Giuseppe. La presenza di nonna Vittoria in casa loro fu di grande aiuto e la stessa scelse di vivere con la famiglia di Giuseppe perché era trattata male da “zia Puppinella”, al secolo De Lucia Giuseppina, che in rapporto di parentela era una sua nuora.

Quindi in casa De Lucia vi erano Domenico e Filomena, Giuseppe e tutti i suoi fratelli e sorelle oltre a nonna Vittoria per un totale massimo di 14 persone poi ridotto a 12 per il decesso delle due Maria. La fine della guerra porta anche scelte politiche e così all’elezione del sindaco Cav. Eugenio Iorio. Il sindaco Iorio licenzia  Domenico nell’anno 1947 dal suo ruolo di vigile annonario perché era stato fascista. Di conseguenza. la famiglia De Lucia cadde in miseria e bisognava rimboccarsi le maniche e così accadde. Domenico iniziò l’attività di contadino potendo contare su un terreno che nonna Vittoria aveva in affitto ad Acerra su tre moggia a cui si aggiunse un terreno di tre moggia che fu fittato in via Condotto al “ponte di Montedecoro”.

E non bastò, infatti, Domenico andava anche a lavorare alla giornata per 20 lire al dì presso la proprietà Savinelli. Lavorò ogni tipo di frutta o di alimento che si poteva prendere dalla terra anche perché era la base per vivere e talvolta la mattina ci si alimentava con la polenta per dare sostegno fisico a tutti.

L’impegno di Domenico non aveva limiti e quindi anche l’attività di mediazione e sensale agricolo, avendo avuto un insegnate di eccezione nel padre, si univa a quella di agricoltore pur di portare il giusto sostentamento economico a casa. Il Cav. Giuseppe De Lucia riferisce ricordi d’infanzia in pieno conflitto bellico. Infatti, nato nel 1935 avuti i suoi otto anni Giuseppe De Lucia siamo nell’anno 1943. Peppe De Lucia ricorda che con il proclama di armistizio di Badoglio che rendeva noto il giorno 8 settembre 1943, l’ex alleato tedesco era occupante. I tedeschi, ricorda Peppe De Lucia, erano ovunque e cercavano italiani da arrestare e portare nel campo di concentramento. Naturalmente i “paisani” come li definisce nel suo ricordo condiviso a chi scrive circa dieci anni fa stesso da De Lucia, andavano alla ricerca di rifugi o comunque scappavano dalla morsa tedesca.

Succedeva, ad esempio, che all’arrivo di pattuglie scappavano anche sulle montagne, in particolare, nel suo caso nella zona alta, montana, di Montedecoro (frazione di Maddaloni in cui risiedeva) e Cervino. Peppe ricorda che in questi anni, perché non riuscì a sfuggire un tale Piscitelli, di professione barbiere, fu freddato da un fucile, “un grosso fucile”, di un tedesco all’altezza della chiesa di Montedecoro. E, ancora, nei pressi della Congrega di Santa Maria di Montedecoro, lì alle spalle, si ricorda la presenza di un enorme cannone. Con questo strumento di morte si preoccupavano i tedeschi di offendere ed abbattere gli aerei americani e si ricordano di pezzi di aereo americano abbattuti in località Masseria Grado e località Colle Puoti, in quest’ultima in particolare fu trovato anche il corpo di un militare americano. La rabbia, o forse la disperata forma di autodifesa dell’esercito tedesco che, per quanto armato ed occupante era sempre nel territorio dell’ex alleato oggi nemico, faceva sì che i militari non avevano remora di fare fuoco.

In una delle tante occasioni fecero fuoco anche nelle campagne di Montedecoro laddove fu colpito al braccio un cugino di Giuseppe tale Vincenzo De Lucia. Giuseppe De Lucia ricorda che, oltre a queste forme di offese armate i militari tedeschi passano nei villaggi e per le campagne, e quindi anche nelle abitazioni di Montedecoro, si preoccuparono di razziare tutto quello che si poteva nelle abitazioni, non dimenticando anche viveri come i cereali ed anche animali da fattoria. Nel frattempo, c’era l’avanzata degli alleati. L’arrivo degli americani fu segnato dal bombardamento all’attuale area industriale nei pressi della ferrovia di Cancello Scalo e del deposito militare maddalonese. Il primo bombardamento ricorda De Lucia che fu a ridosso del Canale Carmignano. In quei giorni Peppe dice che si udivano i colpi delle cannonate a Montecassino. Inoltre, nel terreno di tale Filippo Iorio gli americani ammassavano i corpi dei militari americani caduti e lungo la strada nazionale che proveniente da Maddaloni portava alla volta del benevetano. In questo territorio vi erano tante bombe ed i ragazzini, compreso Giuseppe, andavano a prenderle per svitarle sul davanti e prendere cartone e polveri per fare i falò.

Alla partenza degli americani giunsero i canadesi che si accamparono sia nei pressi del Canale Carmignano sia presso la residenza del Duca Tixon a Villa Grado. Peppe quando mi ha raccontato questi fatti dieci anni or sono era un fiume in piena. Continuiamo con i suoi racconti d’infanzia.

Ebbene, tra i ricordi dei canadesi vi è uno legato alla presenza di 4 o 5 militare che ubriachi andavano per le strade centrali della cittadina chiedendo altro vino e dando fastidio a delle donne. Una di queste donne era piuttosto coraggiosa e non si lasciò intimorire, De Lucia che si trattava della titolare della ricevitoria Tabacchi della zona in cui si svolse l’aneddoto e per tutta risposta alla mancanza di rispetto da parte di questi militari. Il fratello di questa signora, tale Antonio D’Angelo, reagì a questi comportamenti ed uno dei militari con la pistola, tirata fuori dal taschino della divisa, lo sparò. Non si fece attendere la reazione di altri maddalonesi presenti all’episodio, quali Aniello ed Alessandro D’Angelo, ed aggredirono i militari con bastoni. I militari scapparono per via Rapillo. Appena la notizia giunse all’accampamento di Montedecoro, un maggiore medico andò presso l’abitazione dei D’Angelo per curare il malcapitato.

Presso casa D’Angelo giunsero anche degli ufficiali dei canadesi di stanza a Villa Grado per una visita di cortesia e chiedere scusa dell’accaduto. Intanto, dopo la guerra e nel periodo dell’andata via della presenza degli alleati per Maddaloni e Montedecoro, sua frazione, furono anni particolari e segnati da scia di sangue per azioni di “guapparia”. I fatti, racconta De Lucia, coinvolgevano residenti di Maddaloni e Montedecoro con rivalità di dominio territoriale, e quel che peggio è che questa scia era fortemente riscontrata tra famiglie imparentate. La situazione dopo qualche tempo torno alla tranquillità con notevoli arresti e lunghe detenzioni.

Lo scenario generale era quello di un paese povero, e così anche Montedecoro cercava un riscatto. Iniziò qui un commercio di stoffe di paracaduti, di vestiari vari militari, prelevati alle milizie in transito o al Deposito del quartiere militare (ex Caserma Annunziata di Maddaloni) di via Roma di Maddaloni oramai lasciato al libero accesso. Dello stesso edificio, agli onori della cronaca da qualche mese/anno, stanno per partire nuovi interventi di messa in sicurezza e nuova destinazione degli ambienti. Dunque, nel mentre iniziò a diventare attività lucrosa del posto la vendita dei cosiddetti “straccia americani” presso privati, fiere e mercatini vari. La vendita avveniva anche presso il mercato Resina a Napoli, e ciò comportò un risanamento graduate del tenore sociale economico della frazione.

De Lucia dice che non conseguì un pari sviluppo culturale della popolazione, o comunque non direttamente proporzionato al risanamento economico che per taluni magari fu anche repentino. Giuseppe frequentò gli anni di scuola elementare a Montedecoro dal 1941 al 1945 fino alla quarta elementare per poi prendere nell’anno 1951 la quinta elementare frequentando la scuola serale. Peppe si arruolò nell’Arma dei Carabinieri entrando in servizio il 2 febbraio 1954 destinato ad Alba nel 3° Battaglione degli Allievi della Legione di Torino.

Giuseppe cantante da carabiniere ad Alba.

De Lucia qui vi rimase nove mesi e finito il periodo con il grado di Caporale fu trasferito al Battaglione Mobile di Napoli al Corso Vittorio Emanuele a Mergellina. La permanenza a Napoli città durò per 6 o 7 mesi dopo i quali fu trasferito alla Stazione dell’Arma di San Giovanni a Teduccio sempre nel napoletano. Una volta giunto in questa stazione dell’Arma fu mandato, essendo il più giovane, presso la sede di Barra e lì nei pressi nella zona orientale di Napoli e da qui nel 1955 a San Pietro a Patierno nella periferia nordorientale di Napoli. Successivamente, dopo pochi mesi, fu mandato nuovamente nella zona di San Giovanni a Teduccio nella Stazione di Vigliena.

Giuseppe da giovane e Carabiniere.

In questo periodo Giuseppe, nel tempo libero, arrotondava lo stipendio facendo il fotografo e con i suoi risparmi contribuii a risollevare le sorti della famiglia in un momento di difficoltà legato alla salute della sorella Silvia. Infatti, la sorella Silvia a fine anno 1954 si ammalò gravemente e durante l’anno 1955 fu ricoverata nel Sanatorio di Pozzuoli per grave infezione polmonare. Andando a visitare Silvia i genitori, preoccupati per la sorte della figlia, fecero tappa a Vigliena, e qui chiesero aiuto a Giuseppe. Questi non fu titubante un attimo e mise a disposizione dei genitori il suo “tesoretto” maturato con anni di stipendi e quando ricavato dalla sua seconda attività di fotografo. Il tesoretto era di circa di lire 23.000, alla cui consegna brillarono gli occhi dei genitori per la sua solerzia e generosità.

Peppe, nel suo racconto di Vigliena, si ricorda la presenza di un maresciallo, forse il comandante, definendolo “mangione e farabutto”. Il maresciallo aveva notato le doti del carabiniere, e voleva che Peppe si innamorasse della figlia. Peppe, giustamente ricorda, che al cuor non si comanda e lo fece capire al maresciallo. Il superiore non accettò questo punto di vista e che ci fu astio tra i due ed il superiore si prodigò di fargli pervenire la richiesta di trasferimento per Taranto, siamo al primo dicembre 1957. In quel 1957 ci fu anche tanta neve e non mancarono, date le nevicate, altre scortesie al povero Giuseppe che ebbe ad avere un diverbio singolare con il Brigadiere Cuoco. Infatti, a questa situazione di disagio se ne aggiungeva un’altra. Gli altri colleghi anziani di Peppe facevano i furbetti e riempivano i loro piatti mentre a lui mettevano poca pasta.

Ed in una occasione di rancio, probabilmente perché di turno esterno a Giuseppe fecero recapitare un fagotto con il suo misero piatto di pasta attraverso l’addetto allo spazzamento della neve. Giuseppe, tornato in caserma, lo restituì tirandolo addosso al Brigadiere Cocco che, secondo lui, era il responsabile dell’operato e perché non volle soggiogarsi a quell’atto di umiliazione anche in virtù del fatto che ha voluto sempre agire con la testa alta e senza mai ricorrere a raccomandazioni. Questo fatto increscioso con il Brigadiere Cocco, forse fautore dello scherzo dei pasti miseri destinati al giovane militare, oltre alla notizia di trasferimento a Taranto, spinse Giuseppe a voler desiderare di lasciare l’Arma e allora decise di chiedere visita e fu ricoverato per sette giorni presso la struttura ospedaliera militare in Napoli sulla Marina.

In effetti il colonnello medico aggiunse anche 15 gg di convalescenza perché seppe del diverbio in Caserma e per carità cristiana volle evitare altri problemi.

I giorni di convalescenza poi divennero 20 anche per consentire il viaggio a casa.

Dopo questo periodo, finiti i periodi di malattia e di convalescenza, Peppe passò per la caserma a prendere i suoi effetti personali, salvo la divisa, in quanto aveva elaborato e presentato o stava per presentare, la sua richiesta di proscioglimento dal Corpo dell’Arma.

Ciò fu dovuto anche al fatto che intanto all’Ospedale Militare di Caserta non volevano riconoscere altri due mesi di malattia essendo un periodo particolare ed interessato dalla Elezioni Politiche del 1958. Poi accadde che gli riconobbero 4 mesi e dopo il decimo giorno arrivò anche il proscioglimento.

Tutto avvenne nei primi mesi del 1958.

Giuseppe cantante post-carabiniere.

Tornato a casa Giuseppe dovette arrangiarsi a fare l’autista, il fotografo e l’impresario di spettacoli di piazza, animando o concorrendo ad animare la festa patronale lì a Montedecoro legata alle festività della chiesa retta per lunghi decenni da don Salvatore Letizia, ed ancora matrimoni etc. Essendo anche un bravo cantante per non rimettersi a fare il lavorante agricolo mise in opere le sue doti la cui notorietà era tale anche nel periodo dell’Arma allorquando partecipava a spettacoli con esibizioni canore. In quel periodo che cantava andò ad esibirsi anche a Torino e provincia, abitando presso i cugini Armando e Vincenzo Scarano dove si incontrò anche con il fratello Costantino anche lui congedandosi da poco dall’Arma dei Carabinieri.

Entrambi i fratelli trovarono occupazione in una fabbrica di gomme e riuscirono a ritrovare l’indipendenza economica ed abitativa anche perché, intanto, il fratello Costantino arrotondava la sua paga lavorando come elettrauto in una carrozzeria del posto.

La permanenza in fabbrica di Giuseppe durò poco più di tre mesi in quanto prima che potesse essere cacciato per controversie con la capo reparto pensò bene di allontanarsi lui e trovò subito lavoro in una fabbrica di profumi. Anche qui il lavoro durò poco essendo stato messo, con tuta e maschera, nel settore a contatto con le componenti chimiche nocive e Giuseppe pensò bene di salvaguardarsi la salute. E quindi nel 1959, preso con sé i soldi guadagnati nel corso della permanenza a Torino con il fratello Costantino, decise di tornare a Maddaloni, ovvero nella sua Montedecoro.

Tornato a Montedecoro rincontrò e riprese a corteggiare Anna D’Addio volendola fortemente come sua fidanzata e poi divenuta sua moglie, con la quale si era conosciuto lungo la strada che la stessa faceva per recarsi da casa sua sita in Via Colle Puoti di Montedecoro a Santa Maria a Vico per recarsi a scuola di cucito e ricamo e, senza mezzi termini, si recò a casa sua chiedendo ai suoi genitori di consentire alla cosa.

Giuseppe con la moglie Anna.

I due decisero di sposarsi il 30 ottobre dell’anno 1960 nella chiesa “Maria Santissima” di Montedecoro e la messa fu celebrata dal parroco don Salvatore Letizia.

La loro residenza fu la stessa dove ha abitato fino agli ultimi anni, in Via Murelle, dapprima in una sola stanza nella casa dei suoi genitori e, dopo che questi si trasferirono a Nole (TO), nell’intero fabbricato dando anche in affitto le due stanze a pianterreno.

Giuseppe con moglie, figlie e generi.

Giuseppe con la moglie Anna ha avuto i seguenti figli: Filomena, Maria Pia  e Domenico.

La moglie Anna dopo lunghe degenze e cure non utili, purtroppo, morì a causa di un tumore il 3 aprile 2011 e questa cosa lo ha addolorato moltissimo e maggiorato ogni volta dal ricordo della morte del figlio Domenico avvenuta, come detto, il 6 settembre 1995 a causa di un incidente stradale con altri.

Un dolore che gli ha portato sofferenze tali da contribuire a farlo diventare cardiopatico e diabetico ed a causa dei quali ha dovuto subire un intervento chirurgico al cuore e deve somministrarsi tanti medicinali.

Filomena è nata a Maddaloni il 3 agosto 1961 ed è coniugata con il perito industriale Luigi Ruotolo nato ad Arienzo (CE) il 1° aprile 1952 a cui Giuseppe ha ceduto la guida del suo rinomato studio assicurativo di infortunistica stradale.

Giuseppe con tutti i nipoti.

Da Filomena, detta anche Mena, e Luigi, detto anche Pino dal secondo nome Giuseppe non più anagraficamente trascritto, sono nate Nicoletta, Anna, Chiara  e Manuela.

Maria Pia è nata a Maddaloni il 2 marzo 1963 coniugata con Giovanni Ardolino nato a Maddaloni il 12 maggio 1958 titolare dell’omonima rete di autotrasporto per persone a scopo turistico di Maddaloni. Da Maria Pia e Giovanni sono nati Giovanna e Giusy  ed Antonio.

Domenico nato a Maddaloni il 5 maggio 1965 è deceduto a seguito di un incidente stradale il 6 settembre 1995.

Domenico, il figlio di Giuseppe.

Peppe, a nove mesi dal matrimonio, il 1° agosto del 1961, grazie all’interessamento del tenente dei carabinieri Masi comandante della compagnia e della stazione di Maddaloni, diventa guardiano della nascente Face Standard di Maddaloni e due giorni dopo, il 3 agosto 1961, nasceva la sua prima figlia Filomena detta Mena.

In questo periodo con le economie derivanti dal buon lavoro Giuseppe e la moglie riuscirono a comprare i materiali edili per sistemare casa.

La moglie Anna ci lavora nel corso del giorno mentre Giuseppe in orari serali e notturni. Alla fine, i coniugi riuscirono ad ingrandire la casa e finalmente ad avere le camere da letto, il bagno e la cucina.

Giungiamo al 1963 allorquando Giuseppe fu richiamato dall’Arma dei Carabinieri per un mese di esercitazione all’ex aeroporto di Pomigliano D’Arco.

Tornato al lavoro alla Face Standard a Maddaloni Giuseppe trovò il suo nome e quello di altri in un elenco di persone che dovevano lavorare nei reparti e poiché il suo ruolo di guardiano era quello di controllare il lavoro degli operai decise di non sottostare a questa scelta arbitraria e si licenziò.

In questo periodo si era laureato l’avvocato Gaetano Vairo, poi onorevole del parlamento italiano nonché stimato legale ed insigne professore, che trovò in Giuseppe un procacciatore di pratiche soprattutto nel ramo assicurativo di infortunistica prendendolo nel suo studio come fidato collaboratore.

Giuseppe collaborava anche con agenzie assicurative maddalonesi aventi sede sul territorio maddalonese e casertano, tra cui Assicurazione Generali, Sara-Aci ed altre.

Nel tempo, e precisamente nel 1964 Giuseppe incontrò il geometra Salvatore Brignola, che era perito per l’Assicurazione Generali, che lo instradò ad essere autonomo e quindi Giuseppe si iscrisse alla Camera di Commercio di Caserta come assicuratore e attraverso Brignola si iscrisse all’odierna AICIS – Associazione Italiana Consulenti Infortunistica Stradale.

Giuseppe con Duca Tixon al comizio On. Almirante a Maddaloni.

In questo periodo, siamo sempre negli anni 1964-1965, Giuseppe, per divergenze politiche, decide di troncare la collaborazione professionale con l’avvocato Gaetano Vairo.

Peppe decide anche di seguire la sua fede politica e si candida al Consiglio Comunale di Maddaloni con il Movimento Sociale Italiano MSI, al tempo a Maddaloni coordinato dal duca Alberto Tixon De Vidaurres , e nel 1965 viene eletto per la prima volta in Consiglio Comunale a Maddaloni.

Didascalia di Gioacchino Di Lillo: «Elezioni amministrative inizi anni’90 (probabilmente 1992) con Claudio Marone Candidato contro Gaetano Pascarella e segnarono la vittoria del secondo per un piccolo scarto di voti e videro l’affermazione di Alleanza Nazionale con ben 6 consiglieri comunali. La foto è un ricordo storico di quell’evento e riguarda una cena Montedecoro subito dopo l’elezione del gruppo consiliare. In ordine da destra vi è l’avvocato Michele Ferraro detto Ninotto, Peppe De Lucia, Claudio Marone, il duca Tixon in qualità di Presidente della sezione AN, il Dott. Mario Bove ( papà di Gigi oggi politico), io Nino Di Lillo e Pietro Paolo di Nuzzo. Ricordo che a via Cancello il più votato in assoluto fu Mario Bove. Prendemmo, in quella legislatura, con regolare votazione la commissione consiliare ambiente e territorio e come il presidente fu eletto Pierino».

La sua notorietà è data anche da fatto che è considerato il decano della destra maddalonese.

Peppe per ben quattro volte è seduto nel consiglio comunale di Maddaloni a partire dalla prima elezione e per altre 3 volte consecutive (mandato n. 1 con a sindaco il dott. Giuseppe Caliendo), (mandato n. 2 con a sindaco il dott. Giovanni Di Cerbo) (mandato n. 3 con a sindaco il dott. Amedeo Lurini) e (mandato n. 4 con a sindaco il dott. Gaetano Pascarella) come consigliere all’opposizione che comunque era costruttiva e collaborativa quando venivano prese in considerazione le sue proposte.

Giuseppe con sindaco Pascarella ed il consiglio comunale al saggio scuola “De Nicola”.

Nel corso della sua presenza in Consiglio Comunale è stato nelle commissioni consiliari relative al territorio ed alle periferie e si è occupato particolarmente delle battaglie relative al miglioramento di esse ed al benessere dei cittadini che le abitavano con richiesta di maggior controllo da parte dei vigili, ampliamento dell’illuminazione pubblica, fatto asfaltare le strade, ecc.

Da quell’evento, ovvero dall’autonomia professionale ed ingresso in politica, anche le economie andavano bene. L’autonomia lo portò ad aver maturare esperienza e nuove collaborazioni senza doversi servire in modo esclusivo della consulenza legale dell’avvocato Gaetano Vairo. Con i guadagni e le competenze in materia di diritto civile e penale apprese al seguito dell’avvocato, Peppe si occupò di recupero crediti e, soprattutto, di risarcimento da incidenti stradali. Nel 1965 Giuseppe riesce a comprare la sua prima auto una Fiat 500 nuova ed in quello stesso anno nacque Domenico .

Qualche anno più tardi nel 1971 comprò una Alfa Romeo Giulia e nello stesso anno fecero la prima comunione le figlie Filomena e Maria Pia nella chiesa di Montedecoro e sempre in quell’anno fu possibile aggiungere alla casa la stanza da pranzo ed un salone oltre che arredare tutta la casa. Fu possibile in quell’anno fare una gita a Torino a trovare i nonni a Nole, la sua mamma Filomena e i genitori della moglie Anna, Carmine D’Addio e Maria, tutti trasferitosi ivi per migliorare le condizioni di vita loro e dei figli con l’offerta di lavoro maggiore che al Sud.

In questi anni, siamo nel periodo dal 1973 fino alla fine degli anni Ottanta, i guadagni erano considerevoli e quindi Giuseppe decise di comprare “per poche lire” una casa in via Colle Puoti, sempre in zona, e poi attraverso “Gigino”, al secolo Savinelli Luigi, commerciante e suo amico del cuore, comprò un terreno vicino al canale Carmignano poco lontano da casa e successivamente altro appezzamento di due moggia di terreno a via Lamia.

Giuseppe con il Vescovo della Diocesi di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, il Sindaco dott. Gaetano Pascarella ed il parroco don Lorenzo Maggetto, all’inaugurazione della “Villetta Comunale di Montedecoro”.

Dall’anno 1974 in poi infine costruì prima la casa alla figlia Filomena che confina con la sua casa in Via Murelle e qualche anno dopo, circa nell’anno 1981, comprò casa alla figlia Maria Pia in Via Cornato in Maddaloni ove la stessa unitamente al marito desideravano abitare. Osvaldo Sammarco ricorda non solo la sua bravura professionale e la sua intraprendenza nella ricerca di clienti e sinistri ma anche l’empatia con gli stessi fino al punto anche da anticipargli i risarcimenti che poi avrebbero ricevuto con il tempo. In tutti questi anni Giuseppe era riuscito a dare un impulso, una importanza, un seguito al suo studio assicurativo e di pratiche antinfortunistiche. E, anche in virtù di questo, nel successivo periodo, siamo nel 1982, Giuseppe chiese a Luigi, marito di Mena, di aiutarlo in quanto oltre alle pratiche della propria assicurazione curava anche quelle di altre ed effettuava perizie per le compagnie assicuratrici e così Luigi, lasciato il suo lavoro di impiegato nell’industria, entrò a pieno titolo nello studio che intanto era stato creato.

In questi anni il guadagno era molto buono e, oltre a non far mancare nulla a casa Giuseppe mostrò generosità nei confronti di tanti, a suo dire “farabutti”, che non solo non hanno rispettato l’amicizia ma hanno anche approfittato della sua disponibilità e bontà sia non restituendo il denaro ricevuto che dimenticandosi di lui.

Sempre in questi anni, nel 1989, riuscì a comprare una casa di villeggiatura a Baia Domizia grazie all’interessamento di un suo amico, liquidatore di assicurazioni all’epoca, Benedetto Alparone di Napoli, anche lui in pensione ormai e cavaliere della Repubblica. E così è andata avanti ed è progredita l’esistenza di Giuseppe De Lucia con un rinomato studio assicurativo e di infortunistica stradale che lo ha visto alla guida dello stesso fino all’anno 2006 allorquando ha ceduto la titolarità al genero Luigi Ruotolo che tutt’ora lo conduce.

Giuseppe appena dopo nomina a Cavaliere.

De Lucia, noto anche come il Cavaliere Peppe De Lucia, è titolare dall’anno 2003 del titolo di Cavaliere della Repubblica e firmatari della concessione in data 27 dicembre 2003 sono stati il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi.

Giuseppe alla consegna della pergamena di Cavaliere da parte del Questore.
La Pergamena dell’onorificenza.

Professionalmente prima di intraprendere la strada assicurativa è stato Carabiniere e la fedeltà all’Arma la conserva con l’adesione all’Unione Nazionale Arma dei Carabinieri delegazione di Maddaloni dove svolge il ruolo di segretario.

Attestato Benemerenza con nomina a Presidente Onorario della Delegazione U.N.A.C. di Maddaloni (Caserta),
15 gennaio 2017, consegna della benemerenza e conferimento presidenza onoraria U.N.A.C.

Della medesima delegazione U.N.A.C. di Maddaloni dall’11 gennaio 2017, è nominato Presidente onorario con Attestato di benemerenza per il prezioso contributo fornito a sostegno del sodalizio dal presidente locale cav. dott. Gaetano Letizia.

Giuseppe De Lucia è iscritto, va ricordato, anche all’Associazione Nazionale Carabinieri in Congedo si può dire da sempre, si è sentito sempre carabiniere anche effettuando alti lavori, prima con la sezione di Santa Maria a Vico ove era iscritto anche il fratello Costantino, poi passò a quella di Caserta per favorire il M.llo Visconti ex comandante della stazione di Maddaloni ed infine, da quando è stata istituita, all’U.N.A.C. di Maddaloni che vede alla sua presidenza il M.A.“s”UPS Cav. dott. Gaetano Letizia.

Giuseppe De Lucia, dopo aver lasciato il lavoro attivo, non ha disdegna di svolgere le mansioni casalinghe ma soprattutto cura il terreno vicino all’ex canale Carmignano, circa uno e tre quarti di moggio, parte con un orticello con ogni sorta di legumi, verdure ed ortaggi e la maggior parte a frutteto con svariati tipi di frutta.

Sono stati suoi maestri in politica il Duca Tixon e, anche se avversario politico, don Salvatore d’Angelo fondatore del Villaggio dei Ragazzi e capo della Democrazia Cristiana di Maddaloni.

Giuseppe con gli On.li Gasparri, Landolfi, Reccia e Coronella ed altri iscritti AN.  Sono presenti anche la buonanima di Nicolò Cuscunà deputato, di Benedetto Lombardi consigliere regionale e Vincenzo Simonelli deputato.

Giuseppe è credente cattolico cristiano e con i diversi sacerdoti succedutasi nella parrocchia ha avuto un contatto corretto e, a volte, anche collaborativo.

È stato un figlio che si è comportato da primogenito anche non essendolo, un marito e padre protettivo per la famiglia anche se a volte burbero e un nonno premurosissimo e affettuoso.

Nell’ambito della vita civile ha tentato sempre di avere corretti rapporti sia con politici che con prelati (vescovi e sacerdoti) e con personalità maddalonesi tutti ed anche casertani non disdegnando talvolta, proprio per il suo carattere forte e predominante, di entrare anche in dissidio per poi raggiungere, chiariti i motivi di dissidio che erano sempre per il bene dei suoi concittadini per i quali si è sempre speso sia in politica che in ambito civile e religioso, accordi e pacificazione.

In occasione del suo ottantaduesimo compleanno ci furono una serie di auguri che riporto di seguito.

Il primo augurio giunse dell’opinionista Carlo Scalera:

«Peppe De Lucia era ed è Montedecoro. Era, negli anni del suo attivo impegno politico, e probabilmente lo è ancora per certi versi, il punto di riferimento e di informazione sulle problematiche di Montedecoro.

A don Peppino più di una volta mi son rivolto per la sua attività lavorativa e tutte le pratiche sono andate sempre a buon fine.

Con lui, quando avevo occasione di incontrarlo più frequentemente, mi soffermavo sempre a parlare dei problemi e delle battaglie che erano sempre legate alla sua terra.

Più di una volta mi sono recato con la telecamera e lui mi faceva da cicerone.

C’era un canale che durante l’inverno, per la cattiva manutenzione e per le piogge abbondanti, straripava nelle campagne e sulla Strada Nazionale e ricordo il suo impegno al riguardo di questa problematica.

Nel corso della sua militanza era presente su tutte le difficoltà che viveva una periferia, la sua in particolare.

Mi ricordo i suoi interventi in consiglio comunale che per niente politichesi ma che toccavano i problemi della città.

Peppe De Lucia è stato ed è sempre convinto che il rispetto passasse attraverso l’educazione e che il suo compito, nella vita, fosse quello di creare tranquillità e sicurezza al maggiore numero possibile di cittadini di Montedecoro.

Per lui il dovere e il rispetto è stato ed è tutto legato a una grande soddisfazione della coscienza, il sentimento della propria dignità, della propria indipendenza verso gli altri e verso tutti.

Che dire a Peppe De Lucia, ti incontrai non tanto tempo fa e con questo scritto ti voglio fare gli auguri per il tuo compleanno! Sembri così giovane che posso onestamente credere che tu stia compiendo 20 anni per la quarta volta. E aggiungo che forse con te, Peppe Vigliotta, Mario Bove, Claudio Marone e il duca Tixon ultimi rappresentanti della destra a Maddaloni che avete fatto la storia dello sviluppo locale stando sempre all’opposizione, con dignità e correttezza. Uomini di altri tempi».

Giuseppe con il Sen. Coronella ed iscritti AN di Santa Maria a Vico.

Dopo le parole del fondatore e conduttore della trasmissione “Dietro L’Angolo” che per quarant’anni ha approfondito la vita cittadina maddalonese dall’emittente radiofonica Radio Maddaloni International /New Radio Network, seguono quelle del cav. Gioacchino (detto Nino) Di Lillo:

«Ricordo di aver conosciuto Peppe De Lucia, per tutti don Peppe oppure Peppe o Mercaniello a fine anni 80! Ricordo che era un’istituzione nella sua Montedecoro e non faceva altro che portare i problemi di quella periferia che arrivava a via Cancello ogni volta che il Partito, allora il MSI DN (MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO – DESTRA NAZIONALE), la sezione a Maddaloni era intitolata “Bruno Agazio”, si riuniva e per un periodo si riunì in piazza de Sivo.

Mi è rimasta impressa la sua forte esperienza maturata anche grazie al periodo svolto nei Carabinieri, ricordo, che portava con sé un patrimonio umano.

Come dimenticare Carlo Savinelli, per tutti, non lo abbandonavano mai sia in campagna elettorale che durante le normali attività di partito, e credo che allora fosse Segretario il dottor Pierino Lombardi.

In quegli anni, ricordo, oltre ai suoi mandati elettorali che il duca Tixon si alternava con Claudio Marone come consigliere comunale a Maddaloni.

Quando, tornato definitivamente a Maddaloni, iniziai una frequentazione più assiduamente il partito, fino a poi diventare nella stessa consiliatura consiglieri comunale con Peppe, ricordo le sue storiche battaglie per le periferie che erano il suo credo.

Forte di carattere e determinato restò nel MSI DN poi AN (Alleanza Nazionale) anche quando amici/camerati storici transitarono per un breve periodo nel CCD.

A me, a Mario Bove, a Caradonna, a di Vico ed altri amici ai quali si aggiunse Ninotto Ferraro, Peppino di Nuzzo, Marica Inverno, Carmine Campana ecc non fece mai mancare il suo sostegno al partito!

Che dire: un esempio per tutti noi più giovani.

Un piccolo aneddoto, mi fa piacere ricordate. Quando fui insignito dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana e pochi anni dopo la notizia della nomina di Peppe oltre a farmi piacere fu concretizzata dal passaggio della spilla gesto fatto con affetto nei suoi confronti.

Non sono mancati o momenti di dibattito interno con lui ma per me rimane un amico ed un riferimento».

Evento con l’allora presidente della Regione Campania sen. Antonio Rastrelli e altri parlamentari casertani

Altra dichiarazione fu quella del dott. Luigi Bove, giovane  politico di centro destra maddalonese per lungo tempo nell’assise e giunta comunale di Maddaloni:

«Ho risposto “presente” all’ invito dell’ amico Michele Schioppa nel portare un mio augurio, in forma scritta, per l’ 82esimo compleanno del Cav. Giuseppe De Lucia, per tantissimi anni consigliere comunale della Destra politica, del Msi prima e di An poi, della Città di Maddaloni.

Ebbene, “scrivo” personalmente e porto, al Cavaliere De Lucia, anche gli auguri di mio padre Mario.

Ed è proprio grazie al fatto che mio padre, da decenni medico impegnato nella città di Maddaloni, agli inizi degli anni 90 decise di entrare in politica in maniera attiva, ho avuto modo di conoscere tante persone soprattutto perbene e tra queste , in primis, il Cav. De Lucia, di Montedecoro.

Ora ho 33 anni ma quando mio padre, Mario, decise di impegnarsi attivamente in politica , avevo circa 11 anni e quando , quasi mano nella mano di mio padre, varcai la soglia della sezione di Alleanza Nazionale in Corso I Ottobre nel 1994, una delle prime persone che vidi fu proprio Giuseppe De Lucia.

Ricordo che già 22 anni fa era definito il “decano dei consiglieri comunali” perché la sua permanenza in consiglio comunale era riconfermata da decenni grazie al suo impegno per la Città di Maddaloni e soprattutto grazie all’ amore che nutriva e nutre , tutt’ora, per la “sua” Montedecoro, oggi denominata via Carmignano.

E proprio mio padre, appena mise piede in Alleanza Nazionale diventandone consigliere comunale e quindi collega di Giuseppe De Lucia, ha sempre avuto un rispetto silenzioso nei confronti del Cavaliere De Lucia che conosceva da tanto tempo prima e dà ancora che, lo stesso mio padre, entrasse in politica.

Mio padre proviene, come il Cavaliere De Lucia, dalla periferia e per tanti anni ha vissuto in periferia così come invece continua a fare il Cavaliere e c’è sempre stato quel filo comune fatto di rispetto e amicizia sincera tra mio padre e il Cavaliere, così come esiste lo stesso filo di legame tra le persone che sentono forti il loro attaccamento al luogo delle origini e anche e soprattutto alla Terra, al profumo dei campi. Sensazioni che forse il “salotto” del centro non ti dà.

E nel frattempo io sono cresciuto e sono entrato , facendo gavetta, in Alleanza Nazionale e se pensavo all’ impegno politico la mia mente andava e va al Cavaliere De Lucia perché ha portato avanti la politica buona fatta in maniera passionale, sincera, coerente, leale e generosa.

Poi, agli inizi degli anni 2000 la favola magica che mio padre e poi io insieme a lui, ma anche la nostra intera famiglia, aveva vissuto in An, incominciò a non essere più tale. Gli ultimi anni della nostra permanenza in An furono sofferti e burrascosi ma purtroppo finimmo la nostra esperienza in An.

Da quel 2006, tanta acqua sotto i ponti è scorsa ed è passata ma i nostri ricordi, l’attesa della riunione del direttivo, il sapore della manifestazione politica , l’impegno e la passione politica sono rimasti lì e in prima fila abbiamo sempre visto Giuseppe De Lucia, pronto a farsi carico dei problemi della gente.

E se è vero quel che è vero e cioè che la politica è una passione che non va via, Giuseppe De Lucia è l’ esempio vivente di questo motto perché oggi, a 82 anni, partecipa e ancora attivamente alla vita politica della nostra Città e mi piacerebbe nella mia “cavalcata” alle porte, usufruire della sua esperienza e saggezza.

Luigi Bove

Buon compleanno da Mario e Luigi Bove».

Giuseppe con l’On. Fini a Caserta nella seconda metà degli anni ’90.

Tanti i messaggi di cordoglio sui social e non solo come quello dell’on. Mario Landolfi comunicata al rappresentante di FdI di Maddaloni cav. Nino Di Lillo.

Giuseppe con i Parlamentari Landolfi e Coronella.

Il primo messaggio che riporto è quello di Giuseppe Vigliotta, altra storica figura politica di centro destra:

«MASCALZONATE MADDALONESI

HO saputo ieri sera della scomparsa di “PEPPE DE LUCIA”!

CON “LUI” quella che era una zona assolutamente abbandonata ,con quattro luci tremolanti, strade impraticabili – una zona da quarto mondo ma che serviva elettoralmente alla DC di allora  cambiò volto!

La scintilla furono  le elezioni amministrative del 1965 che – furono anche le prime elezioni con una lista del MSI – PEPPE DE LUCIA che si era già avvicinato al partito, insieme ad altra figura storica di Montedecoro GIGGINO SAVINELLI  decisero di candidarsi e – ricordo indelebile per me – il  battesimo  con COMIZIO che facemmo a MONTEDECORO con  Peppe e Giggino.

DE LUCIA e SAVINELLI furono eletti  tutti e due con i voti di Montedecoro a dimostrazione della volontà dei cittadini di ribellarsi e riscattarsi.

FU la prima volta che MONTEDECORO esprimeva non uno ma due consiglieri comunali  e d’allora parti la riscossa di MONTEDECORO che in pochi anni grazie al costante impegno di PEPPE la zona cambiò volto.

RICORDO un episodio quello della pubblica illuminazione lungo via Carmignano, furono istallati i pali ma, non  le luci per cui la zona restava sempre all’oscuro ma, una mattina a una decina di quei pali  pendevano “le lanterne”, quelle che i carrettieri appendevano sotto la carretta la sera.

FU uno schiaffo all’amministrazione Comunale che in una settimana completò i lavori e Montedecoro ebbe finalmente una normale  “pubblica illuminazione”!

CIAO Peppe !».

Inaugurazione del circolo di Alleanza Nazionale in Via Bixio a Maddaloni con la presidente Inverno e il l presidente provinciale Gennaro Coronella. La foto è della seconda metà degli anni Novanta.

Ecco di seguito il ricordo di Maria Carmela Inverno:

«Il mio ricordo di Peppe De Lucia è legato agli inizi della mia attività politica a Maddaloni.

Ero appena trentenne e accolsi con grande entusiasmo la proposta di candidatura in Alleanza Nazionale.

Da quei primi mesi è iniziato un cammino di conoscenza e quasi complicità.

Riconoscevo in lui un uomo buono, intransigente, guidato da valori antichi, ma forse il più moderno di tutti.

Ci siamo confrontati tante volte nel suo ufficio e non dimenticherò mai quando, contro tutto l’establishment, mi sostenne e mi fece votare ad un congresso cittadino.

Aveva una parola sola Peppe, la parola di un uomo per bene che per nulla al mondo avrebbe svenduto la sua dignità. Mancherà a tutti quell’uomo mite, ma determinato, unico ed esempio di vita».

Il consigliere comunale Salvatore Mataluna, a seguito della notizia ha condiviso un suo ricordo mettendo in evidenza che ha avuto il piacere e l’onore di aver fatto il consigliere comunale con

«Peppe De Lucia persona retta e corretta, persona sempre coerente. Era molto attento alle problematiche della città in particolare quelle delle periferie. Si è sempre battuto per la frazione di Montedecoro e non solo, stando attendo anche alle esigenze di altre come quelle di via Cancello. È stato presente con umiltà in Consiglio Comunale. Ricordo che essendo io il capo gruppo delle opposizioni, nonostante fossi più giovane di lui, prima di fare un intervento rilevante mi chiedeva se andasse bene. A quel punto gli rispondeva che era una persona corretta, preparata e attenta ai bisogni della gente. Questo gli faceva onore. Con lui finisce una storia, una “pagina della destra nazionale” dei tempi che furono. Era una persona piena di entusiasmo di passione, sempre pronta a testimoniare l’impegno civile e politico. Anche professionalmente ha avuto rispetto della legalità e della trasparenza. Questo è il ricordo che ho del cav. Giuseppe De Lucia, ovvero per me ‘Don Peppino’. Alle figlie e ai parenti vanno le mie condoglianze e la mia vicinanza». Carlo Scalera, così come per l’ottantaduesimo compleanno anche oggi concede il suo ricordo su Peppe De Lucia: «Quando penso a don Peppe de Lucia, mi torna alla mente un periodo difficile, uno di quelli in cui ti senti smarrito e hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano vera, concreta. Fu mio padre a portarmi da lui, a Montedecoro, per cercare giustizia dopo il nostro incidente stradale. Non dimenticherò mai quel primo incontro: don Peppe era lì, come se ci stesse aspettando. Ci ascoltò con attenzione, con quello sguardo fermo e diretto che sapeva trasmettere sicurezza. E con una semplicità disarmante ci disse che nel giro di pochi mesi saremmo stati risarciti. In quel momento non era solo una promessa: era una certezza. E infatti così andò. Negli anni seguenti mi capitò di ospitarlo alla radio, insieme al cavaliere Mario Salvetti. Ogni suo intervento aveva una forza speciale: parlava con una calma intensa, che arrivava dritta, senza bisogno di alzare la voce. Era il suo modo di lasciare il segno. Ricordo anche quanto fosse legato a Peppino Vigliotta, un’amicizia sincera, quasi fraterna.

Eppure, per quanto la memoria mi aiuti, non credo che con don Salvatore ci fosse la stessa intesa, nonostante proprio lui lo avesse aiutato a entrare nella Face Standard. Le relazioni umane sono fatte così: complesse, imprevedibili, a volte storte. Ma quello che continua a colpirmi, ancora oggi, è la sua compostezza. Un tratto che non vacillava mai. Io e lui eravamo lontani ideologicamente, questo è vero, ma, nonostante ciò, ho sempre sentito rispetto nei suoi gesti, nella sua postura, nel modo in cui si muoveva tra le persone. Aveva una sua dignità naturale, quasi magnetica. Di don Peppe mi resta questo: l’immagine di un uomo solido, presente, capace di rassicurarti con una frase e di mantenere ciò che prometteva. Un uomo che, anche a distanza di anni, continua a lasciare una scia di umanità nella mia memoria».

Foto 1 maggio 2016 presso la sede UNAC con Comandante Stazione dei Carabinieri di Maddaloni

Segue il ricordo dell’ex sindaco di Maddaloni Michele Farina: «Don Peppe è stato un uomo di grandi valori e che ha amato tantissimo la sua terra e in particolare la sua Montedecoro dove era presente sempre. Con lui ho convissuto l’amministrazione comunale sia come consigliere comunale sia come assessore. Lui è stato molto cordiale quando intervenire o perorare delle cause. È stato un uomo d’altri tempi di valori straordinari. Ance nel corso della mia esperienza da sindaco, in modo garbato, mi chiedeva qualche appuntamento per poter risolvere qualche problematica territoriale. Peppe è stato un Grande uomo straordinario politico e sempre presene sul territorio. Uomini con Don Peppe dovrebbero esserci sempre». L’U.N.A.C. regionale, provinciale e maddalonese nella persona del cav. dott. Gaetano Letizia in rappresentanza si unisce al messaggio di cordoglio.

Foto del 25 aprile 2017 con associati ANMIG UNAC e ANFI

Chiudo queste poche righe ricordando che anche io ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo e in un certo qual modo di frequentarlo in ambito di incontri consiliari o politici tra la metà degli anni Novanta e i primi del Duemila. Poi le occasioni d’incontro sono state più rare e comunque non più in eventi politici ma associativi come quelli promossi dall’U.N.A.C…

Foto 1 maggio 2016 al Monumento ai Caduti a Maddaloni

Nel tempo, come accennato, ho fatto dei richiami al macro e al micro tema di questo articolo e per approfondimenti rimando il lettore ad accedere alle citazioni consultando la serie di articoli che ho scritto per L’Eco di Caserta (link), alcuni disponibili su Academia (link) o Archive.org (link) e Archive.is (link) oltre quelli su Dea Notizie e Giornalenews.

È possibile consultare le storie di “Ricordare per conoscere” sulla pagina social dedicata (link).