MADDALONI (Caserta) – In questi giorni, tra tante tristi notizie di nascite al cielo, tra cui oggi quella del prof. Nicola Letizia di Marcianise, c’è anche il ricordo del cav. Giuseppe De Lucia che lo scorso 6 dicembre 2025 nasceva al Cielo nella sua Montedecoro.
Sabato 3 gennaio 2026 alle ore 19.15 nella la chiesa parrocchiale di Maria SS. di Montedecoro il parroco don Pasquale Pigna celebrerà la messa del Trigesimo del cav. Giuseppe De Lucia.
Un mese fa ho sintetizzato la storia della vita di don Peppe De Lucia (Maddaloni, scomparso il cav. Giuseppe (Peppe) De Lucia di Montedecoro).

Il saluto terreno al simbolo di Montedecoro è stato fatto lunedì 8 dicembre 2025 nella sua stessa chiesa parrocchiale dove per tanti anni ha collaborato a stretto braccio con lo storico parroco don Salvatore Letizia.
In quella occasione la chiesa era strapiena e con sommo rispetto i fedeli e gli accorsi hanno salutato nel silenzio le spoglie mortali del cav. De Lucia.
Sole le parole del sacerdote e i canti liturgici hanno spezzato il silenzio dei muti ricordi alla presenza di tanti.

Davvero tanti sono stati i maddalonesi e le istituzioni e la società civile presente il giorno dell’Immacolata Concezione per salutare “Don Peppino” con il picchetto d’onore dell’U.N.A.C. di Maddaloni guidata dal presidente regionale cav. dott. Gaetano Letizia, delegazione di cui il cav. Giuseppe De Lucia era presidente onorario.

In chiesa a portare il saluto simbolico della città c’era il sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo con una degna rappresentanza di consiglieri comunali.
Era presente il presidente del Consiglio Angelo Campolattano, e altre personalità della politica locale legate al cavaliere tra cui Salvatore Mataluna (suo leader dell’opposizione in consiglio comunale), Luigi (Gigi) Bove unitamente al padre dott. Mario Bove (amico e collega in consiglio comunale), e ancora l’avv. Michele Ferraro.

Non sono mancati sindaci e colleghi del consiglio comunale dei tanti mandati come gli ex sindaci Gaetano Pascarella e Michele Farina, l’ex parlamentare Gennaro Coronella, il cavaliere Nino Di Lillo che da qualche mese ha ripreso le redini della Destra a Maddaloni con FdI, e ancora il Generale della Guardia di Finanza Antonio Crimaldi. Era presente anche Marika Inverno e solo per una concomitanza legata all’assenza per un viaggio mancava fisicamente ma con il cuore era presente anche il suo fraterno amico Caudio Marone.

Tra gli altri era presente anche il Commissario della Fondazione Villaggio dei Ragazzi, l’avv. Antonio Caradonna. Personalità di calibro che hanno sottolineato la levatura del momento.


Con “Don Peppino” termina un’era, che giustamente ha visto una sua naturale evoluzione conferendogli il primato di decano della Destra Maddalonese e non solo. Dal MSI ad Alleanza Nazionale De Lucia si è posto sempre al servizio della gente non solo della sua Montedecoro, pur restando il simbolo di via Carmignano, vista la sua dedizione e importanza alle origini.
Nascita e formazione, esperienze e incarchi, interessi e interventi nonché i ricordi e le testimonianze sono evidenti nell’articolo: Maddaloni, scomparso il cav. Giuseppe (Peppe) De Lucia di Montedecoro.

Con questo articolo riporto la testimonianza della nipote Anna Ruotolo.
«È l’estate del 2020, siamo seduti a tavola insieme.
Gli chiedo: «Nonno, sei cresciuto durante una guerra mondiale, hai sofferto la fame, la povertà, poi l’età adulta, il lavoro da inventare, far quadrare i conti, la famiglia, i problemi, i dolori profondi, ora il mondo sottosopra, attentati, una pandemia… non sei stanco?», mi risponde: «Stanco? Mai!».
Io finisco il mio piatto e resto in silenzio, desiderando di essere almeno un po’ come lui, di vedere tra le mie costole o nei pori della mia pelle qualcosa che mi confermi di aver ereditato la sua tempra. Niente.
Eppure, Nonno Peppe diceva che abbiamo lo stesso carattere, la nostra sintonia era piena, perfetta. Poi che ho i capelli di mia nonna materna, sua moglie Anna, come mi chiamo anch’io.
Mi ha fatto spesso da padre e da madre, pur avendo io un padre e una madre presenti, su cui potevo e posso contare. La sua paternità e la sua maternità, però, erano privi di qualsiasi giudizio, qualsiasi aspettativa.
Anzi, di aspettative ne aveva eccome, però aveva capito prima di tutti che il mio tempo sarebbe stato rimandato, il mio spazio si sarebbe aperto altrove.
Della sua carriera politica ricordo gli ultimi anni, quando io frequentavo gli ultimi anni del liceo fino ai primi anni di università, alla Facoltà di Giurisprudenza: l’ho seguito ovunque.
Vedeva, forse, in me la sua continuazione in quel mondo dove aveva trovato una ragione in più per essere l’uomo battagliero, quello che si spendeva per gli altri, quello che ce l’aveva fatta partendo dal niente.
Io, invece, muovevo i primi passi nel mondo della scrittura, è riuscito ad assistere alla pubblicazione di alcuni inediti nella prima rivista importante di poesia, poi il primo libro, le recensioni, gli eventi, i festival, gli articoli.
Negli ultimi anni, da quando vivo a Milano, aveva iniziato ad appendere in soggiorno le pagine di giornale che mi riguardavano, questa o quella intervista, questa o quella recensione. Inchiodava i fogli direttamente al muro, in una fila lunga.
Mia madre e mio padre ogni tanto li divellevano, perché la stanza era diventata un archivio. Accanto a questo, le sue foto di giovane carabiniere, i riconoscimenti dell’U.N.A.C. e la presidenza onoraria, foto con le nipoti e i nipoti, istantanee con le pronipoti e il pronipote, la pergamena di Cavaliere della Repubblica.

Quello che da fuori non si è visto, io lo porto dentro come un insegnamento continuo:
gli articoli scritti a quattro mani nei lunghi pomeriggi invernali, le mie domande sulla vita e le sue risposte secche e giuste, i malumori spazzati con frasi come «Tu sei una De Lucia, non può andare così!» (il mio cognome è Ruotolo, nda), «Ffà comm ssì che nun è peccato», «E tu piangi per questo? Ma mandalo a…», i quotidiani che acquistava perché potessi leggere l’inserto culturale, gli allegati come libri, manuali, raccolte di poesie che mi faceva collezionare e conservo come reliquie.
E poi le esternazioni pubbliche, quelle che sono state vere e proprie profezie.
Laddove ancora nessuno credeva davvero in quello che avrei fatto, accanto a lui, negli eventi mondani, negli incontri di politica io ero “La mia nipote poetessa”.
Le aspettative che, sicuramente, nutriva in me si erano trasformate: non sarei stata più un magistrato, una politica, un’attivista, io ero la poetessa perché mi vedeva con occhi aperti, liberi, capaci di prendere tutto.
Quando mi sono trasferita al nord, ho pianto salutandolo, lui si è arrabbiato, mi ha detto che poteva badare lui a me, che non mi avrebbe fatto mancare niente, che avrei sprecato tutto quello che avevo fatto con la poesia andando via da qui.
Tempo dopo ho capito cosa intendesse: se non alimenti il tuo rapporto con la terra di origine, lei si dimentica di te.
Era capitato a lui, nel declino della vecchiaia, nell’impossibilità di continuare il suo impegno pubblico, ed era spaventato capitasse anche a me.
Altrove, invece, ho potuto amarlo intensamente, come si amano poche persone nella vita, tornavo a casa in Campania per riabbracciarlo, lui mi aspettava sveglio, a qualsiasi ora il mio treno arrivasse.
Se ho cambiato direzione tante volte, nella mia vita, se ho fatto scelte incomprensibili all’inizio e funzionali alla fine, se la paura non ha avuto la meglio, se tutto è complicato ma niente è impossibile, se oggi parlo ancora, pur nella stanchezza e nella disillusione di questi tempi, se scrivo, se alzo ogni tanto la mia voce è perché lui è con me e niente sarà perso».

Termina qui la testimonianza della cara nipote, la scrittrice e poetessa Anna Ruotolo.
Il giorno dei funerali anche Chiara Ruotolo affidava ai social il saluto al nonno:
«Nonno, puoi andare sereno: il giorno è concluso, qui niente è vuoto.
Nonno, puoi andare sereno: il camino continua a parlare di te.
C’è un vecchio cappotto, ho trovato il tabacco, i tuoi guanti e il cappello, le carte, il caffè.
Nonno, qui fuori è più freddo, ma in casa è calore, c’è luce, c’è voce.
Nonno, c’è il cesto di frutta, la tovaglia di festa, le canzoni che amavi le canteremo noi per te.
Nonno, respira sereno, la storia è infinita, ne avremo memoria.
Nonno, c’è un goccio di mare, il viaggio ha il colore dei tuoi occhi blu.
Un sorso di vino novello in cantina, il cacio, le uova, la brezza, la brina.
Nonno, puoi andare sereno: ci resta la terra, il racconto, la pioggia, ‘o sole tuo che oggi tramonta con te».

Ricordo, dunque, l’evento del trigesimo del cav. Giuseppe De Lucia fissato per sabato 3 gennaio 2026 alle ore 19.15 nella la chiesa parrocchiale di Maria SS. di Montedecoro.
