«Servono interventi immediati: le famiglie non possono più fare da ammortizzatore sociale». Il grido d’allarme è della presidente di Adiconsum Venezia, Jacqueline Temporin Gruer, parlando dell’andamento dei prezzi atteso per il 2026, che riguarda l’intero paniere di beni e servizi essenziali. Le prime rilevazioni e le proiezioni ufficiali suggeriscono un contesto dove gli aumenti, anche se moderati rispetto agli anni peggiori, rischiano di consumare ancora di più il potere d’acquisto delle famiglie italiane, già sotto pressione. In pratica, per una famiglia dai consumi medi (spese alimentari, energia, trasporti, cura della persona, servizi e tempo libero), si profila un +300-400 euro l’anno, mentre per chi ne ha più elevati (alle voci precedenti aggiungiamo anche figli, pendolari, istruzione), la somma può arrivare anche tra i 500 e gli 800 euro.
Il portafogli piange da un bel po’ di tempo e per l’anno prossimo non si intravede affatto un’inversione di tendenza positiva. Secondo le previsioni macroeconomiche recenti, per il 2026 l’inflazione media in Italia potrebbe attestarsi attorno all’1,5-2%. Gli alimentari e le bevande rischiano dei rincari significativi e in queste categorie ci sono prodotti base come pane, pasta, latte, frutta e verdura. Non solo, la crescita dei costi energetici e delle materie prime spinge verso l’alto i prezzi lungo tutta la filiera, con un impatto più forte sui prodotti freschi.
Anche per la casa non c’è da stare tranquilli. È uno dei comparti più critici: voci come acqua, energia e combustibili avranno costi più esosi in bolletta. Ecco, allora, che cresceranno gli affitti, la manutenzione ordinaria; così come subiranno ritocchi verso l’alto i carburanti, con effetti sui trasporti e sul costo del lavoro. «Ma saranno riviste le tariffe anche per quanto riguarda i biglietti ferroviari, i mezzi pubblici e il trasporto aereo – continua Temporin Gruer – andando a colpire, in particolare, le famiglie con pendolari e studenti».
Secondo l’Adiconsum Venezia, poi, cresceranno anche le spese per la sanità e la cura della persona, a partire dai ticket sanitari, i farmaci da banco e i prodotti per l’igiene, aggravando la pressione sulle fasce più vulnerabili, come gli anziani.
Più cari anche il materiale scolastico, come i libri di testo, i servizi educativi e le attività culturali. Non sarà risparmiato neppure il comparto delle comunicazioni e della tecnologia, con una crescita dei canoni, dei dispositivi elettronici e dei servizi digitali, in parte legati all’aumento dei costi produttivi internazionali. “Su” anche la ristorazione e i servizi vari. «Anche se non si prevedono aumenti “esplosivi” come negli anni passati – prosegue Jacqueline Temporin Gruer – l’impatto sarà, comunque, diffuso e costante. Questo significa che, a meno di interventi di contrasto da parte del governo, le famiglie rischiano di veder peggiorare il proprio potere d’acquisto, con una riduzione del risparmio. A rischio ci sono i nuclei a reddito medio-basso o con più persone a carico, che comporterà maggiore indebitamento o delle rinunce forzate a spese necessarie. Le famiglie italiane non possono più fungere da ammortizzatore sociale. È necessario che l’esecutivo, le imprese e i distributori si assumano responsabilità chiare e definiscano un patto anti-rincari che garantisca trasparenza, equità e tutela dei consumatori». Per evitare che l’incremento dei prezzi si trasformi in una crisi sociale, Adiconsum Venezia chiede l’istituzione di un tavolo nazionale sui prezzi, con obbligo di monitoraggio costante e pubblicazione trasparente dei dati; prevedere delle misure di sostegno per redditi medio-bassi, con detrazioni mirate e ampliamento dei bonus sociali; trasparenza sui costi delle filiere, per prevenire speculazioni e aumenti ingiustificati; potenziamento dei controlli contro pratiche commerciali scorrette e rincari anomali. «Da parte nostra – dice ancora Temporin Gruer – continueremo a monitorare la situazione, mettendo a disposizione dei cittadini strumenti di informazione, assistenza e tutela».
