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Caserta, l'Urlo di Munch: Perfetta sintesi della condizione dei bimbi autistici PDF Stampa E-mail
Scritto da Raffaela Valentino   
Mercoledì 19 Maggio 2021 10:04

CASERTA - Amo, iniziare dall’ ”Urlo” di Edward Munch, dove il pittore norvegese, per primo, attraverso questo quadro evidenzia le rappresentazioni dell’irrappresentabile, del dolore e delle sue parti psicotiche che viene rappresentata come materia psichica collassata, infatti, il volto ricorda quello di un bambino autistico, così, gli occhi sbarrati riportano alla mente il suo sguardo perso , come le mani che coprono le orecchie, classico atteggiamento di questi bambini.

La bocca spalancata , da cui sembra venir fuori un grido di liberazione, inoltre, vi è nel quadro l,indifferenza delle persone, infatti, sono raffigurate sul ponte due persone ,ignari del dramma vissuto dal protagonista, ciò è da riportare a quelle persone che non interagiscono con essi, pensando che sia tempo perso.

La parola “autismo “deriva dal greco" autos che significa “se stesso”, e sottolinea l’impossibilità di relazionarsi con il mondo esterno e la solitudine interiore che ne deriva. E’ una patologia che colpisce i bambini al di sotto dei 3 anni che perdono la capacità di relazionarsi con le persone precipitando in una incomunicabilità con ciò che li circonda.

Per questo si è menzionato l,”Urlo” di Munch, che sembra rispecchiare appieno la condizione di questi bambini. Oggi,le tecnologie di cui disponiamo sono sempre più potenti , sempre più in grado di spalancare una porta su quel mondo oscuro che si cela all’interno della nostra testa. Come la TAC (tomografia assiale computerizzata), la PET e NMR (risonanza magnetica) .

Ma ,per comprendere questo non possiamo esimerci da questioni di tipo filosofico. La polemica tra i sostenitori di un'unica spiegazione (i monisti) e i sostenitori di una differenza ( i dualisti ) , è antichissima e precede lo sviluppo delle neuroscienze. Ancora oggi dobbiamo fronteggiare la differenza che esiste tra attività di cui siamo consapevoli e attività inconsce.

Le stimolazioni educative dovrebbero essere mirate , equilibrate ,incentivanti , senza “forzare” i confini dell’apprendimento. Il bambino va preso nella sua globalità e nel suo sviluppo come persona attiva che sperimenta la realtà circostante. Il bambino deve apprendere per scoperta guidata. Tale contesto si presenta come un insieme di sollecitazioni che, attraverso una rete di relazioni , risultano direzionate e finalizzate .

In sintesi , la forma di un organismo non è interamente ascrivibile all’informazione genetica ma viceversa , si compone di una pluralità di elementi sinergici , che emergono dalla strutturazione evolutiva e dinamica di specifici ambienti.

Quando nel bambino, ancora piccolo , si ha un sospetto di autismo , si richiedono una serie di esami scientifici, come quelli già menzionati (NRM) ,e anche l’audiometria in modo particolare l’impedenzometria , proprio sull’ udito che voglio soffermarmi , perché spesso il non sentire bene è confuso per autismo.

L’esame impedenzometrico serve, appunto, a identificare i problemi di udito in bambini o persone non collaboranti. L’uomo dispone di un sistema uditivo grazie al quale è in grado di percepire gli stimoli sonori.

Il nostro udito ha la possibilità di due tipi di ascolto:

-ascolto centrale

-ascolto periferico

Nell'ascolto centrale , l’udito si concentra in una stretta fascia d’informazione e corrisponde ai processi di concentrazione analitica. L’ascolto periferico , invece , è molto delimitato e corrisponde agli stati di coscienza.

Per questo per abilitare e riabilitare il bambino autistico si parte proprio dalla musica cioè da oggetti che producono suono compreso il proprio corpo , per poi giungere alla comprensione della realtà circostante fino a giungere alle abilità scolastiche .