Avvicinare gli amici refrattari a Dio? Certo, con la preghiera Stampa
Notizie - OPINIONI
Scritto da Pippo Corigliano   
Lunedì 25 Novembre 2019 17:04

NAPOLI - L’uomo è felice quando è in sintonia con Dio. Una creatura sta bene quando ha un immediato rapporto col suo creatore. E’ anche una mia esperienza personale. Dopo la confessione avverto una particolare leggerezza, un’euforia che nasce, credo, dalla grazia di Dio e dalla mia seppur scarsa corrispondenza.

 Un problema si presenta quando desidero avvicinare i miei amici a Dio. Alcuni in verità procedono speditamente ma ci sono altri che sembrano refrattari. Mi viene in mente la fatica di Santa Monica che ha pregato giorno e notte per la conversione di suo figlio. Ha sofferto, ha versato mote lacrime, si è data da fare, coinvolgendo anche Sant’Ambrogio, ma alla fine il risultato è stato splendido. Agostino l’ha sorpresa facendosi addirittura monaco senza limitarsi al buon matrimonio che Monica si aspettava.

Ettore Bernabei, il grande papà della Rai, era un autentico cristiano e desiderava avvicinare a Dio i suoi amici. E’ arrivato a scrivere un libro assieme a un suo amico per avere l’occasione di stargli accanto. L’amico soffriva per la recente vedovanza e Ettore desiderava trasmettergli la fede nella vita eterna promessa da Gesù. 

Leonardo Mondadori, una volta convertito, desiderava trasmettere la sua gioia agli amici e, fra l’altro, si adoperò con successo per diffondere in tutto il mondo il primo libro di un papa: Varcare la soglia della speranza, di Giovanni Paolo II.

Il Signore rispetta la volontà dell’uomo, per questo le conversioni non si ottengono facilmente: lo stesso Gesù trasformò l’acqua in vino ma quando propose a un giovane ricco di seguirlo non riuscì a cambiargli il cuore e si trovò davanti un rifiuto. Ciò non ostante in un altro momento disse: “La messe è molta ma gli operai sono pochi, pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe” (Luca 10). Le conversioni dipendono dalla preghiera. Ci troviamo di fronte al mistero dell’azione della grazia di Dio che agisce pur rispettando la libertà dell’uomo.

Ho un elenco di amici e parenti che vorrei avvicinare a Dio. Lo leggo e prego ogni mattina per loro. La preghiera arriva sempre al bersaglio ma “cosa avverrà” resta nel mistero della volontà di Dio.

Mi è capitato di preoccuparmi fin troppo per il desiderio che le persone per cui prego arrivino alla completa conversione. Sono stato anche in ansia nel vedere istituzioni apostoliche rallentare il ritmo. Ora no. Resto nella gioia dello Spirito Santo che soffia dove vuole. A me resta il compito di non smettere di pregare. Nell’Antico Testamento, libro dell’Esodo 17, c’è una scena che rappresenta in modo incisivo la necessità della preghiera: durante una battaglia, finché Mosè teneva le braccia alzate Israele vinceva, quando le abbassava Israele perdeva, tanto che Aronne e Cur intervengono e lo aiutano a tenere le braccia alzate fino alla vittoria finale di Giosuè. Un esempio convincente della necessità della preghiera.

Gesù sceglie gli apostoli dopo un’intera notte passata pregando. Racconta  San Luca al capitolo 6: “In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli”. C’è una stretta connessione fra la notte passata in preghiera e la scelta degli apostoli. Una morale c’è: devo accompagnare i miei buoni desideri con la preghiera. Più prego meglio è.