MADDALONI (Caserta)- La chiesa del SS. Corpo di Cristo la ho introdotta (Maddaloni, la conoscenza di una chiesa in ricordo della partecipazione di Luigi Vanvitelli), ne ho presentato la descrizione (Maddaloni, la descrizione di un monumento lustro del Settecento maddalonese , Maddaloni, 250 esimo anniversario dell'altare vanvitelliano della Basilica Minore del Corpus Domini e Maddaloni. Il Campanile della Basilica Pontificia Minore del Corpus Domini) ora ne conosciamo la vita interna laicale e di rispetto dell’autorità religiosa.
Vita della chiesa
La sola conoscenza architettonica ed artistica, come visto nelle pagine precedenti, non basta a dare una idea, per quanto orientativa, della Basilica Pontificia Minore del Corpus Domini.
Di seguito si presentano gli aspetti collaterali, le curiosa della chiesa[i], che i momenti di vita che segnano le attività interne alla struttura.
Il primo argomento che si tratta è quello delle sedie[ii].
Nei secoli passati, non esistendo i banchi lignei o ferrei, che oggidì siamo abituati a vedere, l’amministrazione delle chiese[iii] ricorrevano per lo più al fitto di sedie.
Questo prevedeva avvisi d'asta che erano pubblicati dalla curia a cui seguiva la gara d'appalto[iv].
Presso l'Archivio Diocesano di Caserta[v] è conservato un nutritissimo carteggio riguardante l'argomentazione delle sedie della Basilica.
Dallo stesso, il cui materiale relativo al periodo fascista abbonda, si evince che al cavallo tra il secolo XIX e il XX queste gare d'appalto erano sancite da atti pubblici di notai, vedasi ad esempio quello del 28 dicembre 1898 del notaio Gennaro di Franco e quello del 2 gennaio 1902 del notaio Giovanni Ferrera[vi].
Con il ventennio fascista abbiamo invece attestazioni dei vincitori degli appalti con vidimazione dei membri della Commissione amministrativa comunale per la chiesa.
Gli amministratori della chiesa si rifacevano del denaro investito facendo in modo che il questuante per le offerte fosse accompagnato da un altro con il compito di ricevere il fitto delle sedie, seduta stante[vii].
Gli aumenti del fitto delle sedie erano sanciti dal rettore previo parere favorevole del Vescovo o di un suo delegato, come dimostra la richiesta di aumento che presenta il rettore Romeo don Nicola il 22 dicembre del 1933 con risposta sfavorevole del vicario generale il 28 dello stesso mese.
L'argomentazione delle sedie doveva in ogni caso avere la sua importanza sul bilancio parrocchiale, come si evince dalla nota del 7 agosto del 1913, in cui la commissione amministrativa della chiesa scrive al Sindaco per rapportare lo stato e i provvedimenti relativi alla stessa; anche il 26 ottobre 1931, in piena atmosfera di passaggio della chiesa dall'Amministrazione Comunale alla Diocesi di Caserta, si stipula un verbale tra la parte comunale rappresentata dal prof. Luigi Briganti, e quella parrocchiale rappresentata dal rettore don Romeo, il Vice don Salvatore Raffone, dai confratelli amministratori Salvatore Santonastaso[viii] e Enrico Galasso, e dal sagrestano Antonio Formato[ix], con il quale si fa una stipulazione dello stato delle sedie e della loro capacità finanziaria, riferendo anche di appalti di fitto.
Dal passaggio della chiesa, sancito tra le parti verbalizzanti il 4 febbraio del 1932, la vicenda delle sedie riguarderà solo l'amministrazione diocesana, che pubblicherà l'avviso d'asta per il relativo appalto per il fitto di sedie disciplinando la gara con ben 20 punti cui attenersi.
Quella del Coro è un'altra realtà che merita la nostra attenzione. Infatti, presso l'Archivio Diocesano di Caserta[x] si conservano, tra i carteggi relativi alla nostra chiesa, una serie di documenti relativi ai bandi di concorso per Canto Gregoriano miranti al rimpiazzo dei cappellani della chiesa, decaduti o deceduti. Naturalmente i coristi - cappellani, come si evidenzia dalla comunicazione inviata dal Vescovo al Rettore della chiesa il 3 luglio del 1888, avevano da rispettare regole ben precise. Ciò anche prima che si definisse un regolamento ad hoc per loro, infatti, vi erano sempre delle disposizioni nel regolamento generale dei cappellani.
A preoccuparsi anche dei cappellani della chiesa era il vicario foraneo.
Attraverso il processo verbale del concorso di canto gregoriano, indetto dalla curia e svoltosi in Maddaloni il 30 gennaio del 1840, per la chiesa, organizzato dalla Commissione amministrativa, si ha una idea della organizzazione degli stessi[xi].
Presso l'Archivio Diocesano di Caserta è conservato un piccolo carteggio relativo alle questioni interne tra i cappellani[xii].
Caso emblematico è quello che il sindaco di Maddaloni, Carbone, illustra al Vescovo di Caserta il 10 aprile del 1868 relativamente ad una discussione sorta in occasione di un giovedì di festa per diritti di precedenza nella processione. Lo stesso sindaco riferisce di aver ammonito il rettore per lo scandalo e il disordine creato. Il rettore della chiesa rassicura il Vescovo, il 15 aprile dello stesso anno, che si era provveduto a rivedere l'ordine che avrebbe rispettato l'anzianità e i privilegi.
Tra le curiosità sulla chiesa è quella proposta da don Simone Quintavalle che, il 7 novembre del 1848 scrivendo al Vescovo, dichiara il suo stato di confessore ed organista della chiesa, oltre a dichiarare che fino all'elezione del nuovo sindaco i suoi predecessori pagavano i confessori, per cui i cappellani nei giorni di festa preferivano andare a confessare più che partecipare ai sacri riti. Al momento la situazione era diversa, infatti, i cappellani facevano a gara per prendere parte al coro, che era retribuito[xiii].
La centralità della nostra chiesa è evidente con un decreto del 30 settembre del 1970, dato in Caserta dal Vescovo mons. Vito Roberti, al protocollo n. 734/70/A[xiv], volto a sancire la divisione territoriale delle parrocchie maddalonesi, decretando quale luogo d'incontro per la commissione la nostra chiesa.
Sono coinvolti agli incontri oltre ai parroci delle chiese anche don Salvatore Izzo[xv] e don Salvatore d'Angelo[xvi]. La presidenza delle commissioni sarà affidata al vicario don Benedetto Bernardo, ed è lo stesso incaricato di presentare una relazione consuntiva al Vescovo entro il 31 dicembre dello stesso anno[xvii].
Per concludere questo paragrafo si ricorda come la nostra chiesa figuri negli elenchi ufficiali delle realtà ecclesiali identificate per ricevere le indulgenze nell'anno giubilare del 2000[xviii]. La stessa, infatti, con decreto del Vescovo Raffaele Nogaro, e controfirmato dal cancelliere don Pietro De Felice, con protocollo 117/99, è identificata quale chiesa diocesana a tal scopo predisposta.
ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ Il Passaggio dall’Università alla Diocesi
Il passaggio dall’Amministrazione Comunale alla Diocesi di Caserta è stato favorito grazie all’apporto del Podestà di Maddaloni Cav. Amedeo Sorvillo, che acquista[xix] una importanza rilevante nei rapporti in genere con la Diocesi.
Il 28 febbraio del 1931 il Podestà, assistito dal segretario capo del comune avv. Lerro Alfonso[xx], prende in considerazione, con un atto deliberativo, una lettera datata 27 ottobre del 1930 dell'Ordinario Diocesano mons. Moriondo[xxi], con la quale si chiede che si consegni la chiesa alla Diocesi, alla luce anche degli urgenti restauri di cui aveva bisogno[xxii].
La lettera, trascritta nell'atto deliberativo, volgendo al termine invita il Podestà comunicare il tempo e il luogo ove si dovrà tenere la consegna formale della chiesa così come disposto dalle norme allora vigenti in materia.
Dallo studio dei documenti d’archivio è emerso che il Vescovo Moriondo era molto vicino al Fascismo, e questo gli permetterà il passaggio alla Diocesi della nostra chiesa, dell'Eremo di S. Michele e della chiesa di San Francesco d’Assisi, detta anche di Sant’Antonio. Ed ancora, lo stesso Moriondo, nel novembre del 1925, a seguito dello scampato attentato a Mussolini, farà suonare a gloria tutte le campane, e in varie parti della diocesi si celebrerà all'aperto in segno di ringraziamento[xxiii].
Il testo deliberativo inizia facendo una panoramica storica riferendo della pia adunanza, che si riporta essere stata assistita dal Giudice per i contratti Don Melchiorre Izzo, il 12 settembre del 1546, che vede Tenneriello a donare alla Basilica di S. Giovanni in Laterano un pezzo di terreno nel luogo detto l'Isola di S. Agata.
Si riferisce che il 5 dicembre di quello stesso anno l'Università, cioè l’Amministrazione Comunale, con il Melchiorre Izzo assunse il patronato della cappella, prese l’impegno di costruire e così “gettarono lo Statuto per la creazione della cappellania e dei Cappellani”[xxiv].
Il documento podestarile chiarisce che in virtù della legge del 18 agosto del 1867 la chiesa passò al Patrimonio del Demanio Pubblico anche nel giro di poco una sentenza del Ministero di Grazia e Giustizia, in seguito ad una causa legale iniziata dall'Università[xxv], comunicò al Municipio l'effettiva infondatezza di quelle disposizioni sullo stabile, con i relativi beni.
Bisogna in ogni caso riferire che riguardo una vicenda simile che ha coinvolto ingiustamente la nostra chiesa e il Patrimonio demaniale risale all'inizio dello stesso secolo.
Infatti, da un carteggio presente presso l'Archivio Diocesano di Caserta[xxvi] si evidenzia del come agli inizi del 1806 per incuria degli amministratori del tempo il Tribunale Misto iniziò a pretendere 15 carlini annui, senza opposizione alcuna. Con il 1807, con le circolari Ministeriali del 30 gennaio e del 11 febbraio, succedette che tutti i luoghi Pii Laicali sottoposti al Supremo Tribunale Misto passarono al regio Demanio e tra questi anche la nostra chiesa.
Il 9 gennaio del 1807 prevedendo il disagio che si stava per creare l'Intendente di Terra di Lavoro scrive al Ministro dell'Interno per riferire dell'Irregolarità del processo in atto riguardante la chiesa di cui al presente contributo storiografico.
Passeranno degli anni prima che la vicenda si risistemi, per intervento del Vescovo e dell'Amministrazione Comunale[xxvii].
Fatto questo inciso, si ritorna a trattare l'atto deliberativo del Podestà.
Segue la nota con l’indicazione della rendita annua di lire 6677.60[xxviii], ed ancora delle considerazioni varie per ben quattro facciate del Registro giungendo poi alle deliberazioni effettive.
Al primo punto si delibera di cedere la chiesa all'Ordinario Diocesano. Al secondo si decide di dare annue lire 2000 alla chiesa per il suo mantenimento. Al terzo si chiede l'utilizzo della stessa per festività civili o straordinarie[xxix]. Al quarto si impone alla chiesa la cura della ricorrenza della Commemorazione dei defunti.
Al quinto si dispone che i beni della chiesa non possono essere esportati. Al sesto si dà mandato alla Diocesi di vigilare su tutto quanto riguarda la chiesa. Al settimo si incarica la commissione comunale per l'amministrazione della chiesa di procedere alla formale consegna della chiesa con i relativi beni. All'ottavo si dispone di stanziare nel bilancio del 1932 le prime lire 2000[xxx] per la chiesa in oggetto[xxxi]. In questo modo termina l'atto deliberativo.
Nel frattempo il podestà commissiona, alla luce delle emergenze infrastrutturali dell’edificio, all'Ingegnere Raffaele Del Monaco, una perizia sullo stato della chiesa. Del Monaco il 10 settembre del 1931 relaziona in tal senso, riferendo della sua ubicazione, allegando anche pianta del fabbricato ed area circostante, scriveva delle condizioni statiche e della manutenzione dell'edificio stesso[xxxii].
Il 17 novembre 1931 il Podestà scrive al Vescovo comunicandogli che ha facoltà già dal 16 ottobre ad effettuare il passaggio della chiesa, nel frattempo la deliberazione di cui sopra deve essere stata sottoposta all'attenzione degli organi di controllo[xxxiii], infatti, il 4 aprile 1931 lo stesso scrivendo al Canonico Ventriglia Giuseppe rende noto che l'atto è all'attenzione dell'Alto Commissariato per l'approvazione.
Dalla documentazione, conservata presso l'Archivio Diocesano di Caserta[xxxiv], si evince che la Curia si mobilitò immediatamente e già il 18 novembre si comunica al rettore della chiesa, don Nicola Romeo, di adoperarsi per la redazione del verbale di passaggio. Il primo incontro per sancisce il passaggio è avuto presso la sagrestia della chiesa il 9 dicembre del 1931. Presenti sono: per il Vescovo, il Vicario Generale mons. Frese Donato, e per il Podestà, prof. Luigi Briganti, ed inoltre don Nicola Romeo, rettore, don Raffone, vice rettore, e don Emidio Galasso, prefetto di sagrestia della chiesa[xxxv].
Il passaggio vero e proprio verrà sancito con il secondo incontro che si avrà il 4 febbraio del 1932, sempre nella sagrestia della chiesa. Sono presenti mons. Frese Donato, il prof. Luigi Briganti, don Salvatore Raffone, Formato Antonio e don Salvatore Santonastaso. Il rappresentate del Podestà tiene a precisare a proposito dei titoli di proprietà della chiesa che gli stessi sono stati resi pubblici con atti del notaio Cav. Giuseppe Iorio il giorno 12 maggio 1931.
Lo stesso riferisce che le rendite dal 28 febbraio allo stato sono aumentate da lire 6677.60 a lire 6691.77.
Il verbale è fatto in triplice copia. Nello stesso giorno si trova una dichiarazione a firma di Raffone, Santonastaso, Galasso e Formato con la quale si attesta l'avvenuto passaggio.
Bisogna dire in ogni caso che se gli incontri di cui sopra segnarono il passaggio sostanziale della chiesa, il passaggio formale fu sancito con verbale a firma autografa del Podestà e del Vescovo il 31 marzo 1932[xxxvi].
Il verbale è del seguente tenore:
Verbale della cessione da parte del Comune di Maddaloni a S. E. il Vescovo di Caserta della Chiesa del SS. Corpo di Cristo di Maddaloni.
L'anno millenovecentotrentadue (X) il giorno trentuno del mese di marzo, nella Sagrestia della Chiesa del SS. Corpo di Cristo si sono riuniti S.E. Rev.ma Monsignore G. Natale Moriondo, Vescovo di Caserta, ed il colonnello Cav. Amedeo Sorvillo, Podestà di Maddaloni allo scopo di ratificare tutte le operazioni che sono state eseguite e tutti gli atti che sono stati redatti per la cessione da parte del Comune di Maddaloni a S. E. il Vescovo di Caserta della Chiesa del SS. Corpo di Cristo di Maddaloni con tutti i suoi beni patrimoniali giusta la deliberazione podestarile 28 febbraio 1931, debitamente approvata dall'On.le G.P.A. nella sua seduta del 2 luglio 1931.
Si premette:
che per accordi precedenti S.E. il Vescovo di Caserta avendo delegato quale suo legittimo rappresentante in tutte le operazioni di consegna il Rev.mo Monsignore Frese Dott. Donato, Vicario Generale della Diocesi di Caserta, il Podestà avendo conoscenza che dei tre membri della Commissione Amministrativa della Chiesa del SS. Corpo di Cristo il Cav. Enrico Prisco era da tempo dimissionario ed il Cav. Arturo Nappi era impedito per giustificato motivo, nominava il terzo membro della Commissione sig. Luigi Briganti quale suo legittimo rappresentante per le stesse operazioni di consegna, dandogli facoltà di avvalersi dell'opera del Rev.do il Rettore della Chiesa e di tutti i sacerdoti che rivestono cariche speciali nell'Amm.ne della Chiesa stessa.
In Seguito a tali delegazioni i due rappresentanti, mons. Frese e sig. Briganti il giorno nove dicembre 1931, muniti di una copia della deliberazione podestarile del 28 febbraio 1931, della Relazione di Perizia della Chiesa redatta dal sig.Ing. Raffaele Del Monaco, e dell'estratto di mappa e di partita relativo all'ubicazione ed ai confini di tutto il fabbricato ed annessi e del registro Inventario degli arredi sacri e suppellettili di proprietà della Chiesa procedevano alle operazioni di consegna; ed il sig.Luigi Briganti, presenti il Rev. Nicola Romeo Rettore della Chiesa, Rev. Salvatore Raffone Vice Rettore, Rev. Emilio Galasso Prefetto di Sagrestia, sulla scorta dei detti documenti, consegnava al Rev.mo mons. Frese il fabbricato della Chiesa con relativi annesse, e tutti gli arredi sacri e suppellettili elencati nel Registro Inventario.
Di tale consegna veniva redatto su carta bollata apposito verbale che veniva firmato da tutti i presenti e consegnato al sig. Briganti per la remissione di esso all'Archivio del Comune, mentre dello stesso verbale venivano redatte altre due copie su carta libera, firmate pure da tutti i presenti, e da rimettere una alla Curia Diocesana e l'altra all'Archivio della Chiesa.
Si sarebbe dovuto procedere poscia alla consegna dei beni patromoniali, ma in merito a ciò il sig. Briganti esponeva come il Podestà rilevando che la maggior parte dei beni era rappresentata da cerificati di rendita e ciascuno dei quali era ancora unita la cedola del 1° gennaio 1932, e tenendo presente altresì che essendosi a fine anno la Commissione Amministrativa della Chiesa aspettava appunto la riscossione di tutte le cedole 1° gennaio 1932 per provvedere ai molteplici pagamenti dell'ultimo semestre e quindi alla chiusura della gestione amministratrice 1931, proponeva che per la consegna dei beni patrimoniali venisse fatta nel nuovo anno ed in epoca da fissarsi di comune accordo e sempre dopo la chiusura dell'esercizio finanziario 1931 e la presentazione del relativo bilancio da parte dell'Amm.ne della Chiesa.
La proposta del Podestà era accettata da Monsignor Frese che lasciava al Podestà stesso la facoltà di fissare la data della successiva consegna dei beni patrimoniali.
A seguito di tali accordi il giorno 4 febbraio 1932 nella sagrestia della Chiesa del SS. Corpo di Cristo si riunivano nuovamente Monsignor Frese ed il sig. Briganti per procedere appunto all'Autorità Ecclesiastica delle rendite di proprietà della Chiesa e delle carte contabili, documenti ed istrumenti che tutelano i diritti e la consistenza patrimoniale della stessa Chiesa.
Tale consegna venne eseguita in presenza del Vice rettore Rev.mo Salvatore Raffone, ed il Segretario Rev.do Antonio Formato, e del Tesoriere Rev.do Salvatore Santonastaso e di essa erano redatti due distinti verbali in carta bollata debitamente firmati dai presenti, consegnati al signor Briganti per essere rimessi all'Archivio del Comune mentre degli stessi due verbali venivano redatte altre due copie su carta libera firmate pure da tutti i presenti e da rimettere rispettivamente alla Curia Diocesana ed alla Chiesa per il proprio Archivio.
Ciò premesso:
S.E. il Vescovo di Caserta ed il Podestà, esaminati i tre verbali originali di consegna che documentano le operazioni esguite per la cessione della Chiesa e le copie dell'istrumento " Rinnovazione di titoli" per gli atti del notaio Giuseppe Iorio di Maddaloni in data 12 maggio 1931 che documenta le ragioni per le quali all'atto della consegna dei beni patrimoniali fu riscontrato una differenza fra le rendite elencate nella deliberazione podestarile del 28\2\1931 e quelle che effettivamente si consegnavano e dettero così motivo al terzo verbale di consegna; ed avuta così conoscenza del come le varie operazioni di consegna si erano volte, di comune accordo approvano e ratificano l'operato dei due delegati alle operazioni di consegna, e redigono il presente verbale che vuole essere il riassunto di tutte le operazioni eseguite per la cessione definitiva da parte del Comune di Maddaloni a S. E. il Vescovo di Caserta, della Chiesa del SS. Corpo di Cristo ed insieme il documento di ratifica di tutte le anzidette operazioni di consegna e dei documenti ad esse relativi; e col quale è dimostrato e comprovato che in data di questo stesso verbale 31 marzo 1932 la Curia vescovile di Caserta è venuta in pieno e definitivo possesso oltre che della Chiesa del SS. Corpo di Cristo ed annessi di tutti i beni patrimoniali ed essa appartenenti, esonerando nel contempo il Comune di Maddaloni, ora e sempre, da qualsiasi nuovo obbligo e da qualsiasi eventuale responsabilità in merito alla indicata cessione, fermo restando tutte le indicazioni e reciproci diritti e doveri risultanti dalla deliberazione podestarile del 28 febbraio 1931, vista ed approvata dalla On.le G.P.A. il 2 luglio 1931 n°47460.
Il presente verbale è stato redatto, sottoscritto dalle parti intervenute, previa lettura e conferma in unico originale che è stato depositato nell'Archivio del Comune; dal quale originale sono state poi estratte due copie da consegnarsi una all'Archivio della Chiesa e l'altra a quella Curia Vescovile di Caserta. Il Podestà / Il Vescovo di Caserta.
Da documentazione allegata a quella di cui sopra[xxxvii] si evince che il Vescovo andrà a riceve dal cassiere comunale 1000 lire a semestre per la chiesa del SS. Corpo di Cristo, oltre ad essere informato per le nomine, non più dal Comune ma dalla chiesa.
Visite Pastorali
Le visite pastorali sono per chi si occupa dello studio di un edificio sacro un momento importante per la vita sociale nonché lo stato strutturale.
Una delle visite pastorali che attira maggiormente la nostra attenzione è quella svoltasi nella nostra chiesa per opera di mons. Filomarini, Vescovo di Caserta, il 3 agosto del 1775[xxxviii]. Nella stessa si evidenzia che allo stato vi sono trenta cappellani ed una congregazione di laici legati alla Cappella dei Visitapoveri, ed indirettamente alla Congregazione del SS. Corpo di Cristo.
Inoltre, lo stesso Vescovo, dispone che coloro i quali parteciperanno alle liturgie della chiesa nell'ottonario del SS. Corpo di Cristo avranno 40 giorni di indulgenza.
Un’altra Visita Pastorale di nostro interesse la si ha il 15 giugno del 1833 per opera di mons. Mancinelli[xxxix].
Con le Relazioni ad Limina del 19 novembre 1837 e 28 novembre 1840 riguardanti la nostra forania per opera di mons. Mancinelli, Relatio ad S.a Limina Apostolorum. De statu Casertanae Dioecesis pro Xistino triennio quod completur Kal. Xbris 1837, Casertae die 29 Novembris 1837 e Relatio ad S.a Limina Apostalorum de statu Casertanae Dioecaesis pro Xistino triennio quod completur Kalendis Xbris 1840, Casertae die 28 Novembris 1840, si evidenzia della presenza di un solo Monte della Pietà in Diocesi, quello di Maddaloni che è collegato alla nostra chiesa, e che allo stesso nel 1840 con un nosocomio, contro il volere dei laici del posto, è stato costruito e consegnato un palazzo per il bene dei poveri[xl].
Giungendo al XX secolo si ha tra le visite quella del 27 marzo del 1930, dove il rettore della chiesa don Nicola Romeo a seguito della stessa presenta il questionario sulla chiesa.
Note di rilievo che è possibile evincere: i restauri della chiesa relativi agli anni 1920 e 1923; di un restauro coevo costato all'amministrazione lire 7000, quando ammonterebbe a lire 70000 un restauro totale del fabbricato che sarebbe da farsi; della presenza di un archivio ordinato della chiesa; delle entrate annue[xli] ; della presenza di 16 cappellani[xlii]; della presenza di 9 statue di cui 7 lignee e dieci altari laterali, di cui quello della Cappella dell'Annunciata di Famiglia Corbo interdetto dal Vescovo Moribondo; il questionario volgendo a termine fa un inventario delle suppellettili esistenti. Ha quì termine il commento del questionario del 1930.
Mons. Mangino, Ordinario Diocesano della Diocesi di Caserta, nel 1947 ebbe a fare una visita pastorale nella chiesa a seguito della quale il sacerdote rettore della nostra chiesa, don Gennaro Bove , il 29 ottobre ebbe a rispondere ad un quesito di 50 punti sullo stato della chiesa[xliii].
Tra le risposte ai quesitisi rileva un errore storico, infatti si riferisce che la realizzazione dell'edificio settecentesco sia su disegno di Luigi Vanvitelli, ciò è dovuto alle leggende cittadine non sorrette da documentazioni d’archivio. Al punto quattro e cinque si parla di uno scantinato sotto la sagrestia grande, allora di proprietà della famiglia Rossi, con uscita su di un giardino dietro la stessa sagrestia. Attualmente esiste un cunicolo che unisce uno spazio vuoto, di disimpegno, senza copertura, dietro la sagrestia e questo luogo, oggi pub, e per decenni pizzeria[xliv], con ingresso sito al lato destro della sede della Congrega del SS. Corpo di Cristo. Al punto sesto si riferisce che la chiesa ha bisogno di restauri, in particolare al tetto, anche se le rendite della chiesa non permettono gli inizi dei lavori. Al punto nove si parla degli undici altari che ha la chiesa. L'altare maggiore è dedicato a S. Giovanni Battista e fu consacrato nel 1765 da mons. Gennaro Albertini Vescovo. Si riferisce che il primo a destra è dedicato all'Annunziata è di marmi pregiati ed ha una balaustra di ferro, lo stesso (n.d.r.) negli anni '70 passerà nella sagrestia sinistra. Il secondo a destra è dedicato al SS. Salvatore è di marmi semplici ed ha balaustra di ferro. Il terzo a destra è di pietre comuni ed è dedicato al Cristo deposto dalla Croce, sempre con la balaustra di ferro. Il primo a sinistra dedicato all'Hecce Homo è di pietra comune come ancora oggi si osserva. Il secondo a sinistra è dedicato alla Madonna delle Grazie ed è di pietre comuni con balaustra di ferro. Il terzo a sinistra è dedicato a Maria SS. Visitapoveri ed è di marmi comuni con balaustra in ferro. Il quarto a sinistra è dedicato alla Madonna del Carmine ed è di legno con la balaustra in ferro. Vi sono poi l'altare in cornu epistolae dedicato allo Sposalizio della Vergine e quello in cornu evangeli dedicato alla SS. Vergine. Infine nel transetto destro vi è l'altare dedicato al Crocifisso che è di marmo ed ha balaustra in ferro[xlv]. La relazione che ne scaturisce in risposta ai vari quesiti si conclude con una formula di giuramento e il timbro della Collegiata del SS. Corpo di Cristo[xlvi]. Tra le epigrafi della chiesa alcune ricordano Visite Pastorali.
Gli Economi, i Cappellani e i Sagrestani
Il presente paragrafo è dedicato ai protagonisti della chiesa.
Gran parte delle attività della chiesa erano sottoposte al parere del Duca di Maddaloni, fino alla fine del XVIII secolo, che si esprimeva attraverso il conte di Cerreto, suo vicario generale[xlvii].
Vuolo riferisce del come, con il XVII secolo era il "ceto ecclesiastico depositario della morale e ancora della cultura e del sapere ma comunque proteso ad un forte interno rinnovamento, - mentre - il ceto agricolo, per suo conto, veniva potenziandosi notevolmente"[xlviii]. Ciò presupponeva anche la nomina degli economi, i quali non dall'Università, come doveva essere , ma dal duca erano scelti, e si ricorda che dal 1679 fino all'ultimo decennio del '700 il sopruso è stato permesso.
Riferendo del sopruso delle nomine, si segnala, a tal proposito, la causa che fu portata in porto da Crescenzo Demarco, unico disposto a sostenerla, per far sì che finisse questo sopruso.
Presso il Museo Campano di Capua sono conservati tre documenti, dello stesso Demarco, riportanti la causa anzidetta iniziata dall'Università di Maddaloni contro il Duca della stessa per ciò che riguardava la nomina degli amministratori.
Il contenuto dei detti fascicoletti è lo stesso e considerando che è simile anche nell'esposizione - in particolare si consideri che i primi due, in ordine di sistemazione e non cronologico sono uguali in tutto tranne che nel titolo e nella data - si giunge alla conclusione che siano stati stilati tutte e tre da Demarco[xlix].
Questo stesso pone in essere con la prefazione la problematica e la risoluzione della stessa: “ E' oramai tempo di porre ad esame il titolo di protezione, di cui si fregia l'Illustre Possessore di Maddaloni, per autorizzare il suo dispotismo sulla Chiesa del Corpo di Cristo di quella Città.
Segue il capitolo " Serie dei Fatti" ove emerge del patronato che l'Università stessa ha sulla chiesa, oltre a riferire che in detta chiesa “officiano in essa trenta cappellani non ha guari insigniti di Almuzie, à quali presiede un sacrestano, ed è servita da Chierici”.
Si riferisce del come il Duca abbia messo a disposizione dell'Università il suo archivio ove, tra l'altro, “ trovasi uno specioso fondo appartenente alla nostra Chiesa con Autorità Ducale conceduto per tenue canone in perpetua enfiteosi a D. Giovambattista Liguori Aggente Baronale”.
Per questa concessione “indispettiti li fratelli Mirabella di tanta dissipazione, non la sola per altro, con la divisa di Cittadini mosserò nella G.C. contro al Liguori azione di nullità di contratto per capo di lesione, e di esser'eletto dal Duca in Economo, o sia Amministratore di quella Chiesa”.
Gli stessi Mirabella decisero di rivolgersi al Re il quale il 15 agosto del 1789 demandò il tutto alla G. C. di Napoli con un dispaccio.
Liguori il 1 settembre del 1790 con una lettera confermò l'irregolarità e quindi della prepotenza del Duca.
A tal guisa in virtù di un decreto ebbero ad essere “ne comizj universali”.
A questo punto il giudice pensando che una sua risoluzione non avrebbe messo a tacere la disputa decise che il Duca avrebbe nominato gli economi in rispetto del decreto adottato, che recitava: “Respectu electionis oeconomorum Ecclesiae sub titulo SS. Corporis Christi in biduo audiantur partes; interim liceat illustri duci magdalunensium nominare Oeconomos praedictos servata Forma soliti, nomine tamen personae declarandae viso exitu termini”[l].
Segue poi il capitolo " del Titolo e del quasi possesso dell'Università", ove nel corpo dello stesso, a dimostrazione dello stesso patronato dell'Università si riferisce del come nel 1788 la stessa Università fece richiesta all'ordinario Diocesano che i cappellani che officiavano nella chiesa si doveva insignirli di maggior decoro, così il prelato ebbe a concedere le Almuzie, e la stesso governo cittadino invitò la chiesa a presentare il preventivo per l'acquisto delle stesse Almuzie e dello zucchetto[li].
Dallo stesso testo si evidenzia del come agli inizi del seicento gli economi erano considerati ufficiali pubblici, e quindi eletti annualmente senza interferenze baronali. La loro scelta era definita con una cerimonia, con la partecipazione dei confratelli, durante la quale, in modo democratico, si svolgeva l'elezione, che veniva dal cappellano celebrante ratificava nel corso della santa messa[lii].
Sullo status della forania di Maddaloni per i primi decenni tra il XVII e il XVIII secolo, che poi portarono a quanto già visto sopra relativamente all'elezione dei cappellani, ce lo offre Marcella Campanile nella sua analisi della Diocesi dal cinquecento al settecento[liii].
Gli amministratori curavano in se un patrimonio a verifica del quale la chiesa era autonoma in tutti i sensi.
I Libri delle chiese che di seguiti si andranno a definire raccolgono in se questo grande patrimonio[liv].
Uno spaccato di quella che era la modalità delle elezioni degli amministratori delle Congreghe e forse anche delle chiese ce lo offre il prof. Isernia nella sua analisi dell'arciconfraternita di S. Giovanni Battista di Caserta[lv].
Le nomine dei Rettori, Vice Rettori, dei cappellani, degli economi-amministratori, degli organisti, dei Sagrestani maggiori e minori e dei capi coro, erano anche poste all'attenzione dell'Università, come lo si rileva dai processi verbali dei Consigli Comunali di Maddaloni, conservati presso l'Archivio Storico della Istituzione Biblioteca Comunale di Maddaloni, andando in contraddizione a quanto stipulato dal regolamento del 14 settembre 1896, che di seguito si tratterà[lvi].
Prima di addentrarci nel XVIII secolo, ricordo che durante la peste del 1656 la nostra chiesa vede ridursi il numero dei suoi cappellani da ventidue ad otto[lvii].
Ciò fu dovuto alla pestilenza e de Sivo ricorda l'intervento dell'amministrazione comunale locale con la nomina di ben otto deputati con il compito di allontanare il morbo della peste[lviii].
E’ interessante riferire di un evento che vede il decurionato locale sostenere un'iniziativa, con la cittadinanza, dei cappellani della chiesa.
Nel 1833 la nostra chiesa con una rendita di mille ducati circa annui si trova nella condizione di non poter più garantire la retribuzione talché i cappellani il decurionato e la cittadinanza intercessero attraverso il Vescovo, che, il 5 ottobre 1853, scrive al Ministro del Culto.
Lo stato delle cose rendeva difficile cosa all'amministrazione il curare a tempo pieno la nostra chiesa, e quindi ad evitarne il diminuirsi dei capitali e dei cappellani, in quanto, il comune aveva da badare anche alle chiese dell'Annunziata, decrepita, e a quella detta di Sant’Antonio (chiesa di San Francesco d’Assisi) con un numero di 21 canonici.
L'invito ad evitare lo scherno della diminuzione dei cappellani ad un numero di 15 viene per opera dello stesso Ordinario posto a recupero in questi termini: " nella cennata Chiesa del SS.mo Corpo di Cristo si stabilisse una ricettizia a termini della Bolla Impresa e el Concordato ultimo, numerata da provvedersi per concorso, e colle regole sovrane, e ministeriali Disposizioni, che hanno luogo nella formazione della Chiese Recettizie servite per titoli anche di sagra Ordinazione tanto necessari in una popolazione di circa sedici mila anime".
In effetti, in virtù di un disposto di papa Pio VII la Chiesa Romana voleva riorganizzare il clero valutando il grado di preparazione di quest'ultimo con un esame[lix].
La lettera in sei punti ben distinti tratta dell'antico stato della chiesa, "La Chiesa del SS.o Corpo di Cristo in Maddaloni è delle più belle di quel Popolo Comune della Nostra Diocesi Casertana: Era un tempo ricca di rendite prima del 1798,... ed ora non restano, che sopra mille docati annui... I Cappellani addetti a servire quella Chiesa che a' tempi del feudatario duca di Maddaloni... sono trenta, e forse di maggiore numero, perchè si distinguono in Ordinario, e Straordinari, i quali non sò come tutti hanno un insegna quasi colleggiale di Zucchetto e Almuzio di color rosso...". mons. Mancinelli il 27 novembre del 1838 emanava un decreto relativo al numero dei cappellani della chiesa, a conferma di una bolla del predecessore mons. Pignatelli.
Infatti, in risposta ad un interpellanza del sindaco di Maddaloni il Vescovo ha disposto che la detta chiesa abbia tredici cappellani ordinari e diciannove straordinari, riferendo che quest'ultimi sarebbero stati promossi ad ordinari "non già per antichità di possesso, ma in preferenza di concorso di canto in chiesa, dove si preferiranno i più idonei per voce, per scienza e requisiti, non esclusa la qualità di meritevole confessore"[lx].
Ritengo interessante riportare altri momenti che hanno interessato i cappellani della nostra chiesa nei secoli passati, pertanto, riferisco anche della bolla di papa Clemente VIII del 1604 "Quaecumque" che veniva ad essere una sorta di monito agli ordinari diocesani affinché si assicurassero che le confraternite non si allontanassero dal rispetto delle norme statutarie curando altri interessi.
Un caso eclatante fu, in questo contesto, quello della Congrega del SS. Corpo di Cristo di Maddaloni che si ritenevano esenti dal controllo dell'ordinario in virtù di un legame che gli stessi avevano con la basilica lateranense[lxi].
A poco più di un secolo di distanza il Vescovo mons. Schinosi si farà, poi, sul territorio promotore di una confraternita, per zona della Diocesi, da dedicarsi al SS. Corpo di Cristo, infatti fino ad allora di confraternite ne esistevano poche, maggiormente site tra Caserta e Maddaloni, tra le quali spiccavano, appunto quelle del SS. Corpo di Cristo, una nella Cattedrale e una a Maddaloni[lxii].
Due secoli prima, sul finire del XVI secolo, anche un altro Vescovo mons. Mandina, si era prodigato per la istituzione sul territorio di Confraternite in nome del SS. Corpo di Cristo[lxiii]. L'Università di Maddaloni, in effetti, fino al 1931, allorquando passò al Vescovo per opera del Podestà Sorvillo, in virtù del Concordato tra la Santa Sede e il Regno d'Italia, ebbe a sottoporre la stessa ad ogni tipo di controllo per mezzo di una commissione comunale amministrativa della stessa chiesa, e non ebbe a curare solo il Bilancio, che veniva portato sempre all'attenzione del Consiglio Comunale per essere approvato, ma anche della quotidianità[lxiv].
de Sivo racconta che i cappellani un tempo godevano di molti privilegi, soprattutto per la maggiore attenzione che Paolo III richiese di tenere per l'Eucaristia concedendo alla Basilica della Minerva e alle Congreghe del SS. Corpo di Cristo facoltà di creare il viatico agli infermi, al punto che i parroci si indignarono di questi privilegi facendo nascere una discussione che durò anni.
La vicenda durò sino a che il Concilio di Trento fece in modo che tutte le chiese fossero sottoposte alla giurisdizione del Vescovo. E fu allora che i cappellani “ furono insigniti d Almunzia di raso cremisino da mons. Pignatelli, come è detto nella iscrizione”[lxv].
Con il "parlamento", cioè il consiglio comunale, del 9 maggio 1621 si dispose di rimettere in sesto via S. Andrea e la vinella dietro la chiesa del SS. SS. Corpo di Cristo per far si che la processione transitasse. Da qui si evince che la processione partiva, fino ad allora, dalla chiesa della Maddalena e concludere alla chiesa di San Martino, per decoro dei fedeli della zona il tutto restava in questi limiti. Ciò in quanto presso la stessa chiesa della Maddalena doveva aver ancora sede qualche cappella o legati della Congregazione del SS. Corpo di Cristo, in virtù presenza ivi in precedenza della sede della Congregazione.
Uno spaccato di quella che era la realtà sacerdotale nel XVIII secolo lo offre Sessa nel suo studio sulle ordinazioni sacerdotali, chiarendo, però, che quelli che spesso venivano considerati piccoli abusi, o neanche tali, non possono che essere giustificati in quanto alla fin fine l'apparato sacerdotale vivevano dei censi con pesi di messe, o al più di qualche privilegio[lxvi].
de Sivo[lxvii] ricorda che nel 1628 si venne a creare una questione per la processione del SS. Corpo di Cristo, curata dai Cappellani e dalla Congrega, che si soleva svolgere ogni terza domenica di ogni mese, gli amministratori per intercedere presso le Alte Autorità ecclesiastiche furono anche scomunicati, solo però in un primo momento.
Il 24 giugno del 1628, forse perché precarie le condizioni della chiesa della Maddalena, il "parlamento" cittadino voleva far si che la processione partisse e ritornasse nella chiesa di S. Martino in occasione della festività del SS. Corpo di Cristo, ad integrazione di questi fatti vedasi l’ancora in gran parte inesplorato archivio parrocchiale segreto della chiesa.
Il vescovo di Caserta però impedì ciò procurandosi un ordinanza della Sacra Congregazione del Concilio. Con la stessa ordinanza si scomunicarono gli eletti ed altri cittadini che avevano voluto con insistenza che si facesse la detta processione del 1628[lxviii].
Si consideri che da quell’anno la processione iniziava da S. Martino ed aveva termine al SS. Corpo di Cristo, riferendo che fu nel 1630 che le scomuniche di due anni prima vennero annullate[lxix].
Si passa ora a trattare le vicende dei Sagrestani della chiesa.
Quest'argomento è spesso legato anche agli inventari della stessa, per cui sarà fatto qualche accenno a vari inventari riguardanti la seconda metà del '700.
Dai documenti d’archivio apprendiamo cher il 4 giugno del 1765 nella sagrestia della chiesa si riuniscono tre dei quattro economi della chiesa [lxx] per trattare il passaggio di consegne che viene ad essere tra don Agostino di Roberto già sacrestano maggiore e don Annunciante Picozzi subentrante sacrestano e archivista.
Nell'atto si precisa che di Roberto per infermità abbandona tale carica e che, comunque, nel momento in cui dovesse ritornare nella chiesa e riprendere qualche compito di sacrestano o archivista non gli spettano paghe[lxxi].
Il 14 giugno del 1765[lxxii] don Nicolò Bonelli subentra al sacrestano minore Giuseppe Muto, per la sola paga di ducati annui 40 annui rinunciando a carlini 30 per dare la corda all'orologio, ducati 12 per rappezzatura della biancheria, ducati dodici per le ostie, carlini 26 per aprire le porte della chiesa ed assistere ogni giorno alla visita del sacrestano maggiore.
L'atto segue trattando le modalità di uso e la quantità dell'occorrenza al suo mandato, vino , ostie, cera etc, gli si obbliga a tenere particolare attenzione che la lampada del SS. Sacramento, come quelle al sepolcro, abbia sempre gli olii, e di conseguenza siano sempre accese.
Gli amministratori dal canto loro si impegnano a dare al neo sacrestano minore un'altra porzione di cera per l'ottonario del SS. Corpo di Cristo.
Gli stessi economi daranno candele a Bonelli per tutte le festività, ed in particolare quattro candele nella ricorrenza: delle quarantore, per tutta la settimana Santa, Pasqua, Ascensione, domenica infra octava Corporis Cristi, della Visitapoveri Beata Vergine, della Vergine del Carmine, dell'Assunsione della Vergine, della nascita della Beata Vergine, di tutti i Santi, di tutti i morti, giorno della presentazione della Vergine, della Croce, del Natale, dell'Epifania, del Capodanno, di S. Antonio Abate, S. Apollonia, S. Francesco Saverio, Sposalizio della Beata Vergine, S. Giuseppe, dell'Annunciazione della Beata Vergine, della Vergine Addolorata e della Vergine dell'Arco[lxxiii].
Un'altro passaggio di consegna tra Sagrestani lo si ha il 22 marzo del 1773[lxxiv] all'orquando subentra al sacrestano Nicolò Bonelli, per motivi di salute, Nicola Diodati. Si allega una nota del conte di Cerreto in cui si concede a Bonelli di abbandonare l'incarico di sacrestano minore, previa consegna degli arredi, a dì 19 marzo 1773 registrato nel libro ufficiale al foglio 15.
Nei citati esempi di passaggi di consegne tra sacrestani, si è fatto riferimento alla presenza degli inventari. Ebbene, ho avuto modo di studiarne vari[lxxv].
Si ricorda nel rogito del 1773 di altri inventari: un primo datato al 29 maggio del 1775 in riferendo al passaggio di consegne del già visto Diodati, un secondo nel 1776 con economo Nicola Pisanti dell'Altare Maggiore, un terzo il 1781 con l'economo Felice Vairo, un quarto nel 1784 di nuovo con Pisanti ove si registra un aumento di materiale di consegna, aumento che si viene a riscontrare poi anche negli anni 1785, 1787, 1788 e 1789[lxxvi], dai quali ho evidenziato del come il patrimonio della chiesa andasse aumentando e non diminuendo.
Qualche difformità numerica si è evidenziata nella parte riguardante la biancheria anche se la stessa lacuna con i successivi documenti è recuperata con materiali nuovi[lxxvii].
Si evidenzia del come il quadro di San Francesco Saverio, inserito in un nicchio a lui dedicato, sul finire del XVIII secolo fosse nella sagrestia grande, e del come nella stessa vi fossero sedie di cui 6 con l'Impresa della chiesa e 6 con quella dell'Università, oltre ad un Cristo in Gloria in cartapesta[lxxviii].
Nell'inventario del 1765 si annota la presenza di un completo per la Cappella del Carmine di patronato della famiglia Mazzone[lxxix]: per la prima volta la presenza di sottotovaglie e sopra tovaglie[lxxx]. In quest'ultimo inventario si riferisce di una lampada d'argento con catena, con tre imprese di rame indorate, ed altri lavori in rame, fatta dal Dottor Giovan Battista de Liguori nell'anno 1783.
Si riferisce nello stesso di un diadema d'argento, una tenaglia d'argento, una palma d'argento per uso della statua di S. Apollonia, e un quadretto con il calco dei molari ed un opera d'argento sembrante un molare, che sono doni votivi alla detta santa. Nella stessa nota si evidenzia del come l'economo Felice Vairo ebbe a vendere a Filippo Fierro due quadri di Santi vecchi, ed un pulpito con scala a croce latina[lxxxi].
Un atto notarile di grande interesse viene ad essere anche quello del 11 giugno del 1794 con il passaggio di consegne del primo maggio di quello stesso anno dell'inventario al nuovo sacrestano D. Gennaro Mastrojanni: dall’atto si evidenzia del come siano mancati molti oggetti in argento e qualche veste, ed alcuni vasi. Si precisa con una dichiarazione allegata e nell'atto che si aggiungono allo stesso tempo delle vesti e degli arredi per la celebrazione, arredi però non sostituibili con le lampade e la collana spariti.
In conclusione penso di poter dire che sarà probabilmente il XIX e ancor più il XX secolo a depauperare dei beni e suppellettili la nostra monumentale chiesa.
I Regolamenti dei Cappellani
Il 25 febbraio 1775, alla presenza del notaio Pascarella[lxxxii], si stipula un atto che evidenzia i compiti e le spettanze dei cappellani della chiesa, oltre i “pesi”, cioè gli obblighi, da osservare.
Tali “pesi” sono definiti ed imposti dal conte di Cerreto che esprime il proprio dictat con una lettera datata il 14 novembre del 1774.
Diciotto sono i punti che il conte tratta[lxxxiii]. Dal primo si evidenzia che i cappellani dovevano andare almeno una volta a settimana nel coro a cantare la Messa, altro obbligo, nei giorni lunedì, giovedì e sabato, era quello di recitare il Vespro sempre nel coro.
Durante i giorni di festa, oltre che tutte le domeniche, recitano i punti due e tre, tutti i cappellani devono intervenire per i vespri e per la Messa Cantata.
Nel giorno della Commemorazione dei defunti, recita il quarto punto, tutti i cappellani devono intervenire per cantare l'intero Ufficio Sacro, le Lodi dei Defunti e la Messa, inoltre si chiede di intervenire di mattino, alle prime ora dell'alba, per comodità della gente di campagna, nel quinto punto si dispone che durante la notte di Natale si debba cantare l'Ufficio Sacro e la Messa Solenne.
Nel sesto punto si chiede di cantare durante la Quaresima tutte le mattine la messa, nel settimo punto si precisa che in tutti i venerdì di marzo, dopo che si è esposto il SS. Sacramento bisogna cantare la Compieta. Ed ancora all'ottavo punto si precisa che durante tutte le festa della Beata Vergine Maria, in quella della Visitazione e della Presentazione, si debbono cantare i primi vespri e la messa. Nel nono punto si precisa che in tutte le terze domeniche di ogni mese devono intervenire all'esposizione del SS. Sacramento e alla processione di rientro dalla piazza grande , qualora il tempo avesse permesso la stessa. Nel decimo punto vi sono tutta una serie di cose da osservarsi per la settimana santa ad iniziare dalla domenica delle Palme.
Al punto undicesimo si precisa che debbono presenziare all'Esposizione durante l'ottonario del SS. Corpo di Cristo. Al dodicesimo punto si dispone che durante la festività di S. Francesco Saverio gli stessi cappellani siano presenti cantando messa e vespri anche durante il triduo. Al tredicesimo punto si evidenzia per la Festa di S. Apollonia quanto già visto per S. Francesco Saverio. Al quattordicesimo si dispone che tutti debbano cantare il Te Deum, intervenire all'esposizione e cantare la messa, ciò si deve fare anche quando lo richiede l'Ordinario Diocesano. Al quindicesimo punto si evidenzia del come i cappellani debbano intervenire alle funzioni della chiesa all'occorrenza. Al sedicesimo si indica l’obbligo di prelevare la statua di S. Michele Arcangelo dalla chiesa di San Benedetto e a lì riportarla, a sancire ulteriormente quello che è il rapporto con il Santo Patrono. Al diciassettesimo punto si evidenzia del come sono obbligati ad intervenire all'occorrenza durante tridui o disposizioni dell'ordinario Diocesano.
Al diciottesimo punto si precise del come debbano gli stessi dire la prima e la seconda messa nell'Aurora e l'ultima a mezzo giorno.
Nell'atto si allega anche una richiesta firmata da tutti i cappellani che riferiscono che per tutti i pesi da rispettare i ducati quattordici annui a loro dovuti sono pochi, bastanti per la sola "sottana, Cotta e biretta", per cui si chiede al conte di Cerreto l'aumento della loro spettanza.
Dall'atto notarile si vede del come si vada a concedere altri ducati quattro, in totale ebbe ad avere per le varie attività ducati diciotto annui ogni singolo cappellano.
Nel 1782 ritroviamo i cappellani contestare per la loro spettanza, arrivata oramai a 36 ducati annui e messa franca[lxxxiv].
Per questa vicenda il conte di Cerreto il 16 febbraio del 1782 scrive all'Economo della chiesa, don Nicola Tennerelli, riferendo che già si era concordato con il suo predecessore D. Felice Vairo, di concede l’aumento della spettanza ai cappellani da ducati 36 a ducati 40 e\o 45 e più la solita messa franca, in virtù del fatto che la stessa chiesa aveva chiuso un bilancio in attivo pari a ottocento ducati. Inoltre, lo stesso conte gli vuol riconoscere grana 30 per le feste, per il capodanno e per la festa del SS. Corpo di Cristo.
Passiamo ora al XIX secolo.
Il 28 agosto del 1853 il rettore della chiesa scrivendo al Vescovo riporta un sunto di tutti i regolamenti fino ad allora in vigore – dando vita a quello ufficia rispettare- , infatti, vi erano stati problemi con il susseguirsi dei vari regolamenti[lxxxv].
Lo stesso è così titolato "Quadro Generale di tutti i Regolamenti ed Obblighi de' R.di Cappellani della Ve.ble Chiesa del SS. Corpo di Cristo di Maddaloni".
Tra le varie regole figurano, in una parte specifica, quelle relative alle processioni, o associazioni, funebri.
Si nota del come ci fosse il privilegio per i cappellani di poter essere accompagnati fino al cimitero, mentre gli altri fedeli, anche se parenti dei primi, avevano facoltà di essere accompagnati fino ad una località della zona di Maddaloni denominata, ancora oggi, i Mulini.
In effetti, fino a qualche tempo fa, le processioni funebri partenti dalla chiesa, imboccando l'attuale via Bixio, per disposizioni gerarchiche, si fermano con la benedizione delle salme all'ingresso della chiesa di San Pietro, nella stessa strada[lxxxvi] sita[lxxxvii]. Con il XII Sinodo della Diocesi di Caserta, voluto e ufficiato da mons. Raffaele Nogaro, figurano altre norme esplicative circa le stesse manifestazioni funebri, quali ultimo saluto processionale[lxxxviii].
Con il XIX secolo la parte organizzativa dei cappellani era ufficialmente disposta dall'Università, anche se il Vescovo disponeva direttiva da seguire interpellato nei momenti opportuni[lxxxix].
L'Università maddalonese curava, infatti, oltre alle nomine e alla parte finanziaria anche quella organizzazione interna dei cappellani. Infatti, il 22 dicembre del 1871[xc] in Consiglio Comunale i consiglieri Raffone Raffaele e Iorio Giuseppe, probabilmente componenti della commissione comunale vigilante sulla chiesa, portano all'attenzione del consiglio un regolamento per i cappellani composto da 47 articoli, che verrà letto e votato all'unanimità.
L'8 novembre del 1872 i cappellani contestano all'Amministrazione Comunale l'imposizione del regolamento da parte dell'Università , in quanto già vi esiste quello vecchio che disciplina diritti e doveri.
Il Consiglio Comunale riunitosi il 4 gennaio del 1873[xci] non prende in considerazione le lamentele dei cappellani in quanto il regolamento da rispettarsi è già stato inviato all'Ordinario Diocesano che non ha manifestato stupori o rimproveri.
Il 21 ottobre del 1896 in Consiglio Comunale[xcii] è posto all'attenzione dei consiglieri il nuovo regolamento dei cappellani, che viene approvato all'unanimità, considerando che è già stato inviato all'Ordinario Diocesano che non ha avanzato nessun chiarimento o variazione.
In effetti, il regolamento che andrà in vigore è firmato dal Vescovo e dal sindaco in data 14 settembre 1896[xciii]. Il 21 gennaio del 1911 ritorna in Consiglio Comunale la vicenda del regolamento[xciv], infatti, la commissione amministrativa della chiesa del SS. Corpo di Cristo il 20 dicembre del 1910 scrive al Consiglio Comunale chiarendo che il regolamento allora adottato andava bene nella parte ecclesiastica mentre nella parte materiale o amministrativa presentava molte lacune e non potendo le variazioni che si andranno a fare essere retroattive si andrà a disporre da ora per i prossimi cappellani eletti[xcv]. La commissione chiede che si adotti il seguente articolo: “ La nomina dei nuovi cappellani va sottoposta alla condizione che essi per turno possano essere obbligati dall'amministrazione della Chiesa a celebrare in tutti i giorni festivi o la messa dell'aurora o quella del mezzogiorno con il consueto antico assegno di lire cento annue per ciascun incarico, e solo aumentabile esso assegno a discrezione della detta amministrazione della Chiesa, se il Bilancio lo consente, rimandendo però sempre fermo il bilancio delle messe per tutto l'anno. Per i Cappellani di nuova nomina non ancora sacerdoti, l'obbligo ha luogo il giorno in cui divengano sacerdoti”.
L'11 febbraio del 1911 ritorna in consiglio comunale l'argomento del regolamento dei cappellani[xcvi]. In questa occasione si conferma l'articolo inserito e se ne aggiunge un altro dal seguente tenore: “ Il Rettore e i Cappellani addetti alla Celebrazione delle Messe debbono immancabilmente nei dì festivi a loro spese farsi sostituire in loro mancanza anche giustificata, qualunque sia la natura e la durata della loro infermità e qualunque siano le ragioni delle circostanze del loro impedimento”. L'ultimo regolamento di cui sia ha notizia è quello del 30 novembre del 1923 la cui, unica copia, è conservata presso l'Archivio Diocesano di Caserta[xcvii].
Con il 4 febbraio 1932, cioè con il passaggio alla Diocesi di Caserta, il Vescovo, e non più il Podestà con il Consiglio Comunale, sarà l'autorità massima della chiesa. Tra l 'ottobre del 1932 e il maggio del 1933 si viene a creare all'interno della chiesa una disputa circa l'organizzazione interna, le spettanze e presunti privilegi che il rettore pretende avere nonostante sospensione da parte dell'Ordinario in tempo non sospetto[xcviii]. La vicenda troverà una certa stabilità solo il 14 luglio del 1933 allor quando il Vicario generale scrive al rettore, don Nicola Romeo, riferendo che il desiderio del Vescovo è quello che si formi una commissione amministrativa della stessa chiesa, responsabile per il futuro. Nella stessa comunicazione, mons. Frese, comunica le nomine già decretate: Rettore Don Nicola Romeo; Confratelli (consiglieri) Don Gennaro Bove e Don Domenico Di Pietro; Segretario Don Antonio Fortunato[xcix]; Cassiere Don Salvatore Santonastaso.
Segue alle nomine la precisazione che entro il mese di ottobre di quell' stesso anno bisogna presentare il bilancio della chiesa.
Il Rettore Romeo a presa d'atto della decisione del Vescovo risponde allo stesso il 1 giugno 1933 assicurandolo del rispetto di quanto disposto.
Il documento - decreto che in questa fase probabilmente acquista maggiore importanza è il decreto vescovile del 10 febbraio del 1945, con il quale il Vescovo nominando l'ultima commissione, o consiglio della chiesa, dichiara sciolta ogni forma di commissione amministrativa preesistente[c], relegando, così, l'amministrazione solo a tre suoi fiduciari, uno dei quali e il Rettore della stessa.[ci] Dopo questa non si ha notizia di altri consigli della chiesa.
L'8 marzo del 1963, però, mons. Bartolomeo Mangino,Vescovo di Caserta, scriverà un altro decreto relativo alla reggenza spirituale della chiesa. Infatti, in tale data deceduto don Gennaro Bove, il Rettore del Consiglio di cui sopra, viene incaricato temporaneamente per la cura don Salvatore Izzo, un giovane sacerdote di Maddaloni, morto il 21 novembre 1976[cii], secondo alcuni in concetto di santità[ciii], sulla cui figura diversi contributi sono stati mandati alle stampe[civ] tra i quali anche uno a cura dello scrivente dal titolo Appunti su don Salvatore Izzo di Maddaloni[cv].
Nel mentre si segnala anche l’azione pastorale che ebbe and avere nella stessa chiesa don Salvatore d’Angelo, coadiuvato da don Salvatore La Farina, fino al 1969 che vede la presenza di don Benedetto Bernardo, insediasrsi, il 20 aprile 1969, quale parroco di Sant’Aniello in SS. Corpo di Cristo.
La riduzione dei cappellani e delle messe
I patronati delle cappelle, nonché le richieste di indulgenze, sono solo alcune delle motivazioni sulla base delle quali si evidenzia nell'analisi dei libri della chiesa che i cappellani, qualunque sia stato in ogni periodo il loro numero, erano sempre impegnati nella celebrazione delle messe.
Si consideri che anche quando il numero dei cappellani era di trenta, cioè nel XVIII secolo, si correva il rischio di non celebrare tutte le messe dovute.
Caso emblematico è evidente per mano del Vescovo di Caserta mons. Pignatelli costretto a disporre il 2 ottobre del 1790 che i Canonici Felice Eliseo e Angelo Mazzoni, del Capitolo di San Pietro di Maddaloni, ispezionassero lo stato delle messe della chiesa Collegiata del SS. Corpo di Cristo, attraverso i registri delle messe.
Da un confronto che ebbero a fare i due canonici relativo al periodo intercorrente tra il settembre del 1784 e l'agosto del 1788, ne divenne che 8946 messe non furono celebrate su un totale pari a messe 44187[cvi]. Da qui, da calcolo fatto i nostri cappellani, avevano la media di 1227,5 messe da celebrare al mese, che diviso il loro numero fa si che ogn'uno di essi doveva celebrare una o due messe al giorno. Nonostante ciò circa 9000 non erano state celebrate.
Questo stato di cose sorse a seguito di un provvedimento che già ebbe a prendere lo stesso Ordinario un anno prima, infatti, il 4 maggio del 1789 su sollecitazione dell'economo della chiesa, Giuseppe Giannelli, aveva decretato di aumentare la tassa sinodale, relativamente ai pesi di messe, da due a tre carlini l'una, scongiurando in questo modo qualche committenza esosa[cvii].
A ciò si aggiunga poi la riduzione, con il tempo, del numero dei cappellani. Va chiarito, in questa fase, che la vicenda legata alla riduzione del numero dei cappellani, indubbiamente dipendente anche dalla situazione del bilancio della stessa chiesa, ritorna con una comunicazione che i primi del 1826 l'Intendente Provinciale fa al Comune di Maddaloni, e quindi alla commissione amministrativa della chiesa. La stessa commissione il 21 aprile dello stesso 1826 comunica al Vescovo dello stato della situazione, come si evidenzia da un carteggio conservato presso l'Archivio Diocesano di Caserta[cviii], e che l'Intendente ha disposto di portare i Cappellani dall'allora numero di 30 a quello di 21. La Commissione riferisce del come il "Governo" abbia già provveduto ad alienare alla chiesa i fondi accumulati negli anni pregressi, tutto ciò considerando che da qualche anno la chiesa ha finito di vivere un periodo di incubo causato da una appropriazione indebita dell'amministrazione da parte del Regio Demanio.
Il 21 maggio, però, il Consiglio Comunale si riunisce e delibera come disposto dall'Intentende di ridurre i cappellani ad un numero di 21. A distanza di qualche anno il Vescovo di Caserta, il 5 ottobre del 1833, scrive al Ministro Segretario di Stato per gli Affari di Culto chiedendo una donazione al fine di evitare una ulteriore riduzione dei cappellani.
Il 1 ottobre del 1840, a solo 7 anni di distanza, il Vicario Generale della Diocesi, Can. Ricciardi, scrive al Sindaco di Maddaloni comunicando che il numero degli stessi è pari a 12[cix].
Interessante è la gestione della trattazione delle messe con il materiale d'archivio del XIX secolo[cx], mentre con il XX secolo si passa alla riduzione, per impossibilità di celebrare le stesse, attraverso il sacro assenso della Sacra Congregazione del Concilio del Vaticano.
Il 24 marzo del 1820 l'Intendente di Terra di lavoro scrive al Vescovo riferendo che il 7 dicembre del 1819 la Commissione Amministrativa della chiesa aveva redatto un regolamento, allegando il verbale della seduta, con il quale si disciplinano le messe che si celebrano nella chiesa, siano esse celebrate dai sacerdoti ordinari che straordinari. Il sindaco Pasquale Baffone, il 10 settembre del 1853, scrive al Vescovo riferendo che, il 9 settembre dello stesso anno, la Commissione Amministrativa comunale della chiesa si era riunita e nella stessa seduta[cxi] ha stabilito gli orari delle messe per la chiesa[cxii]. Il rettore della chiesa don Matteo Heycher in data 19 settembre del 1873 comunica al Vescovo della regolamentazione relativa ai cappellani per ciò che riguarda le messe lette[cxiii]. Ed è sempre il rettore il 18 maggio del 1896 trasmette all'Ordinario diocesano i prospetti relativi a più anni dello stato delle messe, che sono titolati :"Stato nominativo degli obblighi di messa della V.ble Chiesa del Corpo di Cristo in Maddaloni". Tra il 1909 e il 1910 sorge, nuovamente, in modo ufficiale il problema relativo alla diminuzione delle messe da celebrarsi. Il tutto sembra scaturire già da una relazione che la Commissione amministrativa comunale il 15 maggio 1909 trasmette al Vescovo, titolata " Chiesa Colleggiale del SS.mo Corpo di Cristo in Maddaloni - Commissione Amministrativa - Provvedimenti per la sistemazione del bilancio dell'anno in corso e successivi"[cxiv].
La chiesa del SS. Corpo di Cristo di Maddaloni diventa Basilica Pontificia Minore del Corpus Domini
La chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, nata per avere le caratteristiche di Basilica, a distanza di sette secoli e diventata anch’essa Basilica Pontificia Minore.
Il merito perché il processo di elevazione sia stato tale è da riconoscersi, al di là dell’impegno profuso dalla curia casertana con al suo vertice l’Ordinario mons. Raffaele Nogaro, a mons. Cesare Scarpa custode pro tempore del Monumento d’Arte e di Fede della chiesa del SS. Corpo di Cristo nonché sede della parrocchia di Sant’Anielo.
Mi è gradito ricordare come mons. Cesare Scarpa mi abbia coinvolto nel mese di aprile 2003 al fine di redigere una relazione storica artistica e di vita pastorale da corredare alla documentazione da inviare alla Santa Sede per il prestigiosi riconoscimento.
Ecco il testo della relazione, successivamente pubblicato a corredo di un opuscolo edito dall’Associazione Culturale Onlus “Aniello Barchetta”, diretta dal figlio dell’omonimo maddalonese, Maestro Antonio Barchetta, nel ricordo dell’evento secolare[cxv]:
Relazione sulla chiesa del SS. Corpo di Cristo in Maddaloni
La chiesa del SS. Corpo di Cristo si affaccia su piazza de Sivo, sita tra via Maddalena e la direttrice di piazza Umberto I in pieno centro storico.
L’attuale complesso della chiesa non è quello originale.
La genesi della chiesa, infatti, inizia con una pia assemblea che aveva lo scopo di identificare un luogo sacro, curato dalla Congregazione del SS. Corpo di Cristo, dove poter esporre il SS. Sacramento dopo la processione cittadina. Per questo scopo, provvisoriamente la Congregazione aveva alloggiato presso le chiese di San Benedetto, ove nacque la stessa per opera del canonico Enrico d'Abenante nel 1536, della Maddalena, di Sant’Aniello e di San Martino. Il problema, però, restava giacché vi era la necessità d’un edificio per questo solo scopo.
A tal fine merita menzione l'amministratore di quella riunione, Ranaldo Tenneriello, il quale donò un giardino di mezzo moggio, il 12 settembre del 1546, alla Basilica di San Giovanni in Laterano di Roma, allo scopo di edificare una piccola Cappella per il fine affermato che avesse di quella Basilica le “stesse grazie ed indulgenze e privilegi”.
Il Capitolo della Basilica accolse ben volentieri il dono e lo spirito che lo animava, mentre per la parte attuativa diede, il 5 dicembre di quello stesso anno, incarico all'Università di Maddaloni, vale a dire all’amministrazione comunale, di edificare la Cappella[cxvi] e di prendersene il patronato.
Circa quest’ultimo a seguire si accennano le vicende giuridiche amministrative per opera dell’avvocato Crescenzo Demarco il quale nell’intervenire per risolvere la vicenda sul diritto d'elezione degli amministratori della chiesa, afferma che un antico istrumento scampato dalla voracità del tempo, e dal penetrante sguardo de' Duchi di Maddaloni manifesta l'origine della nostra Chiesa. Surse questa dalla largizione de' cittadini maddalonesi, li quali in un solenne istrumento rogato nel 1546, dove intervennerò ancora gli amministratori dell'Università, asserirono, che mossi da divozione verso il Santissimo Corpo di Cristo, avean determinato, de propriis eorum bonis, facultatibus velle aedificare facere quamdam cappellam, seu Ecclesiam sub eadem invocatione in infrascripto loco eiusdem terrae, reservato eidem Universitati jure patronatus, quem locum ad effectum fundandi dictam cappellam, ut guadeat omnibus privilegiis, immunitatibus, exemptionibus concessis per Romanos Pontifices Ecclesiae Lateranensis, velle donare eidem Ecclesiae Lateranensi perpetuo dictum locum. Costituirono Procuratore D. Arcangelo Raimondo Rota Notajo Romano per ottenere li privilegi conceduti dalla Chiesa Lateranense, e soggiunsero; Quae Cappella possit gubernati per magistros, seu procuratores deputandos per dictam Universitatem anno quolibet amovibiles, quae possit habere Cappellanum, cappellanos ad eorum arbitrium, ita quod eleaemosinae, introitus assignati, donati in futurum dictae Ecclesiae costruende sint pro illius manutentione, salario presbyterorum, allorum piorum usuum, aliter, pro ut dictis Universitatibus hominibus placuerit, ac reservato jure patronatus in perpetuum pro dicta Universitate. Si stabilì di rogarsi un ulteriore istrumento cum obligatione, aliis clausulis, pactis ad id necessariis, prout dicto eorum Procuratori melius videbitu pro cautela dictae Universitatis.
Prima di passare alle vicissitudini che nel tempo hanno interessato l’edificio in muratura è opportuno ulteriormente definire il legame tra la cappella e Tenneriello. Lo stesso, infatti, dopo la realizzazione di quest’ultima, il 3 aprile del 1552 la rendeva unica erede di tutti suoi beni, ben 22 moggia di terra dette Le Piscine seu Gentile, e nella stessa, nell'anno 1567 fu sepolto.
Com’è facilmente intuibile, visto anche il culto al SS. Sacramento, la cappella ebbe molte opere di donazione oltre a quella di Tenneriello e fu così che viste le rendite della chiesa prima nel 1567 e poi nel 1577 troviamo opere di perfezionamento ed ampliamento della stessa. L’opera è stata immortalata grazie alle registrazioni-cronache tratte dagli atti dei notai Liguoro e De Simone.
L’ampliamento del 1577 è stato possibile per mezzo dell’interessamento che ebbe il 4 novembre di quell’anno l’Ordinario diocesano, mons. Agapito Bellomo, il quale donò agli amministratori della chiesa 22 passi di terreno, detti nella descrizione stiriles, infruttuosi petrosi ac parios fruttos percepit.
Non si hanno documenti grafici sulla chiesa cinquecentesca, anche se si giunge alla conclusione che il complesso cinquecentesco doveva avere otto cappelle, quante sono in effetti le tavole cinquecentesche.
L'edificio che noi oggi ammiriamo è settecentesco, secolo in cui l'edilizia sacra, anche a seguito del terremoto di fine XVII secolo, è molto fiorente.
La chiesa tra il 1720-1722 e il 1765, quando il 28 maggio di quell'anno mons. Gennaro Albertini, Vescovo di Caserta, la consacrò, è stata sottoposta a lavori d'ampliamento.
La nostra nuova fabbrica era in piedi al rustico già nel 1732, a testimonianza di ciò fu intarsiata ed è oggi ancora ammirabile in una delle volute alla base della cupola la detta data, con al centro in altorilievo un Calice e l’Ostia simbolo della chiesa, e solo un decennio più tardi saranno realizzati gran parte degli stucchi interni.
Di conseguenza, ne diviene che, la chiesa pur essendo in muratura costruita tra il 1722 e il 1732, solo nel 1742 avrà gli stucchi interni, mentre per le rifiniture bisognerà aspettare il 1765: ben 43 anni di attesa per una chiesa completa anche se, probabilmente, funzionante a tutti gli effetti da prima.
A termine di questi la chiesa ha assunto la forma attuale.
Per quanto riguarda le sue misure va detto che la lunghezza calcolata dal portale principale all’abside – coro è di circa 60 metri. Di questi 40 metri interessano la navata, 17 metri il presbiterio ed 8 metri l’abside-coro. La larghezza della navata, comprese le mura perimetrali, è di 22 metri fino al presbiterio, qui è di metri 28, mentre l’altezza è 22 metri. La sagrestia sinistra è larga 11 metri ed è profonda 10 metri mentre la sua altezza è di 7 metri; la sagrestia destra è larga 10 metri, profonda 21 metri ed alta 13 metri. La sola cupola è alta 18 metri, da qui l’altezza massima della chiesa è di 40 metri. La larghezza della facciata principale è di 22 metri mentre la sua altezza è di 28 metri. Il campanile posto alla destra della chiesa ha una pianta quadrata i cui lati sono di 9 metri ed una altezza di metri 45[cxvii].
La nostra chiesa si presenta ad una navata, con sette cappelle laterali nelle quali sono presenti quadri di valore artistico, e fino a circa un trentennio fa, quasi in tutte, altarini in muratura decorati di stucco, realizzati dal napoletano Antonio Di Lucca, dei quali un solo esemplare è rimasto.
Nella prima cappella a destra era l’unico altarino di marmo che agli inizi degli anni ‘70 fu trasportato nella cappella detta di Pompei, cioè la sagrestia posta alla sinistra del presbiterio.
Entrando dall’ingresso laterale la nostra attenzione è attratta dal maestoso campanile progettato e seguito nella realizzazione da napoletano Orazio Salerno. L'edificio, a croce latina, presenta una volta a botte e nell’ampio transetto quattro grandi archi sostengono la cupola, con otto finestroni. Le pareti sono decorate di colonne scanalate sormontanti dei capitelli ben modellati e le opere in stucco della chiesa sono opera di Michele Santullo. La stessa possiede, inoltre, preziosi arredi settecenteschi, quali i due organi posti ai lati dell'arco trionfale, il rivestimento della sagrestia grande, il coro ligneo dietro l'altare maggiore, ed un tempo 4 confessionali riccamente intarsiati, opere realizzate nell'arco della seconda metà del '700, per opera principalmente di Nicola Grauso. Nel transetto vi sono due altari marmorei di Antonio Di Lucca ed al centro l'altare maggiore con pavimento e balaustra, a forma di semiellisse, sempre in marmo, su disegno del regio architetto Luigi Vanvitelli realizzati sempre da Di Lucca. Le opere di in doratura ed i lavori in rame sono opera di Domenico Fiore, artigiano napoletano espressamente richiesto da Vanvitelli.
La chiesa ha due sacrestie, ai lati del coro di dimensioni diverse. La prima, più piccola, ha funzione di cappella ed è detta di Pompei, con l’altare marmoreo di cui sopra. La seconda molto spaziosa, ha una volta a tratti decorata con stucchi mentre le pareti sono ricoperti da preziosi pannelli lignei intagliati e firmati da: Nicolaus Grauso fecit 1761.
Sul fondo della parete intonacata di questa, dove fino al 1976 esisteva un altarino in stucco, vi è un quadro a firma d'Orazio de Carlucciis, che rappresenta la Madonna nella Gloria circondata da Angeli con un monaco francescano ed un domenicano alla base.
La produzione artistica che possiede la chiesa riprende a pieno la capacità della componente artistica operante in loco, e non solo, nello stesso periodo storico. Infatti, è doveroso segnalare: il maddalonese Pompeo Landolfo (genero e seguace del napoletano Giovan Bernardo Lama), il fiorentino Giovanni Balducci, ed i napoletani Fabrizio Santafede e Giuseppe Gilamieri.
Con il verbale di consegna del 31 marzo 1932 la chiesa è passata per patronato dal Comune di Maddaloni alla Diocesi di Caserta.
Come accennato, la chiesa nacque al fine di assolvere le esigenze della Congregazione dello stesso titolo. Essendo poi di patronato municipale era sede ufficiale di tutte le funzioni cittadine, laddove si ravvisasse il carattere religioso.
Legati e donazioni hanno permesso, nel corso del tempo, agli amministratori della chiesa, ed a quelli della congregazione del SS. Corpo di Cristo, che nel frattempo si era strutturata in modo parallelo, investimenti al punto da consentire la realizzazione dello splendido gioiello di Terra di Lavoro poc’anzi presentato per sommi capi, ossia la nostra grande chiesa detta localmente anche Duomo del SS. Corpo di Cristo. Il nome Corpus Domini era usato principalmente per lo più da parte del clero ma oggi è di uso comune.
La chiesa de’ … Santissimi Corporis xsti Terra di Matalunii…, è stata onorata della concessione dell’indulgenza plenaria per tutti coloro i quali presso la stessa si portavano a pregare in occasione del primo e dell’ultimo giorno dell’anno, per opera di Sua Santità Paolo V. La concessione è evidente da comunicazione della Santa Sede trasmessa al rettore della chiesa, datata il 26 maggio del 1612, e presso l’archivio della stessa conservata.
La crescita della chiesa fu dovuta anche ad interventi degli ordinari diocesani. Nel 1765 mons. Albertino, nel 1775 mons. Filomarini, nel 1788 mons. Pignatello, ed ancora, ma non ultimo, nel 1887 mons. de Rossi, fecero sì, da un lato che coloro i quali si portavano nella chiesa a pregare nell’ottovenario o nella domenica subito successiva del SS. Corpo di Cristo avevano 40 giorni di indulgenza, dall’altro che i cappellani della chiesa, nei periodi floridi trenta e più, si potessero distinguere con l’almuzia ed altri indumenti di privilegio rispetto ad altri confratelli delle comunità locali.
In tema di indulgenza, in un periodo molto più recente, la chiesa nel corso del Giubileo del 2000 è stata indicata dal Vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, come chiesa giubilare per l’acquisto delle indulgenze dell’Anno Santo.
La tradizione più antica che ricorda la chiesa è quella che la vede al centro dell'organizzazione, nel passato con la sua Congrega, in occasione della processione del SS. Sacramento, e quindi la festa del Corpus Domini.
Da una visita pastorale del 1947 risulta che la nostra chiesa celebrava i seguenti tridui: SS. Nome di Gesù, Sant'Apollonia, Madonna Addolorata, San Francesco Saverio, Arcangelo Raffaele, Madonna della Speranza, Madonna dell'Arco. Si celebravano la novena di Natale, le SS. Quarantore, Ottovenario del SS. Corpo di Cristo (Corpus Domini) e quella grande dedicata all'Arcangelo Michele Patrono della città di Maddaloni ed altre viciniore e della Diocesi di Caserta. Inoltre, si ricorda che di antica memoria erano il Quaresimale e le Tre ore di Agonia che nella chiesa si celebravano in preparazione della Santa Pasqua, per aiutare i fedeli a celebrare degnamente il grande evento liturgico. Tali pii esercizi, soprattutto il Quaresimale, per secoli hanno avuto vitalità anche se poi sono scaduti nel secondo dopo guerra.
Con il 20 aprile 1969 la chiesa è sede parrocchiale della comunità di Sant’Aniello, giacché l’edificio omonimo, alle spalle della nostra fabbrica, era cadente. Fino a quel momento, da un decennio, la nostra chiesa era curata spiritualmente da un sacerdote solo nei giorni di precetto.
E’ dello stesso periodo la tradizione vivissima nell’antica parrocchia di Sant’Aniello dei festeggiamenti in onore del titolare della parrocchia, e di Santa Lucia, 13 e 14 dicembre. Questa duplice ricorrenza, ancor più che negli anni ’70 dello scorso secolo, vede l’intera comunità cittadina e delle zone viciniore portarsi presso la chiesa e partecipare alle attività liturgiche.
Con la venuta del parroco don Benedetto Bernardo, la comunità inizia una serie di attività pastorali. L’entusiasmo del giovane parroco e la pochezza delle opere spirituali da poter continuare, dovute alla anziana età del predecessore da poco venuto meno, fecero sì che la chiesa un tempo laicale potesse iniziare a svolgere la sua funzione di Casa del Signore.
Intatto a causa di interventi infrastrutturali, che la chiesa richiedeva, ne risentirono le attività pastorali.
Con il 20 luglio 1978, con nomina il 1 agosto[cxviii] di quello stesso anno, la comunità parrocchiale, e di conseguenza anche la nostra chiesa, è affidata a mons. Cesare Scarpa, attuale parroco, non troppo nuovo in questa comunità poiché precedentemente da missionario OMI, qual’era , venne da oratore per numerose predicazioni nella fabbrica, si segnalano gli anni 1972, 1974 e 1976 in occasione delle ricorrenze più importanti dell’anno liturgico[cxix].
Con l’arrivo del sacerdote Scarpa, forte della sua esperienza missionaria, la comunità dei fedeli si è arricchita di cultura esegetica alla portata di tutti ed esperienza del Cristo nel servizio ai fratelli.
L’attività pastorale si è intensivamente incrementata: con la nascita dell’Azione Cattolica, la crescita della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, del Gruppo dell’Apostolato della Preghiera ed ancora del gruppo Associazione Cattolica del Corpus Domini (A.C.Cor.Do.), etc..
La presenza di giovani, opportunamente guidati dal parroco e da collaboratori esperti di musica, ha consentito nel tempo la presenza costante di una folta corale, estrazione della quale ha creato anche ad un’associazione musicale impegnata a livello nazionale[cxx]. Ed ancora un ricco gruppetto di ragazzi, guidati da animatori preparati dallo stesso mons. Scarpa, hanno permesso la presenza costanza di ministranti al servizio Eucaristico e Liturgico in genere.
Le vocazioni sacerdotali, poi, hanno fatto ritrovare alla comunità la gioia della vita donata al Signore. Infatti, questa stessa comunità parrocchiale che già vanta due Vescovi (mons. Felice De Siena nominato vescovo nel 1888 e mons. Pietro Farina nominato vescovo nel 1998, quest’ultimo già Vicario generale della Diocesi di Caserta, entrambi quali titolari della Diocesi di Alife Caiazzo) recuperando nell’ultimo ventennio l’azione pastorale vocazionale ha donato alla Santa Chiesa di Dio tre sacerdoti: 7 dic. 1994 don Nicola Lombardi, rettore del Seminario vescovile di Caserta, poi parroco in Mezzano; 18 apr. 1998 Padre Marco Bruno dell’ordine dei Domenicani[cxxi]; 2 mag. 1998 don Edoardo Santo, parroco di San Pietro in Maddaloni
La costanza della comunità dei fedeli, e dalla propria guida spirituale, nel pregare per le vocazioni ha permesso a molti di conoscere lo splendido mondo della preparazione al sacerdozio.
Come si accennava, la nostra chiesa è sede dei festeggiamenti patronali in onore del Principe degli Angeli: Michele. La presenza di mons. Cesare Scarpa ha contribuito notevolmente a fare prendere coscienza alla comunità dei fedeli del vero senso della festa, autenticamente teologico spirituale, non già devozionale folkloristico. Infatti, il primo frutto che si è notato da diversi anni è che molti dei volontari vicini agli organizzatori della festa e lontani dai precetti cattolici sono stati avvicinati alla comunità dei fedeli ed hanno avviato un proprio cammino spirituale.
L’impegno pastorale, inoltre, non ha impedito l’interessamento per la salvaguardia dei beni architettonici ed artistici della chiesa: spesso con determinanti contributi economici personali dello stesso parroco.
L’impegno instancabile di don Cesare Scarpa, fatto nell’anonimato, e come vero spirito di servizio, è stato premiato recentemente con la nomina di Monsignore ed il titolo di Prelato d’Onore di Sua Santità.
Attualmente la comunità dei fedeli della parrocchia di Sant’Aniello in SS. Corpo di Cristo è considerata una delle più attive della forania maddalonese e probabilmente della stessa Diocesi di Caserta.
Maddaloni, lì 25 aprile ’03
Qui ha termine la relazione.
Nei giorni successivi all’anticipazione telefonica del 15 maggio 2003 a mons. Cesare Scarpa circa l’elevazione della chiesa a Basilica mi fu affidato l’incarico di addetto stampa dell’evento, che subito accettai e seguii nell’impegno scrupolosamente, e di procedere alla redazione subito di un comunicato stampa da inviare agli organi di stampa, cosa che fece in data 18 maggio 2003[cxxii].
Perché resti memoria dell’evento riporto la cronaca del giorno dell’elevazione della chiesa a Basilica Pontifica Minore.
Il grande evento ha avuto luogo, come anticipato, domenica 22 giugno 2003[cxxiii].
Alle 09.50 mons. Cesare Scarpa, rettore della neo Basilica del Corpus Domini con un congruo gruppo di fedeli, tra cui lo scrivente ed il signor Giuseppe Riccio, in qualità di Segretario e Presidente del Comitato Festeggiamenti Patronali in onore di San Michele Arcangelo - che dipendendo dello stesso monsignor Scarpa ha come sede ideale nella neo Basilica - dalla chiesa del SS. Corpo di Cristo si è portato sul corso cittadino, corso I° Ottobre, ad attendere il Vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, che ha accompagnato l’Inviato Pontificio, mons. Francesco Pio Tamburino, Segretario della Sagra Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che a nome e per conto del Successore di Pietro è venuto a proclamare la neo Basilica maddalonese. Il servizio d’ordine della manifestazione è stato affidato ai volontari dell’associazione Cattolica del Corpus Domini, operante nella Basilica omonima.
All’incirca alle 10.10 sono giunti i due prelati, accolti dalla comunità dei fedeli e dai confratelli della Congrega di Maria Santissima di Montedecoro con tutti gli onori dovuti, ad iniziare dal saluto con l’inchino dello stendardo alto una decina di metri, con pennacchio.
Nel mentre, la comunità di Dio intonava l’Inno per la Basilica, con versi di mons. Cesare Scarpa ed arrangiamenti del Maestro Antonio Barchetta, tra le bandierine sventolate da grandi e piccini con i colori del Santo Padre e lo stemma pontificio.
Tra i presenti si sono notati, oltre alle forze dell’ordine e di volontariato (Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Municipale, Protezione Civile, Pionieri CRI (con a capo il loro responsabile Stefano de Simone), Volontari del Soccorso CRI (con a capo il loro responsabile Domenico Iovine), il Sindaco pro tempore di Maddaloni, Francesco Lombardi, con tutta la giunta e quasi al completo l’assise consiliare; il presidente pro tempore del consiglio comunale, Vincenzo d’Errico, ed il difensore civico pro tempore, Francesco d’Angelo. I parlamentari sen. Gaetano Pascarella ed On. Pietro Squeglia, ed ancora il sen. Salvatore Pellegrino. L’allora consigliere, oggi assessore, provinciale, nonché recentemente eletto sindaco di Maddaloni, Michele Farina, ed il presidente pro tempore della Pro Loco, Giuseppe de Lucia. Il direttore della “Fondazione Villaggio dei Ragazzi don Salvatore d’Angelo”, padre Alfonso Lopez, con la banda diretta dal maestro Domenico Fiorinelli, le suore ed un congruo numero dei ragazzi animati dai “Legionari di Cristo”. Era presente il sindaco di Cervino, i presidenti dei comitati festa di San Michele, e di Sant’Antonio, rispettivamente Giuseppe Riccio ed Antonio d’Aiello. Ed ancora amici della comunità come Angelo di Cerbo ed il duca Tixon, il presidente dell’associazione mutilati ed invalidi di guerra: Michele Garofalo[cxxiv]; Maria Letizia al tempo neo presidente del cda del Consorzio Provinciale per l’Approvigionamento Idrico di Terra di Lavoro, e tantissimi altri. Tra i presenti e celebranti abbiamo il cappellano militare delle caserme E.I. maddalonesi, il padre superiore provinciale della comunità dei Carmelitani, il vicario foraneo di Maddaloni, mons. Valentino di Ventura, ed ancora la prima vocazione sacerdotale della chiesa con l’avvento di mons. Scarpa: don Nicola Lombardi.
Giunti i prelati, sul corso all’altezza di piazza della Vittoria, innanzi al Monumento ai Caduti, la cerimonia è stata introdotta da un saluto di mons. Scarpa e da quello portato dal primo cittadino, il sindaco Francesco Lombardi[cxxv]. Entrambi hanno sottolineato questo importate momento per la città di Maddaloni e non solo. E’ seguito il saluto di una ragazza volontaria della Basilica, Nunzia De Lucia, che a nome della comunità tutta ha ringraziato per la presenza e per l’evento mons. Tamburino ed il Vescovo Nogaro, sottolineando come l’impegno profuso di mons. Scarpa ha consentito di vivere questo momento. A questo punto il corteo si è diretto verso la nuova Basilica all’esterno della quale l’Inviato Pontificio ha benedetto la lapide commemorativa del lieto evento che si stava vivendo.
Entrati nella Basilica mons. Cesare Scarpa ha portato il suo saluto concludendo con l’espressione: Viva il Signore, Viva il Papa, Viva la Santa Chiesa. A questo punto la parola è passata all’Inviato Pontificio, mons. Tamburino il quale ha voluto sottolineare come sia in tutto quattro le Basiliche Maggiori (San Giovanni in Laterano, San Pietro, Santa Maria Maggiore e San Paolo, tutte in Roma) mentre tutte le altre, riconosciuto il loro ruolo spirituale, storico religioso, hanno il privilegio di essere individuate e proclamate per intervento del Santo Padre Basilica Minore. La città di Maddaloni – ha dichiarato il Segretario della Sagra Congregazione per il Culto Divino e per la Disciplina dei Sacramenti – e l’intera Diocesi di Caserta vive un momento di Benedizione… Siete fatti destinatari di un Dono di Dio. Nella Basilica del Corpus Domini, ha chiarito il prelato, si dovranno celebrare tre feste: per onorare Pietro e nel ricordo dell’evento attuale: il 22 febbraio (Cattedra di San Pietro), il 22 giugno (Proclamazione della Basilica) ed il 29 giugno(San Pietro e Paolo). Inoltre sono state elencate tutta una serie di giornate per ricevere le indulgenze, secondo la regolamentazione delle Basiliche Pontificie Minori.
A seguire è stato letto il decreto firmato dal segretario, appunto mons. Tamburino, e dal prefetto della Sagra Congregazione detta. Lo stesso, concesso per volontà del Santo Padre è diretto al Vescovo di Caserta, che ha avanzato richiesta formale presso la Santa Sede in datata 27 marzo 2003, al fine di concedere alla nostra chiesa il titolo ottenuto. Il documento vaticano, datato l’11 giugno 2003, porta il protocollo 650/03/L.
Con la detta proclamazione al rettore pro tempore della Basilica, mons. Scarpa, è consentito indossare la morzetta di colo nero con i bottoni rossi[cxxvi].
Dopo la lettura del documento pontificio il Vescovo Nogaro ha portato il suo saluto sottolineando come la città di Maddaloni si senta gioiosa perché è ricca di storia e di cultura, ed adesso ha il prestigio di avere anche una Basilica, cosa meravigliosa visto che neanche la città di Caserta ne possiede una. Questo sacerdote – ha detto Nogaro rivolgendosi a mons. Scarpa - ha saputo realizzare per la città di Maddaloni delle meraviglie.
Un ringraziamento sentito quello del Vescovo che ha associato la figura del neo rettore a quella del profeta Simeone, per la cura della Basilica, ed al piccolo Samuele, per la gioia e la felicità , propria dei bambini, con la quale ha vissuto ed animato questo grande evento.
E’ seguita la celebrazione eucaristica[cxxvii] molto ben animata dalle melodie del coro e dell’orchestra dell’associazione Aniello Barchetta, diretta dal figlio Maestro Antonio, come hanno sottolineato sia l’inviato pontificio che il rettore della Basilica.
Il Maestro Antonio Barchetta ha curato gli arrangiamenti dell’Inno per La Basilica del Corpus Domini[cxxviii], con le parole di mons. Cesare Scarpa, che è stato intonato più volte nel corso della manifestazione[cxxix].
Alle ore 12.00 è finita la celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Tamburino e concelebrata da una decina di sacerdoti.
Il legame che vede interessati il Maestro Antonio Barchetta e la Basilica Pontificia Minore del Corpus Domini non solo per l’animazione musicale[cxxx] è molto interessante.
Il Maestro Antonio Barchetta, infatti, nei locali della chiesa del SS. Corpo di Cristo, riuscì a coordinare circa 250 giovani di entrambi i sessi per l’animazione musicale delle liturgie. Come si nota, la presenza del Maestro Antonio Barchetta nel luogo sacro segna un momento importante tanto per Lui quanto per la Basilica.
Siamo nel 1970 quando il Maestro Antonio Barchetta fonda la Schola Cantorum della chiesa del SS. Corpo di Cristo, dirigendola per oltre un decennio.
La stessa Schola era costituita da un gruppo di giovani i quali si impegnavano musicalmente in appuntamenti come feste sia religiose che civili, cooperando in modo splendido, sia con le autorità ecclesiastiche che con quelle civili.
Infatti, le visite di autorità religiose, nel corso delle quali il Maestro Antonio Barchetta si è esibito con il suo coro, non sono state poche, sia nella stessa Basilica, che nella cattedrale di Caserta città, in rappresentanza della comunità maddalonese[cxxxi].
L’evento[cxxxii], che come è stato anticipato ha visto quale promotore mons. Cesare Scarpa, è stato reso più imponente dalla presenza dell’Inviato Pontificio, l’Eccellentissimo Arcivescovo Francesco Pio Tamburino (già Abate dei Benedettini del Santuario di Montevergine) Segretario della Sacra Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, oltre che del Vescovo di Caserta, mons. Raffale Nogaro, come di altre autorità religiose e civili[cxxxiii].
La costante presenza del Vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, come dei predecessori; quella del Vescovo di Alife Caizzo, mons. Pietro Farina, che in questa stessa comunità parrocchiale ebbe i natali; quella recente, del 14 dicembre 2003 del Padre Gesuita Sua Eminenza il Cardinale Tomáš Špidlík, venuto a presiedere la celebrazione della Festa di Stan’Aniello, patrono della parrocchia omonima e festa ufficiale dell’ “Associazione Onlus Aniello Barchetta”, non fanno che assecondare il prestigio della Basilica del Corpus Domini, e la costante animazione musicale sotto la direzione del Maestro Antonio Barchetta va ulteriormente a suggellare il legame tra lo stesso e la Basilica[cxxxiv].
Una legame a tre sorge dalla collaborazione tra la Basilica del Corpus Domini, il Maestro Antonio Barchetta e la Fondazione Villaggio dei Ragazzi nella persona di don Salvatore d’Angelo[cxxxv].
A tal proposito, va ricordata, in relazione alla detta collaborazione, la visita del Cardinale Paul Poupard, Presidente del Consiglio Pontificio della Cultura, uno dei più stretti collaboratori di Sua Santità Giovanni Paolo II, vicino alla nuova guida del Villaggio dei Ragazzi,che entrando in chiesa alle 8 del mattino del 29 novembre 2001[cxxxvi] ebbe ad affermare: Che bella Basilica avete a Maddaloni. Un segno premonitore, probabilmente!
In tema di viste illustri, va ribadito che la Basilica è stata sempre meta di presenze principesche della Chiesa Cattolica, e costante è stata la presenza degli ordinari diocesani, di Caserta e non solo, in più occasioni dell’anno liturgico.
Tra le visite più importanti che hanno interessato la nostra chiesa Basilica nell’ultimo trentennio si segnalano alcune soprattutto negli anni settanta, per lo più incentivate dall’Arcivescovo, e Vescovo di Caserta, mons. Vito Roberti. Domenica 14 novembre 1971 visita e Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Giuseppe Kuo, Arcivescovo titolare di Salamina, già Arcivescovo di Taipeh, Vice Presidente della Conferenza Episcopale Cinese. Il 29 settembre 1972 abbiamo la vista di Sue Eminenza Cardinal John Wright, in occasione della festa in onore di San Michele Arcangelo, che nel corso della Celebrazione Eucaristica fece un omelia – riflessione sugli Angeli, poi edita a cura del comitato festeggiamenti patronali. Domenica 30 maggio 1976 la comunità è allietata dalla presenza del Cardinale Francesco Carpino. Ed ancora tante e tante altre, non ultima quella di Padre Francesco Saverio Toppi, Arcivescovo Prelato di Pompei in occasione della Settimana di Missione Maria dal 4 all’11 febbraio 1996[cxxxvii].
Volendo giungere alle ultime vicende della Basilica bisogna ricordare che il 25 giugno 2004 mons. Cesare Scarpa ha festeggiato nella chiesa del SS. Corpo di Cristo il suo Sessantesimo anniversario di sacerdozio[cxxxviii], alla presenza del Vescovo, mons. Nogaro.
Nello stesso evento fu ufficialmente presentato alla comunità don Vincenzo Bruno[cxxxix], già padre Marco dell’ordine dei domenicani, e rientrato nel clero diocesano dal marzo dello stesso anno, con il ruolo di vice parroco della comunità di Sant’Aniello in SS. Corpo di Cristo.
La comunità ha festeggiato, in questa occasione mons. Scarpa nel ricordo di quella che è stata la sua esperienza pastorale in una vita di sacerdozio[cxl].
Tra le ultime attività di rilievo e degne di menzione storica della neo Basilica va segnalata la Solenne Missione Eucaristico – Mariana che si è celebrata nel corso del tempo di quaresima, dal 26 febbraio al 6 marzo 2005, in occasione dell’Anno della Eucaristia e nel ricordo del quasi decennale evento del quadro della Madonna di Pompei a Maddaloni[cxli].
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A seguito del passaggio a nuova vita del Servo di Dio Sua Santità Giovanni Paolo II, il 7 aprile 2005 ed il 2 maggio 2005 si sono celebrate Liturgie Eucaristiche e Penitenziali in Pompa Magna nel ricordo e per intercedere per la beatificazione e successivamente santificazione dello stesso, per mano di Sua Santità Benedetto XVI.
I Libri conservati presso l’Archivio Diocesano di Caserta
Di seguito si analizzerà l'esistenza di "Registri", precursori dei futuri Catasti, attraverso i quali gli amministratori della nostra chiesa annotavano le loro proprietà e rendite, al fine di poter procedere alla redazione del bilancio.
Nel passato acquistavano una importanza determinante in quanto vincolante delle attività della stessa chiesa.
La collocazione dei "Registri" denominati Platea Magna è anomala, in quanto sono conservati in vari archivi.
Presso l'Archivio Diocesano di Caserta è custodita una Platea Magna redatta tra il settembre del 1736 e l'agosto del 1740[cxlii] che consta di 50 fogli manoscritti. Giunge comunque superflua un’analisi di questa in quanto, quelle successivamente analizzate (1719 e 1760) riprendono non solo gli stessi capitoli finanziari ma danno una idea delle proprietà alienate al fine di realizzare la nuova fabbrica.
Mentre con il XVIII secolo, lo stato mistico della chiesa e il regime feudale della nostra terra, l'affrancatura dei terreni e delle botteghe erano per la nostra chiesa d’ordinaria amministrazione, con il XIX secolo, a seguito di eventi politici, depauperanti per il patrimonio ecclesiastico, e della svolta della neo borghesia, "i commercianti locali ormai - sono - padroni della situazione"[cxliii], lo stato patrimoniale della nostra chiesa vede un decadenza spaventosa. Eppure, sia a Maddaloni sia a Caserta, città simbolo della Provincia di Terra di Lavoro, l'elite dirigente comprende sia la rappresentanza laica che quell’ecclesiastica[cxliv].
I libri conservati presso Biblioteca Comunale - Archivio Storico - Comune di Maddaloni
L’Archivio, al di fuori di quello della chiesa, che più d’ogni altra possiede libri trattanti lo stato finanziario della stessa, è quello Storico dell’Istituzione della Biblioteca Comunale di Maddaloni.
S’introduce la trattazione dei libri in esso conservati con una nota introduttiva di Giacinto de Sivo: “Molti furono i beni di questa Chiesa. Circa moggia 454 di terra, ducati 2100 di capitali, 100 piante di ulivi, e molti casamenti appaiono dal catasto del 1754; e sono descritti con minute particolarità nella Platea magna della Chiesa ch'ha la data del 1719[cxlv]; librone che potrebbe dar molte notizie agli amatori delle patrie cose. Davan tali beni ducati seimila di rendita all'anno, male amministrati, chè sarebbero stati decimila almanco; e quali oggi per le mutati condizioni darebbero il doppio. Le obbligazioni eran propozionate; e 8748 messe piane ogni anno, oltre gli anniversari, si celebravano. Tolti i beni alle Chiese, a questa son rimaste poche terre e capitali, donde si átraggono oggidì mille e cinquecento ducati all'anno. Nel 1858 io feci per ordine ministeriale il conto delle messe cadenti su' fondi di cui tuttavia la chiesa ha il possesso; e furono ridotte a 2688, le quali si dicono per ducati 453.60. Col resto si pagano i Cappellani, i sagrestani, le spese minute d'olio e cere, le annue accomodazioni”.
Presso detto Archivio Storico sono conservati vari testi di notevole interesse per il nostro studio: la rassegna planimetrica dei terreni appartenenti al SS. Corpo di Cristo fino al 1717 o Libro delle Piante[cxlvi], la Platea Magna del 1760 della stessa chiesa redatta dal notaio Aniello Pascarella di Maddaloni[cxlvii], il catasto provvisorio murattiano del 1809, lo “ Stato Generale di tutti i pesi e rendita della Commissione di Beneficenza del circondario di Maddaloni per l'anno 1812”[cxlviii], lo “Stato Generale della Rendita e pesi della Beneficenza di Maddaloni per l'esercizio del 1815” ed altro[cxlix].
Con i libri di quest’Archivio e di quello della chiesa si ha l’idea dell'amministrazione totale della chiesa, la quale aveva come Banco fiduciario il Monte di Pietà, ospitato nella sede della Congregazione[cl].
Della Fondazione dello stesso Monte di Pietà in contemporanea della nascita alla nostra Congrega del SS. Corpo di Cristo ne parla il dott. Giuseppe Tescione nel trattare la Relazione ad Limina del Vescovo Mandina del 1594[cli].
ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ Libro delle Piante della Chiesa del 1717
Il primo volume a prendere in esame è quello che riguarda le “piante topografiche” dei terreni appartenenti alla chiesa fino al 1717.
Nei secoli passati va ricordato che forme devozionali erano spesso espresse attraverso donazioni a chiese, Collegiate o Opere Pie in genere. Indubbiamente questo era dovuto al fatto stesso che la nobiltà locale, sull'esempio della stessa dinastia dei Borbone sempre vicina al clero, riteneva quasi indispensabile figurare come benefattrice nei “registri del Clero” per non essere da meno ai propri rivali.[clii].
La presente raccolta topografica acquista un significato importante non solo per il presente studio ma per la ricostruzione storica della civiltà maddalonese. Le famiglie che ivi vengono riportate come confinanti ai terreni della stessa chiesa rappresentano la nomenclatura della nobiltà del tempo[cliii]. Come si vedrà nel corso dell'analisi del testo, alcune famiglie come quella dei d'Agostini, dei Palladini, dei Zibbulli, degli Annolfi etc. lasceranno in eredità ad alcune zone il nome della famiglia, che fungerò quale futura identificazionedell’antica proprietà[cliv].
Il simbolo identificatore di questo registro di carte planimetriche è lo stemma del SS. Corpo di Cristo, vale a dire il Calice dorato con l'Ostia generatrice di raggi di luce, il tutto in un corpo rosso simile ad uno scudo contornato da motivi vegetali, che riporta al di sotto dello stesso la data “1717”.
La prima copertina, che riveste il cartone a cui la stessa è incollata, è in pelle di pecora, o pergamena come si suole identificare, la seconda quella che riveste la stessa è servita per rilegare gli atti notarili del 1779 neldel notaio Aniello Pascarella[clv].
Interessanti sono alcuni passi di tale registro. Uno di questi è quello presente al foglio 79 dove è riportato uno scambio di proprietà che viene a realizzarsi tra la chiesa del SS. Corpo di Cristo e quella di S. Pietro. Vi sono due piccoli appezzamenti di terreno con delle scritture: la prima recita, con nota di passi 4 e passitelli 8, “Questa è stata donata alla chiesa di S. Pietro alla Chiesa del Corpus D.ni della Pr.à di Maddaloni per comodità di fare la casa alla Massaria de Paladini”. La seconda iscrizione, relativa e collocata al secondo appezzamento descritto, con nota di passi 4 e passitelli 9, recita “ Questa è stata data dalla Chiesa del Corpus D.ni alla Chiesa di S. Pietro in ricompensa della Lo fatta Pr.a comodità di fare l'altra casa alla Massaria de Paladini”. Probabilmente quanto riesce ad ottenere la chiesa servirà per la costruzione del opresbiterio della nuova fabbrica.
Il Registro in questione, tra l’altro, “ riporta in dettaglio il tipo, la densità e la disposizione degli alberi, con i disegni delle spece botaniche, della casa rurale, della estensione del fondo, della sua limitazione con l'indicazione specifica dell'orientamento e delle proprietà confinati”[clvi].
Catasto del 1754
Il Catasto che si di cui segue la trattazione è datato al 12 luglio del 1754[clvii], ed è stato temporaneamente conservato, per un periodo, presso L’istituzione del Museo Civico di Madaloni, facente, però, parte dell'Archivio Storico citato[clviii]. Le vicende che in esso riguardano la nostra chiesa sono comprese tra i fogli 1049 e 1055, con il titolo: “ V.ble Chiesa sotto il titolo del SS.mo Corpo di Cristo della Città di Mataloni”. Quì si riportano di proprietà 443 moggia e mezzo di terreno, tre comprensori di case, due botteghe ed un oliveto con 80 piante. Ed ancora tra censi ed affrancature altre 44 voci, oltre ai pesi di messe. Il totale delle once relativamente a terreni e botteghe etc. è di 1877.14, once 4162.15 relative ai censi, per un totale complessivo di once 1884.07, o sia ducati 11304.42. Al foglio 1066 vi è il capitolo della Cappella dei Visitapoveri, dal titolo: “V.ble Cappella di S. Maria Visitapoveri eretta nella V.ble Chiesa del SS. Corpo di Cristo di Mataloni”. Si cita una rendita di once 71.14 derivante da 18 capitali di proprietà e da un peso. Al foglio 1069 è il Capitolo della Congregazione dal titolo: “V.ble Congregazione del SS.mo Corpo di Cristo della Città di Mataloni”, con 12 capitali ed un peso pari ad una rendita di once 83.10. Al foglio 1094 abbiamo poi il Capitolo del Monte dei Morti della stessa Congregazione dal titolo: “Monte de Morti eretto nella V.ble Congregazione del SS.mo Corpo di Cristo della Città di Mataloni”, avente 16 capitali pari a 215 once. Porta lo stesso Monte ben cinque pesi di cui uno alla Cappella Visitapoveri della stessa chiesa, ove lo stesso ha anche sede. Il tutto gli fa portare un totale di once pari a 111.5. Al foglio 1297 è il capitolo dal titolo: “ Collettiva dell' once delle Chiese, Monasteri, ed altri luoghi Pii della Città di Mataloni”, dove si registrano delle beneficenze di cui una alla Cappella dell'Annunciata di patronato della famiglia Corvo, un'altra alla Cappella di S. Lucia da parte di GiovanBattista del Monaco, ed infine una al Monte della Congregazione del SS. Corpo di Cristo.
ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ La Platea Magna del 1760
La "Platea Magna della Chiesa del Corpus Domini del 1760” come altri testi, di cui sopra, è citata dal prof. Napolitano nello studio sui fondi del detto Archivio Storico di Maddaloni[clix].
La prima pagina della detta Platea presenta la seguente iscrizione: “PLATEA MAGNA della Venerabile Chiesa del Santissimo CORPO DI CRISTO della Città di Maddaloni riformata nell'anno 1760 come distintamente si osservano registrati tutti li beni stabili di Territori, Case, Capitali, ed altro, ch'Ella possiede, tanto per causa di Eredità ad Essa pervenuti, quanto dà Legati pii, e compre della Medema da tempo in tempo fatte , parte con danaro libero, e parte con danajo di diversi Legatari, con la notizia di tutti li Censi, Redditi, e pesi annovali, che detta Chiesa per quelli porta, col suo Indice per Facilità di ritrovare per quanto in Essa si contiene”.
Sul fondo del foglio si evidenzia come il testo sia rogato dal Notaio Aniello Pascarella e sia scritto dal Sacerdote Domenico Sant'Anastasio, forse Santonastaso[clx].
La descrizione delle proprietà inizia al foglio 4 dove troviamo il “Corpo 1” dal titolo “Massaria delli Zibulli”. Questa proprietà come tutte le altre che seguiranno saranno così introdotte: “La V.bile Chiesa del SS. Corpo di Cristo di questa Città di Maddaloni possiede...”.
La Platea in oggetto è molto interessante visto che si evidenziano in varie parti pesi di messe o “ juxta redditum” o “ la Tassa Sinodale”. Altre donazioni vengono fatte nel tentativo di espiazione dei peccati dei benefattori stessi. Per peso di messe c'è anche una donazione fatta (foglio 10) da Pompeo Landolfo, autore di vari dipinti conservati nella chiesa[clxi]. Tra le varie disposizioni che si registrano, in riferimento a donazioni varie, si evidenzia spesso che la nostra chiesa si trova o a dividere terreni o capitali con altre chiese, ad. Esempio con il Monastero di S. Francesco e con la Collegiata di S. Pietro, o come nella caso della chiesa di S. Martino a dare censi annuali su determinate proprietà ereditate. Nella Platea si fa riferimento, inoltre, ad alcune cappelle esistenti per titolo solo nella chiesa antica, come S. Giacomo e Giovanni Apostoli, S. Maria la Libera, ed altre esistenti anche in quella settecentesca come quella del Carmine. Segue ora per foglio, numero di “Corpo”, così come rappresentati, e titolo la prima parte della nostra Platea il cui numero di moggia, oltre alle masserie giunge circa ad una quantità a 375.[clxii].
Con il foglio 48 iniziano i capitali della chiesa. In effetti la numerazione dei capitali ha inizio al foglio 49, ma il detto foglio ha una nota aggiuntiva riferente un capitale di ducati 500.
Dal foglio 49 al foglio 70 vi sono ben 41 capitali per un totale di ducati 4350. Dal 70 al 72 i fogli sono bianchi. Con il foglio 73 si riprendono i pesi di Messe di ogni singolo titolo già visto dal Corpo n. 1 al n. 58, che finisce al foglio 105. I fogli dal 106 al 110 sono bianchi, mentre dal 111 al 131 portano i pesi di messe dei 43 capitali della chiesa già detti. Dal 134r al 137r i fogli sono bianchi. Con il foglio 138 inizia il capitolo relativo ai “Pesi de' Capitali che deve la Chiesa". Con lo stesso foglio vi è il capitale dei detti mille ducati che il Monastero di S. Maria de Commendatis ha dato ai nostri economi per la nuova fabbrica. Si riferisce che l'atto di prestito è stato redatto il 3 marzo del 1742 per mano del notaio Vincenzo Quintavalle, si danno anche tempi e modalità per la restituzione degli stessi ducati. Segue al foglio 139 il capitolo relativo ai “ Pesi di Censi Enphiteusim, che corrisponde la Chiesa a diversi luoghi Pii”. Gli stessi sono fino al foglio 142, mentre dal foglio 143 al 153 sono bianchi e poi segue l'indice.
ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ Libro Magistrale del Monte dei Maritaggi
Questo testo, redatto a dì 20 dicembre del 1777 dal tavolario Nicola Petrilli è compostosimilmente alla nostra Platea topografica della chiesa, datata 1717.
All'interno dello stesso sono riportati commenti e disegni di vari territori appartenenti al detto monte, alcuni dei quali situati nelle vicinanze o confinanti, come nel caso del territorio detto a S. Fede, foglio V, delle stesse proprietà della nostra chiesa. Tale riferimento è stato doveroso riportalo per completezza di nozioni.
ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ Catasto seu Bastarduolo
Il "Catasto seu Bastarduolo" è un altro valido strumento per la definizione dei beni della nostra chiesa. I cinque volumi del catasto in oggetto[clxiii], che riportano in once le spettanze che deve la nostra chiesa, ci aiuta a definire le proprietà della stessa neglianni trattati.
I primi quattro volumi del catasto in oggetto si mantengono su once dovute di uguale quantità che sono : once 3926:10 per i beni netti di pesi della chiesa del SS. Corpo di Cristo; once 71:14 per i beni detti di pesi della Cappella de' Visitapoveri; once 99:10 per i beni netti da pesi della Congregazione del SS. Corpo di Cristo e once 111:15 per i beni del Monte dei morti della Congregazione del SS. Corpo di Cristo. Dal libro del 1799 in 1880 ci sono per la chiesa chiarite tutte le voci di once spettanti e per singoli appezzamenti di terreno e per pesi extra[clxiv].
Il totale della quota dovuta per quanto sopra è di once 2239.09.
Inoltre vi sono poi riportati le spettanze per i Pesi secondo la retta dei terreni rimasti che sono in once 1223.00.
Per la Cappella de' Visitapoveri spettano once 035.22; once 114.00 per quella del Purgatorio; once 019.15 per la Congregazione del SS. Corpo di Cristo e once 055.17 per il Monte dei Morti della Congregazione del SS. Corpo di Cristo.
Catasto Murattiano del 1809
Dal Catasto Provvisorio Murattiano del 1809, che consta di ben sette volumi, si evidenzia come agli inizi del XIX secolo lo stato Ecclesiastico aveva il maggior numero di proprietà e capitali. Circa la nostra chiesa del SS. Corpo di Cristo vi è da dire che ha un capitale di ducati di 4283,47[clxv].
Stato Commissione di Beneficenza anno 1812
Un solo cenno in riferimento alla nostra chiesa si ha nello “ Stato Generale di tutti i Pesi e Rendita della Commissione di Beneficenza del Circondario di Maddaloni per l'anno 1812”. Infatti, a proposito del Monte Lombardi[clxvi], per esattezza al foglio 2 dello stesso, si parla di uncapitale,di ducati 500 pari a lire 2200, che la chiesa del SS. Corpo di Cristo deve al detto Monte annualmente con porzioni pari al 5% del capitale tutto. Tutto ciò si riferisce, anche, in forza di atto notarile rogato il 24 maggio del 1793, per mano del Notaio di Maddaloni Andrea de Roberto.
Stato Commissione di Beneficenza anno 1815
Lo "Stato Generale della rendita e pesi della Beneficenza di Maddaloni per l'Esercizio del 1815"[clxvii] presenta una serie di Monti e cappelle beneficiarie[clxviii]. Tra le tante nutrono il nostro interesse quella relativa alla Congregazione del SS. Corpo di Cristo[clxix], e quella relativa alla Cappella Visitapoveri[clxx]. Al foglio 324 è il titolo “ Territorio di mog.a 4 a Pennino - Carlo e Gennaro Scalera”, il testo riferisce che gli intestatari del capitolo debbono alla Congregazione 70 ducati annui, dal 1812, come fitto del territorio di proprietà della chiesa sito nel luogo detto “ A Pennino”. Al foglio 325 è il titolo “ Territorio di mog.a 27 alla Cappella di Mast.(Mastro) Antonio (?) - Sebastiano, ed Antonio Ginolfi “, il testo riferisce di un fitto di ducati 57.60, dal 1813, per affitto di 27 moggia nella zona detta Mastrant'Antuono (?). Al foglio 326 è il titolo “Capitali di D. 30.00 - Tommaso Vigliotta “, si registra un pagamento di ducati annui 1.5. Al foglio 327 è il titolo “ Capitali D.ti 75.00 - Sig:r Carlo Quintavalle “, il testo tratta di una rendita annua di ducati 3.75 che è data alla Congregazione dal 7 gennaio 1792. Al foglio 328 è il titolo “Capitale D.ti 15.00 - Mauro de Sivo “. Questo capitolo fa in modo che si diano alla Congregazione annui grane 78 dal 19 gennaio 1780. Al foglio 329 è il titolo “ Capitale di D.ti 50.00 - Angelo Picone “, si riferisce di un introito annuo di ducati 2.50 dal 7 Novembre 1793. Un capitolo simile a quello del foglio 329 è quello del foglio 330 dal titolo “ Capitale di D. 25.00 - Angelo Picone “, il testo riferisce di un importo annuo di ducati 1.25 in favore della Congregazione, sempre dal 7 Novembre 1793. Dalla pagina 331 inizia la parte dedicata agli Esisti, cioè agli utilizzi dei sopraindicati ducati annui. Al foglio 332 sono riportate spese di amministrazione e si registra ducati 2.49 come “spese dei commissari” della Congregazione. Al foglio 333 figura uno stipendio di ducati 1.30 spettante al Segretario della commissione Generale.
Al foglio 334 è registrato con ducati 11.92 lo stipendio del Segretario, del Contabile e dell'Usciere della Commissione. Al foglio 335 vi sono registrati ducati 24.34 come “Spese varie” destinate al pagamento di un bollettino. Al foglio 336 come “ Spese di Culto “ sono registrati ducati 50 spettanti al Cappellano della Congregazione, mentre ducati 8 spettano al sacrestano della stessa come da “ Spese di Culto “ si registra al foglio 338. Al foglio 337, sempre “ Spese di Culto “ sono registrati ducati 8 spettanti al mantenimento dell'arredo della fabbrica e delle vetrate della sede di detta Congregazione. “Spese di Culto” sono anche: ducati 8 per cere ed olio al foglio 339; ducati 2.50 per Ostie e Vino al foglio 340; ducati 3 per carboni al foglio 341 e ducati 2 per i lucernari durante i venerdì di marzo. “Spese Straordinarie” sono poi registrate per: ducati 1.22 con oggetto “Formazione per lo stato di vendite” al foglio 343 e ducati 2.73 per la casa dei Matti al foglio 344. Al foglio 345 è registrata una spesa imprevedibile per ducati 3.097. Passiamo ora a trattare la parte del nostro Registro pertinente la Cappella Visitapoveri. Al foglio 372 tratta di un pezzo di terreno di passi 28 sito a Marcianise per il quale il Signor Andrea Lasco deve ducati 21.15 annui alla Cappella. Al foglio 373 si evidenzia come Vincenzo Bernardi debba alla cappella ducati annui 4.15 per interessi su di un capitale di ducati 24.60 in forza di un atto notarile rogato il 5 giugno del 1762 per mano del notaio Marcantonio Iorio. Al foglio 374 si evidenzia come il signor Pasquale Roberti debba alla cappella ducati annui 2.25 per interessi su di un capitale di ducati 50 in forza dell'atto notarile stipulato il 7 maggio 1741 dal notaio Giovanni d'Affinito. Al foglio 375 si evidenzia come alla cappella spettino ducati 1.78 annui per interessi di un capitale di ducati 35.60 in forza di atto notarile del 26 maggio 1766 rogato dal notaio Marcantonio Iorio. Francesco di Vico deve ducati 1.50 annui alla cappella, come si evidenzia dal foglio 376, in virtù di interessi sul capitale di ducati 35.50 in forza dell'atto notarile del 3 novembre del 1782 per mano del notaio Giacomo Jaliperti. Al foglio 377 si evidenzia come gli eredi del Canonico Felice Eliseo devono ducati 2.80 annui alla cappella, in virtù di interessi relativi al capitale di ducati 57.00, come si evidenzia dall'atto notarile del 23 settembre del 1758 rogato per mano del notaio Antonio di Roberto. Al foglio 378 si mette in luce che gli eredi di Elena Cortese debbano alla cappella ducati 1.44 annui, come interessi del Capitale di ducati 24.00, in forza dell'atto notarile del 21 dicembre 1717 rogato per mano del Notaio Francescantonio di Roberto. Al foglio 379 si evidenzia come il signor Salvatore Danese debba alla cappella ducati annui in numero di 1, per interessi di un capitale di 20.00, in forza dell'atto stipulato dal notaio Francescantonio di Roberto il 28 dicembre 1701.
Al foglio 380 si evidenzia come il signor Vincenzo Troise debba alla cappella ducati 1.25 annui, per interessi di un capitale di ducati 25.00, come si evidenzia dall'atto notarile del 15 settembre 1806 stipulato dal notaio Andrea de Roberto. Al foglio 381 si evidenzia come gli eredi di Pasquale Lolito debbano alla cappella ducati 2.37 annui, interessi di un capitale di ducati 50,00, come da atto notarile del 31 ottobre del 1799, rogato per mano dal notaio Giuseppe Iorio. Al foglio 382 si evidenzia come il signor Saverio Aulicino debba alla cappella grane annue 97 per interessi su un capitale di ducati 20.00. Con il foglio 383 sì da inizio agli esiti, cioè agli utilizzi, dei detti capitoli. Al foglio 384 vi sono le spese amministrative della commissione in ducati 71. Per ciò che riguarda gli stipendi bisogna riferire di ducati 49 per il Segretario del consiglio Generale al foglio 385 e ducati 3.41 per il Segretario, Contabile ed Uscire di Commissione al foglio 386. Per le spese varie, al foglio 387, v'è un capitolo di ducati 5 per la “fondiaria”. Per le spese straordinarie ci sono due capitoli, ai foglio 388 e 289, l'uno riguardante la formazione per le vendite, per ducati 46, e l'altro per la casa dei Matti, per ducati 68. Gli ultimi due capitoli sono dedicati alle spese di culto, ai fogli 390 e 391.Il primo di ducati 10 è per la festività di Maria Santissima, per la processione, il Coro ed altro. Il secondo di ducati 15 è per la celebrazione di 100 Messe.
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ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ ÂÂ I libri conservati presso l’ Archivio Storico della chiesa del SS. Corpo di Cristo
La chiesa del SS. Corpo di Cristo possiede un piccolo Archivio Storico, oltre quello segreto uscito di fatto alla luce da pochi mesi, ove sono contenuti alcuni testi liturgici del secolo passato e due registri della chiesa. In effetti, il detto Archivio si riduce ad un ammasso dilibroni posti l'uno sull'altro sopra un armadio adibito a contenere materiale d'uso quotidiano della stessa chiesa, sistemato nell'Ufficio del Rettore, con accesso dalla sagrestia grande.
Vi sono poi conservati due graduali per il coro, uno datato nell'anno 1694 e l'altro senza data, un antifonario sempre per il Coro del 1714, un Breviario per il coro dei primi del '700, sempre secondo le regole del Concilio tridentino. Ed ancora vari Messali, si segnalano quello del 1837 e del 1839, oltre ad uno di inizio secolo del 1908, a norma delle disposizioni del concilio tridentino.
Si aggiunge a questo materiale, si ricordi che vi sono vari breviari per i confratelli dei secoli passati, alcuni testi di panegirici , alcuni di teologia morale, un manuale di rituali carmelitani del 1886.
Di notevole interesse è poi da considerarsi il Graduale Romano del Tempo Ordinario e dei Santi rispettoso delle norme del Concilio di Trento stampato in Venezia nell'anno 1693, presso "Sumptibus Pauli Balleonij"[clxxi].
Questo testo nella parte finale porta fogli allegati manoscritti . Questo corpo aggiuntivo forma il
Missas. Praecedentes. a . Summis. PP.
tam. pro. Urbe. et. Orbe. quam. pro
Casertana . Diocesi.
concessas
R.dus. D. Paschalis. di. Core. Mininus. de. Sodalitio.
Clero
Venerabilis. Ecclesiae. SS. Corporis. Xpsi
Magdalunensium
Choro. Addicto
Ad. Dei. Gloriam. Ecclesiae. Praedictae. usum. et Audientium
Spiritale. Solamen
juxta
Gregorianam. Modulationem
Attabre. Elucubravit
A. D. MDCCLXXXVI .
Lo stesso riporta allegato l'elenco di messe manoscritte che seguono il detto frontespizio. Segue l'elenco con l'utilizzo dell'Indice allegato:
Index - SS. Nominis Jesu... S. Pulcherae Virginis... Sacratissimae Coronae Spinarum D.N.J.C.... Sacrorum Clavorum, et Lanceae D.N.J.C.... Pretiosissimi Sanguinis D.N.J.C.... Sacrae Sindonis D.N.J.C.... Patrocinii S. Joseph Sponsi B.M.V.... S.Januarii Ep.i, et Martyris ... S. Felicis a Cantalicio... S. Philippi Nerii ... SS. Cordis Jesu ... S. Aloysii Gonzagae ... S. Eliae Prophetae ...SS. Redemptoris ... S. Camilli de Lellis ... S. Hieronymi Aemiliani ...S. Josephi a Cupertino ...Maternitatis B.V.M. ...Puritatis B.V.M. ... S. Josephi Calasanctii ... S. Joannis Cantii ... S. Stanislai Kostkae ... Commemorationis Solemnis B.V.M. Carmeli... S. Michaelis.…
E' conservato presso lo stesso Archivio, anche, il testo ufficiale del Sinodo del Vescovo Enrico De Rossi celebrato il 9, 10 e 11 maggio 1884. Dall'appendice dello stesso si evince che dovevano essere di una certa importanza per la chiesa e la Congregazione, il Capitolo nono "De Confraternitatibus laicorum" e il decimo "De casri Processionibus".
Si prende ora in esame i due libri relativi all'amministrazione della chiesa. Il Primo è la Platea Magna del 1719 di cui fa cenno anche il de Sivo nella sua storia di Maddaloni, il secondo è invece il Magistrale della chiesa del 1760, che non è altro che la Platea Magna dello stesso anno, così, come è nell'Archivio Storico della Biblioteca Comunale di Maddaloni con l'aggiunta di tutte le evoluzioni da quell'anno fino all'ottocento.
Si prende in esame per primo la Platea Magna che presenta il Frontespizio di cui il testo : “ Platea Magna ristaurata nel an.o 1719 , e 1720 della V.ble Chiesa del SS. Corpo di Cristo della Terra di Maddaloni, ove distintame.te stando registrati tutti li beni stabili, capitali, e altro ch'ella possiede, tanto per causa d'eredità ad essa pervenute, qua.to da legati particolari, e compre dal istessa da tempo in tempo fatte, parte co. denaro libero, e parte con denaro di diversi legatarii, co. la notizia di tutti li censi, redditi, e pii disponenti, e pesi an.uali che detta Chiesa per quelli porta, con suo indice per faciltà di ritrovare quanto in essa si co.tiene “.
Il testo risulta avere un copertina di cartone rivestita di pelle con chiusura, in esso si riprendono le proprietà già evidenziate nel Libro delle Piante del 1717, infatti nei titoli ci sono anche i richiami al foglio del detto libro[clxxii].
Prima di andare avanti nella trattazione di qualche particolarità evidenziata nel testo voglio precisare che la scelta di riportare un elenco di tutti i titoli della nostra Platea del 1719 è motivato dal fatto che si evidenzia, già con un confronto superficiale, tra la presente e quella del 1760, l'utilizzo dei beni che con rendite o vendite hanno permesso la costruzione della nuova fabbrica. Infatti dalla presente Platea si evidenziano circa 10000 ducati, mentre nel 1760 troveremo solo circa 4350, simile discorso è da intendersi anche per le altre proprietà.
Passiamo ora ad evidenziare note di rilievo. Al foglio 9 si nota una donazione fatta il 7 febbraio del 1585 di Silvaggio Mazzone per la sua Cappella, quella del Carmine, per mano del notaio Francescantonio di Roberto, al foglio 12 è un 'altra donazione per la cappella del Carmine fatta dalle sorelle Picozzi, dettà anche dei Picozzi Antichi. Per la Cappella dei Cannata vi è una donazione al foglio 24, un altra è fatta al foglio 161 da Tommaso Cannata il 4 giugno del 1627 per la cona delle Anime Purganti. Al foglio 53 si riferisce di 106 ducati per la nuova fabbrica, sempre pe la nuova fabbrica si ricavano ducati 551.2.10 dalla vendita dell'Ospizio di case di cui al foglio 300; altro capitale per tal fine è al foglio 362. Al foglio 107 si riferisce che il Capitale in oggetto viene dato dal duca Carlo Carafa, ottavo duca di Maddaloni, per acquisto ed abbattimento di due botteghe di proprietà della chiesa site nella Piazza grande, con lo scopo di costruire un altro quarto del palazzo suo sito nella piazza Grande. Al foglio 289 si riporta un aneddoto di un fanciullo che trova una catena d'oro dalla cui vendita prende vita il capitale stesso. Al foglio 343 vi è una donazione per la Cappella della Vergine del SS. Rosario, mentre al foglio 360 c'è una donazione per la Cappella delle Anime del Purgatorio.
Probabilmente autore della Platea è il notaio Andrea Giannettasio, quale notaio della chiesa in quegli anni.
Passo ora a trattare il Magistrale del 1760. Quest’ ultimo non è altro che la Platea Magna già vista con le aggiunte dei decenni successivi alla sua redazione, per opera degli amministratori pro tempore. Ecco la trascrizione del frontespizio dello stesso:
J. M. J.
Magistrale della ven. Chiesa del SS.mo Corpo di Cristo della Città di Mddaloni riformato nell'anno 1760, ed in esso distintamente si osservano registrati tutti li beni stabili di Territori, Case, Capitali, ed altro, ch'Ella possiede, tanto per causa di Eredità ad Essa pervenuti, quanto dà Legati pii, e compre della Medema da tempo in tempo fatte , parte con danaro libero, e parte con danajo di diversi Legatari, con la notizia di tutti li Censi, Redditi, e pesi annovali, che detta Chiesa per quelli porta, col suo Indice per Facilità di ritrovare per quanto in Essa si contiene. Avertendosi peroche ne menzionato magistrale formato che si e', si deve in appresso descrivere tutto ciò che riprendo da innovazione, o sia mutazione de sopraind:i beni stabili di tenitori, censi, e capitali ut supra, e questo per evitare ogni confusione.
Il libro porta una nota finale al foglio 545, prima che segue l'indice, con la quale si evidenzia che nell'anno 1766 gli amministratori affidino lo stesso magistrale al sacerdote Salvatore Criciglione.
Il volume con copertina di cartone ricoperta da pergamena, è rilegato con quattro fascette. Con questo testo finisce la mia trattazione riferendo pero che i libri contabili della chiesa e quelli della Biblioteca Comunale - Archivio Storico - messi insieme forniscono un quadro completo dell'amministrazione in tutto il settecento, non a caso ciascuno di essi fà richiami al precedente, per ogni singolo capitolo. Debbo aggiungere però che lo stato di conservazione, e la non registrazione fino ad oggi potrebbe gravare sull'incolumità dei testi dell'Archivio Storico della chiesa[clxxiii].
A cura di Michele Schioppa #cronistoricomaddalonese
[i] Tra i beni di proprietà della chiesa, così come riporta la citata schedatura della soprintendenza casertan ai beni culturali, figurano una serie di paramenti sacri, come un quadrato, una pianeta settecentesca, un velo omerale - probabilmente dello stesso periodo - una tonacella, un piviale, ed altro. Nella fattispecie gli stessi paramenti sono decorati con simboli eucaristici.
[ii] E’ opportuno partire dalla considerazione che per l’abbondanza di legna sul territorio nei secoli passati, più a noi vicino, e quindi ci si riferisce sempre al XVIII e XIX, la produzione di sedie era talmente varia ed abbondante che ancora oggi sul territorio insistono botteghe artiginiali ed altre industralizzatesi che portano il marchio “Made in Italy - Maddaloni”, come la ditta “Mad Sedie” dei f.lli D’Aiello, in tutto il mondo. Il cronista Emanuele Rocco con gli anni dell’Unità d’Italia (Emanuele Rocco “La rimpagliatrice” in F. Bourcard “Usi e Costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti”, Napoli 1857 (vol. I) -1866 (Vol.II), pagg. 19-22 vol. II.) ebbe a congedare alle stampe un articolo dal titolo “La rimpagliatrice” dove mostra le tante usanze e le modalità con le quali non solo venivano realizzate le sedie ma anche i tipi e le commissioni.
[iii] La necessità del sedere spesso era spesso legata anche all’età o di problemi di salute, in altre occasioni al prestigio.
[iv] Sappiamo, per testimonianza vissuta, e per la presenza testimonianze fotografiche di inizio secolo, che spesso chi si recava in chiesa portava al seguito, solitamente non potendosene permettere il fitto, la sedia. Gli altri, invece, le trovavano sistemate in chiesa per il fitto oppure, essendo queste in fondo la struttura sacra ammassate le fittavano quì portandosele al seguito lungo la navata.
[v] ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8.
[vi] Quest'ultimo sancisce l'appalto con dieci punti d'impegno e le disposizioni da prassi.
[vii] Un noto studioso locale, il maresciallo Francesco d’Orologio, già dirigente Pro Loco e del G.A.C., tra i tanti contributi pubblicati ha trattato anche l’argomento de’ Il Seggiolallaro. F. d’Orologio Il seggiolellaro ed a seguire quello dell’Impagliatrice di sedie in mensile Orizzonti, nn° 1 e 2 Gennaio e Febbraio 1999.
[viii] Nella documentazione, di cui sopra, sono presenti vari atti in cui si evidenzia del come Santonastaso ricopri l'incarico di cassiere o tesoriere della chiesa fino al 1935. Il 3 ottobre di quello stesso anno Santonastaso per i suoi 36 anni d'attività nella chiesa chiederà al Vescovo la buonuscita.
[ix] Il 24 luglio del 1935 lo stesso Fortunato subentrerà a don Salvatore Santonastaso nella carica di Cassiere o tesoriere della chiesa, a causa di dimissioni legate a stato di salute fisica. Fortunato per accedere a tal carica il 9 aprile 1935 dovette presentare una dichiarazione in cui si evidenziava la sua idoneità a ricoprire l'incarico di cui poi sarà investito.
[x] ADC, serie VII, busta 26, fascicolo 145\3
[xi] Per avere una idea della organizzava dell’elezione a capo coro torna utile il fascicolo relativo all'anno 1894 ed al neo capo coro Romeo Nicola, poi rettore della stessa chiesa. Si allega all'incartamento, tutto conservato presso l’Archivio Diocesano casertano, un regolamento dei cappellani risalente al 20 dicembre del 1871.
[xii] ADC, serie VII, busta 26, fascicolo l45\3
[xiii] ADC, serie VII, busta 26, fascicolo 145\3
[xiv] Lo stesso fa seguito ad una prima fase che ha visto la nomina di una commissione apposita con il decreto data in Caserta al 15 novembre del 1968.
[xv] Risulta strana la presenza di don Salvatore Izzo, quand'egli era impegnato come rettore del Seminario Vescovile di Caserta, e dopo qualche tempo per la costruzione della nascente comunità parrocchiale di Nostra Signora di Lourdes in Caserta.
[xvi] Fondatore dell'Ente Morale Villaggio dei Ragazzi, morto nella città natale, Maddaloni, il 30 maggio 2000 lasciando nello sconforto non solo la cittadina casertana. In occasione del suo trapasso fu inviata alla stampa una scheda biografica simile a quella che segue: * Nato a Maddaloni il 25 gennaio 1920. * Frequenta i seminari di Caserta, Benevento e Napoli prima di trasferirsi nel 1934 a Roma, chiamato al seminario francese dal cardinale Luigi Maglione, poi nominato Segretario di Stato del Vaticano. Nel seminario francese rimane otto anni, conseguendo nel frattempo il baccellierato in filosofia e la licenza in sacra teologia presso la Pontificia Università Lateranense il titolo di bacceliere in utroque iure. *Nel periodo degli studi romani, e fino alla fine degli anni quaranta , frequenta gli ambienti cattolici più accreditati (svolgendo un'attività antifascista), in particolare della Fuci, dell'Incas e dei Paoloni. Per tale motivo, ha frequentazioni quotidiane, tra gli altri con don Luigi Sturzo e con Alcide De Gasperi. * Nel periodo romano, frequenta, anche, in Vaticano il corso di biblioteconomia tenuto da De Gasperi e di cui è allievo anche Giulio Andreotti. Ne nasce, allora, un'amicizia solidissima che si è rinsaldata negli anni. * Viene ordinato sacerdote il 31 marzo 1945 a Roma, nella chiesa di San Giovanni in Laterano. Alla sua prima messa, celebrata a Maddaloni il 3 aprile 1945, intervengono gran parte dei colleghi del seminario francese e gli amici conosciuti durante la permanenza romana, tra i quali lo stesso Andreotti. * Decide subito di rinunciare a qualsiasi carica nell'ambito ecclesiastico (rifiutando poi la nomina a Vescovo durante la festa del suo venticinquesimo anno di sacerdozio, cui partecipa il sostituto della Segreteria di Stato, cardinale Giovanni Benelli, collega di seminario, e alla quale interviene telefonicamente anche papa Paolo VI). Si dedica così interamente all'attività di assistenza all'infanzia abbandonata. * Nell'estate del 1947 avvia una colonia estiva per i ragazzi orfani di Maddaloni. A Novembre decide di "requisire" la caserma di origini borboniche Nino Bixio in Maddaloni, abbandonata dopo la guerra, e lì installa il quartier generale delle sue attività. Nasce così la "Casa del fanciullo" che crescerà in modo esponenziale negli anni fino a diventare Fondazione Villaggio dei Ragazzi, con riconoscimento di ente morale nel 1975. * Nel 1957 viene girato a Maddaloni un film per la regia di Renato Polselli, distribuito dalla Titanus in tutto il mondo, Solo Dio mi fermerà, dedicato all'opera di don Salvatore. Tra gli interpreti: Lea Padovani e Gerard Landry (nel ruolo del protagonista). Dopo pochi mesi, in Francia, viene pubblicato un libro dal titolo Dieu seul m'arretera, scritto da Hervé Le Boterf. *Il 2 giugno 1961 riceve il diploma di benemerito della scuola, della cultura e dell'arte con la relativa medaglia d'oro. A Natale dello stesso anno riceve a Milano la Stella della bontà per l'instancabile opera a favore dell'infanzia abbandonata. * E' stato Assistente provinciale delle Acli in provincia di Caserta fin dalla fondazione. Ha svolto un'intensa attività politica nelle fila della Dc di Maddaloni: eletto consigliere comunale fin dal 1956 con larghissimi suffraggi. E' stato anche assessore ai lavori Pubblici. Ha concluso il suo impegno attivo negli anni novanta con la carica di segretario cittadino della Dc. * L'opera di don Salvatore resta il Villaggio dei Ragazzi al quale ha dedicato ogni sforzo, e che, dopo la morte, allo stesso è stato dedicata.
[xvii] Bisognerà attendere alla fine del secolo per avere una riorganizzazione delle parrocchia, con la nascità di quella dedicata a Santa Sofia in via Cancello, anche se nel mentre con gli anni ’90 nascerà quella dedicata a Santa Maria Madre della Chiesa nella zona di via Napoli.
[xviii] In occasione del Giubileo del 2000 nella chiesa è stato realizzato un quadro rappresentante l’impresa della chiesa. Questo, che è nella sagrestia grande, ha una doppia cornice in legno ed è stato realizzato su piastra di plastica bianca, e ne è autrice Anna Maria Cimminiello, riportando la data 30 marzo 1999. In occasione sempre dell’anno giubilare al soffitto dell’ufficio del rettore è stato posizionato un pannello in legno con disegno a tempera del simbolo del Giubileo 2000, opera dedicata a mons. Cesare Scarpa, è realizzata da Anna Maria Cimminiello, datato 22 febbraio 1999. Sempre nella sagrestia grande troviamo un pannello rappresentante il simbolo del Giubileo (di notevole dimensione ed esposto nel corso del 2000 sul fondo della chiesa), opera di Aldo Finizio, datato 19 giugno 1999.
[xix] Ciò è evidente alla luce di una indagine documentale condotta sugli atti amministrativi conservati presso la sezione storica della Biblioteca Comunale di Maddaloni.
[xx] BCASCM Registro delle deliberazioni del Podestà dal 1931 al 1937
[xxi] Presso l'ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8, vi è una bozza della lettera con data 25 e non 27 ottobre. Facendo seguito al comma 3 dell'art. 27 dell'ultimo concordato tra la Santa Sede e il Regno d'Italia, con il quale si poteva rivendicare gli edifici sacri con i relativi beni.
[xxii] Infatti, la chiesa, come si è visto, comporta molte spese.
[xxiii] P. Giustiniani L'episcopato di fra' Natale Moriondo in Caserta e la sua Diocesi vol. II, Napoli 1995, pag. 151 - 163. Giustiniani ci riferisce anche dell'enorme capacità e voglia di riorganizzazione che animava il prelato fin dai primi giorni d'Episcopato. Moriondo poi avrà cura, mantenendo un ottimo rapporto con il mondo laico, politico amministrativo, di riorganizzare l'assetto diocesano facendo in modo da farsi riconsegnare i cosiddetti “Luoghi Pii” da privati o da enti Pubblici: in quest'ottica entra il nostro passaggio.
[xxiv] Si riferisce dell'elargizione di mons. Bellomo, Vescovo di Caserta. A seguito ed in virtù del Real Dispaccio del 3 luglio del 1798 si trascrive che la chiesa fu costretta a vendere 354 moggia e 4 passi dei migliori terreni, che davano una rendita annua di ducati 4462, per un ricavato lordo di 4000 ducati. Non a caso nel periodo aureo della chiesa la stessa è riuscita ad avere fino a 30 sacerdoti ordinari, ai quali si davano annui ducati 72 per le celebrazioni di messe, e ducati 18 per la partecipazione all'attività del Coro.
[xxv] BCASCM Registro delle deliberazioni del Consiglio dal 19 gennaio 1869 al 16 dicembre del 1869. foglio 11, consiglio del 16 maggio, delibera n. 28. In quell'occasione fu nominato come avvocato, per iniziare la detta causa, Liguori Roberti Michele, fu Francescantonio.
[xxvi] ADC, serie VII, busta 26, fascicolo 145\7.
[xxvii] Acquista in quest'atmosfera una certa importanza il Ministro per il Culto e quello dell'Interno che con il Vescovo, come detto, si preoccupano della risoluzione della vicenda. Impegno quello del Ministro dell'Interno completo al punto che il 23 marzo del 1814 sarà lo stesso ad effettuare il passaggio di consegne dell'amministrazione dal Regio Demanio alla Commissione Amministrativa comunale della chiesa.
[xxviii] Debiti pubblici, Rendite in Genere, Canoni in Enfiteusim, Entrate Straordinarie.
[xxix] La chiesa fino a quel momento era già stata luogo di commemorazioni funebri o grandi concerti cittadini come Vuolo ricorda - " Maddaloni 1990", pagg.117 - 118 - 199 - 200 - 231, " Maddaloni ... al fascismo", pagg.18 - 20 - 55 - 119 - 129 - e fu anche uno di questi dotti oratori a far traboccare la goccia dal vaso per una vicenda provocata dai soprusi ducali. La vicenda riguarda Giovan Battista Liguori che per protezione dei Carafa aveva un possedimenti in enfiteusim della chiesa concesso ai duchi e ricopriva la carica d'economo della stessa.
La vicenda sorse per protesta dei fratelli Mirabella che fecero esposto a Ferdinando IV che il 15 agosto del 1789 riponeva la sentenza alla Gran Corte della Vicaria che ebbe a decretare la nullità della nomina. In quell'occasione l'avvocato d'ufficio Crescenzo Demarco ebbe a dimostrare con i registri del seicento del come per votazione dei cappellani e per ratifica dell'università un tempo si sceglievano gli amministratori. P. Vuolo Maddaloni 1990., pag. 117 - 118 - 120.
[xxx] Le 2000 lire sono sancite già da una comunicazione che il 5 novembre il Podestà di Maddaloni fa al Vescovo - ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8.
[xxxi] BCASCM. Durante il Consiglio Comunale del 14 dicembre del 1946 - Registro delle deliberazioni del Consiglio Comunale dal 20 aprile del 1946 al 20 novembre del 1948 - si decise di aumentare il contributo da lire 2000 a lire 10000. Durante il Consiglio Comunale del 16 febbraio del 1949 - Registro delle Deliberazioni del Consiglio Comunale dal 7 febbraio del 1949 al 7 dicembre del 1953 - lo si passa a lire 50000 per richiesta del rettore don Gennaro Bove.
[xxxii] La piantina allegata, "Sezione Tecnica Catastale di Napoli", fa parte della area relativa a Maddaloni foglio 9, in particolare lettera K punto 3.
[xxxiii] Con comunicazione del 14 e 24 luglio e 2 ottobre 1931, il Podestà comunicava al Vescovo della sua volontà di effettuare il passaggio della chiesa - ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8.
[xxxiv] ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8.
[xxxv] In quell'occasione fu stilato un inventario dei beni della chiesa con cartella intestata - Comune di Maddaloni.
[xxxvi] Il 15 febbraio prima, e il 29 aprile del 1932 dopo, la Curia chiede al Cassiere della chiesa, don Salvatore Santonastaso il bilancio relativo all'anno 1931 della chiesa, vistone il passaggio di competenza.
[xxxvii] ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8.
[xxxviii] ADC, serie V, busta 7, fascicolo manoscritti 12.2, foglio 6, non numerato.
[xxxix] D. De Rosa Sinodi, Lettere Pastorali e Sante Visitazioni dei vescovi Narni Mancinelli e Rozzolino in Caserta e la sua Diocesi, vol . II, Napoli 1995, pag.52.
[xl] Le dette Relazione ad Limina sono state studiate ed approfondite da Orabona. L. Orabona I Vescovi Casertani pre e postunitari e la Società Politica in Caserta e la sua Diocesi , voli. II, Napoli 1995, pag. 38-40.
[xli] Canoni lire 918.48 - Cansi lire 829.70 - Redditi vari lire 4859.50 - Legati di Culto lire 1851.
[xlii] Si riferisce che in un primo momento erano 16 , poi con l'abbondanza delle entrate 30, e al momento nuovamente 16.
[xliii] ADC, serie V, Visite Pastorali anno 1947.
[xliv] Questo locale per decenni si è sempre chiamato “Grottino” dal settembre 2005 “Black Out”.
[xlv] Al punto quarantacinque si riferisce che esiste un archivio anche se non è molto dotato per incuria dei rettori che lo hanno preceduto, infatti, riferisce che l'armadio un tempo adibito ad ospitare la documentazione cartacea è stato destinato nel tempo ad altri usi.
[xlvi] Ecco la formula di giuramento : “ Giuro di aver tutto fedelmente esposto e di nulla aver tralasciato di quanto era a mia conoscenza. Sac. Gennaro Bove”.
[xlvii] Vedi gli atti notarili citati della seconda metà del XVIII secolo.
[xlviii] P. Vuolo Devozione Cultura e Società a Maddaloni tra settecento ed ottocento, in “Caserta e la sua Diocesi” (In seguito Devozione Cultura cit), vol. I, Edizioni Scientifiche, Napoli 1995, pag. 220.
[xlix] Gli opuscoletti - BMC - sono in ordine cronologico: " Per l'Università della Città di Maddaloni contra quell'Illustre Possessore nel S.R.C. - a relazione del giudice dalla G.C. Signor D. Vincenzo Sansaverino", a firma di Crescenzo Demarco in Napoli il 4 gennaio del 1791; " Giunta a pro dell'Università di Maddaloni", datato in Napoli 1791 e " Per l'Università di Maddaloni contra quell'Illustre Possessore nella G.C. della Vicaria", datato il 25 aprile del 1792. Sarà proprio quest'ultimo che di seguito si approfondisce ricordando che è il testo è simile a quello a firma del Demarco al 4 gennaio 1791. Anche il de Sivo, Storia. pag. 251, tratta di questa vicenda, anche se in un modo tanto ambiguo da invitare a consultare solo ed esclusivamente la fonte di cui sopra. Si approfondisce di seguito il testo del 1792.
[l] Il capitolo come segue volge al termine: “ Premessa la serie degli avvenimenti della causa, facil cosa è stabilire lo stato della quistione. L'Università di Maddaloni non è, che venga a rivendicare il Padronato sulla Chiesa del Corpo di Cristo, quasicchè gli fosse stato interamente usurpato. Ella ne è nel quasi possesso, e solo gli manca una parte, di cui chiede la reintegrazione. La parte mancantegli è quella dell'amministrazione de' beni, e della elezione de' Sacri Ministri. L'esercizio di questa più interessante parte è presso il Barone del luogo il quale non l'ha di certo acquistata per fatto della Patrona,ma dice di esercitarla come Difensore, e Protettore della Chiesa.
La disputa quindi si versa nell'articolo, riconosciuto nell'attual sistema di legislazione, e senza il volere dell'Università, ed una concessione Sovrana han potuto i Duchi di Maddaloni farne legitimo acquisto. Dove illeggittimo a noi riesca dimostrare l'allegato titolo, le conseguenze par che debbano essere di doversi vietare al Duca qualunque ingerenza, e di reintegrarsi l'Università nella pienezza dei suoi diritti. Prima giova accennare, quali siano gli antichi, ed i recenti monumenti, donde chiaro risulta il Padronato dell'Università”.
[li] Il 14 ottobre del 1788 il Vescovo di Caserta mons. Pignatelli emettera un decreto per concessione dell'Almuzia e dello zucchetto, forse il secondo volendo dar credito all'iscrizione sulla copia in pergamena dello stesso privilegio conservato presso l'ADC - serie VII, busta 26, fascicolo 145\11.
[lii] Anche nell'ottocento avremo questo tipo di elezione, non si sà da quando e per quanto tempo. Testimonianza in ogni caso è all'ASC, Prefettura Atti Amministrativi, 8^ inventario, Settore OO. PP., Fascicolo 3969.
[liii] M. Campanile Le Istituzioni ecclesiastiche nella Diocesi di Caserta tra il Cinquecento e il settecento , in “Caserta e la sua Diocesi” Edizioni Scientifiche Italiane 1995, vol. II, Edizioni Scientifiche, Napoli 1995, pag. 229- 233, in seguito M. Campanile Le Istituzioni ecclesiastiche. " A Maddaloni e a Limatola resiste fino all'episcopato del Da Cornea la divisione delle parrocchie per <>, e non per confini, a significare come la parrocchia scandisse, e al tempo stesso consacrasse, lo spazio privatizzato da più importanti gruppi familiari. Chiara e decisiva sarà, poi, a metà Seicento la denuncia di monsignor Sciamanna contro le connivenze fra potentati locali e Santa Sede che non consentono di ristrutturare a favore dei fedeli la morfologia dei luoghi di culto e soprattutto delle rettorie con cura d'anime. Un rapido sguardo alla mappa delle chiese esistenti sul territorio diocesano può dare la misura del fenomeno e far comprendere quanta parte di esse fosse preclusa al vescovo. ... A Maddaloni alla Collegiata di S. Pietro - eretta nel 1511 - si univano le parrocchie di S. Benedetto di Capua e le parrocchie di S. Agnello e di S. Margherita, dipendenti direttamente dal Capitolo della città. A completare il quadro cittadino altre 18 chiese, di cui 11 di giurispadronato laico, e fra queste la più importante, quella intitolata al Corpo di Cristo - con annesso l'ospedale-, giurispadronato dei Carafa e dove a metà seicento officiavano 20 sacerdoti eletti dagli economi e approvati dal vescovo". Segue poi l'ingerenza nel 1730 del duca per l'elezione del suo cappellano al Capitolo di S. Pietro. " D'altra parte , era noto in diocesi come il clero di Maddaloni fosse per la maggior parte subordinato ai Carafa e ai suoi ministri. Gia a fine Cinquecento il Mandina aveva asserito che il clero più turbolento della diocesi risiedeva in quella località e a distanza di un secolo e mezzo il vescovo Falangola affermava che proprio lì c'era <>, la più difficile da controllare e disciplinare proprio a causa della protezione di cui godeva presso i signori locali. Nel 1748 fu addirittura tutta la città ad insorgere contro il vescovo rifiutando la visita pastorale nella forma prevista dal Falangola."
[liv] Oltre ai testi che si analizzeranno per le proprietà si segnala che presso il Fondo OO. PP. dell'ASC, il fondo a tal riguardo è cospicuo: vedi Fascio-fascicolo... 4 -34; 56 - 58; 56 - 66; 170 - 2; 170 - 15; 321 - 1; 321- 4; 321 - 37; 321 - 50; 321 - 67; 487 - 45; 510 - 14; 548 - 6; 642 - 5.
[lv] Isernia, Op. cit. , pagg. .56-58.
[lvi] BCASCM Delle nomine si evidenzia nei consigli comunali del : 22 ottobre del 1862, 7 aprile del 1865, 19 aprile del 1865, 29 novembre del 1865, 9 maggio del 1866, 27 ottobre del 1867 ,16 maggio del 1768, 28 giugno del 1868, 18 maggio del 1870, 1 agosto del 1870, 17 ottobre del 1870, 31 ottobre del 1870, 4 maggio del 1871, 22 giugno del 1871, 5 luglio del 1871, 29 gennaio del 1872, 20 settembre del 1873, 13 ottobre del 1873, 13 maggio 1874, 21 maggio del 1874, 26 giugno 1881, 26 settembre 1881, 28 marzo 1882, 20 luglio 1883, 28 febbraio del 1884, 7 maggio del 1885, 25 marzo del 1886, 20 aprile del 1887, 9 maggio del 1887, 4 novembre del 1890, 27 aprile del 1892, 6 maggio del 1892, 25 maggio del 1892, 15 marzo del 1894, 19 maggio del 1894, 30 maggio del 1897, 29 novembre del 1894, 10 maggio del 1895, 15 gennaio del 1898, 21 gennaio 1898, 18 maggio 1898, 31 ottobre 1899, 20 gennaio 1900 (Cfr. Vuolo, Maddaloni 1990, pag. 239), 22 marzo del 1901, 18 aprile del 1902, 28 gennaio del 1904, 25 settembre del 1905, 19 novembre del 1906, 9 gennaio del 1907, 11 dicembre del 1907, 13 novembre del 1908, 21 dicembre del 1910, 19 giugno del 1912, 20 luglio del 1914, 16 novembre del 1914, 5 dicembre del 1914, 20 novembre del 1924. Dai registri delle Deliberazioni della Giunta Comunale si segnala la disposizione del 15 febbraio del 1877.
[lvii] M. Campanile Le Istituzioni ecclesiastiche, pag. 235.
[lviii] G. de Sivo Storia. , pag. 27.
[lix] ADC, serie VIII, busta 26 , fascicolo 145\3. P. Vuolo Devozione Cultura cit., pag.245 - 246.
[lx] D. De Rosa Sinodi, lettere pastorali e sante visitazioni dei vescovi Narni Mancinelli e Rozzolino in Caserta e la sua Diocesi Edizioni Scientifiche Italiane 1995, vol II, pag. 55- 56.
[lxi] M. Campanile Le Istituzioni ecclesiastiche., pag. 240.
[lxii] Ibidem, pag. 242.
[lxiii] G. Tescione Il Vescovo Benedetto Mandina e la sua Relazione ad Linima del 1594 in Caserta e la sua Diocesi Edizioni Scientifiche Italiane 1995 ( In seguito Il Vescovo Benedetto), vol. III, pag. 334.
[lxiv] BCASCM Dai registri delle Deliberazioni dei Consigli Comunali si segnalano i consigli del : 10 agosto del 1867, 11 ottobre del 1871, 8 aprile del 1872, 30 gennaio del 1873, 16 aprile del 1873, 19 novembre del 1874, 21 aprile del 1875, 8 giugno del 1875, 9 febbraio del 1877, 22 aprile del 1876, 5 maggio del 1879, 25 maggio del 1880, 25 settembre del 1880, 26 gennaio del 1881, 31 maggio del 1881, 23 febbraio del 1883, 1 maggio del 1886, 5 febbraio del 1887, 16 aprile del 1887, 20 aprile del 1887, 21 settembre del 1887, 6 marzo del 1888, 31 agosto del 1888, 31 maggio del 1889, 9 dicembre del 1889, 23 giugno del 1890, 9 dicembre del 1890, 30 maggio del 1891, 13 ottobre del 1891, 14 maggio 1892, 31 maggio del 1892, 2 giugno del 1892, 7 marzo del 1893, 26 giugno del 1893, 30 maggio del 1894, 27 gennaio 1895 15 marzo del 1896, 21 ottobre del 1896, 14 marzo del 1897, 1 febbraio del 1898, 22 giugno del 1899, 22 luglio del 1899, 6 maggio del 1902, 9 giugno del 1903, 17 giugno del 1903, 14 settembre del 1903, 16 agosto del 1904, 24 luglio 1906, 5 novembre del 1906, 30 ottobre del 1907, 13 ottobre del 1909, 14 novembre del 1910, 6 marzo del 1911, 20 ottobre del 1911, 20 maggio del 1912, 20 luglio del 1914, 7 agosto del 1926, 22 maggio del 1916, 2 giugno del 1917, 7 agosto del 1926.
Dai registri delle Deliberazione della Giunta Comunale si segnalano i provvedimenti del : 14 aprile del 1870, 2 novembre del 1872, 20 marzo del 1873,12 luglio del 1880, 14 marzo del 1888.
[lxv] de Sivo,Storia. , pag. 263
[lxvi] M. Sessa Le Ordinazioni Sacerdotali nella Diocesi di Caserta: Schedatura, Indicizzazione e Costituzione di una Banca Dati, in Caserta e La sua Diocesi, vol II, pag. 257-258
[lxvii] de Sivo Storia. , pag. 202-203
[lxviii] E sempre il "parlamento" locale il 24 giugno del 1629 disponeva di inviarsi a Roma a pubbliche spese un difensore per la causa di cui sopra.
[lxix] Il de Sivo viene a riferire: “Nulladimeno sento seguitata sinora la consuetudine che la processione incomincia da S. Martino e finisce al Corpo di Cristo, ch'è succeduto alla Maddalena, mi sembra che i cittadini allora vincessero la lite, per possedere questa eccezione alla regola generale.”
[lxx] ASC, notaio Pascarella, pacchi 2106 2107, atto del 4 giugno 1765
[lxxi] Segue poi l'inventario della chiesa di quell'anno che tratteremo sul finire del capitolo.
[lxxii] ASC, notaio Pascarella, atto del 14 giugno 1765
[lxxiii] Complessivamente saranno centosettantadue le candele che gli economi daranno al sacrestano minore.
[lxxiv] ASC, notaio Pascarella, atto del 22 marzo 1773
[lxxv] ASC notaio Pascarella, atto del 28 gennaio 1760, 4 giugno 1765, 4 settembre 1791
[lxxvi] ASC notaio A. De Roberto, atto del 28 agosto del 1795
[lxxvii] L'uso dei cappellani dei vari materiali, come delle torce e dei messali oltre che dei camici e quanto di collaterale è molto sentito, infatti, spesso si parla di materiali nuovi che non vanno molto ad alterare l'apparato numerico.
[lxxviii] Sempre nella stessa sagrestia vi dovevano essere oltre al quadro della Madonna e a quello del Cristo, un'altro sempre del Cristo ed uno piccolo della Madonna dei sette Dolori. Nella Sagrestia grande troviamo poi anche l'orologio di ottone con cassa lignea la cui corda era tirata dal sacrestano minore all'occorrenza.
[lxxix] Nell' inventario del 1791 si evidenzia del come per conto del duca vi siano registrazioni nei registri ufficiali per mano del vicario che non è più il conte di Cerreto ma il Marchese di Arienzo
[lxxx] Nello stesso inventario si nota la crescita dei messali il cui numero sale a 16
[lxxxi] Al momento ne esisteva un'altro in noce nella chiesa
[lxxxii] ASC notaio Pascarella, atto del 25\02\ 1775
[lxxxiii] Presso l'ASCCCM è conservata metà leggenda che riporta gli stessi pesi è la nota di rogazione di Pascarella, oltre ad una incisione mariana dalle fattezze angeliche. La stessa leggenda deve essere stata redatta all'epoca dell'atto.
[lxxxiv] ASC, notaio Pascarella, atto del 11 marzo 1782
[lxxxv] ADC, serie VII, busta 26, fascicolo 145\3
[lxxxvi] Ciò naturalmente non vieta, come accade, che il corteo funebre continui fino al cimitero, però senza guida spirituale.
[lxxxvii] Segue il testo: QUADRO GENERALE DI TUTTI I REGOLAMENTI ED OBBLIGHI DE' R.DI CAPPELLANI DELLA VE.BLE CHIESA DEL SS.CORPO DI CRISTO DI MADDALONI
Art.1° Giusta lo Stato Discusso approvato da S. E. il Ministro per questo anno volgente 1853, sono assegnati annui ducati 450 per la celebrazione di messe in sodisfazione di parte degli antichi legati della Chiesa. Tutti i Signori R.di Cappellani, niuno eccettuato, che oggi sono al n.° di 21 hanno egual dritto di prendere la rata rispettiva sui cennati D., 450, che saranno divisi fra tutti, per celebrarne messe alla ragione di g.a 20 ognuna, e trascriverle di proprio pugno nel Libro de' Legati della Chiesa, per riceverne la paga corrispondente. Siccome la detta somma di duc: 450 divisa a 21 Cappellani non solo non sarebbe sufficiente a completare una intera Cappellania per ognuno, ma ancora darebbe luogo a un inconveniente, cioè che la celebrazione delle messe disimpegnata da 21 Cappellani si completerbbe ne' due primi mesi dell'anno, così per dare maggior comodo al Pubblico, e per non Far mancare alla Chiesa le messe quasi in tutto l'anno, si è stabilito concordemente tra tutti i Cappellani medesimi, colla intelligenza, ed approvazione dell'Ordinario Diocesano, che la detta somma di duc: 450 resti ora divisa egualmente al numero di dieci Cappellani, anzichè tra tutti, comunque la detta cinfra neanco sia sufficiente a completare dieci Cappellani; con ciò però non si intende derogare punto al dritti di ciascun Cappellano di prendere la sua rata di messe coll'unanime consenso di tutto il Capitolo , e coll'approvazione dell'Ordinario pro tempore, che deve regolare la detta distribuzione di messe in proporzione della rendita della Chiesa, che è soggetta a subire delle variazioni in più, o in meno.
Art. 2° Tutti quei Cappellani, che prendono porzione da' D. 450, e che applicano le messe pe' legati della Chiesa, e specialmente ne' giorni di Precetto, ne' quali è espressamente ad essi proibito di andare a celebrare nella Chiesa istessa, e rimesso poi alla prudenza del Rettore di dare un tal permesso a qualcheduno di essi Cappellani in qualche caso particolare, e di urgenza, purchè però non manchi il servizio alla Chiesa propria, ed il comodo al Pubblico, che hanno sempre il dritto di essere preferiti. A tal oggetto si è stabilito, che quante volte di mattino di festa di Precetto dovrà uscire tutto il Capitolo o per processione di Santi, o per associazione Funebre, rimaner debba a celebrare in Chiesa uno, o due Cappellani, secondo il bisogno, col godimento degli stessi emolumenti.
Art. 3° Per non Far mancare al pubblico la messa in tutti i giorni di precetto in quelle ore, nelle quali ne ha più bisogno, specialmente la classe de' contadini, e degli artigiani, vi sarà sempre constantemente col suono delle campane una prima messa all'aurora, un altra subito dopo la messa cantata, e l'ultima un quarto d'ora prima del mezzo giorno, e ciò a tenore degli antichi sistemi, e regolamenti della Chiesa, e giusta le antecedenti conclusioni del Capitolo.
Sarà cura poi del Sig.or Rettore di assistere, ed invigilare per l'esatta e rigorosa osservazione di tali obblighi, stabilendo all'oggetto uno, o più turni di Cappellani, o prescegliendo tra essi, e coll'unanime consenso di tutti, uno o più Cappellani, che volontariamente volessero addossare l'incarico, purchè non manchi il servizio alla Chiesa, ed il Comodo al Pubblico, l'incomodo però della sola prima, ed ultima messa ne' dì festivi sarà pagato un tanto di più della tassa ordinaria, giusta gli antichi sistemi, e regolamenti della Chiesa.
Art. 4° Tutte le altre messe dalla prima infino all'ultima ne' giorni di Precetto si celebreranno nel corso della mattina fino a mezzo giorno l'una dopo l'altra, e per dare maggior comodo al Pubblico con una mezz'ora di divario; rimanendo espressamente proibito ne' dì festivi di celebrare contemporaneamente due messe, salvo i soli casi particolari, ed urgenti, e quando la prudenza richiede il contrario, previo però il permesso del Sig.or Rettore. Si farà eccezione alla detta regola ne' giorni feriali, ne' quali non essendovi l'obbligo della messa, ed essendo tutti occupati, e dediti a' lavori, il pubblico accorre in Chiesa in numero scarsissimo, particolarmente nelle ore avanzate del mattino, nelle quali le Chiese sono perfettamente spopolate; quindi si permette a tutti i cappellani di celebrare ne' giorni feriali nelle ore di loro comodo, ed al numero non più di due contemporaneamente, godendo il solo Rettore del privilegio di uscire a celebrare col terzo calice, quale privilegio potrà esso stesso accordare anche ad altro Cappellano, nel solo caso di urgenza, e ciò a tenore degli antichi usi, e regolamenti della Chiesa.
Art. 5° In tutte le festività solenni debbano tutti i Cappellani intervenire a' primi, e secondi vespri, alle ore canoniche, ed alla messa cantata, come pure in tutti i giorni di precetto debbono con l'intervento di tutti recitare le ore canoniche, ed assistere alla messa cantata, che sarà celebrata anche per turno da ciascun Cappellano presbitero. Saranno esenti da una tale obbligo il Rettore, il quale ha l'obbligo di funzionare in tutte le festività di prima classe, ed in tutta la Settimana Santa, il Capo-Coro che deve asistere al Coro, e gli assistenti o da Diacono, o da Suddiacono alla messa cantata coll'obbligo di alternare le settimane tra essi.
Art. 6° Debbono pur intervenir tutti a' seguenti obblighi di Chiesa cioè: - Nel giorno della Visitazione, e Presentazione della B.ma Vergine a' primi vespri, ed alla messa cantata. - Nella Festa di S. Francesco Saverio al triduo, a' primi vespri, ed alla messa cantata Lo stesso praticar si deve da tutti in tutte le occorrenze del Pubblico, sia per ottener la pioggia, sia per implorare la serenità, ed in occasione di altre pubbliche preghiere e funzioni, che si faranno previa l'approvazione ed Autorizzazione dell'Ordinario Diocesano. Quante volte per i bisogni pubblici a richiesta delle Autorità, e col permesso di S. E. R. l'Ordinario Diocesano occorre calarsi dall'Eremo la Statua del S. Protettore S. Michele Arcangelo in occasione o di pestilenza, o di grazia è obbligato tutto il Capitolo de' Cappellani, ad andare a rilevarla processionalmente fin dalla Parrocchia di S. Benedetto, ed assistere al triduo di penitenza, sempre che si farà in Chiesa e restituirla fino alla detta Parrocchia anche processionalmente, e coll'intervento di tutti sodisfare agli obblighi degli anniversari, che tiene in perpetuo la Chiesa ne' giorni stabiliti, cioè nel 26 Febbraio; nel 5 Settembre, nel dì 1° Ottobre, in ogni primo venerdì di detto mese, nel dì 5 dello stesso mese, e nel dì 12 Dicembre di ciascun anno, celebrando una messa cantata e tante messe piane, quante ne' sono prescritti dai Legati de' Pii Testatari, ed in suffraggio delle anime dei Pii Disponenti.
In tutte le gale di S. Maestà il Re Nostro Signore | D. G. | di S. M. la Regina, e di S. A. Reale il Principe Ereditario sono obbligati d'intervenire tutti in Chiesa, ed assistere all'esposizione del SS.mo Sagramento, ed al Te Deum.
Art. 7° In ogni Domenica di Quinquagesima coll'intervento di tutti vi sarà una messa cantata per tutti i Cappellani viventi. Lo stesso si praticherà in ogni Lunedì dopo Quinquagesima per le anime de' Padri, e Madri di tutti i Cappellani. Similmente nel Giovedì dopo la 1^ Domenica di Quadragesima si celebrerà un anniversario di un notturno, e Messa cantata in suffraggio delle anime di tutti i Cappellani defunti. Nel giorno della Commemorazione de' morti debbono intervenir tutti a cantare l'intero Ufficio della giornata, la Messa, ed il Libera. Similmente nella festività della Commemorazione della Dedicazione della Chiesa debbono cantare i primi, e secondi vespri, ed assistere alla Messa cantata. Nella mattina di Natale debbono all'alba cantare l'interno ufficio, e la Messa solenne. In tutta la Quaresima ogni mattina assistere alla Messa cantata nel Coro. In tutti i venerdì di Marzo al giorno dopo esposto il SS.mo Sagramento debbono cantare Compieta, ed assistere alla Benedizione del SS.mo. In ogni terza Domenica di ogni mese debbono intervenire all'Esposizione del SS.mo, alla Messa cantata, ed alla processione per lo ristretto della Piazza, giusta gli antichi privilegi concessi alla Chiesa da diversi Sommi Pontefici. Nella Settimana Santa debbono tutti intervenire a tutti gli uffici, ed a tutte le funzioni, che si faranno di mattino, e di giorno, niuna esclusa, fino al giorno di Pasqua. In tutta l'ottava del SS.mo Corpo di Cristo sono pure obbligati di assistere ogni giorno, la mattina all'esposizione del SS.mo, ed alla messa cantata, il giorno alla detta esposizione ed a' vespri solenni, ed alla processione nel giorno dell'ottava. Non altrimenti debbono praticare mattino, e giorno in occasione delle Quarantore, che cadono in ogni 25 Settembre, stabilendosi un orario, ed un turno di Cappellani per le messe a celebrarsi avanti al SS.mo, ed un altro orario, e turno per le ore a farsi da ogni Cappellano avanti al SS.mo Sacramento, ed a quest'obbligo sono tenuti tutti indistintamente.
Art. 8° Il Vespro per tutti i mesi dell'anno sarà sempre fisso ad ore 20 1\2. L'orario stabilito per la Messa cantata, e per gli altri divisi uffici precedenti sarà il seguente.
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Art. 9° Tutti quei Cappellani, niuno escluso, che saranno manchevoli al simpegno de' loro obblighi, o in tutto, o in parte, o che non interverranno alle messe cantate, alle ore canoniche, e vespri, ed a tutti gli altri divini uffici nelle ore precise, e stabilite da' regolamenti, saranno seggetti alle diverse puntature, che saranno calcolate a tenore delle festività solenni, di prima, e seconda classe, e per la Settimana Sante fino a g.na 29 al giorno, giusta le antichissime consuetudini della Chiesa.
In ogni primo Gennaro saranno prescelti dal Capitolo due Cappellani, per le due settimane contrarie, che avranno obbligo di registrare esattamente, e rigorosamente tutte le dette puntature, che saranno depositate in mano di un Procuratore a scelta del Capitolo per dividersi poi ratizzatamente, ed egualmente a tutti i Cappellani in ogni quatrimestre.
Saranno esenti dalla puntatura tutti i Cappellani infermi, tutti quelli che sono occupati per servizio della Chiesa, e quelli che sono legitimamente impediti, dopo però di averne data piena conoscenza al Capitolo, o al Rettore, il quale invigilerà rigorosamente, e scrupolosamente nel tassare le puntature a' veri manchevoli; ed a tal proposito nel disimpegno de' divini uffici sempre che può aver luogo e premessa la sostituzione di un Cappellano ad un altro, senza lesione de' diritti della Chiesa, o del Capitolo, restando fisse, e valide le antiche consuetudini , e conclusioni fatte all'oggetto dal Capitolo. Resterà pure stabilito, e confermato, che quei Cappellani, che sono accagionati da mali cronici, non debbono godere il beneficio della sostituzione, similmente non godono di un tale beneficio quei Cappellani, che si giaciono infermi più di due mesi. Non si intendono poi legitimamente impediti quei Cappellani, che come tali non intervengono a' divini uffici di obbligo, intanto poi intervengono alle associazioni de' defunti, ed in altre funzioni lucrose. Non è permesso al Rettore, o a chi ne fà le veci, o a chicchesia di modificare le antiche puntature, e di aggiungere delle nuove qualunque sia la circostanza, essendo questo dritto del solo Ordinario pro tempore dietro rapporto del rettore, e quando l'utile della Chiesa, il bisogno, e la circostanza lo richiede.
Art. 10° Quante vole l'intero Capitolo giusta la consuetudine sarà inviato alle processioni de' Santi, dovranno i Cappellani intervenirsi tutti all'ora stabilita, ed in corporazione portarsi alla Chiesa dove si celebra la Festa, per disimpegnare l'incarico, coll'emulendo di carlini quattro per ogni Cappellano, che interverrà, per antico sistema poi si spetta la porzione doppia al solo Rettore, o a chi ne assumerà le veci in sua mancanza. Ed a tale proposito affine di rimuovere le diverse quistioni, che finora si sono agitate, e si agitano tuttavia, giova quì stabilire, come difatti si stabilisce per legge espressa da doversi osservare inalterabilmente, ed in ogni futuro tempo, che il Cappellano più antico di possesso assumer debba sempre le veci del Rettore, in caso di sua mancanza, prendendo la porzione doppia ne' lucri delle processioni de' Santi, e delle associazioni de' defunti, ed in tutte le altre funzioni, dove non interviene il Rettore, e ciò a tenore degli antichissimi regolamenti, e sistemi della Chiesa. Intando rispettando tuttavia le disposizioni date da S. E. R. Monsignor Narni di felicissima ricordanza, in persona dell'attuale Capocoro D. Matteo Heycher, e considerandole come un caso di eccezione dagli antichi regolamenti, si è stabilito inoltre con unanime parere dallo intero Capitolo de' Capitolo de' Cappellani, che la suindicata legge ripigliar debba il suo vigor dopo che il Pr.to Sig.or Heycher sarà promosso; nel qual caso il novello Capocoro, che gli succederà seguitar deve ad occupare nelle processioni, ed in altre funzioni quello stesso posto, che presentemente tiene per anzianità di possesso, senza nessun altra aprticolarità, e preferenza, che solamente gli spetta nel Coro, dove col canto deve diriggere tutti gli altri Cappellani, salvo il saldo annuale, che gli spetta dippiù giusta lo Stato Discusso, e giusta gli antichi regolamenti, che se una tal carica si occuperà per concorso da un sacerdote, che nuovo entra nel Capitolo, allora occupar deve nelle processioni l'infimo posto, come per legge.
Art. 11° Essendo antichissimo costume de' cittadini di Maddaloni nella morte de' loro congiunti invitare il Capitolo de' Cappellani per l'accompagnamento funebre alla Chiesa, e durando tuttavia un tal sistema, restar debbano anche per legge espressa confirmati gli antichi regolamenti, e conclusioni di questo insigne Capitolo riguardanti le dette associazioni, e precisamente restar deve confirmata l'ultima conclusione del dì 11 del 1852, con la quale si stabilì, che lo accompagnamento funebre per i fedeli defunti debba aver luogo dalla Casa alla Chiesa, ed a richiesta degli interssati dalla Chiesa al largo del Molino luogo detto Ponticello, e non oltre coll'emulendo di carlini cinque, ed un cero di tre once per ogni Cappellano che interverrà, cioè carlini tre dalla Casa alla Chiesa, e carlini due dalla Chiesa al Ponticello;
lo stesso si praticherà, sè sarà invitato metà del Capitolo, restando fisse, e salde per tutto altro le antiche consuetudini, e regolamenti della Chiesa.
Art. 12° Affine di praticare un ufficio non meno di pietà, che di riconoscenza verso i congiunti de' Cappellani, che andarono a trapassare, restar deve sempre più confirmato in tutto, e per tutto l'antico stabilimento fatto dagli antecessori Cappellani, di presentarsi cioè reciprocamente, e gratuitamente nelle associazioni funebri de' sudetti Parenti de' Cappellani esistenti, sia che coabitano in Casa del Capellano sia fuori di essa. Ben inteso però che resta accordato un tal privilegio a' congiunti in linea di consaguinità fino al secondo grado inclusivo, in linea di affinità poi sino al primo, e non oltre.
Art. 13° Finalmente per compiere un atto di doverosa filantropia verso ciascun confratello Cappellano, che andrà a passar da questa a miglior vita, e per concorrere ad accrescere sempre più la pompa funebre negli ultimi pietosi uffici di umanità dovuti ad un Ministro del Santuario, vengono col presente articolo richiamati in vigore, e confirmati tutti gli obblighi, che assistano indistintamente ciscun Cappellano in simile funebre riscontro, di intervenire cioè all'associazione del suo defunto confratello dalla Casa alla Chiesa, ciascuno con la sua torcia, che sarà somministrata dalla Chiesa, di assistere in chiesa al funerale consistente in un notturno contatto, nella Messa cantata, e libera, di intervenire puranchè all'altro accompagnamento dalla Chiesa fino al Camposanto, e di celebrare una messa per ognuno per l'anima del defunto Cappellano. I manchevoli all'associazione, o al funerale avranno l'obbligo di celebrare una , o due messe di più in suffraggio dell'anima del defunto Cappellano segnandole di proprio pugno nel libro, che si conserva in Sagrestia.
Art. 14° Col presente quadro di regolamenti e di obblighi per ciascun Cappellano non s'intenda punto derogare ad altri stabilimenti fatti anticamente con altre passate conclusioni de' Cappellani.
Art. 15° Il Solo Ordinario Diocesano pro tempore, non che gli stessi Cappellani legalmente, e capitolalmente congregati, e non altri hanno il dritto di togliere, aggiungere, o modificare i soprannotati regolamenti, ed obblighi, quando l'utile, il bisogno, e la circostanza lo richiede Così si è stabilito ad unanime consenso di tutti i Capellani, e tanto si deve esattamente osservare da tutti, e non altrimenti. Fatto e sottoscritto in Maddaloni oggi 26 Agosto 1853. Il Rettore Matteo Mirabella Giambattista Arciprete Barletta Deputato Ecclesiastico. Quì a fine la trascrizione. Il Barletta, Depuato Ecclesiastico, è il Vicario Foraneo di Maddaloni.
[lxxxviii] Diocesi di Caserta “XII Sinodo Diocesano - Le Costituzioni” - “Normativa Diocesana”, Caserta 1999, pag. 38. “Il rito delle esequie: sia celebrato in orari in cui possono partecipare non solo i parenti, ma anche i fedeli della comunità. Alle esequie sia anticipata la veglia per il defunto, fatta in casa dal parroco o da un ministro idoneo, assistito da un gruppo di fedeli che assumono come impegno tale compito pastorale. E’ proibito celebrare messa nella casa del defunto ed appendere tendaggi alla porta della Chiesa. Le esequie terminano in chiesa con la celebrazione. L’offerta data al parroco in occasione dei funerali sia messa nella cassa parrocchiale, defalcata della quota stabilita per l’intenzione della messa più un congruo compenso al parroco. E’ vietata la raccolta delle offerte durante la messa”.
[lxxxix] ADC, serie III, busta 26 fascicolo 189\8; serie VII, busta 26, fascicoli 145\3 - 145\7 - 145\8
[xc] BCASCM Registro Consiglio Comunale dal 7 gennaio dal 1870 al 18 agosto del 1873, foglio 305, verbale n.66
[xci] BCASCM, ibidem., foglio 465, verbale n.101
[xcii] BCASCM, Registro delle Deliberazioni del Consiglio Comunale dal 1 maggio 1895 al 1897, foglio 333
[xciii] Lo stesso regolamento era ufficioso già il 25 luglio, ma poi successivamente ebbe tutta una serie di variazioni, verificabili, e fu datato ed approvato al 14 settembre del 1896. ADC, serie VII, busta 26, 145\1 - 145\3. ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8. Ecco il testo: REGOLAMENTO PEL CAPITOLO DEI REVERENDI CAPPELLANI DELLA CHIESA DEL SANTISSIMO CORPO DI CRISTO DI PATRONATO DEL MUNICIPIO DI MADDALONI &&&&&&&&&&
Capo I° DISPOSIZIONI GENERALI
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Art. I° La Chiesa del SS. Corpo di Cristo della Città di Maddaloni è di dritto Patronato Comunale
Art. 2° E' istituità in essa una Colleggiata di venticinque Cappellani, compreso in detto numero il Rettore, il Vice Rettore, il Sagrestano Maggiore, l'Organista e due Capi Coro che verranno scelti dal loro seno. Vi saranno inoltre un Capo Clerico e quattro Sagrestani.
Art. 3° I Cappellani debbono essere Sacerdoti, i quali, alle buone qualità del loro stato, debbono accoppiare buona voce e sufficiente perizia di canto corale.
Art. 4° Il Rettore è il Capo dei Cappellani e sopraintende ad essi ed a tutte le funzioni sacre in Chiesa e fuori, avendo la superiorità e la sorveglianza di tutto il personale addetto al servizio della Chiesa. Lo supplisce il Vice rettore, ed in mancanza il Cappellano più antico di nomina.
Art. 5° I Cappellani dipendono dal Rettore o da Chi lo supplisce in quanto alla disciplina ed alla liturgia Ecclesiastica, non che dall'Ordinario Diocesano.
Art. 6° Il Municipio di Maddaloni è il Patrono e il Capo Laico della chiesa, e dell'intero Collegio dei Cappellani, sotto questo rapporto, dipenderà dal sindaco, come Capo dell'Amministrazione Municipale.
Art. 7° Pel ramo laicale la Chiesa è rappresentata dai due Amministratori, nominati dal Consiglio Comunale, e dal Sindaco, come Presidente a tutti gli Uffici ed Istituti Comunali.
Art. 8° I due Amministratori disporranno della rendita secondo il bilancio da essi proposto ed approvato dal Consiglio Comunale. La esenzione ed il pagamento dei mandati dei mesi si faranno dal Tesoriere Comunale, secondo le indicazioni del bilancio e dei ruoli coi privilegi fiscali della legge determinati pel Comune.
Art. 9° I mandati di pagamento saranno sottoscritti dai due Amministratori, e contrasegnati dal loro Segretario, e verranno estratti a concorrenza dei fondi stanziati nel bilancio.
Art. 10° Il bilanci e la contabilità saranno regolati come quelli del Comune, e tanto i due Amministratori quanto il Tesoriere dovranno rendere il rispettivo conto morale e materiale in ogni anno al Consiglio Comunale
Art. 11° I due Amministratori saranno nominati dal Consiglio Comunale in ogni triennio a maggioranza assoluta, ed a scrutinio segreto nella sessione di autunno, ed entrano in esercizio al I° gennaio, potendo essere rieletti.
Art. 12° La nomina dei Cappellani, del rettore, Vice Rettore, Sagrestano Maggiore, e dei due Capi Coro viene fatta dal Consiglio Comunale dietro domanda dei Candidati, ed in mancanza di questa, sulla proposta del Sindaco, a maggioranza assoluta ed a scrutinio segreto, con l'approvazione del vescovo, e ad essi sarà dato il possesso dopo che la deliberazione sarà stata resa esecutiva a norma di legge.
Art. 13° La nomina del Segretario, del capo Clerico, dei quattro Sagrestani, e di ogni altro subalterno sarà fatta dai due Amministratori sotto la Presidenza del Sindaco, i quali potranno anche deliberare intorno alla sospensione ed al licenziamento di essi.
Capo 2° RETTORE
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Art. I° Il Rettore, come Capo della Colleggiata, invigilerà per l'osservanza dell'orario delle Messe e di tutte le altre funzioni sacre della Chiesa, farà osservare esattamente l'ordine del Clero, ed avrà la ingerenza e sorveglianza per l'esattezza di esso, non che sulla decenza delle persone e delle cose addette al servizio della medesima.
Art. 2° Il Rettore dovrà celebrare la Messa Cantata, ed i Vespri nelle seguenti festività, cioè della Circoscrizione, dell'Epifania, della Domenica delle Palme nel mercoledì, giovedì, venerdì e sabato Santo, nella domenica di Risurrezione, nell'Ascensione, nella Pentecoste, nella festa del Corpo di Cristo, nella domenica infra l'ottava, nel giorno dell'ottava di esso, nella Commemorazione dei Morti, e nella Nascita del Signore.
Art. 3° Altri obblighi del rettore saranno indicati nel Capitolato Cappellani.
Capo 3° VICE RETTORE
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Art. 1° Il Vice Rettore dovrà sostituire il Rettore legittimamente impedito in tutte le di lui attribuzioni onorifiche ed onerose, e dovrà egli celebrare la Messa ed i Vespri nella festività di S. Michele Arcangelo, della nascita di S. Giovanni Battista, di Pietro e Paolo, della Santissima Trinità, dell'Assunzione e Concezione della Vergine.
Capo 4° ORGANISTA
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Art. 1° L'Organista prende ingerenza e cura degli Organi col mantenerli in buono stato ed in perfetto accordo, ha l'obbligo di suonare in tutte le occorrenze religiose, ed ove non lo possa per legittimo impedimento, non deve far mancare il regolare servizio, dovendo prevenire il Rettore a tempo opportuno, onde non manchi quant'occorre alla buona manutenzione, ed alle sacre funzioni, essendo egli responsabile in ogni caso che mancherà il dovuto servizio.
Art. 2° Siccome l'organista oltre lo stipendio come Organista, prende anche quello come Cappellano, così nel tempo in cui sarà occupato pel suono dell'organo dovrà pagare la puntatura come ogni Cappellano.
Capo 5° CAPO CORO
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Art. 1° I due Capi Cori hanno l'obbligo di diriggere il Canto corale, costodire e ben tenere i libri del Canto, e prendere ogni altra cura, affinchè il servizio del coro proceda regolarmente, e far conoscere al Rettore, quanto possa bisognare per la buona tenuta dei libri, delle note musicali, dei leggii e di ogni altra cosa riguardante il servizio del Coro medesimo.
Capo 6° CAPPELLANI
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Essendosi ottenuto dalla Santa Sede che l'elemosina delle Messe appartenenti alla Chiesa del Corpo di Cristo da L. 1.25 sia elevata a L. 1.50 ( per 10 che conseguentemente il numero di questa sarà diminuito) ad evitare confusione da parte dei Cappellani, non che a mantenere con certo ordine nella celebrazione della medesima, e pel bene dei fedeli, si è stabilito quanto segue:
Art. 1° Solamente il Rettore ed i primi cinque Cappellani porteranno il peso di queste Messe, e nella loro cessazione per qualunque causa succederanno gli altri Cappellani secondo l'anzianità del loro possesso.
Art. 2° Queste Messe assolutamente dovranno celebrarsi nella Chiesa del Corpo di Cristo, nè il Rettore sarà facoltato di permettere altrove la celebrazione.
Art. 3° Non potendo qualcuno dei sei Cappellani in qualche circostanza o per infermità per se stesso ad un tale obbligo, allora col permesso del Rettore, potrà farsi supplire ad un altro Cappellano, e non trovandolo, anche da un Sacerdote.
Art. 4° Immediatamente dopo celebrata la Messa si dovrà segnare nel libro, che a tale scopo si terrà pronto in Sagrestia.
Art. 5° L'orario da osservarsi indispensabilmente sarà il seguente: nei giorni feriali la I^ Messa si dovrà celebrare all'Aurora. Alle ore 10 antimeridiane un 'altra messa, e le altre in altre ore.
Nei dì festivi poi la I^ messa all'alba, la 2^ dopo la messa cantata, e la 3^ a mezzo giorno preciso.
Art. 6° Baderà il Rettore nei giorni feriali a non far celebrare più messe nel medesimo tempo, e standovi giusta causa non più di due al contempo.
Nei dì festivi poi giammai permetterà che più messe siano celebrate contemporaneamente, ma con l'intervento di almeno mezz'ora dall'una all'altra.
Art. 7° Il Comune supplirà nel suo bilancio al dippiù della tassa ordinaria, che dovrà corrispondersi solamente ai Cappellani che prenderanno l'incarico di celebrare la prima e l'ultima messa, e ciò nei soli giorni festivi come praticato finora.
Art. 8° Sono pregati i Signori Amministratori di non pagare le messe ai Cappellani se i loro attestati non avranno il visto del Rettore, il quale alla fine di ogni anno, dovrà presentare il registro in questa Curia Vescovile per mostrarne l'adempimento.
Art. 9° In caso d'inadempienza a quanto sopra si è disposto, il Rettore dopo la 3^ mancanza dovrà farne rapproto al Vescovo per gli opportuni provvedimenti, non potendosi permettere che una delle più grandiose Chiese di Maddaloni sia malemente servita.
Art. 10° Non volendo nè i primi sei Cappellani, nè gli altri uniformarsi alle comunicate prescrizioni, decadono dal dritto di partecipazione della somma fissata per le messe, ed in tal caso i due Amministratori Municipali potranno invitare altri Sacerdoti, ai quali, previo il consenso del rettore, sarà distribuita la somma stabilita per la celebrazione delle messe in parola.
Art. 11° Se nei dì festivi i Cappellani dovranno uscire tutti per processioni, per esequie, o per qualsiasi altra pubblica funzione, allora dovranno rimanere in Chiesa uno o due (secondo il tempo che si potrà impiegare in tali funzioni) sempre del numero dei sei Cappellani, appunto per celebrare la messa o le messe nelle ore stabilite, e questi dovranno ritenersi come presenti in quelle funzioni, e però percepiranno gli stessi emolumenti degli altri.
Art. 12° Perciò che riguarda la messa conventuale, tutti i Cappellani indispensabilmente saranno tenuti a celebrare, eccetto solamente il Rettore, il Vice Rettore, i quattro Assistenti da Diocani o Suddiaconi, ed anche lo Organista, quando però egli personalmente e non altri in sua vece starà al suono dell'organo. E qui ricordiamo per la puntatura dell'Organista, quanto si è detto di sopra al Capitolo Organista.
Art. 13° Tutti i Cappellani sono obbligati ad intervenire nelle feste per la recita delle ore Canoniche ad ora stabilita, la quale varierà secondo le stagioni, ed inoltre dovranno intervenire nei giorni fissati all'anniversario dei Cappellani che sarà il dì 12 novembre ed a quello che avrà luogo nella settimana di quinquagesima. Nella festa della dedicazione della Chiesa del SS. Corpo di Cristo. In tutti i venerdì di Marzo per la messa con canto, ed in altre funzioni solite a farsi in questi giorni. Più nelle quarantore che cominceranno il 25 settembre, per le quali il Rettore farà un orario speciale, e stabilirà i Cappellani che per turno dovranno celebrare la messa d'innanzi il Venerabile, non che quelli che nelle ore pomeridiane dovranno presentare l'adorazione al quale ufficio sono tenuti tutti indistintamente.
Art. 14° Può un Cappellano farsi sostituire da un altro Cappellano nell'adempimento dei suoi obblighi giusta l'antica consuetudine della Chiesa, però non più di tre giorni di seguito.
Art. 15° I Cappellani affetti da mali cronici o costretti a stare a letto per vera infermità breve o lunga, non sono obbligati a farsi supplire da altri, considerandosi come impotenti e però legittimamente impediti.
Art. 16° I Cappellani, che senza legittima causa, per tre mesi continui non saranno intervenuti alle funzioni corali, oltra la puntatura, saranno puniti con pene ecclesiastiche, ed anche con essere deposti dall'ufficio di Cappellani. In tal caso però il Rettore prima nè informerà il Vescovo, il quale lo parteciperà al Sindaco ed agli Amministratori, e dopo un perentorio di alquanti giorni, dietro la presentazione che da questi gliene sarà fatta, si procederà alla nomina del nuovo Cappellano.
Incombe al rettore tassare i manchevoli e registrare fedelmente tutte le puntature che dovranno da e si pagare, le quali si depositeranno presso un Cappellano appositamente destinato per dividersi ugualmente tra tutti in fine di ogni semestre.
Art. 18° Non può il Rettore alterare o modificare le attuali puntature di uso, ne aggiungerne altre a suo arbitrio, ed ove l'utile della Chiesa ed una maggiore regolarità di servizio, od altra interessante circostanza lo lo richgiedessero, specialmente se le attuali non si credessero sufficienti ed efficaci allo scopo, dovrà diriggersi all'Ordinario Diocesano, ed ottenere la debita autorizzazione.
Art. 19° Sono esenti da puntatura gl'infermi, i Cappellani occupati in altro servizio, però della stessa Chiesa, e gl'impediti legittimamente, i quali però hanno l'obbligo di avvisare a tempo utile il Rettore, e giustificare l'addotto impedimento.
Art. 20° I Cappellani non possono con loro speciali deliberazioni, e conclusioni aumentare gli emolumenti in danaro, o cera, che attualmente percepiscono per le processioni e per le associazioni funerarie, nè adottare alcun provvedimento opposto al prestabilito, senza la intelligenza e la autorizzazione del Vescovo e del Sindaco nella linea della rispettiva giurisdizione.
Art. 21° E' espressamente vietato ai Cappellani di prendere parte agli appalti per le forniture delle cose della Chiesa, sia come appaltatori diretti, sia come garanti di altro appaltatore concorrente.
Capo 7° SAGRESTANO MAGGIORE O PREFETTO DI SAGRESTIA
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Art. 1° Il Sagrestano Maggiore ha la custodia e la cura della Sagrestia degli arredi e vasi sacri, delle cere e di ogni altro oggetto che si appartiene alla sagrestia ed alla Chiesa. Deve egli sopraintendere alla somministrazionedelle cose di consumo giornaliero come cere, ostie, vino, incenso, olio per le lampade, carbone pel braciere ed altro, a norma degli articoli fissati nel bilancio, ed invigilare alla buona qualità e giusta quantità delle medesime specialmente pel vino e per le ostie della messa, non che per la lampada dinnanzi al Venerabile. Avrà parimentiLa presidenza sul Capo Clerico e sui quattro sagrestani minori, potendoli anche punire nelle loro mancanze o dissubidienze, con riferimento prima al Rettore od a chi lo supplisce, e se vi sarà bisogno anche agli Amministratori. Se la fornitura poi delle cose summensionate non si trovasse già data in appalto, sarà fatta direttamente a cura dell'amministrazione ed allora il Sagrestano maggiore, avrà solamente l'obbligo di sorvegliare scrupolosamente come di sopra si è detto, e scorgendo che le cose non andranno in piena regola, nè farà subito il ricorso al vescovo ed al Sindaco.
Capo 8° SAGRESTANI MINORI O LAICI INSERVIENTI
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Art. 1° Vi saranno numero 5 sagrestani minori o laici inservienti dei quali il primo avrà il titolo di Capo Clerico, da cui sono diretti gli altrio quattro circa il servizio della Chiesa, e tutti sotto la immdeiata dipendenza del sagrestano maggiore. Il Capo Clerico ha la Custodia delle chievi delle due porte d'ingresso della Chiesa e delle altre interne, ed ha l'obbligo di aprire ogni d' la Chiesa non prima dell'aurora, e dare i segni con la campana al mattino, al mezzogiorno ed alle ore 21.24 e deve rimanere in Chiesa dalla prima ora del mattino, fino a due ore prima del mezzogiorno dell'inverno e fino a tre prima del mezzodì in estate, e ciò nei giorni feriali salvo se vi saranno a farsi funzioni più tardi. Nei giorni festivi poi sarà in Chiesa fino a che non sarà terminata l'ultima messa dopo mezzogiorno.
Esso tiene in consegna dal Sagrestano Maggiore o Prefetto di Sagrestia, gli arredi e vasi sacri e tutte le altre suppellettili che possono servire per uso giornaliere, e le deve dar conto al Prefetto, il quale ne è responsabile in faccia alla comunale amministrazione. Ha l'obbligo di tenere sempre accese di giorno e di notte le lampade davanti al SS. Sacramento, coll'olio che gli sarà somministrato dal detto Prefetto, e con la sorveglianza di questi, come pure deve chiudere e benm condizionare le porte della Chiesa all'ultima ora del giorno. Gli altri quattro sagrestani poi, hanno l'obbligo di prestarsi indistintamente per i tutti i servizi materiali della Chiesa, come per la nettezza della stessa, delle Cappelle, della Sagrestia, del Coro e delle stanze interne, di rispondere a tutte le messe, di assistere ed intervenire sempre a tutte le funzioni, che si faranno dal Capitolo dei Cappellani, sia in Chiesa, sia fuori; hanno pure tutti e quattro indistintamente l'obbligo di suonare le campane a festa, sempre che il ruto della Chiesa lo prescrive, e giusta le antiche consuetudini sempre con la vigilanza e sotto gli ordini del Prefetto di Sagrestia in mancanza saranno indistintamente puniti e multati secondo la.
Capo 9° ONORI E PRESIDENZE
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Art. 1° Qunado nelle procesioni ed in altre pubbliche funzioni in Chiesa e fuori, non interverranno il Rettore ed il Vice Rettore farà le veci il cappellano più antico di nomina, il quale in questo caso prenderà il priomo postoe la porzione doppia sui lucri. I due Capi Coro avranno solamente la precedenza nel coro, e in tutti gli altri luoghi e funzioni prenderanno il posto che loro spetta secondo l'anzianità della nomina al pari degli altri Cappellani, se tale ufficio si volesse dal Municipio conferire per concorso nel canto, chiunque l'otterrà, prenderà sempre il posto che gli spetterrà secondo l'epoca del possesso.
Capo 10 STIPENDI
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Art. 1° Il Rettopre riceverà annue L.150, il Vice rettore L.50. Il Sagrestano Maggiore L. 100; l'organista L.127.50 i due Capi Coro annue L.68 cioè L. 34 ciascuna. I Cappellani avranno per l'ufficiatura annue L. 1700 e L. 2310 per le messe che debbono celebrare ogni anno per dividersi legati da ripartirsi nel modo stabilito. Il Capo Clerico avrà L. 102. I quattro Sagrestani annue L.61.20 per ciascuno. Gli stipendi saranno pagati dal Tesoriete dell'Amm\ne con mandati tratti dai due amministratori sugli articoli all'uopo stanziati nel bilancio della Chiesa dietro lo stato di servizio rilasciato dal Rettore.
Capo 11° MISURE DISCIPLINARI
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Art. 1° Il Rettore ha l'obbligo di rapportare all'Ordinario Diocesano come superiore Ecclesiastico tutte le mancanze dei cappellani che riflettono la disciplina ecclesiastica, e l'adempimento per i propri doveri onde prendere gli opportuni provvedimenti, e qualora vi fossero abusi da parte dei medesimi ostinandosi in essi, allora il Vescovo, previo accordo con gli amministratori, potrà anche destituire dal loro ufficio i colpevoli.
Capo 12° DIPOSIZIONI FINALI
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Art. 1° Restano saldi e fermi gli obblighi che hanno i Cappellani di accompagnare i loro congiunti che trapassano nelle linee e gradi di consantività ed affinità, che trovandosi finora fissati, nonchè i confratelli Cappellani senza rimanere punto innovati.
Art. 2° Non sono con questo regolamento esentati i Cappellani dall'adempimento di tutti gli altri obblighi e pesi nascenti dagli antichi sistemi della Chiesa, dei quali non trovasi quì fatta menzione, specialmente quegli dettagliati nell'istrumento del 25 febbraio 1775 per Notar Aniello Pascarella e resta salvo al Comune il diritto di poterli modificare, aumentare e diminuire e prendere ogni altro provvedimento che la pubblica utilità, od altre giuste esigenze del tempo rendessero necessarie, d'espediente nella linea delle sue attribuzioni.
Art. 3° Qualunque deliberazione, o conclusione dei Cappellani contenente cose opposte alle disposizioni del presente regolamento resta priva di vigore e di effetto qualunque.
Art. 4° Le presenti disposizioni, dopo che, a cura del Sindaco, saranno approvate dal Consiglio Municipale e superiormente sanzionate dalla R. Prefettura non che dalla Curia Vescovile, avranno forza di legge tanto pel Governo della Chiesa del SS. Corpo di Cristo, quanto per la garanzia e tutela del diritto di Patronato, che il Comune dio Maddaloni vanta sulla Chiesa ed esercita conm legittimo possesso. Caserta 14 settembre 1896 Approvato il Presente regolamento
f.to f.to
Vescovo di Caserta Sindaco di Maddaloni
Gennaro Giuseppe Tammaro
ÂÂ
Quì ha termine la trascrizione
[xciv] BCASCM Registro delle Deliberazioni del Consiglio Comunale dal 11 luglio 1910 al 28 novembre del 1912, foglio 116, delibera n. 8
[xcv] La stessa commissione presenta già all'attenzione della Consiglio una variazione da apportarsi al detto regolamento, variante questa dovuta per problemi di bilancio.
[xcvi] BCASCM ibidem ., foglio 123, delibera n. 14
[xcvii] ADC serie VII, busta 26, fascicolo 145\8
[xcviii] ADC, serie 3, busta 26, fascicolo 189\8. Si evince nella corposa documentazione che il Vicario Generale, mons. Donato Frese, per conto del Vescovo, il 20 marzo 1933, prot. n. 403, dispone che si diano lire 150 ai cappellani del coro, denaro da dividersi in parti uguali. In Particolare il 13 marzo del 1933 il Rettore e il Vice scrivono una lunga relazione al Vescovo sullo stato delle cose così introdotta: "Siamo proprio dolenti che un gruppo benchè considerevole di Cappellani procuri all'Ecc.nza V. Rev.ma delle noie per questioncelle che potrebbero essere risolte in famiglia, se fossero animati da quello spirito di futura carità che Cristo volle caratteristica propria dei Sacerdoti. Ma poichè siamo chiamati a rispondere ad un ricorso fatto contro di noi, si compiaccia l'E.V. Rev.ma accogliere pure le nostre suo deste considerazioni che presentiamo a nostra difesa".Alla relazione è allegata una sottoscrizioni di altri Cappellani che ribadiscono quanto affermano il rettore e il Vice.
[xcix] Testimonianze storiche, ed ancor più un libro sulle vicende storiche della famiglia “Libro di Memoria dell’anno 1775 fatto dal notar D. Giuseppe Fortunato di Maddaloni, delle cose necessarie da sapersi dalli posteri di sua casa”, la cui trascrizione è avvenuta tra il gennaio del 2002 e l’aprile del 2003 a cura di Mariarosaria Fortunati, e che è gelosamente conservato, e non divulgato, da un erede della famiglia residente in Milano, sulla Famiglia Fortunato/Fortunati di Maddaloni sono varie. G. de Sivo Storia, pag. 127-128, 231-232, 238-239; F. Piscitelli Op. cit., pag. 49-50, 82; M. Schioppa San Michele Arcangelo, pag. 33; R. Mascia La Vita e le Opere di Giacinto de Sivo 1814-1867, Napoli 1966, pag. 185; F. Nigro San Nicola La Strada nel secolo XVIII, San Nicola La Strada 1982, vedasi censimenti famiglie Fortunato. In una non breve corrispondenza con un erede impegnato in opera di ricerca sulla sua Famiglia Fortunato/Fortunati, tra l’altro, ho appreso che nel testo si fa riferimento al notaio Giannettasio, parente alla lontana della famiglia in quanto un antenato ha sposato la figlia Giustina; ed ancora nel testo, che riprende le sorti della famiglia dal 1680 a tutto il 2000, infatti presenta aggiornamenti dei discendenti, viene nominata una suora in odore di santità, tale Francesca Sica, della quale, la nipote omonima, sposatasi con unÂÂ altro antenato, permette alla famiglia di non pagare la quota d'iscrizione nel conventoÂÂ di Giffoni. Dal testo si apprende che la famiglia inizialmente avrà sede a Maddaloni anche se successivamente si trasferirà in gran parte a Nola e quindi a Salerno. Tra gli altri sembrerebbe che si faccia riferimento ad un cappellano insignito della nostra chiesa, Domenico Fortunati, il quale nato il 26 aprile 1828 morì in odore di santità il 17 ottobre 1862 e le sue spoglie dovrebbero essere nella tomba dei sacerdoti della Cappella Monte Carmelo del cimitero cittadino. Laddove la famiglia dovesse consentire la pubblicazione dell’opera potremmo meglio conoscere tanti aspetti ivi celati
[c] ADC, seri VII, busta 26, fascicolo mancante di numerazione ma dopo 145\1.
[ci] Ecco la trascrizione del documento: NOI GIUSEPPE GAGNOR O. P. VESCOVO AMMINISTRATORE APOSTOLICO DELLA DIOCESI CASERTANA Volendo dare alla Ven. Chiesa del SS. Corpo di Cristo in Maddaloni un regolare Consiglio di Amministrazione dei beni e interessi temporali: proventi, offerte, questue, canoni, ecc. della Chiesa, che attenda con cura alla manutenzione e restauro dell'edificio, di nostra piena autorità, nominiamo, col presente decreto, Amministratori della suddetta Chiesa: 1° Il Rev.mo Sac.Santonastaso D. Giuseppe, Parroco di S. Benedetto e Rettore del Santuario di S. Michele sul Monte, Nostro Vicario Foraneo - Presidente del Consiglio. 2° Il Rev.mo Sac. Bove D. Gennaro, Rettore della Chiesa sopradetto, Membro del Consiglio. ÂÂ ÂÂ 3° Il Signor Alfredo Zaza D'Ausilio, Membro del Consiglio. Conferendo ad essi tutti i poteri, diritti e facoltà necessari per la retta amministrazione della Chiesa. Sarà altresì competenza di questo Consiglio scegliere la Commissione per i festeggiamenti di S. Michele, commissione che vorrà essere sottomessa alla Nostra approvazione. Col presente Nostro Decreto sciogliamo e dichiariamo sciolto altro Consiglio Amministrativo e Commissione festeggiamenti ora esistenti. Dato a Caserta lì 10 febbraio 1945 + Giuseppe Pietro Gagnor O. P.
[cii] Nel registro cronaca parrocchiale redatto da don Benedetto Bernardo nel giorno succesivo ai funerali in Maddaloni di don Salvatore troviamo la cronaca dell’evento.
[ciii] Ecco il testo del decreto: CURIA VESCOVILE DI CASERTA BARTHOLOMAEUS MANGINO DEI ET AP:CAE SEDIS GRATIA EP:US CASERTANUS ET AD SOLIUM ADSISTENS TIBI Dilecto Nobis in Ch:sto SALVATORI IZZO Sacerdoti Nostrae Diocesis in Civitate "Mgdaloni" necnon Confessario pro utroque sexu Salutem et benedictionem. Cum Ecclesia insignis Corporis Christi in Civitate tua existens per decessum Sac:tis BOVE Januario Rectore egeat, qui eisdem jura et decorem tueatur, Nos, tuorum morum integritate et in sacris litteris peritia inspectis manus Rectoris predictae Eccl:ae illiusque regimen tibi committimus, fiduciam in te habentes ut verbo Dei saepe saepius Christifideles instruas et oerum confessiones in caritate excipias; antiquum Sodalitium continens jam fere extinctum pro viribus renovare cures, ac denique nullum sacerdotem ibi ad litandum vel confessiones audiendas admittes, nisi de jure requis sitis polleat caeterisque Nostrae Rev:mae Curiae jussionibus statutis. Presentibus ad Nostrum beneplacitum valituris. Datum Casertae, ex N:ra Curia Ep:li die VIII Martii A. D. MCMLXIII. Cancellarius Episcopus.
[civ] M. Cicchella 25° Anniversario Fondazione Comunità Parrocchiale N.S. Lourdes, Caserta 2001, e M. Tagliaferro don Salvatore Izzo: un testimone vero in Vita Diocesana, Anno I, n.1, Caserta 2001.
[cv] M. Schioppa Appunti su don Salvatore Izzo di Maddaloni, Maddaloni 2001
[cvi] P. Vuolo Devozione Cultura cit, pag. 229.
[cvii] P. Vuolo Devozione Cultura cit., pag. 230.
[cviii] ADC, serie VII, busta 26, fascicoli 145\3 - 145\7- 145\8.
[cix] Solo qualche mese prima, il 30 maggio, il vicario foraneo Barletta scrive a Ricciardi riferendo della sostituzione di alcuni cappellani della chiesa in quanto quelli che vi esistenti in parte sono impotenti. Inoltre, va detto che uno spaccato di quello che era lo stato dei Cappellani della chiesa lo riporta Daniela De Rosa - D. De Rosa Op. cit., pag. 55 -56 . " Un altro decreto fu emesso il 27 novembre 1838 riguardo al numero dei cappellani della Chiesa del Corpo di Cristo a Maddaloni; avendo infatti il vescovo già confermato la bolla del suo predecessore mons. Pignatelli - si legge nel protocollo - <>, dopo averne istituito rettore don Samuele Bernardo tramite una patente. I Cappellani ordinari sarebbero stati tredici, attesa la diminuzione della rendita della Chiesa, amministrata dalle autorità di Maddaloni, quelli straordinari diciannove, promossi ad ordinari <>.
[cx] C'è una nota degli amministratori della chiesa del 1815, relativa a vendita di terreni dal 1798 per pesi di messe pari al numero 11333 da celebrarsi. Nota relativa al nostro secolo è del vescovo in data 18 agosto del 1926, relativa al recupero delle messe per gli anni 1918-20
[cxi] Il deliberato della stessa è stato sollecitato dal Vicario Barletta su invito dello stesso Vescovo con comunicazione del 10 agosto 1853.
[cxii] La relazione-verbale è sottoscritta dal Vicario Foraneo Barletta, dal Sindaco Raffone, da Giovanni Vittoni e dal Consigliere comunale e segretario notaio G. Mazzetti.
[cxiii] E’ ancora il rettore della chiesa a comunicare al Vescovo il 22 maggio del 1888 dello stato delle messe della chiesa.
[cxiv]Con le comunicazioni del 15 luglio e del 31 agosto del 1910 la Sacra Congregazione del Concilio entra in merito dando il suo beneplacito anche se il 10 aprile del 1911 il Vescovo chiede ancora alla commissione amministrativa dello stato delle riduzione delle messe.
Si consideri però che nel 1924 il 28 dicembre il rettore della chiesa, Romeo Nicola, chiede ancora di ridurre le messe.
E da quì la vicenda cade in quanto si avvicina il momento del passaggio della chiesa e una riorganizzazione interna che stravolgerà in parte l'allora stato organizzativo.
[cxv] M. Schioppa Aniello ed Antonio Barchetta pagg. 15-19.
[cxvi] A tal proposito fu posta una condizione da parte della Basilica lateranense la quale chiese che si portassero il 24 giugno di ogni anno, festa di S. Giovanni, a quella Basilica, dei ceri (mezza libra), e si precisava da rinnovare ogni quindici anni questo impegno.
[cxvii] Dati tratti da studio planimetrico dell’ing. Angelo di Cerbo, datato gennaio 1980.
[cxviii] Per l’occasione il sindaco Salvatore Cardillo, come ricordano testimonianze fotografiche conservate presso l’ ASCCCM, accolse il nuovo parroco innanzi la casa comunale e processionalmente ci si avvio alla chiesa.
[cxix]Mons. Cesare Scarpa, da predicatore missionario OMI è presente nella fabbrica nel 1972 (mese di settembre triduo di San Michele, mese di novembre 4 giorni Quarantore Eucaristiche, triduo e feste di San’Aniello e Santa Lucia ) , nel 1974 (mese di settembre triduo di San Michele, mese di novembre 4 giorni Quarantore Eucaristiche, triduo e feste di San’Aniello e Santa Lucia), e nel 1976 (mese di settembre triduo di San Michele, mese di novembre 4 giorni Quarantore Eucaristiche, triduo e feste di San’Aniello e Santa Lucia).
[cxx] Il Riferimento è all’associazione Musicale Culturale Onlus Aniello Barchetta, fondata e presieduta dal Maestro Antonio Barchetta.
[cxxi] Al secolo Vincenzo Bruno, rientrato nel clero diocesano dal giugno 2004, don Enzo Bruno, avendo gli ultimi tempi dedicati alla pastorale nei quartieri napoletani di Barra e Ponticelli, dal giugno del 2004 è vice parroco della comunità di Sant’Aniello in Maddaloni, e dal 3 ottobre 2004 è parroco di San Simeone Profeta di Sala di Caserta.
[cxxii] Ecco il testo del primo di una serie di comunicati stampa: (Titolo) La Chiesa del SS. Corpo di Cristo di Maddaloni sarà elevata al ruolo di Basilica il prossimo 22 giugno 2003. (Testo) La Chiesa di Maddaloni è in festa. La città che ha ospitato, Santi, Pontefici, Beati Servi di Dio, Carlo III di Borbone perché potesse accogliere gli Eletti di Napoli e fondare il Regno delle Due Sicilie, personaggi rimasti nella Storia per Gloriosi meriti è in festa. Domenica 22 giugno 2003 alle ore 10.00 in piazza della Vittoria il Cardinal Prefetto o il Segretario della Sagra Congregazione del Culto Divino e dei Sacramenti avvierà il corteo dei fedeli e delle Autorità alla volta della chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, anche conosciuta come Duomo del Corpus Domini, è ora neo Basilica della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Si rallegrino tutti: è del 15 maggio 2003 la notizia che la chiesa maddalonese del Santissimo Corpo di Cristo, fondata per volontà di Ranaldo Tenneriello nel 1546, è stata elevata dalla Santa Sede al ruolo di Basilica Minore e ne sarà fatta solenne proclamazione il 22 giugno 2003, con la lettura della Bolla Pontificia. La neo Basilica, già nei secoli passati ha ricevuto privilegi, da parte sia di pontefici che di vescovi diocesani, nasce con le “stesse grazie ed indulgenze e privilegi” della Basilica di San Giovanni in Laterano, che ne diede il patronato all’Università di Maddaloni.L’evento, per una città come Maddaloni che annovera nei suoi annali grandi appuntamenti è di primo piano e va vissuto con tutta la partecipazione possibile. Grande merito va per l’impegno profuso: al Rettore, mons. Cesare Scarpa, per aver promosso il riconoscimento; all’ordinario diocesano di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, per aver creduto e consentito un così alto evento.All’appuntamento storico parteciperanno massime autorità religiose e civili e tutta la comunità dei fedeli maddalonesi e non solo. Ringraziamo la Santissima Trinità e la Madonna, Madre di Nostro Signore Gesù Cristo, nel mese a lei dedicato, per averci dato la gioia di vivere questo momento ricco di significato religioso e storico. Qui ha termine il testo del comunicato stampa. L’impegno di addetto stampa ha portato poi alla pubblicazione della rassegna di cui seguono le citazioni: Corriere di Caserta – La chiesa del Corpo di Cristo di Maddaloni diventa basilica, di Marciano Salvato – 21 maggio 2003, pag. 21; Gazzetta di Caserta – Chiesa in festa, arriva il Cardinal Prefetto – 21 maggio 2003, pag. 18; Avvenire – La chiesa del Corpus Domini è stata eretta a Basilica Minore, di Michele Schioppa – 25 maggio 2003, pag. Caserta Sette; Il Caffè – Un riconoscimento atteso, di Michele Schioppa – 30 maggio 2003, pag. 8; Il Mattino – Maddaloni, il duomo e basilica, di Rosa di Iulio – 14 giugno 2003, pag. 37; Il Mattino – Per l’Altare Vanvitelli si ispirò alla Cappella palatina della Reggia, di Alberto Zaza d’Aulisio – 14 giungo 2003, pag. 37; Avvenire- Don Scarpa, da 25 anni al Corpus Domini, di Michele Schioppa – 15 giugno 2003, pag. Caserta Sette; Caserta24Ore.it – Comunicato Stampa – 16 giugno 2003; Il Giornale di Caserta – Lo storico Schioppa interviene sulla neo Basilica della città calatina – 19 giugno 2003, pag. 19; Il Giornale di Caserta – Disco verde dalla Santa Sede al ‘Corpus Domini’ - 19 giugno 2003, pag. 19; Il Caffè – Domenica di festa, di Michele Schioppa – 20 giugno 2003, pag. 10; Gazzetta di Caserta – Il Corpus Domini diventa Basilica – 20 giungo 2003, pag. 18; Avvenire – La chiesa del Corpus Domini di Maddaloni diventa Basilica, di Michele Schioppa – 22 giugno 2003, pag. Caserta Sette; Corriere di Caserta – Il Corpus Domini diventa basilica, di Marciano Salvato – 22 giugno 2003, pag. 23; Gazzetta di Caserta – Il nuovo Corpus Domini – 22 giugno 2003, pag. 17; Il Giornale di Caserta – A Maddaloni nasce la prima Basilica della diocesi casertana, di Riccardo Stravino – 23 giugno 2003, pag. 17; Gazzetta di Caserta – Ecco la prima Basilica diocesana – 23 giugno 2003, pag. 14; Il Caffè – Il Corpus Domini è Basilica, di Clemente Gorgoglio – 27 giugno 2003, pag. 7; Avvenire – Il Corpus Domini è Basilica, di Michele Schioppa – 29 giugno 2003, pag. Caserta Sette; Il Giornale di Caserta – Basilica: già spesi 30mila euro per gli interventi di recupero – 4 luglio 2003, pag. 19: Il Caffè – Musica e Solidarietà, di Clemente Gorgoglio – 11 luglio 2003, pag. 16; Confronto –Il Corpus Domini diventa Basilica, Speciale a cura di Michele Schioppa – luglio 2003, pag. 11.
[cxxiii] Il 25 giugno 2003 per la comunità di Sant’Aniello, in SS. Corpo di Cristo, di Maddaloni, da qualche giorno Basilica Pontificia Minore, si è celebrerà il 25° anniversario della cura delle anime da parte di mons. Cesare Scarpa. Per l’occasione si è avuta la presenza del Vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, e di tanti amici del parroco, della comunità maddalonese e non solo.
[cxxiv] Passato a nuova vita da due anni Garofalo “prende le redini” del sodalizio Salvatore Giulio Borriello. Il 2 giugno 2005 in occasione della Festa della Repubblica l’ A.N.M.I.G. (Associazione Nazionale Fra Mutilati ed Invalidi di Guerra), sezione di Maddaloni, il cui fiduciario è Salvatore Giulio Borriello, come detto, ha organizzato con degli stand una mostra di documenti e foto d’epoca in piazza della Vittoria, il cui materiale è prelevato dall’ancora inesplorato e ben fornito archivio del sodalizio maddalonese. In occasione del primo convegno Nazionale della Fondazione A.N.M.I.G., nata dalla volontà di coinvolgere figli e nipoti degli iscritti al fine di salvaguardare la memoria, tenutosi in Roma il 10 ed 11 maggio scorso, Maddaloni ha visto in rappresentanza della sua sezione Salvatore Giulio Borriello, fiduciario, ed Antonio Borriello, suo vice. Salvatore Giulio Borriello è stato, in tal convegno, il primo a prendere la parola con una relazione nella quale riporta il senso dell’appartenenza al tipo di sodalizio. Borriello ha riferito inoltre delle attività in loco, ed in particolare dell’iniziativa del 2 giungo 2005 nonché quella della produzione – nella stessa occasione - di un opuscolo dal titolo “Per non perdere la Memoria”, edito da La Fiorente di Maddaloni, nel quale oltre alla presentazione inedita di documenti verranno riportate testimonianze di vita vissuta di iscritti che hanno vissuto i momenti bellici in prima persona. La realizzazione editoriale sarà resa possibile dal supporto dello studioso di storia locale Antonio Tedesco, autore della guida storico artistica di Maddaloni con disegni del grafico Pascarella. Due i momenti importanti da sottolinea particolarmente, il primo l’ incontro con l’on. Giulio Andreotti il 10 maggio ’05 con il quale Borriello si è intrattenuto dopo la sua relazione, anche per la vicinanza dell’ex presidente alla città delle due Torri, ed il secondo con il Presiedente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, avvenuto nel pomeriggio del 17 maggio. Anche in questa occasione Salvatore Giulio Borriello, avendo l’opportunità di incontrare il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, con il diretto coinvolgimento del Presidente dell’ A.N.M.I.G., ha colto l’ occasione per trattenersi qualche munito con il rappresentante dello Stato raccontando delle attività fatte ed in fase di realizzazione. Il Presidente Ciampi entusiasta da quanto riferito ha espresso soddisfazione ed invito a fare meglio, ringraziando per l’opera meritoria intrapresa. Salvatore Giulio Borriello, è già noto alla cronaca locale per essere stato premiato con Medaglia d’oro dalla Camera di Commercio di Caserta il 15 dicembre 1993, ed ancora con Stella al Merito e Titolo di Maestro il 1 maggio 2003 dal Presidente della Repubblica, da quest’ultimo ha ricevuto anche il titolo di Cavaliere del Lavoro il 27 dicembre 2003, mentre è stato insignito della Medaglia d’Oro dal Comune di Maddaloni con diploma di Benemerenza il 3 ottobre 2004. Sempre Borriello si è fatto promotore qualche anno addietro della nascita di una associazione di insigniti maddalonesi, per scopi culturali e sociali.
[cxxv] In occasione del prestigioso riconoscimento mons. Cesare Scarpa in data 4 giugno 2003, protocollo generale del comune .n. 17057 scrive al primo cittadino notificando la bella notizia e chiedendo un contributo finalizzato alla realizzazione di lavori per rendere più decorso l’edificio. L’amministrazione comunale a tal fine ha stanziato per i lavori eseguiti dalla società Europa 2000, già impegnata nei lavori di arredo Urbano, trentamila euro, come si evince anche dalla delibera di giunta n. 136 del 9 giugno 2003, avente ad oggetto: “Elevazione a Basilica Pontificia Minore della chiesa del Corpus Domini - Contributo - Fondo di riserva”.
[cxxvi] In effetti, e per dovere di cronaca, va chiarito che la decisione era già stata precedentemente presa tra il 14 ed il 15 maggio, ed in via confidenziale nel pomeriggio del 15 maggio fu comunicato telefonicamente a mons. Cesare Scarpa.
[cxxvii] Nel corso del lieto evento l’associazione Culturale Musicale Onlus Aniello Barchetta ha presentato il seguente programma: Perosi Ecce Sacerdos, Ignoto (Barchetta) Inno per la Basilica del Copus Domini, Capocci Ecce altare Domini, Messa de angelis Kirie, Di Lourdes Gloria, Bucchini Alleluia, Franck Panis Angelicus, Perosi 1^ Pontificalis Sanctus e Benedictus, Perosi 1^ Pontificalis Agnus Dei, Mozart Ave Verum, Cimmaruta Ave Maria, e di Zimarino Exultate Deo.
[cxxviii] Antonio Barchetta nella sua produzione prevede una serie di composizioni di musica sacra ed una serie di recuperi ed armonizzazioni. Per la prima serie si segnalano: Piccola Messa per Fanciullo, Inno a don Bosco a 4 voci, Inno a Sant’Antonio a 4 voci, Inno alla Basilica a 4 voci,e l’Inno a Sant’Aniello a 4 voci. Per la parte dei recuperi e delle armonizzazioni, si segnalano: Inno popolare a San Michele a 4 voci, Armonizzazione Inno a San Michele del Maestro Antonio Grauso, Inno a San Gaetano a 4 voci, Desolata ed Agonia di vari Autori a 2 e 4 voci, Armonizzazione ed orchestrazione di vari sonetti sacri, Armonizzazione ed orchestrazione dell’Inno a San Giuda Taddeo di Aniello Barchetta.In relazione al legame tra Barchetta e la neo Basilica si veda: M. Schioppa Aniello ed Antonio Barchetta…., M. Schioppa Aniello Barchetta, note biografiche sul violinista compositore Maddaloni 2001 e M. Schioppa Tu: Donna – Note.
[cxxix] L’“Inno per La Basilica del Corpus Domini” si presenta sul motivo di “Sempre col Papa”, con la base musicale e le prime due strofe di autore ignoto, mentre dalla seconda alla 16 strofa sono di mons. Cesare Scarpa mentre l’Armonizzazione e gli Arrangiamenti sono del Maestro Antonio Barchetta.
Sempre col Papa/ fino alla morte:/quest 'è lo sorte/che chiedo al ciel.
Sorgiom, fratelli,/gridiamo forte:/ noi siam cattolici/senza timor.
Gioiamo tutti,/Maddalonesi,/del Santo Padre,/noi siam nel cuor
Con la Basilica/del Corpus Domini/vien esaltata/questa Città.
L’eccellentissimo/Pio Tamburrino/porta il messaggio/dell'alto onor.
Il nostro Vescovo/Padre Nogaro,/per noi è caro,/ognor di più.
Grande è lo gioia/per noi credenti/è quì presente/Cristo Signor.
Grati al Signore,/con cuore ardente,/leviam fervente/l'inno d'amor.
Grazie, o Signore/del grande Dono,/giunga a1 Tuo Trono/la lode ognor.
Viviam la Fede/con la Speranza/c'infiammi tutti/la Carità.
Tutti ci unisca/l'Eucaristia,/come Maria/è unita a Gesù.
Voglia donarcisanta dolcezza/per la salvezza/del mondo inter.
Alla Tua Chiesa/Luce di vita,/dà forzo e guida/Gesù Signor.
Vergin potente,/o dolce Madre/il Bianco Padre/proteggi ognor.
Sia gloria al Padre,/sia lode al Figlio,/e al Santo Spirito/da noi fedel.
Eternamente,/Dio, ti vedremo,/e canteremo:/"Alleluia"!
[cxxx] In relazione a presenze musicali a Maddaloni non solo con esplicito riferimento alla Basilica si vedano P. Vuolo Maddaloni 1990 pagg. 199-200, ed ancora P. Vuolo Maddaloni … al Fascismo pagg. 18, 67, 74-76, 81, 89, 100-101, 107-108, 113, 119, 125-126, 128-129, 160-163, 175-177, 192, 211. Ed ancora AA. VV. Storie minime maddalonesi a cura dell’ Associazione Culturale Orizzonti, Quaderno II, Maddaloni 1999 (In seguito AA. VV. Storie minime) pagg. 31, 51, 93, 107.
[cxxxi] Si ricordi per inciso che le diverse Sante Missioni fatte a Maddaloni negli ultimi trent’anni, che hanno avuto per lo più sede per le celebrazioni ufficiali nella Basilica, sono state animate musicalmente dalla direzione dello stesso.
[cxxxii] In occasione della presentazione del carteggio alla Santa Sede per il riconoscimento dell’elevazione della chiesa del SS. Corpo di Cristo a Basilica pontificia Minore del Corpus Domini, oltre alla relazione dello scrivente, che si allega al presente testo, fu presentata una rassegna fotografica della chiesa a cura di Antonio Cicchella (che opera nello studio fotografico omonimo maddalonese) e ed un video a cura di Raffaele Nuzzo (che opera nel centro multimediale della Fondazione Villaggio dei Ragazzi don Salvatore d’Angelo).
[cxxxiii] Quest’ultimo, come i maggiori eventi che caratterizzano non solo la Basilica, ma l’intera comunità dei fedeli tanto della parrocchia di Sant’Aniello, nel cui territorio di competenza è la Basilica, quanto della Città di Maddaloni, sono stati caratterizzati per la parte musicale e prevedono la presenza della direzione di coro ed orchestra del Maestro Antonio Barchetta, con gli artisti dell’associazione omonima, diversi dei quali sono di chiara fama internazionale.
[cxxxiv] Il legame che esiste tra il Maestro Antonio Barchetta e la Basilica Pontificia Minore del Corpus Domini va oltre la direzione di coro ed orchestra, con la produzione di opere di musica sacra, che riguardano sia l’elevazione della chiesa a Basilica, ultima in ordine temporale, che per la Fede al Santo Patrono.
[cxxxv] Emerge da quanto si è appena detto del come esista una forte collaborazione tra Basilica e “Fondazione Villaggio dei Ragazzi don Salvatore d’Angelo”, che con la venuta a mancare del caro fondatore, non è venuta meno con la presenza dei Legionari di Cristo, nuove guide dell’Ente Morale. Infatti, è noto che sia Aniello che Antonio Barchetta, abbiano avuto sempre modo di collaborare con la stessa, addirittura Aniello aveva dei ragazzi segnati dal compianto fondatore dell’Ente Morale, come allievi, al fine di fargli apprendere l’arte della musica e della poesia. Non poche volte, difatti, gli appuntamenti del Santo Natale e della Santa Pasqua, che la Fondazione vive con l’Ordinario Diocesano nella Basilica sono stati animati dalla direzione musicale del Maestro Antonio Barchetta.
[cxxxvi] All’appuntamento, oltre a mons. Cesare Scarpa, che fece gli onori di casa, ed al presidente Padre Cavallè ed il direttore Padre Lopez, erano presenti Gianfranco Greco dell’Osservatore Romano e padre Edoardo Scognamiglio, guardiano del monastero francescano di Maddaloni e docente di teologia dogmatica presso la facoltà teologica dell’Italia meridionale, sezione San Tommaso d’Aquino, in Napoli e presso la Facoltà teologica San Bonaventura in Roma.
[cxxxvii] In quest’ultima occasione, per interessamento del rettore della chiesa si ebbe per una intera settimana il Quadro della Madonna di Pompei nella chiesa del SS. Corpo di Cristo.
[cxxxviii] Il 25 giugno del 1944, in piena guerra, sotto il crepitio della guerriglia partigiana – nazifascista, in una chiesa solitaria della città di Ivrea, l’allora Vescovo mons. Paolo Ristagno, ordinava circa 20 tra minorasti, suddiaconi e 5 sacerdoti. Tra quest’ultimi nella commozione del cuore giovanile di 23 anni c’era Padre Cesare Scarpa. Solitudine totale in questa chiesa di San Nicola, mezza distrutta, con il Vescovo ordinante, alla cerimonia presero parte altri tre sacerdoti ed il vecchio sacrestano. All’evento non ci fu la partecipazione di genitori, amici, parenti, tutti tagliati fuori da questo grande evento a causa dalla guerra. Solo tredici mesi dopo tale funzione si seppe che “Cesarino”, così era chiamato, era diventato sacerdote. Da quel momento in giro per l’Italia ha portato il messaggio cristiano tra gli O.M.I.. E’ entrato a far parte del clero diocesano con il 1976, allorquando situazioni di salute familiari lo hanno portato a fermarsi in loco. Dal 1978, poi, sarà parroco di Sant’Aniello e rettore del SS. Corpo di Cristo, come è già noto.
[cxxxix] Don Vicenzo Bruno, che con don Nicola Lombardi e don Edoardo Santo, fa parte delle tre vocazioni sacerdotali frutto dell’impegno pastorale di mons. Scarpa, con il 3 ottobre del 2004 è divenuto parroco della parrocchia di San Simeone Profeta in Sala di Caserta. La presenza di don Enzo ha consentito alla comunità una forte ripresa in spiritualità, in attività parrocchiali, ed inoltre di recuperare una somma di oltre venticinquemila euro che costituisce il debito lasciato dal parroco uscente per lavori avviati senza preventivo e comunque riscontro di copertura economica. Con il dicembre 2005, a seguito di altri lavori di recupero, restauro (crocifisso e statua di San Simeone profeta a cura del Maestro restauratore Gustavo Viscusi) e miglioramenti vari (poltrone per celebrante e ministranti, banchi per i fedeli, cippo in Memoria dell’Immacolata e stele a ricordo) la somma per interventi sarà più che raddoppiata, e quasi triplicata.
[cxl] L’evento liturgico è stato allietato dall’associazione Musicale Culturale Onlus Aniello Barchetta, con coro ed orchestra, diretti dal Maestro Antonio Barchetta.
[cxli]Nel messaggio/ depliant a stampa del rettore mons. Scarpa si legge: La predicazione della Divina Parola, in questi santi giorni, con tutto il servizio sacerdotale di Confesione e di aiuto, sarà tenuta dal M. R. Padre Fortunato Muffolini, Missionario Oblato di Maria Immacolata, Superiore della Comunità Oblata di S. Giorgio Canadese (TO) carissimo amico e compagno di Missioni, al quale vada il più caro e fraterno “grazie” mio e di tutto il Popolo di Dio.
[cxlii] ADC, serie VII, busta 26, fascicolo 179\4
[cxliii] F. Corvese Gruppi Sociali e Governo del territorio dalla metà dell'Ottocento alla Prima Guerra Mondiale in Caserta e la sua Diocesi, vol. I, Napoli 1995, pag. 22.
[cxliv] F. Corvese, Op. cit pag. 23.
[cxlv] Che è in questo momento nell'ASCCCM; secondo mons. Scarpa anche il Libro Tipografico del 1717 e la Platea del 1760 negli anni '70 era ancora nello stesso Archivio, mentre oggi assume diversa posizione.
[cxlvi] Del nostro testo fa una nota introduttiva il prof. Guido Napolitano nello studio “Di una ricerca sui fondi più antichi della biblioteca Comunale del Comune di Maddaloni”, in Atti del I Convegno dei Gruppi Archeologici dell'Italia Meridionale, Prata Sannita 25-27 aprile 1988.
[cxlvii] Come verificato all'interno della stessa Platea Magna e come appurato da un’attenta analisi del materiale del detto notaio presso l'ASC, il notaio in oggetto risulta essere il referente notarile della stessa chiesa approssimativamente dal 1748 al 1791.
[cxlviii] Si tratta anche del Monte della chiesa dell'Annunziata di Limatola.
[cxlix] Un po' ovunque sì evidenza l’aspetto rurale e difficilmente sono spiegabili alcuni legami, la cui comprensione è facile attraverso un’analisi della realtà offertaci da uno studio, che coglie il nostro territorio, di A. De Leo dal titolo S. Alfonso e il mondo rurale, in “Quaderni n.5” a cura dell’associazione “Biblioteca del Seminario Civitas Casertana” Caserta 1999, pagg. 87-98.
[cl] ASC, notaio Giannettasio, vol. anno 1720 atto del 29 maggio; vol 1724 atto del 5 giugno; vol. anno 1725 atto del 10 settembre.
[cli] G. Tescione Il Vescovo Benedetto, pag. 334.
[clii] Non a caso dopo che nel 1806 Giuseppe Buonaparte con un proclama abolì lo stato feudale, la chiesa possedeva un potere enorme con proprietà di larga estensione; re Ferdinando nel 1818 volle fare un accordo con la Chiesa rinsaldando le proprietà della stessa oltre ad affidargli la censura della cultura.
[cliii] P. Vuolo, in Maddaloni 1990, a pag. 145, riferisce che non a caso i notai, i giudici e tutto l'apparato professionista del tempo era parte integrale delle famiglie, Zibullo, Quintavalle, Roberto, Del Monaco, Lombardi, Corvo etc... in somma di quelle famiglie che noi troviamo all'interno della “ raccolta”. Bisogna riferire che in ogni caso lo studio completo sulla nobiltà, e sulla vita in genere della città, nel 1700 è senza dubbio quello della dott.ssa Maria Rosaria Rienzo “Maddaloni nel '700- studi preliminari” in Atti I Convegno dei gruppi Archeologici dell'Italia Meridionale, Prata Sannita 1986. Questo testo, in particolare le schede A, B, C sono specchi chiari è specifici sulla presenza, anche come nomenclatura, della nobiltà maddalonese, oltre a riferirne per mezzo della toponomastica anche la locazione delle proprietà immobili delle stesse famiglie. La scheda B, poi, che mette a confronto la toponomastica del '700 con quell'attuale ci aiuta non poco ad individuare la locazione delle tante proprietà della nostra chiesa.
[cliv] Naturalmente non oso ricordare che sono state le stesse famiglie a dare in senso pratico il nome alle zone dette, ma il volgo che ne ha dato la caratterizzazione per un fattore memoriale e distintivo. Infatti, spesso, avremo modo di incontrare terre con il nome di una famiglia affiancato dal “seu” o per meglio dire “o sia” ciò ad identificazione del vecchio e del nuovo proprietario. Ciò, consente di individuare una località “ideale”con esattezza, considerato che da alcuni è conosciuta con il primo toponimo e da altri con il secondo. P.Vuolo, Maddaloni 1990.pag.145.
[clv] All'ASC, notaio Pascarella, si conserva il materiale del detto notaio di Maddaloni, ed uno dei tanti volumi in cui si raccolgono gli atti notarili per anni, per esattezza il volume relativo all'anno 1779, è rilegato con la seconda copertina del volume del 1717. Questa è identica per fattezze alla prima, forse un po' più larga di bordi, visto l'utilizzo, e la cosa migliore, questa è intatta, e non rovinata come la prima, che avrebbe bisogno di un restauro. Segue una sommaria descrizione del testo in oggetto.
Si dà il numero del foglio, il titolo, e la capacità terriere in moggia, passi e passitelli: (Foglio - Titolo - Quantità) 1- Massaria de Paladini - mog 21,3,10; 2 - Massaria de Zibulli et Annolfi - mog 22,0,1; 3 - Ibidem - mog 34,1,9; 4 - Idem, seu di Russi - mog 4,12; 5 - Ibidem - mog 3,2,18; 6 - Massaria d'Alessandri - mog 26,2,24; 7 - Ibidem - mog 6,13,9; 8 - Ibidem - mog 7,21; 9 - L'Alesssandri - mog 11,2; 10 - bianco; 11 - Alessandri - mog 21,23; 12 - bianco; 13 - Massaria d'Agostini - mog 41,10; 14 - Ibidem - mog 3,12,1\2; 15 - Le Fosse - mog 10,20; 16 - bianco; 17 - Piscine* mog 25, 6, 23 *(Secondo la nota riportata dal foglio 9 della Platea Magna del Corpo di Cristo del 1760 a redarre l'atto di donazione fu il notaio Leonardo Persico e l'atto è del 3 aprile del 1552. Come era giusto che fosse sono andato alla ricerca di questo atto notarile per evidenziarne i contenuti. Ma da una attenta analisi fatta presso l'ASC, al materiale del detto Notaio Leonardo Persico di Maddaloni , non ho avuto modo di trovare tra gli atti dello stesso, rilegati in un librone per gli anni 1552-1555, quello del 3 aprile 1552. In effetti ve ne è uno del 4 aprile che non riguarda l'oggetto in discussione. La tesi mia è che forse l'atto non qui conservato è stato allegato a qualche fascicolo che , forse, conterrà tutte le prime vicende che hanno sentenziato la nascita e i primi sviluppi della stessa chiesa. Il mio desiderio è che un giorno spunti dall'Archivio Lateranense un fascicolo del genere. Anche se non escludo a priori l'ipotesi che nell'arco di tempo che è intercorso tra la redazione e la rilegatura del volume , questo atto come tanti altri si sia perso. Infatti, non volendo abbandonare la prima tesi, nel fascicolo che un giorno mi auguro si trovi può, o meglio, sarà molto probabilmente conservata una copia dell'atto notarile di cui si parla); 18 - Ponte** - mog 13,23,6 **( Il terreno è lungo il canale di Carmignano, e segna il confine con il ponte dello stesso canale.Nel disegno il canale viene rappresentato protetto ambolati lungo tutto il percorso con enormi alberi secolari); 19 - bianco; 20 - Via del Limmo - mog 4,25,15; 21 - Ibidem - mog 9,4,23; 22 - Mazzano - mog 11,24,7; 23 - Ibidem - mog 7,3,6; 24 - Perrone seu Le Cerase - mog 14,11; 25 - Carrabij - mog 6,9,15; 26 - Feudo de Corbi seu la via del Limmo - mog 4,12; 27 - bianco; 28 - Gaudo - mog 15,14; 29 - Scammuni seu Padulo - mog 1,15; 30 - Scammuni seu Cannata - mog 7,3,21; 31 - manca; 32 -manca; 33 - bianco; 34 - Starza de Paladini - mog 7,12; 35 -Preziosa - mog 0,14,3; 36 - Pignataro - mog 0,21,10; 37 - Teglia - mog 2,1,23; 38 -Cocciarella - mog 1,27,10; 39 - bianco; 40 - Salvatore - mog 3,10; 41 - Ibidem -mog 7,17; 42 - manca; 43 - La Rosa - mog 9,22,5; 44 - Ibidem - mog 6,10,25; 45 - Cornato - mog 3,1; 46 - S. Liunzo seu le Cinque Vie - mog 9,0,10; 47 - manca; 48 - Le Cinque Vie - mog 2,9,5; 49 - manca; 50 - Gabella - mog 3; 51 - manca; 52 - Cento Palummo seu campo Luise - mog 3,11,8; 53 - Cento Palummo - mog 2,23,11; 54 - Ibidem - mog 3,25,9; 55 - Ibidem - mog 6,1,20; 56 - Ibidem - mog 2; 57 - manca; 58 - S. Fede - mog 4,26,20; 59 - Quaranta seu Pignano - mog 6,11,5; 60 - manca; 61- manca; 62 - manca; 63 - bianco; 64 - Pigna*** - mog 5,23,15 ***(Al centro del disegno c'è un albero secolare di Pino, probilmente dal suo frutto, la pigna , avrà preso il nome la zona stessa); 65 - S. Giovanniello - mog 3,24,12; 66 - S. Giovanniello Libeccio - mog 5; 67 - Magliano - mog 0,25; 68 - Castagna - mog 5,8; 69 - S.Giovanni seu Ottuni - mog 2; 70 - Sorbo seu Ottuni - mog 12,0,5; 71 - manca; 72 - manca; 73 - Sauda - mog 1,25; 74 - Ibidem - mog 2,18,20; 75 - Variano seu Pietra Longa - mog 2,12,12; 76 - Ottune - mog 0,3,4; 77 - Variano - mog 3,27,21; 78 - S. Giacomo - mog 4,24,11.
[clvi] G.Napolitano Op. cit. pag.243, continuo “...si rimanda alla Platea Magna ( quella del 1760) per gli altri dati relativi a indici venali o locativi, tariffe e valutazioni. Una sorta, dunque, di ”catasto agrario” illustrato che precede di molto l'istituzione del catasto secondo la norma della pura e semplice elencazione degli appezzamenti”.
[clvii] Il Catasto in oggetto ha avuto una introduzione dal Napoletano, Op. cit. e dalla stessa dott. Maria Rosaria Rienzo, Op. cit. pagg. 265 - 272.
[clviii] Sul detto Catasto è stata condotta una attenta analisi da parte della dott.ssa Maria Rosaria Rienzo, direttrice del citato museo. Sul presente Catasto è stata condotta una tesi di Laurea a cura del dott. Catello Curci, al quale va la mia riconoscenza non solo per la consultazione della stessa ma per avermene fatto omaggio di una copia con dedica. Catello Curci L’università di Maddaloni indagata attraverso il catasto conciario dell’epoca, relatore prof. Vincenzo Giura, Università Degli Studi di Napoli “Federico II”, Facoltà di Economia e Commercio, Tesi di Laurea in Storia Economica, matricola 03/25723, Anno Accademico 1991-92.
[clix] Napolitano nel detto studio, Op.cit., introduce molto bene la concessione in enfiteutica che, riferisce, aveva scadenze per lo più ventinovennali , fino alla terza generazione o in alcuni casi in perpetuo. In nota il detto professore analizza come il termine volesse indicare l'utilizzo di un terreno da parte di un secondo perchè il diretto proprietario non direttamente interessato. “La costituzione -dice-, che è fatta in perpetuo o per lungo tempo, è quasi una virtuale alienazione. Non era ammessa la subenfiteusi; si poteva riscattare il fondo per diventare pieno proprietario usufruendo del diritto di affrancazione del fondo”. In quest'ultimo caso l'importo da versare al proprietario era pari a 25 volte il canone annuo che già, il colono, versava. Napolitano riferisce poi del fatto stesso che i redditi non aveva un tasso di intersse superiore al 4-7 %. La chiesa aveva bassi tassi in quanto, visto lo stato precario in cui a seguito di certi eventi stava investendo il mondo agricolo e , visto lo stato di sfruttamento dei Signori locali, l'unico modo per aiutare i coloni poveri e per sfruttare i terreni donati era quello di mantenere un basso tasso di interesse. Di seguito, poi, nel testo vedremo anche i vari censi quali “indici venali e locativi”
[clx] “Not.Aniello Pascarella Sec: sig.” e poi “ Sac: Dom:cus S. Anastasius scribebant “. Dal Registro “ Magistrale Nel Quale Si veggono notate tutte le annovali Rendite, l'Essazzione e quanto anno va esigendo Il Monte delle Sorelle della SS.ma Concezione da Capitali ed altro Cominciato , e posto in piedi sotto il 1 9.bre ( Novembre ) dell'anno 1771”, che si conserva sempre presso la BCASCM, al foglio 40 si evidenzia come il nostro sacerdote sia delegatario di un debito presso il detto Monte di carlini trenta al 21 settembre di quello stesso 1771.
[clxi] Donazioni e commissioni di jmesse riguardanti il pittore ne parla anche Sarnella in La Pittura, pag. 21.
[clxii] Il numero di foglio con l'aggiunta della lettera “ r “ o retro si riferisce alla facciata a tergo del foglio indicato. Si inizia la descrizione con il foglio 4. Foglio - Corpo - Titolo: 4 - 1 - Massaria delli Zibulli; 5 - 2 - Massaria delli Palladini; 6 - 3 - Massaria degli Alessandri; 7 - bianco; 8 - 4 - Massaria degli Agostini; 9 - 5 - Territorio detto alle Piscine; 10 - 6 - Territorio detto al Perrone; 11 - 7 - Territorio detto A' Mazzano; 11r - 8 - Territorio detto S. Liunzo seu le Cinque Vie; 12 - 9 - Territorio detto La Rosa seu Li Russi; 12r - 10 - Territorio detto La Via del Limmo; 13 - 11 - Territorio detto A' Mazzano; 13r - 12 - Territorio detto al Sorbo; 14 - 13 - Territorio detto Li Scammuni seu Cannata; 14r -14 - Territorio detto Pignano seu Quaranta; 15 - 15 - Territorio detto La Rosa; 15r - 16 - Territorio detto Alli Carrabbj; 16 - 17 - Territorio detto a' Cento Palumme seu il Pozzo di Calangiolo; 16r - 18 - Territorio detto la Starza de' Palladini; 17 - 19 - Territorio detto La Pigna seu S. Eustacchio; 17r - 20 - Territorio detto S. Giacomo; 18 - 21 - Territorio detto S. Gio: Libeccio seu S. Giovanniello; 18r - 22 - manca; 19 - 23 - Territorio detto Ottuni; 19r - 24 - Territorio detto il feudo delli Corbi seu la Via del Limmo; 20 - 25 - Territorio detto La Via del Limmo; 20r - 26 - Territorio detto La Castagna; 21 - 27 - Territorio detto le Nucelle; 21r - 28 - Territorio detto Cento Palumme sue Campoluise; 22 - 29 - Territorio detto Cornato; 22r - 30 - Territorio della Pietra Longa; 23 - 31 - Territorio detto Vairano; 23r - 32 - Territorio detto Ottuni; 24 - 33 - Territorio detto Cento Palummo; 24r - 34 - Territorio detto Ottuni seu La Sauda; 25 - 35 - Territorio detto Alle Cinque Vie; 25r - 36 - Territorio detto Ottune seu S. Giovanniello; 26 - 37 -Territorio detto Ottune; 26r - 38 - Territorio detto Cocciarella; 27 - 39 - Territorio nel luogo detto Pignano; 27r - 40 - Territorio detto nel luogo detto Pignatari seu Li Marchi; 28 - bianco; 28r - bianco; 29 - bianco; 30 - bianco; 30r - bianco; 31 - bianco; 31r - bianco; 32 - 41 - Ospizio di Case nella strada delli Pignatari; 32r - 42 - Bottega con Camerino superiore alla Piazza Grande; 33 - 43 - Bottega sita al Capillo; 33r - 44 - Bottega sita a S. Croce; 34 - bianco; 34r - bianco; 35 - bianco; 35r - bianco; 36 - bianco; 36r - bianco. Con il foglio 37 iniziziano i Terreni in Enphiteusim. Foglio - Corpo - Titolo: 37 - 45 - Territorio Cesanale di moggia venti al Salvatore; 37r - 46 - Territorio detto al Ponte di Monte de Core; 38 - 47 - Territorio detto al Salvatore; 38r - 48 -Territorio Cento Palummo seu il Pozzo di Calangiolo; 39 - 49 - Territorio detto Pennino; 39r - 50 - Territorio al Castello di Bagnoli; 40 - 51 - Territorio detto a S. Leonardo seu al Molino; 40r - 52 - Territorio detto Magliano; 41 - 53 - Orto con case detto alla Teglia; 41r - 54 - Territorio detto agli Scammuni seu Palude; 42 - 55 - Territorio con casa detto alla Pietra Preziosa; 42r - 56 - Bottega nel luogo detto la Piazza; 43 - 57 - Ospizio di Case detto la Pietra di Moscariello; 43r - 58 - Altra Bottega sita alla Piazza; 44 - 59 - Bottega con Camerino sito alla Piazza Grande; 44r - 60 - Ospizio di case sito nella strada delli Pignatari; 45 - bianco; 45r - bianco; 46 - bianco; 46r - bianco; 47 - bianco; 47r - bianco.
[clxiii] Anni 1783-84,1784-85,1790-91,1791-92 e 1799-1800.
[clxiv] E' opportuno di seguito riportare quali siano i terreni che vengono sottoposti a questo censimento, in quanto, se ne da' in questo modo un chiaro quadro di proprietà a quello stesso anno 1800. Ecco la ripartizione dei terreni e delle botteghe , con un accenno ai capitali con le rispettive once dovute: once 150.00 per moggia 10 1\3 alle Cinque Vie; once 043.10 per moggia 3 1\3 a Centopalummi; once 160.00 per moggia 12 a Marzano; once 046.20 per moggia 3 1\3 a Pietra Longa; once 128.10 per moggia 11 alla Fossa dei Papi; once 043.10 per moggia 3 agli Ottina; once 166.20 per moggia 14 al Perrone; once 053.10 per moggia 4 alle Noulle; once 043.10 per moggia 3 1\2 a Cornato; once 026.20 per moggia 2 1\3 alle Cinque Vie; once 023.10 per moggia 2 a Pignano; once 083.10 per moggia 5 agli Ottuni; once 080.00 per moggia 6 1\3 a Quaranta; once 060.00 per moggia 4 al Feudo de' Corbi; once 033.10 per moggia 2 1\3 agli Ottuni; once 063.10 per moggia 5 al Monte Demaniale; once 026.20 per moggia 2 a S. Giovanniello;once 080.00 per moggia 2 alla Teglia con n.3 case; once 033.10 per moggia 1 a Pgnatari con casa; once 020.00 per moggia 1\2 alla Preziosa; once 020.15 per un comprensorio di case 4 membri alli Pignatari; once 016.07 1\2 per altro comprensorio di case 2 membri alli Pignatari; once 099.00 per una bottega a S. Croce; once 022.22 1\2 per una bottega alla Piazza Grande. once 805.24 per i Capitali.
[clxv] P.Vuolo Devozione Cultura cit., pag. 222
[clxvi] "Rendite del monte Lombardi provenienti da pigioni di case ed annualità di capitali".Questo il sottotitolo al capitolo intestato allo stesso Monte.
[clxvii] Su questo registro è stata fatta una introduzione a cura del Napolitano ,Op.Cit. Nel testo erroneamente il Napolitano parla aproposito del circondario di Maddaloni della presenza dell'A.G.P. di Limatola nel testo in oggetto così sbagliando, infatti, la detta A.G.P. di Limatola era nel testo del 1812 e non in questo del 1815
[clxviii] Nel testo sono presenti le seguenti beneficiarie: Monte Landolfi, Monte Alessandro, Cappella di S. Gaetano, Monte Montella, Monte Suppa, Monte de Commendatis, Monte Lombardi, Congregazione di S.Giovanni Battista, Congregazione de Commendatis, Congregazione della Concezione, Congregazione del Soccorso, Congregazione del Corpo di Cristo, Cappella della Maddalena e Cappella Visitapoveri.
[clxix] Dal foglio 323 al foglio 345.
[clxx] Dal foglio 371 al foglio 391.
[clxxi] Presso questa stesso editore sono stati stampati anche i testi sacri di cui sopra.
[clxxii] Seguono ora in schema i fogli con i relativi titoli, omessi sono i fogli di riferimento al testo del 1717 in quanto lo stesso è sopra già schematizzato per titoli, annotazioni di rilievo le riporto in fine. Foglio - Titolo: 1 - Territorio alle Piscine; 2 - Territorio a S.Liunzo seu le Cinque Vie; 3 - Territorio a Cento Palumbi seu Campo Luise; 4 - Territorio a Mazzano; 5 - bianco; 6 - Territorio a Mazzano; 7 - Territorio al Sorbolo seu ad Ottuni; 8 - bianco; 9 - Territorio al Vairano seu Pietra Longa; 10 - Territorio a Migliano; 11 - Territorio alle Fosse seu La Rotonda; 12 - Territorio alla Castagna; 13 - Territorio ad Ottuni; 14 - Censo Enphiteutico a' S.Leonardo di rimpetto al Feudo; 15 - bianco; 16 - Territorio alle Fosse; 17 - Territorio allo Perrone seu le Cerase; 18 - Territorio allo Variano; 19 - bianco; 20 - Territorio alli Russi seu la Massaria delli Zibulli; 21 - Territorio alli Gaudi; 21r - continuo; 22 - continuo; 23 -bianco: 24 - Territorio alli Scammuni seu Cannata; 24r - continuo; 25 -continuo; 26 -bianco; 27 - bianco; 28 - Territorio alla Gabella; 28r - continuo; 29 - bianco; 30 - Territorio a Cornato; 31 - Territorio allo Salvatore; 32 - Capitale di docati 32; 33 - Territorio allo Salvatore; 33r - continuo; 34 - bianco; 35 - Cenzo di Territorij al Salvatore; 36 - bianco; 37 - Territorio alli Scammuni seu Padulo; 38 - bianco; 39 - Capitale di docati 50; 40 - bianco; 41 - bianco; 42 - Territorio alle Ficocelle seu l'Aria del Re; 42r - continuo; 43 - bianco; 44 - Massaria delli Alessandri; 44r - continuo; 45 - continuo; 45r - continuo; 46 - continuo; 46r - continuo; 47 - bianco; 48 - bianco; 49 - bianco; 50 -Territori alli Carrabii; 50r - continuo; 51 - continuo; 52 - Casa con orto attaccata alla detta chiesa; 53 - Territorio a Padulo; 53r - continuo; 54 - bianco; 55 - Territorio alla Rosa; 56 - Capitale di docati 40; 56r - continuo; 57 - bianco; 58 - bianco; 59 - Capitale di docati 25; 60 - bianco; 61 - bianco; 62 - Capitale di docati 100; 62r - continuo; 63 - bianco; 64 - Capitale di docati 100; 65 - bianco; 66 - Bottega nel Trivice di S. Croce; 67 - Bottega alla Piazza Grande; 67r - continuo; 68 - bianco; 69 - Cappella di S. Maria Visita Poveri; 70 - bianco; 71 - Olive a grotta Pertuso; 72 - Olive alle Pintime; 73 - Olive alla Fossa di S. Aniello; 74 - Olive a S. Maria Cappella; 75 - Olive alla Grotta della Bagnara; 76 - Olive alla Grotta della Bagnara; 77 - Capitale di docati 20; 78 - bianco; 79 - bianco; 80 - Capitale di docati 75; 80r - continuo; 81 - Capitale di docati 60; 82 - bianco; 83 - bianco; 84 - Capitale di docati 100; 85 - continuo; 85r - continuo; 86 - Capitale di docati 30; 87 - bianco; 88 - Capitale di più summe; 88r - continuo; 89 - continuo; 90 - bianco; 91 - Capitale do docati tre.ta sette, e mezzo; 91r - continuo; 92 - bianco; 93 - manca; 94 - Territorioa Pennino; 95 - Capitale di docati 50; 96 - bianco; 97 - Capitale di docati 50; 98 - Capitale di docati 63; 98r - continuo; 99 - bianco; 100 - Capitale di più summe; 100r - continuo; 101 - Massaria degli Augustini: 101r - continuo; 102 - bianco; 103 - bianco; 104 - Capitale di docati 100; 105 - Capitale di docati 100; 106 - Capitale di docati 50; 107 - Capitale di docati 109- 1- 13 1\3; 107r - continuo; 108 - continuo; 108r - continuo; 109 - Capitale di docati 250; 110 - bianco; 111 - bianco; 112 - Territorio alla Starza delli Ciceri; 113 - Capitali cioè uno di d.ti 25 rt un altro di d.ti 50; 113r - continuo; 114 - continuo; 115 - bianco; 116 - Capitale di docati 25; 117 - manca; 118 - Capitale di più ducati; 118r - continuo; 119 - continuo; 120 - bianco; 121- Capitale di docati 100; 122 - bianco; 123 - Orto con casa alli Pignatari; 123r - continuo; 124 - bianco; 125 - bianco; 126 - Capitale di docati 50; 127 - Capitale di più summe; 128 - Case a S. Andrea delli Visconti; 128r - continuo; 129 - bianco; 130 - bianco; 131 - Capitale di docati 50; 132 - Capitale di docati 183; 133 - Case, ed orto alla Cocciarella; 134 - Territorio all'Alessandri; 134r - continuo; 135 - bianco; 136 - Capitali più summe; 136r - continuo; 137 - Capitale di docati 46; 137r - continuo; 138 - bianco; 139 - Capitale di docati 300; 140 - bianco; 141 - bianco; 142 - bianco; 143 - Capitale di docati 15; 144 - bianco; 145 - Capitale di più summe; 145r - continuo; 146 - continuo; 147 - Capitale di docati 100; 148 - bianco; 149 - bianco; 150 - Capitale di docati 100; 151 - bianco; 152 - bianco; 153 - Ospizio di Case alli Pignatari seu la Pietra di Moscariello; 153r - continuo; 154 - continuo; 155 - manca; 156 - Territorio alla Massaria dell'Alessandri; 156r - continuo; 157 - bianco; 158 - Capitale di docati 40; 158r - continuo; 159 - bianco; 160 - bianco; 161 - Cappella delli Cannat del Purgatorio; 162 - Territorio a Cento Palummi; 163 - bianco; 164 - Capitale di docati 100; 164r - continuo; 165 - bianco; 166 - bianco; 167 - bianco; 168 - Capitale di docati 100; 169 - bianco; 170 - Territorio a S. Maria del Gaudio; 171 - Capitali di più summe; 172 - bianco; 173 - Territorio a S. Fede; 173r - continuo; 174 - bianco; 175 - Capitale di docati 50; 176 - Territorio alla Via del Limmo; 177 - bianco; 178 - Capitale di docati 25; 178r - continuo; 179 - bianco; 180 - Capitale di docati 25; 181 - bianco; 182 - Capitale di docati 50; 183 - Capitale di più summe; 183r - continuo; 184 - bianco; 185 - Territorio alla Mas:a dell'Alessandri seu Scam:uni; 186 - bianco; 187 - Case a S. Andrea delli Morelli; 187r - continuo; 188 - bianco; 189 - bianco; 190 - Capitale di docati 100; 191 - Capitale di docati 100; 192 - continuo; 193 - Capitale di più summe; 194 - Capitale di docati 12; 195 - Capitale di docati 200; 196 - Capitale di docati 50; 197 - Capitale di docati 10; 197r - continuo; 198 - bianco; 199 - Capitale di docati 32.4.10; 199 - continuo; 200 - bianco; 201 - Capitale di docati 100; 201r - continuo; 202 - continuo; 203 - bianco; 204 - Capitale di docati 30; 204r - continuo; 205 - Capitale di docati 50; 206 - bianco; 207 - Territorio alli Agostini; 207r - continuo; 208 - bianco; 209 - Capitale di docati 50; 209r - continuo; 210 - bianco; 211 - Territorio alle Cinque Vie; 212 - Capitale di docati 50; 213 - Territorio a S. Giacomo; 214 - Capitale di docati 50; 215 - bianco; 216 - Capitale di docati 15; 217 - bianco; 218 - Capitale di docati 50; 219 - Capitale di docati 30, e 20; 219r - continuo; 220 - bianco; 221 - Capitale di docati 100; 222 - bianco; 223 - bianco; 224 - Capitale di docati 50; 225 - bianco; 226 - Territorio allo Ponte; 227 - Capitale di docati 280; 228 - bianco; 229 - Territorio a Cento Palummi; 230 - Capiatele di docati 100; 230r - continuo; 231 - bianco; 232 - bianco; 233 - Capitale di docati 50; 234 - bianco; 235 - bianco; 236 - Capitale di docati 1000; 237 - bianco; 238 - Capitale di docati 100; 238r - continuo; 239 - bianco; 240 - Territorio alla Massaria delli Alessandri; 241 - Capitale di docati 65; 241r - continuo; 242 - bianco; 243 - Capitale di più summe; 243r - continuo; 244 - continuo; 244r - continuo; 245 - bianco; 246 - manca; 247 - bianco; 248 - Territorio ad Ottuni; 249 - Territorio ad Ottuni seu Sauda; 249r - continuo; 250 - bianco; 251 - Heredità del q:m Antonio Zibullo di Maddaloni; 251r - continuo; 252 - continuo; 252r - continuo; 253 - Massaria delli Zibulli; 253r - Capitale di docati 43; 254 - continuo; 255 - Botteghe alla Piazza Grande; 255r - continuo; 256 - bianco; 257 - Capitale di docati 100; 258 - Capitale di docati 50; 259 - Capitale di docati 60; 260 - Heredità del q:m Giovan Francesco Zibullo figlio del pred:to Antonio Zibullo; 260r - continuo; 261 - bianco; 262 - Territorio à Quaranta seu Pignano; 263 - Territorio a Cento Palummi; 264 - Capitale di docati 40; 265 - Capitale di docati 29-1-13 1\3; 266 - bianco; 267 - Heredità delli qq:m Silvaggio Palladino e cl:co Andrea Palladino, padre e figlio; 267r - continuo; 268 - continuo; 268r - continuo; 269 - continuo; 269r - continuo; 270 - continuo; 271 - bianco; 272 - Massaria delli Palladini; 273 - Ospizio di case, co. Territorio contiguo d:to la Starza delli Palladini; 273r - continuo; 274 - Ospizio di case delli Palladini; 275 - Ospizio di case delli Palladini; 276 - Permuta di case, co. le grotte delli Palladini; 277 - Capitale di docati 50; 278 - bianco; 279 -Heredità del q:m Capitan Francesco Andrea De Laudato; 279r - continuo; 280 - continuo; 280r - continuo; 281 - bianco; 282 - Heredità del q:m cl:co Orazio de Simone; 282r - continuo; 283 - continuo; 283r - continuo; 284 - Territorio alla Massaria delli Alessandri; 285 - Territorio alla Rosa seu li Russi; 286 - Territorio alli Gaudj; 287 - Territorio alla Via del Limmo; 288 - Capitale di docati 100; 289 - Capitale di docati 187; 290 - bianco; 291 - Capitale di docati 100; 292 - Capitale di docati 50; 293 - Capitale di docati 100; 294 - Capitale di docati 50; 295 - bianco; 296 - Heredità del q:m D.r Gio: Giacomo Landolfo; 296r - continuo; 297 - continuo; 297r - continuo; 298 - continuo; 299 - Territorio di moggia 34, pas. 1, e passit. 9; 300 - Ospizio di case sito vicino alla chiesa della Maddalena; 300r - continuo; 301 - Capitale di docati 100; 302 - Territorio alli Carrabij; 303 - Capitale di docati 50; 304 - Capitale di più summe; 304r - continuo; 305 - continuo; 306 - bianco; 307 - Territ:o alla Gabella; 307r - continuo; 308 - Capitale di docati 80 impiegato in co.pra di territ:o; 309 - Territorio allo Ponte; 310 - Capitale di docati 50; 311 - Territorio a Padulo seu all'Agostini; 312 - Capitale di docati 300; 313 - Transazione fra la D:a chiesa co. Geronimo de Benedictis, della Città di S. Agata; 314 - Transazione fra la D:a chiesa co. li sig.ri Visconti; 315 - Capitale di doc:ti 15; 316 - Heredità del q:m R:do D. Carlo Calvi; 316r - continuo; 317 - continuo; 317r - continuo; 318 - continuo; 319 - bianco; 320 - Annotazioni di un capitale do docati 340; 321 - Capitale di docati 37; 321r - continuo; 322 - Territorio all'Agostini; 323 - Capitale di docati 100; 323r - continuo; 324 - bianco; 325 - Capitale di docati 50; 325r - continuo; 326 - bianco; 327 - Capitale di docati 50; 328 - bianco; 329 - Capitale di docati 50; 330 - bianco; 331 - Capitale di docati 20; 332 - bianco; 333 - Capitale di docati 20; 334 - Capitale di docati 25; 335 - Capitale di docati 30; 336 - Capitale di docati 20; 337 - bianco; 338 - Capitale di docati 30; 339 - Capitale di docati 165; 340 - Territorio alla via del Limbo; 341 - bianco; 342 - bianco; 343 - Heredità del q:m R:do D. Felippo Bonelli; 343r - continuo; 344 - bianco; 345 - Ospizio di case a S. Filippo permutato con Territorio alla Via del Limbo; 345r - Territorio ad Ottuni; 346 - Territorio detto la Pigna; 347 - Territorio a Ce.to Palu.mi seu al Puzzo si Colangelo; 348 - Capitale di docati 85; 348r - continuo; 349 - Capitale di docati 600; 350 - Heredità del q:m R:do D. Giovan Ba.sta Lombardo del fu Giovan Antonio; 350r - continuo; 351 - continuo; 352 - Territorio ad Ottuni; 353 - Casa con orto contiguo alla Teglia; 354 - Territorio Cesinale a S. Giovanniello; 355 - Ospizio di case sito alla strada delli Pignatari; 356 - Olive sopra le grotti, di N:r Persico di Roberto; 357 - Capiatle di docati 25; 358 - Capitale di docati 50; 359 - bianco; 360 - Heredità del q:m R:do D. Domenico Sagliano; 360r - continuo; 361 - continuo; 362 - Territorio a S. Giovan.iello; 362r - continuo; 363 - Territorio a S. Giovanniello seu Ottuni; 364 - Ospiszio di case alla strada delli Pignatari; 365 - Heredità del q:m R.D. Antonio Papa; 365r - continuo; 366 - bianco; 367 - Territorio alle Fosse delli Papa; 367r - continuo; 368 - Bottega alla strada dello Capillo; 369 - Case co. orto alla Preziosa; 370 - bianco; 371 - Capitale di docati 100; 372 - bianco; 373 - Legato di docati 30; 374 - Territ:o al Castello di Bagnoli; 375 - bianco; 376 - Campanlie comprato; 377 - Territ:o alla Massaria Vecchia; 378 - Territorio alli Mignoni; 379 - continuo; 380 - Capitale di doc:ti 600; 381 - Affrancazione di rend.o della me:a Ves.le . Seguono poi altri 40 fogli che compongono l'indice.
[clxxiii] Nel consultare i testi sopraindicati ho notato l'attenzione e la preoccupazione sullo stato dei libri da parte del rettore della chiesa, chiedendomi quale sorte sarebbe toccata agli stessi all'or quando non più mons. Cesare Scarpa ma un altro responsabile incurante di questo patrimonio gli potrebbe subentrare quale sorte toccherebbe a questi testi! Si consideri che lo stesso mons. Scarpa mi riferiva che negli anni '70 il Libro delle Piante del 1717 e la Platea Magna del 1760 erano nella chiesa mentre ora, inspiegabilmente, me le ritrovo nell'Archivio Storico della Istituzione Biblioteca Comunale di Maddaloni. |