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Caserta, il Vescovo Lagnese: Preghiere per le Missioni, anche dai più deboli PDF Stampa E-mail
Scritto da Ernesto Genoni   
Giovedì 21 Ottobre 2021 08:26

CASERTA – “Testimoni e Profeti” è il tema della Veglia Missionaria Diocesana, svoltasi in Cattedrale alla presenza di religiosi e laici, mercoledì 20 settembre.

Nel corso della funzione, presieduta dal Vescovo di Caserta, Monsignor Pietro Lagnese - e con il neo Direttore del Centro Missioni diocesano, don Filippo Frattolillo, parroco della parrocchia borbonica di “Santa Maria della Pietà” in San Nicola la Strada - è emersa lampante l’attesa che la Chiesa ripone nelle Opere Missionarie.

Non è un caso – è stato detto - infatti, che la parola Missione, tra i riferimenti cardini della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi 2021-2023, la troviamo unita ai termini Comunione e Partecipazione, per una Chiesa Sinodale, per camminare insieme, in ascolto della Parola di Dio.

Così mentre i Sinodi recenti hanno esaminato temi come la nuova evangelizzazione, la famiglia, i giovani, l’Amazzonia, - così don Nicola Lombardi, Coordinatore della Commissione Sinodale diocesana - il presente Sinodo si concentra sul tema specifico della sinodalità stessa.

Proprio come Testimoni e Profeti siamo chiamati a guardare questo tempo che viviamo e la realtà che ci circonda, con occhi di fiducia e di speranza. Anche i più deboli, limitati e feriti, possono essere “missionari” a modo loro, perché bisogna sempre permettere che il bene venga comunicato, anche se coesiste con molte fragilità.

Profezia e testimonianza – ha sottolineato il Vescovo Lagnese - ci appaiono come parole simili nel loro significato, l’una esplicitazione dell’altra. Invece, possiamo dire, che la profezia è il dono di diventare portavoce della Parola divina, e la testimonianza è la prova effettiva dell’autenticità della profezia nella concreta esperienza di vita di una persona.

La Chiesa dedica il mese di Ottobre alla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale che ricorre sempre nella penultima domenica del mese. Come finalità quella di alimentare la fraternità universale della Chiesa, con tutte le Comunità Cristiane sparse nel mondo, aiutare tutti i credenti ad alimentare la propria “missione” nella Chiesa e nel mondo.

Il dolore, l’incertezza regnante, il timore e la piena consapevolezza dei propri limiti - è stato detto ancora - fanno ripensare i nostri stili di vita, l’organizzazione delle nostre società e il senso della esistenza di ognuno di noi.

Tra le mete da raggiungere quello di sostenere e animare la preghiera delle e nelle famiglie – ha ribadito il Vescovo. E questo è l’anno che papa Francesco ha voluto dedicato alle famiglie. Pregare come un’opportunità, per approfondire i contenuti del documento “Amoris laetitia”. “In famiglia si trova una sincera comunione quando essa è casa di preghiera, quando gli affetti sono profondi e puri, non superficiali, aridi o peggio formali.”

E proprio sulla preghiera, nella liturgia della parola, avvolta da un alone di mistica apparizione, per la sua semplice ed eterea fascinazione, la testimonianza forte di una donna, Giustina De Rosa, divenuta cieca, docente di religione, appartenente alla parrocchia di don Filippo, che ha condiviso la sua esperienza, maturata negli anni, di preghiera comunitaria.

Ha parlato di Paolina Jaricot di Lione, che a 17 anni, nel 1816, si converte e poco dopo ispirata da Dio a fonda l’Opera di Propagazione della Fede, che ricevette immediato successo, e la Chiesa la fa sua, fino a renderla Opera Pontificia. Paolina Jaricot, ha spiegato Giustina, ci indica il suo modo di pregare. Una preghiera fatta da gruppo in gruppo. “In questo modo – ci ha detto Giustina - le persone unite in comunione fraterna sono invogliate e si impegnano a pregare per la Missione universale.

don filippo a veglia missioni