Contenuto Principale
Caserta, Affaire Acms: sequestrati beni a 32 amministratori e funzionari della Provincia 2007-2009 PDF Stampa E-mail
Sabato 18 Febbraio 2012 12:53

 

 

CASERTA - Sequestri amministrativi di beni mobili e immobili sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza di Caserta nei confronti di 32 amministratori e dirigenti della Provincia di Caserta per l'Affaire Acms (la ditta del trasporto pubblico casertano): alcuni dei quali, nel periodo tra il 2007
e il 2009, erano assessori e consiglieri.

Tra loro, alcuni sono ancora in carica in Provincia mentre altri ora, secondo quanto riferiscono gli investigatori, ricoprirebbero la carica di consiglieri regionali.  beni sequestrati preventivamente ai 32 amministratori pubblici da parte della Guardia di Finanza di Caserta - 48 immobili, 30 conti correnti, 17 autovetture, 5 moto di grossa cilindrata - andranno a ricostituire il patrimonio degli Enti che hanno subito il danno, cioe’ l’ACMS s.p.a. e la Provincia di Caserta. Il sequestro si riferisce alla concessione, all’Azienda Casertana Mobilita’ e Servizi, da parte della Provincia di Caserta, di contributi non spettanti per 12 milioni e 795mila euro.

 

 

Indennità non spettanti

La Guardia di Finanza, in particolare, ha accertato anche che gli amministratori
pro-tempore dell’ACMS S.p.A., nel periodo tra il 2006 e il 2010, con una gestione giudicata dagli inquirenti ’inefficace ed inefficiente’, avrebbero concesso ai dipendenti indennita’, premi e permessi non spettanti per circa 2,5 milioni di euro.
I contributi venivano corrisposti in assenza di un piano di risanamento della societa’, che, nel corso del 2009, e’ stata poi commissariata. Emerso dalle indagini, anche il ricorso a consulenze esterne malgrado la disponibilita’ di professionisti dipendenti
dell’azienda: molte vertenze di lavoro sono state affidate ad avvocati esterni, nonostante l’azienda avesse a disposizione un ufficio legale in grado di patrocinarle.

I politici coinvolti

In pratica sono coinvolti tutti gli amministratori provinciali, dal leader in giù, che tra 2007 e 2009 hanno votato le delibere che finanziavano l'Acms, la ditta del trasporto pubblico, che invece avrebbe dovuto fallire ed essere inglobata da una altra società o sostituita da una nuova.

La ricostruzione politica

A quell'epoca la regione Campania era guidata da Bassolino e il suo assessore ai Trasporti, Ennio cascetta, sosteneva che l'Acms doveva fallire perché non era in grado più di andare avanti e sarebbe stata inglobata da una altra ditta: quella napoletana dei trasporti o la holding regionale della mobilità in modo da non far perdere posti di lavoro e di garantire un servizio degno alla provincia di Caserta. Gli amministratori casretani preferirono invece tenere in piedi un carrozzone decotto, senza nemmeno provare a risanarlo. Ora, è scattata la Finanza su indicazione della Corte dei Conti, che ha dato ragione all'allora assessore Cascetta.