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Casertana, la retrocessione dei Falchetti un fallimento sportivo ed economico: la rabbia dei tifosi PDF Stampa E-mail
Lunedì 26 Maggio 2008 10:37

CASERTA – Game over. Si spengono le luci, si spegne anche l’ultima labile speranza di salvare in extremis una stagione sciagurata. Si torna in Eccellenza. Anche nello scriverlo, il vostro cronista ha un negativo sussulto nel cuore. Eppure i falchetti avevano dalla loro parte ogni favore del pronostico. Non fosse altro che si poteva contare su due risultati a disposizione su tre.

Anche uno zero a zero sarebbe servito alla causa. Invece al Pinto è successo quello che neppure il più pessimista dei tifosi avrebbe potuto immaginare. La squadra di Pietropintoè parsa fiacca, sulle gambe, timorosa, incapace di imbastire una manovra degna di tal nome. Costretta a piegarsi due volte ai colpi del Castrovillari che, spinto dalla forza della disperazione e dal fatto di non aver più nulla da perdere, è riuscito a compiere il suo piccolo miracolo sportivo. Dunque calabresi in D, Casertana retrocessa. L’ incredulità e rabbia tra i tifosi a fine partita si pesava a kili.

“Sono costernato – afferma Salvatore Natale, ufficiale medico, una vita al Pinto – Come si è potuta gettare al vento una stagione così? Come si è potuto rovinare in pochi mesi un programma che prevedeva il ritorno tra i professionisti nel giro di qualche stagione? Tutto vano. Siamo tornati al punto di prima. Ennesima delusione, ennesima mortificazione alla nostra passione”. Quattro allenatori, due direttori sportivi, cambio di guida societaria, girandola di arrivi e partenze nella rosa, un cammino costantemente claudicante, mai una impennata, una giornata di gloria. Doveva essere il campionato di assestamento, il torneo dove cementificare i programmi e da li lanciarsi alla conquista del calcio professionistico. Provare a raggiungere i play off per togliersi piccole soddisfazioni. Nulla di tutto ciò. E stato un fallimento totale, sportivo ed economico.

“Eravamo partiti per fare bene. Per avere un ruolo da protagonisti – ci ha detto Gabriele D’Angelo – Ben presto si è capito che la campagna acquisti condotta in estate ha portato ad una squadra ibrida. Con diverse lacune e nient’affatto in grado di lottare con le prime. La rincorsa al rattoppo, poi, non ha migliorato le cose. Anzi le ha peggiorate. Che rabbia”.

Purtroppo se il presente è buio, l’immediato futuro non è che si presenta migliore. Mettiamo da parte i soliti boriosi discorsi su ripescaggi e quello relativo a presunte combine sulle quali sta indagando l’ufficio indagini, non ci interessano. Rimane il fallimento sportivo. Rimane l’incapacità di poter tornare su livelli un po’ più degni. Invece è tutto un declino. Dallo stadio alla squadra. Da queste colonne, più volte avevamo lanciato l’allarme. I progetti di crescita della Casertana avrebbero dovuto per forza di cose passare dalla permanenza in D.

Adesso che succede? Chi può dirlo. Il colpo, anche per i dirigenti è di quelli pesanti. Ne sapremo di più nei prossimi giorni. Qualcosa accadrà. La Casertana sprofonda in Eccellenza. Dopo appena un anno la formazione rossoblu ritorna in una categoria che dire riduttiva per l’immensa passione dei suoi supporter è quantomai limitativo. Badate bene, però, abbiamo usato solo come termine di paragone la passione dei tifosi. Una volta si diceva che una piazza come Caserta avrebbe dovuto disputare almeno la serie C1.

Oggi, visto lo stato delle cose in cui versa il capoluogo, diciamo, con profonda amarezza, che il campionato che forse sarà costretta a giocare la gloriosa Casertana è il miglior testimone della situazione in cui versa Terra di Lavoro.