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Giulio Andreotti visto da vicino: 90 anni attraverso le sue battute e la sua vita. Auguri PDF Stampa E-mail
Martedì 13 Gennaio 2009 22:10

CASERTA - E' sulla scena politica da più tempo della regina Elisabetta e ha visto passare più papi che chiunque altro. E' il politico italiano più blasonato: sette volte alla guida del governo; il leader democristiano più votato; ma per i suoi nemici e detrattori è stato "Belzebù", circondato da una fama di politico cinico e machiavellico che lui stesso, in fondo, amava coltivare.

In più di mezzo secolo di vita pubblica, più di ogni altro governante, Giulio Andreotti è stato identificato come l'emblema di un potere infinito. Quando un povero mafioso raccontò la storia del bacio a Totò Riina la maggior parte degli italiani ci rise sopra. I colpevolisti invece ci giocarono duro. Era un modo per sconfiggerlo, stimavano.

Si illudevano se pensavano che Andreotti sarebbe uscito politicamente distrutto dalla vicenda. Passato dall'altare alla polvere nel giro di poche ore, Giulio Andreotti affrontò la prova con animo da combattente: sfidò i giudici andando a tutte le udienze del processo che lo vedeva imputato, la testa china sui suoi appunti, contestando l'accusa fino alla sentenza definitiva di assoluzione. Andreotti è nato a Roma il 14 gennaio 1919 e domani festeggia il suo novantesimo compleanno.

L'Eco di Caserta gli dedica un ricordo, anche perché Giulio Andreotti era un grande amico di Caserta, in particolare di Maddaloni e del Villaggio dei Ragazzi.

Il Divo Giulio visto attraverso le sue battute

Un giorno del 1927, un bambino di otto anni si trovava su un tram che percorreva rumorosamente le strade di Roma. D'improvviso, un uomo zoppicante, nel tentativo di portarsi verso l'uscita, gli montò sui piedi.

Il bambino fece una smorfia di dolore, e l'uomo, imbarazzato, si scusò dicendo di essere un mutilato. Il piccoletto alzò lo sguardo e replicò freddamente: "Se tutti i mutilati passassero sui miei piedi, sarei rovinato...". Da quel lontano 1927 a oggi, Andreotti ha partorito centinaia di motti di spirito e aforismi, freddure e definizioni fulminanti: alcune sono entrate nei dizionari e nelle enciclopedie, e hanno contribuito ad alimentare la fama di politico freddo e cinico del suo autore.

Il potere logora...

Come la classicissima "il potere logora chi non ce l'ha", pronunciata nel 1951 durante un dibattito parlamentare. Il giovane parlamentare democristiano rispose così a un avversario di De Gasperi che chiedeva al presidente del consiglio di farsi da parte, visto che aveva raggiunto gli ottant'anni ed era ormai logorato dall'esercizio del potere. Da allora la frase è restata incollata al suo autore come il motto di una nobile casata su uno stemma araldico. A volte velenose, a volte bonariamente ironiche, le battute andreottiane, che gli appassionati del genere possono consultare nel libro "Il potere logora... ma è meglio non perderlo" uscito qualche anno fa da Rizzoli, non hanno risparmiato nessuno.

Occhi bellissimi...

Politici, magistrati, generali, uomini di Chiesa, frequentatrici di salotti "à la page": Andreotti si é sempre divertito a gelare chi gli stava antipatico. "E' vero, la signora ha due occhi bellissimi, specialmente uno", disse l'allora sottosegretario allo Spettacolo (era il 1954) in un salotto romano, gelando una donna un po' troppo vanitosa: Groucho Marx non avrebbe saputo fare di meglio.

Non ho vizi minori...

Autoironico all'occorrenza ( 'Non ho vizi minori'', ama dire per spiegare la sua avversione per il fumo), Andreotti ha sempre dato il meglio di sé quando si trattava di sfoderare un'ironia corrosiva.

De Gasperi

"De Gasperi - ha raccontato un giorno durante una conferenza sul suo antico maestro - disse un giorno a mia moglie che in vecchiaia io sarei diventato più maligno di Francesco Saverio Nitti. La presi come una lode, perché voleva dire che pensava che a trent'anni non lo fossi ancora molto". Alcuni urticanti giudizi passati alla storia, Andreotti nega di averli mai pronunciati. Quella contro De Sica e i film neorealisti ("i panni sporchi si lavano in famiglia"), sembra che non sia mai uscite dalle sue labbra.

A pensar male

Mentre la celeberrima "a pensar male del prossimo si fa peccato , ma si indovina" , ha una sua storia: Andreotti la ascoltò nel 1939 sulla bocca del vicario di Roma Marchetti Selvaggiani, quando studiava Giurisprudenza all'Università Lateranense. E da allora l'ha ripetuta in varie occasioni. Il problema è che, a furia di sentirglielo dire, qualcuno cominciò ad applicarla anche a lui.

A parte le guerre puniche

E cominciarono i guai politici e giudiziari, che Andreotti ha commentato con amaro sarcasmo: "A parte le guerre puniche , mi attribuiscono di tutto". Confidava nei giudici, ma gli tornava quello che aveva scritto molti anni prima sulla loro imparzialità: "Perché la bellissima frase 'La Giustizia e' uguale per tuttì è scritta alle spalle dei magistrati?"

Per conoscere Andreotti, dunque, vale più una sua battuta che un'intera collezione di scritti. I "due forni" della destra e della sinistra dove la dc doveva cambiare il pane a secondo delle circostanze (altra invenzione di Andreotti) descrivono alla perfezione 50 anni di storia democristiana.

Meglio tirare

A chi gli chiedeva un commento alla sua tendenza politica a "tirare a campare" senza prendere di petto le difficoltà, rispondeva sornione: "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia...". Anche perché Andreotti, consapevole delle sue debolezze e manchevolezze, sa che per l'aldilà dovrà affidarsi al perdono del Giudice Supremo: "Se mi salverò l'anima - ha scritto qualche anno fa - sarà solo per misericordia divina, una specie di amnistia ultraterrena".

Novant'anni sempre ai vertici

Novant'anni, la gran parte dei quali ai vertici della politica italiana. La vita di Giulio Andreotti é una lunga sequenza di date che scandiscono prima il suo "cursus honorum", poi la sua odissea giudiziaria. Queste le principali tappe:

1919 - Nasce a Roma il 14 gennaio
1941 - Si laurea in Giurisprudenza, specializzandosi in Diritto canonico
1942 - Presidente nazionale degli universitari dell'Azione cattolica: la Fuci
1944 - Consigliere nazionale della Dc
1945 - Si sposa con Livia Danese
1946 - Deputato Costituente con oltre 25 mila voti
1947 -'54 - Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Alcide De Gasperi
1954 - Ministro dell'Interno nel primo governo Fanfani
1955 -'58 - Ministro delle Finanze
1959 -'65 - Ministro della Difesa
1966 -'68 - Ministro dell'Industria
1969 -'72 - Presidente dei deputati della Democrazia cristiana
1972 -'73 - Presidente del Consiglio nei due governi di centro-destra
1972 - Record di preferenze personali alle elezioni politiche: 367 mila
1974 -'76 - Ministro della Difesa e del Bilancio nei governi Rumor e Moro
1976 -'79 - Presidente del Consiglio nei tre governi di solidarietà nazionale
1979 -'83 - Presidente della commissione Esteri della Camera
1983 -'89 - Ministro degli Esteri nei governi Craxi, Fanfani, Goria e De Mita.
1989 - Record di preferenze alle elezioni Europee: 500 mila nella circoscrizione Nord- est
1989 - '92 - Presidente del Consiglio per la sesta e settima volta
1991 - E' nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga
1993 - 27 marzo. Al Senato arriva la richiesta di autorizzazione a procedere per concorso in mafia: è avanzata dalla Procura di Palermo
1995 - 20 luglio. La Procura di Perugia chiede l'autorizzazione a procedere per Andreotti con l'accusa di omicidio nei confronti del giornalista Carmine Pecorelli.
1999 - 26 settembre. Comincia nell'aula bunker dell'Ucciardone, a Palermo, il "processo del secolo". L'accusa si è trasformata in associazione mafiosa
1999 - 30 aprile. Al processo Pecorelli i Pm chiedono l'ergastolo per tutti gli imputati.
1999 - 24 settembre. Dopo oltre 100 ore di camera di consiglio arriva il verdetto per lì omicidio Pecorelli: tutti assolti per non aver commesso il fatto.
1999 - 23 ottobre. Al processo di Palermo Andreotti è assolto.
2001 - 19 aprile. Inizia il processo di appello a Palermo.
2002 - 17 novembre. La Corte di Assise di appello di Perugia condanna a 24 anni di reclusione Giulio Andreotti e Tano Badalamenti per l'omicidio Pecorelli.
2003 - 2 maggio. La Corte di appello di Palermo conferma, con alcune modifiche, la sentenza di assoluzione per Giulio Andreotti dall'accusa di associazione mafiosa.
2003 - 30 ottobre. La Cassazione annulla senza rinvio la sentenza sull'omicidio Pecorelli: di fatto è l'assoluzione piena da qualsiasi responsabilità per Andreotti e Badalamenti che sono estranei alla uccisione del giornalista avvenuto il 20 marzo
1979.
2004 - 28 dicembre. La Cassazione conferma la sentenza di assoluzione nel processo per mafia: la sentenza di Palermo diviene così definitiva.

2009 - 14 gennaio. Giulio Andreotti compie 90 anni.