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Caserta, Antonio Grauso conquista l’America come liutaio ed editore musicale PDF Stampa E-mail
Scritto da Michele Schioppa   
Giovedì 26 Gennaio 2023 19:46

CASERTA – Prosegue la conoscenza di Antonio Grauso (Caserta, Antonio Grauso il liutaiomandolinista più famosodi Manhattan di iniziosecolo a NY (ecodicaserta.it) - Caserta, nascita e famiglia di un brianese che viaggio in America: il liutaio Antonio Grauso (ecodicaserta.it) - Caserta, Antonio Grauso arriva in America, collabora con Luigi Ricca (ecodicaserta.it)). Con questo articolo si completa la conoscenza storica, imprenditoriale, artistica e lungimirante del casertano Antonio Grauso. Si parte dalla scelta della nuova casa e negozio.

Svolta per la famiglia Grauso in Grand Street

Con la famiglia in crescita Antonio Grauso trasferisce la famiglia in Broome Street a Bowery; tuttavia, con la nascita del progetto imprenditoriale nel 1902[1] circa decide di trasferirsi in un caseggiato in Grand Street al 190 dove apre il negozio di musica e una ditta di mandolini abbinata.

Il quartiere è vicino alla Little Italy[2]. La scelta dei locali del negozio è studiata in quanto il quartiere va sviluppandosi ospitando artisti, attori ballerini, fotografi, musicisti e scrittori. Nel tempo, nel giro di un paio di anni troviamo la pubblicità del negozio al civico 192 Grand Street probabilmente lasciando il fabbricato del civico 190 all’abitazione e al laboratorio, anche se non è escluso il passaggio (considerando l’ampiezza del fabbricato con più piani) al trasferimento nell’adiacente civico. Ricordiamo che ci troviamo nel quartiere Manhattan che con Staten Island è una delle due isole della città di New York a cui si aggiungono ma ben collegati gli altri tre quartieri ovvero Brooklyn, Queens e il Bronx.

Foto del 1940 del civoc n. 190 di Grand Street tratta dalla relazione della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010

Foto del 1940 del civico n. 192 di Grand Street tratta dalla relazione della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010.

Foto del 1940, particolare dei negozi del civico n. 192 di Grand Street tratta dalla relazione della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010.

Foto del 1965 di civici di Grand Street tratta dalla relazione della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010.

Sia il fabbricato al civico 190 che quello al civico 192 sono stati costruiti intorno al 1833 e per entrambi esiste una nota storica a cura della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010[3] a firma di Donald G. Presa. Entrambe le relazioni sono riuscito a trovare e sono disponibili on line sul sito governativo di New York city, e sono arricchite di contributi fotografici[4]. In particolare, nella relazione relativa al civico 192 si legge che con il 1910[5] ma, piani superiori del fabbricato erano abitati da due grandi famiglie italiane, riflettendo l'enorme crescita di Little Italy in quel momento. Probabilmente il riferimento è ai Grauso e Bolognese. La proprietà la dovettero probabilmente conservare fino al 1941 allorquando l’edificio fu venduti Irving Maltman di Brooklyn.

Antonio Grauso coglie al volo l’occasione di inserirsi in questo scenario di Manhattan, ovvero in questa isola rettangolare che si può percorrerla in lungo e in largo semplice percorrendo la Street e la Avenue, contraddistinte dai civici che ancora oggi ci consentono di individuare il fabbricato dell’abitazione, laboratorio e negozio. In questo scenario culturale Grauso[6] si rese conto, anche in funzione dell’utenza, che il suo negozio e la sua fabbrica di mandolini sosteneva le attività culturali collegate al teatro italiano, concerti, danze e arti letterarie che erano ospitate in loco. Inoltre, il quartiere era anche la sede dell’irriverente settimanale italiano “La Follia” avente come fondatore Francesco Sisca nel 1893 e gestito con i figli Alessandro e Marziale, il secondo caporedattore. Il giornale ebbe una certa presa sugli italoamericani e non solo dal 1893 al 1968. Tra i due Sisca era noto talentuoso Alessandro Sisca conosciuto anche con lo pseudomino di Riccardo Cordiferro, ed era un poeta e paroliere riverito. Tanto per intenderci, Cordiferro fu l’autore della classica canzone “Cor ‘ngrato”[7] che divenne la più amata di tutta la canzone napoletana dopo che Enrico Caruso la incise[8].

Il complesso abitativo era sicuramente centrato, infatti, ospitava anche la famiglia famosa Maiori noti per essere importanti nel teatro italiano per le opere di Shakespeare, in particolare il grande attore di teatro Antonio Maiori, la moglie Arcamona, e il collega Thespian, e i loro numerosi figli vivevano vicino ai Grauso.

In questo periodo, così come l’editoria napoletana giunge in America accade anche il contrario con le “Edizioni Grauso”[9]. A tal fine almeno altri due viaggi farà Antonio Grauso a Napoli lasciando a Maria Carmela la gestione del negozio dove c’è anche la giovane Concetta che accoglie i clienti e prende ordinazioni, oltre a saper mostrare i mandolini, discutere delle loro qualità e vendere spartiti musicali italiani.

Il negozio dei Grauso oramai fungeva da outlet di fabbrica di strumenti musicali del quartiere più trafficato di Manhattan. In ogni caso il negozio di Grauso con migliaia di immigranti che arrivavano a Ellis Island era per tutti l’incrocio ideale tra Mulberry St e Grand St.

Immagine dal web e blog specialistici di settore strumentistica musicale

Tra i tanti giunti dall’Italia si portò al negozio di Grauso anche il giovane mandolinista di talento Palo Bolognese che si innamorò della figlia Concetta. Antonio Grauso, non solo per il rapporto familiare, ma soprattutto per il talento di Paolo Bolognese[10] decise di fungere da suo editore e questo connubio portò nel tempo a un ottimo business per Grauso e promozione artistica per Bolognese. In quest’ottica, si coinvolse anche la Arto World Roll per la parte in pianola, che venivano venduti anche nel negozio. Negozio dove Grauso continuò la sua arte di liutaio e di artigiano di strumenti musicali anche se la parte editoriale, e soprattutto il legame con Bolognese, favorì lo sviluppo familiare. Tanto è vero che, sul fondo degli spartiti editi, Antonio Grauso inizio ad intensificare la promozione del negozio sia per la produzione che per la vendita di spartiti e di strumenti musicali.

Si consideri che attraverso uno studio dell’archivio digitale americano della “Library Of Congress” attraverso il portale “Chronicling America – Historic American Newspapers” in particolare negli anni 1906 e 1907[11].

Immagine della pubblicità apparsa tra il 1906 e il 1907.

Le stesse inserzioni presentano diversi strumenti musicali in disegno e poi ha il seguente titolo: “AMA TE LA MUSICA NUOVA? / ANTONIO GRAUSO / 192 GRAND STREET NEW YORK / Vicino alla popolare Mulberry”. A seguire il testo della pubblicità: “Fabbricante di Chitarre Mandole e Mandolini. Metodi italiani e americani per violini Mandolino e Chitarra. Metodi Italiani per Clarino, Cornetta e Trombone. METODI E TRATTATI D’ARMONIA. Assortimento di Corde, Armoniche, Penne ed accessori musicali[12]. Musica dei migliori autori italiani, Canzonette Napoletane e Musica americana. Si vendono e si danno a leggere libri di ogni qualità. Cartoline illustrate. Metodo per Violino del maestro Ferrara. Spedizione per tutti gli Stati Uniti Co O. D. o contro buone referenze. Visitate il negozio del sign. Antonio Grauso e rimarrete soddisfatti non solo per gli oggetti di prima qualità ma anche per i prezzi modici e di assoluta concorrenza”.

Foto del 1920 del n. 192 di Grand Street tratta dalla relazione della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010.

Grauso diventa editore

E sì, Antonio Grauso fu editore musicale e fece tanto strada con questo business[13].

Editori di New York nel primo ventennio del nuovo secolo con Antonio Grauso sono l’Editore Biagio B. Russo, la Partenope Publishing, l’Editore R. Catalano, Ottavio Pagani, Biagio Quattrociocche, Arturo Matacea, Antonio Paololli, l’Editore A. Falsetti[14], naturalmente Onofrio Di Bella[15], Mauro V. Cardilli, Antonio Mongillo e altri[16].

Con la fine del primo decennio oramai Antonio Grauso è editore affermato. Considerato che il mercato di riferimento poteva essere rappresentato dai nostalgici il catalogo iniziale di Grauso era incentrato sulle generazioni di musicisti più datato nell’ambito dei compositori per mandolini. Negli anni dello sviluppo delle “Edizioni Grauso” si calcolano almeno 92 titoli editi da Antonio Grauso a cui si aggiungevano opere di artisti in immigrati in America e per lo più deceduti come Giuseppe Silvestri, Francesco Della Rosa, Frederico Fiorillo, Giuseppe Bellenghi, Giuseppe Branzoli, Antonio Cavolicri e G. La Malfa. A questo si aggiunsero le iniziali 17 composizioni strumentali di Paolo Bolognese e ancora i numerosi arrangiamenti delle opere di Verdi, Mascagni e altri compositori operistici che divennero titoli sempre di moda. Questa ricca produzione attirò anche l’attenzione di artisti locali che vollero farsi pubblicare tra cui Vincenzo Emilio Speciale, Saverio Russo e Domenico Ciolfi.

Fino ad oggi si era creduto che la casa editrice di Antonio Grauso doveva essere nata a inizio secolo ed era noto nel 1905 in relazione ai diritti di un’opera di Francesco Pennino. Questa informazione si desume da una citazione di Giuliana Muscio in “Tra nostalgia e memoria: da Francesco Pennino a Francis Ford Coppola” (il grande regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense è figlio di Carmine Coppola e Italia Pennino Coppola quest’ultima figlia di Francesco).Qui, parlando del poeta e musicista Francesco Pennino (talvolta edito con lo pseudonimo “F. Pensiero” e considerato uno dei più amati compositori italiani) si legge: «Nello stesso anno in cui emigra, il 1905, l’editore Antonio Grauso a New York copyrighted E ‘Ffemmene d’America “canzone allegra, parole e musica di Francesco Pennino, cantata per la prima volta dal conosciuto artista Marcello Mele” in cui racconta in napoletani delle bellezze bionde che si incrociano passeggiando per “Broduè”, ovvero Broadway Avenue»[17].

Ebbene, lo studio d’indagine, la ricerca che ho condotto e sto continuando a portare avanti seguendo il metodo storico scientifico, mi ha fornito, come in tanti altri aspetti che via via si riportano in questo studio, di scoprire , non solo che Antonio Grauso è già indicato come editore nell’anno 1900 ma anche che è editore di se stesso in quanto compositore. Questa cosa ci offre, tra le altre cose, la possibilità di aggiungere alle attività di Grauso, nel mondo artistico musicale anche quella di compositore che si affianca a quella di produttore e inventore di strumenti musicali, attore e naturalmente editore. Le opere edite e coperte da diritti nel marzo 1900 sono “Il Trovatore. Coro di zingari e canzone” con arrangiamento di G. La Malfa, per mandolino e “Miserere ed aria” [18].

Inoltre, a una recente ricerca e scansionatura americana delle opere edite da Antonio Grauso è possibile, come poi più nel dettaglio si vedrà nel corso del testo, evidenziare sue pubblicazioni datate 1903 e non si esclude che i “fogli volanti” su cui editava “macchiette coloniali” e dunque altre opere siano anche antecedenti. Sempre dai cataloghi dei diritti d’autore americani si evidenzia una registrazione capillare dal 1905 al 1928 (si considerati che l’anno della morte è il 1927) mentre vi è un vuoto solo per l’annualità 1922 (ho consultato i diversi cataloghi e non risultano opere edite da Grauso). Come si vede in altro punto dell’articolo con il 1928 si avranno opere in capo all’editore Antonio Grauso e da aprile dello stesso anno Antonio Grauso e figli a dimostrazione che almeno per qualche tempo la famiglia porta avanti l’attività editoriale.

Circa l’assenza delle opere antecedenti il 1905 ma edite dallo stesso si presume che con la “stretta di mano” tali opere siano state edite e affidate a Grauso, probabilmente la stessa “stretta di mano” con cui i diritti editoriali passeranno a Ernesto Rossi e da questo a Onofrio Di Bella.

Secondo alcuni studiosi Antonio Grauso deve la sua fortuna come editore, infatti, sempre un ‘opera di Pennino, il tango “Senza mamma!”[19] del 1917, registrata con Copyright Office di Washington, inizierà ad essere nota al punto che l’autore la registrerà anche nel 1920 a Napoli. Si badi che ciò succede solo dopo che Grauso nel 1918 la riedita successivamente come rotolo di pianoforte per i pianoforti venduti nel suo tesso negozio, ed è a questo punto che Pennino vende i diritti ad Antonio Grauso ed è con Grauso che il successo prende piede al punto tale che nel 1931 lo stesso Pennino si ricopra da Grauso (ovvero dal genero Paolo Bolognese essendo morto Grauso) i diritti della sua canzone che nel frattempo sta per essere trasformata in sceneggiata data l’enorme popolarità conquistata in terra Americana[20]. Quanto successo con Pennino, e probabilmente anche con altri, oltre che con Paolo Bolognese, dimostra le capacità imprenditoriali nel settore musicale di Antonio Grauso. E si badi che anche l’idea di trasformare la canzone in sceneggiata fu di Grauso c’e già dal 1929 si preoccupò di investigare e di trasformare in sceneggiata l’opera anche a Napoli. Infatti, riporta Muscio “Negli anni venti la sceneggiata era diventata un formato popolare sui palcoscenici napoletani e Pennino potè entrare in contatto con questa esperienza” proprio per interessamento di Antonio Grauso. La canzone sarà poi sceneggiata con Enzo Lucio Murolo e se ne registrarono 62 rappresentazioni[21].

Altri artisti a cui è legato il nome di Antonio Grauso sono il mandolinista romano Alessandro Morelli (1875-1918) e il prof. Giovanni Del Colle (quest’ultimo in particolare per via del famoso testo “suo famoso “No Beer, No Work”)[22] e a quello di Pietro Tesio (1869-1923). Si consideri che l’arrivo in America di Paolo Bolognese, genero di Antonio Grauso poterà questi a fungere da arrangiatore anche di Morelli nel 1909.

Sono presenti ancora in rete parti del catalogo del 1920 di Antonio Grauso con la sua ricca produzione che andrà avanti per un altro decennio, almeno fino a quando, come scopriremo tra breve, il catalogo delle musiche di proprietà di Antonio Grauso passerà negli anni trenta nelle mani di Onofrio Di Bella[23] a seguito della prematura morte di Antonio Grauso il 22 dicembre 1927 e per via probabilmente della crisi economica che investe il Paese. Probabilmente la forza e l’inventiva di Grauso se non fosse sopraggiunta la morte gli avrebbe permesso di superare gli anni della crisi visto che a seguire vi è la rinascita artistica e musicale che investe New York e anche il suo quartiere. In questo caso oggi saremmo stati probabilmente qui a raccontare ancora più ampiamente della storia del negozio e dell’editore Antonio Grauso. Il locale una volta chiuso probabilmente sarà sostituito da un ristorante / pizzeria e, caso della vita, seguendo con le foto storiche sul web l’evoluzione nel tempo del fabbricato “al n.192 Grand Street di New York” è tutt’ora occupata da un ristorante, il “Tomiño Taberna Gallega”[24]. Precedentemente all’apertura del negozio da parte di Antonio Grauso[25] il pian terreno dell’edificio che poi ospita il negozio è occupato dall’Antica Pizzeria Port’Alba di Filippo Milone come apprendiamo dal portale di schede storiche americane History collegato al brand History Channel[26].

In ogni caso con il primo decennio del nuovo secolo Grauso edita e/o diffonde canzonette del “La belle Epoque” stilizzate e scritte per tenori e mandolino, oppure per piano e mandolino, ovvero per gli strumenti che esso stesso commercializza, compreso le opere di Pennino che contribuì a diffondere. Il riferimento è a brani che cantati in napoletano hanno successo nel teatro italiano come “Schiaranno Tuorno”, “E ‘ffemmene d’America” e “Lassanno Napule!”.

Nel racconto che fa di Antonio Grauso Sheri Mignano Crawford in “Italian Mandolin Heroes in America”, a cui questa descrizione degli anni d’oro fa riferimento, si evince come Antonio Grauso ebbe l’astuzia di collegare le autentiche tristi ballate napoletane, ovvero le classiche canzoni napoletane, a titoli più accattivanti e ottimisti americani.

Antonio Grauso aveva stabili contatti con Napoli e con gli artisti napoletani, infatti, lo stesso soddisfaceva sia il mercato italiano (e forse con destinazione europea) che quello americano, e pubblicava canzoni da entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico.

Nella sua produzione troviamo “Coney Island” di Paolo Bolognese, “Luna Park” di Agostino D’Agostino e dello stesso autore la marzuka “Luna Park” che furono usate per commemorare l’apertura nel 1903 del parco divertimenti di Coney Island, ovvero una sorta di primordiale Disneyland che prometteva viaggi sulla luna e altro ancora come i moderni parchi divertimento.

Naturalmente dovendo accontentare le diverse generazioni e gusti, va detto che questi titoli, erano controbilanciati da altri più classici napoletani come quelli della serenata comica “Na serenata A Mulbere avenuta (P’ a figlia ‘e Mistro Ponto)” con musica di G. Leotti versi e creazione, nonché primo esecutore Eduardo Migliaccio (“Farfariello”) ed edita nel 1907 da Grauso. La stessa rientra anche nella “The Mark Pezzano Collection of Neapolitan Sheet Music from New York”[27].

L’attività editoriale di Grauso andò sempre più ad incrementarsi nel tempo e a editare anche le opere e gli spartiti della tradizione dei tenori napoletani, gli stessi che un tempo si strimpellavano al balcone nei vicoli di Napoli e che con lui, e con la migrazione dei napoletani replicavano le serenate sui palcoscenici intorno a Mulberry Street.

Un arricchimento del catalogo che nel 1927 diventa un problema allorquando muore Grauso e probabilmente non c’è interesse in famiglia a portare avanti l’attività e si penserà di sfruttare questo patrimonio mettendo in vendita il repertorio.

Su questa scelta, anche perché si basa su colloqui diretti con la famiglia Bolognese/Grauso viene incontro l’indagine condotta da Sheri Mignano Crawford, al cui testo, come detto, ci si ispira per le linee portanti dell’esperienza di Antonio Grauso nel ventennio in cui ha esercitato come editore e come realizzatore di strumenti musicali.

La stessa riferisce che vi sono diverse ipotesi sulle scelte che si vollero perseguire. Una riteneva che vi fosse la volontà del genero Paolo Bolognese[28] di vendere il catalogo di musica al padre del suo amico e collega Ernesto Rossi, il quale aveva il suo negozio di musica di fronte a quello di Antonio Grauso[29]. Ci sono diverse riflessioni da fare e al contempo non è del tutto da escludere l’ipotesi, almeno stando alle annotazioni degli studiosi che hanno ripreso la questione. Potrebbe, la stessa, sembrare poco fondata in considerazione che la musica per mandolino di Grauso non rientrava nel business in cui si era specializzato Rossi ovvero la canzone napoletana.

Foto della vecchia insegna del negozio Rossi prelevata dal web e blog specialistici di settore strumentistica musicale

Non va comunque scartata l’ipotesi che, essendo nel momento della recessione, Rossi abbia acquista circa nell’arco temporale 1930-1932 i diritti del catalogo di Grauso per poi rivenderli con guadagno personale a Di Bella. Questa tesi trova riscontro nella ricostruzione che ne fa Mark Rotella che pubblica nel 2010 il libro “Amore: The Story of Italian American Song” per l’editore Ferrar, Straus and Giroux in ebook. Qui, riprendendo le vicende dell’opera “Senza Mamma!” di Francesco Pennino (di cui in questo articolo si tratta ampiamente per la questione dei diritti d’autore tra Grauso e lo stesso Pennino), si riporta che nel 1930 Rossi acquista il negozio e gli spartiti, ovvero si presume i diritti d’autore su di essi dagli eredi Grauso, ovvero principalmente dalla figlia Concetta e dal genero Paolo Bolognese[30].

Altra considerazione che viene da fare è che ai fini di un acquisto per gestione personale dei diritti viene ancora meno l’ipotesi dell’acquisto di Rossi in considerazione dell’eventuale interesse a prendere il catalogo per acquisire i diritti di Francesco Pennino, interesse che veniva a cadere, perché nel tempo Pennino aveva fatto scelte editoriali diverse e. infatti, nel 1927 Pennino lo troviamo pubblicare spartiti musicali con il suo nome a Brooklyn. Tra l’altro con la sua edizione Pennino ebbe anche a pubblicare delle opere di Paolo Bolognese, in particolare si ricordano 2 danze strumentali un walzer “Linguaggio amoroso” e una mazurka “Notte D’Aprile”.

La tesi più probabile, e che poi trova conferma nelle conseguenze, è che Paolo Bolognese, che da più parti si comprendere essere la persona che ha gestito per la famiglia questa delicata fase, preferisse che copyright del suocero fosse acquisito da un autentico editore di musica e ballo strumentale. Ma gli restava comunque la vendita del negozio e di quanto in esso contenuto. Siamo ancora alla vigilia della depressione americana dopo la morte di Grauso.

Dal catalogo delle opere registrate per la tutela dei diritti d’autore emerge che vengono associate all’editore Antonio Grauso opere anche nel 1928 e da questo momento, mentre le prime opere di gennaio (Lingua (La) taliana ; nuovissima macchietta, versi di Tony Ferrazzano, melodia di Raffaele Grauso[31]) riporta l’editore Antonio Grauso da aprile del 1928 (Gente meie ; versi di Raffaele Ciaramella. musica di Giuseppe Manna, of Italy, domiciled at New York) l’editore è Antonio Grauso & son (song), ovvero e figli[32].

E alla fine così avvenne, infatti, nel giro di cinque anni dalla morte di Grauso, siamo tra il 1932 e il 1934, i listini delle opere edite e di cui Grauso deteneva i diritti, e anche i suoi cataloghi degli strumenti musicali furono trasferiti al catalogo di musica di Onofrio Di Bella (fatta salva l’eventuale intermediazione o rivendita di Rossi) e ebbero un nuovo titolo ovvero “Italian Dance Albums”, ed erano conosciuti dai musicisti come i “Red dance folios”, grazie alla loro copertina rossa. Va detto che Di Bella conserva la provenienza del diritto d’autore originario citandolo nelle stampe.

Immagine dei libretti "red" di Di Bella con la raccolta delle opere edite da Grauso provenienti da blog specialistici di settore strumentistica e  composizioni musicali.

Apprendiamo che i titoli delle opere erano organizzati in otto album (probabilmente catalogati con la numerazione generale di Di Bella dal numero 101 al numero 109), ogni album formato da 9 a 12 titoli per un totale di 85. Da questo momento i titoli di mandolino appartengono a Di Bella che concepì il loro uso per arrangiamenti per formazioni musicali di piccole bande.

Portata avanti la sua eredità editoriale e di strumenti musicali da Di Bella e grazie alla fama che nel frattempo stava maturando sempre più Paolo Bolognese (grazie molto all’opera di Grauso che in vestì tanto sia sull’artista che sul genero) Antonio Grauso vieni via via dimenticato e con lui anche il suo stato leggendario di liutaio e di editore di musica da ballo per mandolino. Le opere strumentali di Grauso tutt’ora conservano tra i collezionisti e on line, per i suoi mandolini e per le sue chitarre arpe, ancora un mercato con importi di tutto rispetto, mentre probabilmente la stessa sorte non è toccata ai suoi spartiti che probabilmente, quelli che sono sopravvissuti al tempo, potrebbero essere inseriti nel migliore delle ipotesi in qualche archivio o peggio ancora in qualche sottotetto o cantina di eredi di appassionati di musica strumentale e napoletana, che hanno pensato bene di non buttare i cimeli del caro estinto.

In ogni caso, la popolarità di Bolognese, forse anche per la passionalità della moglie Concetta, che quel negozio e quelle attività editoriali e strumentali le aveva viste crescere, contribuì a conservare la memoria di Antonio Grauso[33] (impegno portato avanti da tutti i figli), e anche la riscoperta di recenti generazioni di musicisti e mandolinisti italiani della gioia di suonare queste mazurche, valzer e polke dello scorso secolo hanno contribuito al recupero della sua memoria.

Per la parte la raccolta di opere edite da Antonio Grauso, o comunque riprese dalle sue edizioni, come nel caso dei diritti acquistati da Di Bella, così come più volte ho fatto cenno in questo ricordo, è necessario ringraziare Sheri Mignano Crawford[34]. Con il suo lavoro è stato possibile estrarre una catalogazione delle opere, opere ricercate, scansionate così da salvare dalla loro perdita[35]. Queste opere salvate unitamente a quelle presenti nei cataloghi dei diritti d’autore americani[36] potranno permettermi di elaborare un elenco pressoché fedele dell’intera produzione editoriale trentennale americana di Antonio Grauso.

In chiusura mi viene da proporre alle istituzioni culturali, musicali e politiche casertane nonché ai rappresentanti dell’imprenditoria, un’azione di recupero della memoria di questo casertano che “ha realizzato il suo sogno” ed è riuscito “a conquistare l’America”.

A cura di Michele Schioppa (#cronistoricomaddalonese)


[1]Nei rapporti annuali delle ispezioni di fabbrica di New York Antonio Grauso risulta già presente dal 1899 e negli anni a seguire.

[2] Ci troviamo nella prima “Little Italy” quella che occupava lo spazio della parte bassa di Manhattan, che aveva avuto avvio nel 1840 occupando il quartiere di Five Points.

Il quartiere Five Points divenne in breve sovrappopolato, il che conseguì malattie e criminalità, comportando il trasferimento dal posto dei residenti di classe media, lasciando sul posto molti poveri, per lo più immigrati. La sua vera invasione avvenne da parte degli italiani nel periodo 1880 – 1920. In questo quarantennio arrivarono in America oltre quattro milioni di italiani, di cui decine di migliaia risiedono nella sola New York City; altri alloggiavano in una zona di Five Points chiamata “Mulberry Bend” che con il 1897 diede vita a Mulberry Bend Park, l’odierna Columbus Park.

È in questo contesto territoriale che Antonio Grauso spopola, in questo territorio e in questo momento la Little Italy raggiunse il suo picco di popolazione, ed è stato accertato che quasi 10.000 italoamericani vivevano in un’area di circa due miglia quadrate. Con il tempo tanti iniziarono a trasferirsi in altre località con predominanza italiana come l'“altra” Little Italy nel Bronx; o a Bensonhurst e Bay Ridge a Brooklyn e in Staten Island. Per le fonti e approfondimenti si rimanda all’articolo “When Little Italy Was Big” in https://www.thirteen.org/program-content/when-little-italy-was-big/ .

[3]Dalla relazione relativa al civico 190 si legge che nel 1900 vi erano quattro appartamenti e di questi tre erano occupati da italiani e uno da tedeschi e nel 1910 tutti da italiani.

[4]Per la relazione relativa al civico 190 il link diretto del documento è http://s-media.nyc.gov/ agencies/lpc/lp/2411.pdf, mentre per la relazione relativa al civico 192 il link diretto del documento è http://s-media.nyc.gov/agencies/lpc/lp/2412.pdf.

[5]Nel censimento del 1910 Antonio Grauso è residente al 190 di Grand St. ed è capo famiglia, e la sua famiglia risulta composta (dopo il nome vi è l’età e il ruolo): Antonio Grauso 52 Head (Capofamiglia), Carmela Grauso 54 Wife (Moglie), Ralph Grauso 15 Son (Figlio), Joseph Grauso 13 Son (Figlio), Paul Bolognese 28 Son-in-law (Genero), Concetta Bolognese 25 Daughter (Figlia), Maria Bolognese 5 Granddaughter (Nipote femmina (di nonni)), Domenico Bolognese 1 Grandson (Nipote maschio (di nonni)).

[6] Di Grauso inizialmente si è parlato come produttore di mandolini e dunque di chitarre arpa, poi si è approfondita la la parte dell’editoria e dunque quella imprenditoriale ma, quella che emerge nel corso di questo studio è anche quella di autore/attore. Nella nota 11 di pagina 880 del libro di Hans Helmut Christmann, “Lingua et traditio Geschichte der Sprachwissenschaft und der neueren Philologen : Festschrift für Hans Helmut Christmann zum 65. Geburtstag” edito da Narr nel 1994, leggo: “Nei primi anni del secolo fiorì a New York con centro al teatro ‘Talia la cosiddetta macchietta coloniale, cioè un genere di rappresentazione comica condotta da un solo attore, di carattere spicciamente napoletano con incrostazioni italiesi, in cui si distinsero gli attori Edoardo Migliacci Fanfariello, Carlo Ferrazzano, Antonio Grauso, con testi pubblicati in genere su fogli volanti”.Considerando la location, l’attività e i protagonisti Antonio Grauso non può che essere il protagonista di questa storia. Anche se, non il riferimento potrebbe essere al figlio Raffaele e quindi vi sia un errore di citazione. L’idea che si possa trattare di Raffaele deriva dal fatto che Raffaele è indicato come autore delle musiche di “La Lingua ìTalian” genere macchietta con terso di Tony Ferrazzano che viene proposta alla pagina 200 del libro di Emilio Franzina, dal titolo “Dall'Arcadia in America attività letteraria ed emigrazione transoceanica in Italia (1850-1940)”, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli del 1996. Circa la produzione di Raffaele, talvolta orchestrata dal cognato Paolo Bolognese, si rimanda alla documentazione d’archivio si rimanda a IC Internet Culturale Cataloghi e Collezioni Digitali delle Biblioteche Italiane link. Riferimenti al genere e a questi protagonisti, a queste esibizioni si ritrovano anche nell’articolo di Arthur Livingston “La Merica Sanemagogna” in “Romanic Review April-June 1918: Vol 9 Iss 2”, dell aprile-giugno 1918, edito dalla Columbia University, Dipartimento di francese e romanticismo, pag. 216, 217, 223. Dal testo di questo articolo di Arthur Livingston, si apprende, tra le altre cose, che Farfariello è autore di circa cinquecento macchiette coloniali. La sua enorme produzione è legata ai suoi affari che lo costringe a produrre almeno uno nuovo pezzo ogni settimana. Va da se che naturalmente questa enorme produzione non è pari ai successi sui palcoscenici. I testi erano editi su “fogli volanti” e prodotti dall’amico Antonio Grauso. Nel mentre Ferrazzano diventa collaboratore di Farfariello, e questa cosa gli giova perché lo aiuta nella sua carriera e nell’azione pubblicitaria. Sempre nel testo si legge che anche Grauso partecipa a questi spettacoli, infatti, la carriera di Farfariello insieme a Grauso, e dunque si presume insieme Ferrazzano come autore, diventano un ottimo soggetto per una macchietta. Lo stesso Arthur Livingston riferisce che la sua collezione di macchiette coloniali che contengono elementi italoamericani, editi da Antonio Grauso, in “192 Grand Street, New York”, dunque il nostro che è individuato anche come soggetto delle macchiette messe in scena, sono (nota 13 di pagina 223 dell’articolo): “(1) Guerra Internazionale: Pascale vo' Spara; (2) Lu Bosso de lo Mufo Piccio; (3) Lu cafone nervoso; (4) Lu cafone sciampagnone; (5) La cittadinanza; (6) Maritem 'é nglese; (7) Lu cafone che ragiona; (8) 'O conduttore 'e Il'elevete; (9) 'O guarda purtone a New York; (10) Luca cafone cantante; (11) 'E ffemmene scene; (12) Orré per l'Italia; (13) Lu figlio de lu caffène che ragiona; (14) Lucafone ngannato; (15) 'O dentista a Nuova Iorca; (16) Lu cafone cittadino americano; (17) A carta cittadina; (18) Lu presidente dello clobo F. F.; (19) Gli stornelli del soldato; (20) Luca cafone suicialista; (21) Lu cafone patriota; (22) Geni!; (23) In Cicaco i’ e in Cicaco tu!; (24) 'E ccafuncelle "America; (25) Stornelli toscani; (26) 'E guaie 'e Nicola 'America; (27) Pascale se ne va; (28) 'O cafone che ragiona; (29) La scienza americana; (30) Lu cafone intelligente; (31) Io songo lu cchit bello; (32) 'O surdato vuluntario”.

[7]Per approfondimento si rimanda a “CHIST’È NEW YOR” “The Mark Pezzano Collection of Neapolitan Sheet Music from New York” a cura di Rosangela Briscese, Marl Pezzano e Joseph Sciorra, Catalogue for an exhibition at the John D. Calandra Italian American Institute March 19 – June 26, 2009, pag. 122.

[8] Il rapporto tra i Sisca ed Enrico Caruso e tra i Sisca e Antonio Grauso è evidente in una recente pubblicazione di Simona Frasca dal titolo “Italian Birds of Passage: The Diaspora of Neapolitan Musicians in New York” edita dalla “Italian and Italia American Studiens, in New York nel 2014. Qui, nel capitolo secondo, intitolato “Enrico Caruso: The First Neapolitan Star”, si riferisce anche che Antonio Grauso fa pubblicità anche sul loro giornale “La Follia”.

[9] Per la parte editoriale Antonio Grauso aveva tre competitor a Napoli, ovvero Antonio Mongillo, Arturo Matacea ed Ernesto Rossi.

[10] Sheri Mignano Crawford, ““Speranze Perdute” A Monograph of Lost Hope”, Zighi Baci Publishing, Giugno 2020, pag.26.

[11] Il portale “Chronicling America – Historic American Newspapers” è stato consultato al link https://chroniclingamerica.loc.gov/ e le copie del giornale di interesse per lo studio di Antonio Grauso che sono riuscito a trovare sono in particolare su: “La Tribuna del Connecticut” Published Every Saturday del 30 giugno 1906 (pag. 2), del 7 luglio 1906 (pag. 2), del 14 luglio 1906 (pag. 2), del 21 luglio 1906 (pag. 2), del 28 luglio 1906 (pag. 2), del 4 agosto 1906 (pag. 2), del 11 agosto 1906 (pag. 3), del 18 agosto 1906 (pag. 4), del 25 agosto 1906 (pag. 3), del 1 settembre 1906 (pag. 5), del 8 settembre 1906 (pag. 5), del 15 settembre 1906 (pag. 5), del 22 settembre 1906 (pag. 5),del 29 settembre 1906 (pag.4), del 6 ottobre 1906 (pag. 3), del 27 ottobre 1906 (pag. 3), del 3 novembre 1906 (pag. 4), del 10 novembre 1906 (pag. 4), del 17 novembre 196 (pag.4), del 24 novembre 1906 (pag. 3), del 1 dicembre 1906 (pag. 3), del 8 dicembre 1906 (pag. 4), del 15 dicembre 1906 (pag. 4), del 22 dicembre 1906 (pag. 4), del 5 gennaio 1907 (pag. 4), del 12 gennaio 1907 (pag. 3), del 26 gennaio 1907 (pag. 5), del 2 febbraio 1907 (pag. 5), del 9 febbraio 1907 (pag. 3), del 16 febbraio 1907 (pag. 4), del 2 marzo 1907 (pag. 3), del 23 febbraio 1907 (pag.5), del 9 marzo 1907 (pag. 4), del 16 marzo 1907 (pag. 3), del 23 marzo 1907 (pag. 3), del 30 marzo 1907 (pag. 5), del 6 aprile 1907 (pag. 4), del 13 aprile 1907 (pag. 3), del 27 aprile 1907 (pag. 3), del 25 maggio 1907 (pag. 3), del 1 giugno 1907 (pag. 4), del 8 giugno 1907 (pag. 3), del 15 giugno 1907 (pag. 3), del 22 giugno 1907 (pag. 4),del 29 giugno 1907 (pag. 3), del 6 luglio 1907 (pag. 4), del 13 luglio 1907 (pag. 3), del 20 luglio 1907 (pag. 3), del 27 luglio 1907 (pag. 4), del 3 agosto 1907 (pag. 4), del 10 agosto 1907 (pag. 3), del 17 agosto 1907 (pag.4), del 7 settembre 1907 (pag. 4), del 14 settembre 1907 (pag. 4), del 21 settembre 1907 (pag. 4),del 28 settembre 1907 (pag. 4), del 5 ottobre 1907 (pag. 3), del 12 ottobre 1907 (pag. 3), del 19 ottobre 1907 (pag. 3), del 2 novembre 1907 (pag. 3).

[12]Considerando il via via diffondersi del disco immagino che il negozio sarà fornito anche di questo materiale.

[13]Antonio Grauso è lungimirante ed è editore dell’opera “Marcia Reale della Casa Savoia” di G. Gabetti con spartito (è nota l’edizione con spartito per pianoforte) dalla pagina 470 del volume di Bates-Batcheller dal titolo “Glimpses of Italian court life; happy days in Italia adorata” edito in New York nel 1906, e naturalmente disponibile nel catalogo della Library of Congress americano (link). Si fa presente che il data base della Library of Congress americano è ricco di citazioni sul nostro Antonio Grauso (link)

[14]“CHIST’È NEW YOR” “The Mark Pezzano Collection of Neapolitan Sheet Music from New York” a cura di Rosangela Briscese, Marl Pezzano e Joseph Sciorra, Catalogue for an exhibition at the John D. Calandra Italian American Institute March 19 – June 26, 2009, pag. 122.

[15]Cfr. SheriMignano Crawford,“Italian Mandolin Heroes in America”, pag.30.

[16]Cfr. SheriMignano Crawford,“Italian Mandolin Heroes in America”, da pag.90 e 93; Sheri Mignano Crawford, ““Speranze Perdute” A Monograph of Lost Hope”, Zighi Baci Publishing, Giugno 2020, pag.26.

[17] Giuliana Muscio, “Tra nostalgia e memoria: da Francesco Pennino a Francis Coppola”in Anita Pesce e Marialuisa Stazio, “La canzone napoletana. Tra memoria e innovazione” CNR ISSM 2013, pagg. 222 e 228.

[18] Catalogue of title entries of books and other articles, Vol. 23, second quarter, 1900 Washington Government Printing Office del 1900, pag. 477 e 527. A pagina 527 è indicato come compotore musicale.

[19]Dell’opera con citazione di Grauso trovo riscontro anche a pagina 294 di “Italy in Early American Cinema Race, Landscape, and the Picturesque” a firma di Giorgio Bertellini edito nel 2010 da Indiana University Press. Altro riferimento è alle pagine 1322 e 1701 del Catalogue of Copyright Entries Pamphlets, leaflets, contributions to newspapers or periodicals, etc.; lectures, sermons, addresses for oral delivery; dramatic compositions; maps; motion pictures. Part 1, group 2 · Volume 17, Numero 2 del 1920 edito dalla U.S. Government Printing Office.

[20]Dalla raccolta di schede per l’acquisto dei diritti d’autore dell’United States Copyright Office, nella raccolta 1909-1937 (Periodicals and Renewals Claimant) Copyright Registration Cards. Troviamo richiesta di acquisto di diritti su opere da parte di Francesco pennino il 12 giugno 1933 delle seguenti opere edite da Antonio Grauso; “Concettì” del 9 agosto 1905 n. scheda 02989, “’Femmene d’America” del 25 agosto 1905 n. scheda 02990, “Lassanno Napule” del 3 giugno 1905 n. scheda 02991.

[21] Idem pag. 228.

[22] Sheri Mignano Crawford, ““Speranze Perdute” A Monograph of Lost Hope”, Zighi Baci Publishing, Giugno 2020, pag.26.

[23] Sheri Mignano Crawford, ““Speranze Perdute” A Monograph of Lost Hope”, Zighi Baci Publishing, Giugno 2020, pagg. 9, 17, 24, 26 e 28.

[24]Ecco il link del sito del ristorante Tomiño Taberna Gallega https://www.tominonyc.com/.

Foto dei civici n. 190 e 192 di Grand Street, forse anni 1950/60, tratta dalla relazione della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010,

[25] Dell’edificio ai tempi di Antonio Grauso si ha un contributo orografico non de tutto chiaro del 1920 tratto da The New York Public Library Digital Collections (http://digitalgallery.nypl.org/ nypldigital/id?720082F) Courtesy of the Lionel Pincus and Princess Firyal Map Division, The New York Public Library, Astor, Lenox and Tilden Foundation, The New York Public Library, Astor, Lenox, and Tilden Foundations. Lo stesso contributo fotografico è presente anche nella citata relazione della commissione per la conservazione dei monumenti di Manhattan datata 16 novembre 2010.

[26] Il contributo è disponibile on line al link. L’articolo è particolarmente importante perché segna un altro primato di questo fabbricato, che antecedente quello che poi poterà Antonio Grauso ad essere punto di riferimento musicale per gli immigrati italiani appena sbarcati nel Paese.

Ebbene, fino a qualche tempo fa si credeva che la tradizione della pizza in America fosse giunta attraverso Gennaro Lombardi come primo fondatore della prima pizzeria americana la cui licenza commerciale è del 1905, a Lower Manhattan. Il giornalista, facendo leva sulle scoperte di Peter Regas, autore di Chicago e storico della pizza, c’è un altro immigrato napoletano che ha il primato di aver portato la pizza negli Stati Uniti, e questo si chiama Filippo Milone che aprì la pizzeria al 192 di Grand Street a New York e poi anche in altre località della zona compresa quella in Spring Street che poi rilevò Gennaro lombardi e che fino a qualche tempo fa si è ritenuta come la prima pizzeria americana. Peter Regas dalle sue indagini ha scoperto che Filippo Milone ha fondato almeno sei pizzerie dal suo arrivo negli Stati Uniti del 1890, che forti della popolarità sono state nel tempo cedute ad altri e diventate note, allorquando anche la pubblicità sui giornali fungeva da veicolo per il business, con i nomi dei pizzaioli subentranti. Anche Filippo Milone aveva avviato la pubblicità come dimostra una inserzione sul giornale del 9 maggio 1903 de “Il Telegrafo” (per la consultazione di questa testata giornalistica si rimanda al portale on line https://www.nypl.org/research/research-catalog/bib/b12638977), uno dei quotidiano in lingua italiana pubblicato a New York City.

L’inserzione sulla sinistra porta un tondo con un primo piano di Filippo Milone e sulla parte destra la pubblicità: “ANTICA PIZZERIA PORT’ALBA/ Alla porta Sciuscetta/ FILIPPO MINONE Prop. PIZZERIA NAPOLETANA aperta GIORNO E NOTTE/ 192 GRAND St., NEW YORK/ Il conosciuto Proprietario dell’Antica Pizzeria Port’Alba, Signor FILIPPO MILONE, fa noto al Pubblico che ha aperto al N.o 192 Grand St., un’Elegante PIZZERIA NAPOLETANA/ Essendo l’unico locale Italiano del genere, fa sperare al Signor FILIPPO MILONE il concorso numeroso di Italiani./ Come pure fa noto al pubblico che quanto prima verrà annesso alla pizzeria una Cucina Casareccia per colazione alla Forchetta./ I buongustai vadano a mangiare le squisite PIZZE che fa il simpatico Filippo Milone nella sua Nuova Pizzeria al N.o 192 Grand St.”.

Tra le altre cose Peter Regas ritiene che sia improbabile ancora che Gennaro Lombardi sia il precursore della Pizzeria in America in quanto anagraficamente avrebbe avuto 18 anni in occasione della sua prima pizzeria come ritenuto vero fino ad ora. Gestendo, del resto, Milone la pizzeria di Spring Street prima di Lombardi. È del tutto verosimile che l’adolescente Lombardi, una volta sceso dalla barca, iniziò a lavorare lì come dipendente piuttosto che come proprietario.

Nulla esclude, a posteriori, una mia riflessione secondo la quale Filippo Milone abbia potuto decidere di cedere la gestione ai suoi stessi pizzaioli nel tempo. Da qui magari si crea il legame con Lombardi ma non gli toglie il primato di aver portato la pizza in America. Del resto, è emerso durante le ricerche, un’altra pubblicità sul medesimo giornale, del 25 marzo 1905, dell'Antica Pizzeria Napoletana in Via Primavera 53 ½, con il titolare Giovanni Santillo, che sembrerebbe essere stata precedentemente di Milone.

Secondo sempre Peter Regas la pizza in America Milone probabilmente la ha portata allorquando emigrò a New York nel 1892. Secondo alcune scoperte sembra che Filippo Milone abbia fatto l'impasto della pizza a Napoli e lo abbia poi portato in America dove sulla base della cura del lievito abbia iniziato a fare e vendere le pizze già nei suoi primi anni negli Stati Uniti.

Lo studio Peter Regas circa il fatto che fino ad oggi non ci sia fatto riferimento a Milone riferisce che “Gli elenchi [commerciali] di Brooklyn non erano così bravi a raccogliere italiani", nel periodo tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, quando molti italiani stavano entrando negli Stati Uniti. Del resto è emerso che l’attività di Milone è classificata come pasticceria, probabilmente un possibile errore di qualcuno che non conosceva la "pizza torta”.

A ciò si aggiunga che non tutti gli immigrati italiani avevano familiarità con la pizza all’arrivo di Milone in America, e del resto la pietanza faceva dei piatti locali della regione Campania principalmente, e di Napoli in particolare dove Milone si era formato a questa nobile arte. La familiarità di questo piatto era comunque giunta in America con i primi immigrati campani che si stabilirono a New York City negli anni 1880 e 1890, e che iniziarono ad aprire generi alimentari e ristoranti che teoricamente avrebbero potuto servire la pizza. A tal riguardo Regas è riuscito a trovare un annuncio per una “pizzeria napoletana” del 1898 e una voce di elenco che suggeriva che esistesse una pizzeria a Manhattan già nel 1895. Forse erano di Milone? Secondo quando detto fin’ora sarà stato così, ma bisogna ancora dimostrarlo con i documenti. La tradizione dice di sì, e quindi confermano Filippo Milone primo pizzaiolo e primo titolare di pizzeria, e non di locale in cui magari si serve anche la pizza, di New York e del Paese.

A suffragio di questa tesi si rimanda anche all’articolo di Jason Daley dal titolo “The Father of American Pizza Is Not Who We Thought He Was” del giorno 8 febbraio 2019 edito su Smithsonian Magazine al link https://www.smithsonianmag.com/smart-news/father-american-pizza-not-who-we-thought-it-was-180971454/ .

[27]Per riferimenti diretti a quest’opera si rimanda a al portale on line del Discography of American Historical 
Recordings
(https://adp.library.ucsb.edu/index.php/ objects/detail/307439/Sun-45507);
il Bollettino”delCalandra Italian American Institute, Volume 2 • Issue 2 • Summer 2009, pag. 6; Rosangela Briscese -
Mark Pezzano – Joseph Sciorra, “
Chist’è New York”, Catalogue for an exhibition at the John D. Calandra Italian American
Institute March 19 – June 26, 2009
, pag. 6; Catalog of Copyright Entries, 1907 Musical Compositions July-Dec New Series
Vol 2 Part 3, pag. 837; Goffredo Plastico – Jophes Sciorra, Neapolitan Postcards: The Canzone Napoletana as Transnational
Subject. Lanham-Boulder-NewYork-London: Rowman & Littlefield, 2016, pag. 94. Alla pagina 82 dello stesso volume si
cita la presenza di opere a catalogo di Antonio Grauso presso il
John D. Calandra Italian American Institute del Queens College
una delle quali usate anche per la mostra Chist'è New York: The Mark Pezzano Collection of Neapolitan Sheet
Music from New York del 2009.

[28]Essendo ancora in vita Antonio Grauso, Paolo Bolognese è punto di riferimento della “The Emerson Phonograph Co” ed è anche “musical director of the Emerson Co”. Come si legge alla pagina 120 del The Music Trade Review “The Talking machine trade” del 24 maggio 1924.

[29] Da indagine storica e iconografica dei portali della rete statunitensi, a supporto di questa tesi, attualmente il negozio di Rossi è al civico 193 e risulta fondato nel 1910 ma questa non è la collocazione originaria (qui il link della insegna). Attualmente il negozio è di Ernesto Rossi, settantunenne, e riguarda articoli italiani come si evince sul sito on line dello store (link). Da un articolo del The New York Times del 12 marzo 2017, nella sezione MB, a pagina 4 dell'edizione di New York con il titolo: “Sustained by Saints and Song, This Little Italy Shopkeeper Hangs On” ovvero “Patrono dei santi e dei canti”, già on line dal 9 marzo 2017 a cura di Corey Kilgannon (link). Qui apprendiamo che “E. Rossi & Company”, ben identificato anche dai due mosaici posti all’ingresso, tra i pochi rimasti dei negozi di questa strada dell’epoca d’oro dello scorso secolo (link), è un negozio di articoli da regalo italiano, in Grand Street vicino a Mulberry Street a Little Italy, che con il passare del secolo è diventato una sorta di museo della cultura pop italo-americana. Questo non solo perché comprende articoli religiosi e forniture per la cucina, come caffettiere italiane e tagliapasta, così da soddisfare il bisogno della famiglia tipica affezionata al bazar ma perché, come riferisce il settantunenne proprietario e omonimo del nonno fondatore è l'ultimo dei vecchi negozi mom-and-pop di Little Italy, che si è davvero ridotto nel corso degli anni, vista la presenza di pochi italiani. Inoltre, cosa che ci interessa particolarmente, riferisce che il nonno, che si chiamava Ernesto Rossi come lui, aprì il negozio nel 1910, al 187 di Grand Street, vendendo spartiti e pubblicando canzoni napoletane. E ancora che nel 1936, il negozio si trasferì all'angolo tra Grand Street e Mulberry Street. In relazione a questo trasferimento, la collezione fotografica “Manhattan 1940s Tax Photos” del NYC Departement of Record & Information Services di New York City Manhattan offre contributi storici fotografici che riprendono il negozio da poco trasferito nel 1940 (link).

[30] Mark Rotella,“Amore: The Story of Italian American Song”,Editore Ferrar, Straus and Giroux, 2010, pag. 31, 324.

[31]Nel 1923 troviamo nei cataloghi dei diritti d’autore non solo il figlio Raffaele come compositore, così come si ricorda con diverse citazioni in questo studio, ma anche come editore di se stesso. Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 18, Part 1 First Half of 1923 Nos. 1-7 Washington Government Printing Office del 1923, pag. 22 e 37.

[32] Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 23, Part 1 First Half of 1928 Nos. 1-6 Washington Government Printing Office del 1928, pag. 56, 106, 437, 493, 1636.

[33]L’editoria e gli studi sul settore di riferimento e non solo spesso citano Antonio Grauso: Henry Alfred Todd, “Romanic Review”, Volume 9 del 1918 a cura Columbia University. Department of French and Romance Philology, Columbia University. Department of Romance Languages, pag. 223; Annuario musicale italiano del 1923 edizioni dell’A.M.I.; Directory of Music Industries, edito nel 1911 da Charles A. Daniell, Frank D. Abbott, riporta Antonio Grauso a pagina 17 come produttore “G. & M., guitars and mandolina; Sm. Ins., small instruments” ovvero di chitarre mandolini e piccoli strumenti muiscali e a pagina 121 come “MUSIC PUBLISHERS” ovvero editore; New York City Directory, Volume 123, edito a New York nel 1909 lo troviamo citato a pagina 561; White-Orr's Classified Business Directory edita a New York nel 1918 lo troviamo a pagina 360; Catalog of Copyright Entries Musical compositions, Parte 3 del 1913, edito da Library of Congress, Copyright Office, benm otto citazioni tra cui pagina 183, 385 e 602; Anthony Julian Tamburri, James J. Periconi, “Italoamericana The Literature of the Great Migration, 1880-1943”, edito nel 2014 dalla Fordham University Press, pagg. 470 e 471; “American Lutherie

The Quarterly Journal of the Guild of American Luthiers · Numeri 17-20 del 1989 pag. 58; Ross Laird, “Brunswick Records, A Discography of Recordings, 1916-1931” Vol. 4: Other Non – U.S. Recordings and Indexes, edito dalla Greenwood Press (Westport, Connecticut – London) nel 2001, riporta l’editore Antonio Grauso (A. Grauso, 192 Grand St., N.Y.C.) in relazione alla produzione del genero Paolo Bolognese e in particolare per l’opera “Lontane memorie” alle pag. 1893, 1894 e 2045.

[34] La stessa, oltre a raccontarci Antonio Grauso e l’evoluzione della musica napoletana pertinente il settore dello stesso Grauso e non solo si è presa anche la briga di scansionare le opere e renderle fruibili con i suoi account e con l’account “Mandophile” sul Forum di “Mandolin Cafe Forum”. Purtroppo con il tempo le cartelle condivise non sono più disponibili il che ha comportato una maggiore opera di ricerca tra archivi e media al fine di poter offrire un ventaglio della produzione di Grauso ma resta il merito di questo lavoro senza il quale comunque non sarebbe stato possibile recuperare, anche presso altre fonti, questi materiali. Alla stessa si deve un’opera di recupero e condivisione delle raccolte dei seguenti editori di musiche per mandolini, oltre a Grauso: Arturo Matacea, Antonio Paolilli, Giovanni De Stefano, Gaetano Leone, MV Cardilli, Onofrio Di Bella, O. Pagani, A. Paolilli, Pietro Tesio, Catalano, Gioè, Messina, Canoro, Fachutar tra gli altri musicisti che hanno fondato le proprie case editrici.

[35] Nelle raccolte dalla stessa studiosa realizzate è possibile trovare in relazione all’editoria di Antonio Grauso nella categoria delle canzoni napoletane macchiette (titolo/ autore del testo / autore della musica /anno): Fenesta che Lucive / V. Bellini / V. Bellini / 1820; Lassano Napule! / F. Pennino / F. Pennino / 1905; Na Serenata / E. Migliaccio / G. Leotti / 1907; Senza Mamma / F. Pennino / F. Pennino / (già 1917) 1918.

Nella catalogazione generale delle opere ritracciate ed indicizzate si riporta il seguendo dettaglio estratto dagli elenchi e sulla base delle opere scansionate e salvate all’oblio, a cui vanno aggiunte le altre presenti nei cataloghi dei diritti d’autore dallo stesso Grauso edite e qui mancanti: Si legga secondo la seguenta indicazione il dettaglio delle opere scansionate Titolo / Compositore / Data: A Santa Cecilia / L. Radaelli / 1906, Addio / del Cav. Gasp / Nd, Al Chiaro di Luna / G. Silvestri / Nd, Amore Indimenticabi / del Cav. Gasp / Nd, Bebé / Giovanni Batt / Nd, Carezze e Baci / Paolo Bologne / 1906, Chant d'amour / I. Leuzzi / 1909, Christopher Columbu / Paolo Bologne / 1909, Claudina / G. Silvestri / Nd, Concettina / S. Persico / 1901, Coney Island / Paolo Bologne / 1906, Elvira / A. Cavalieri / Nd, Elvira / G. Silvestri / Nd, Esposizone Marittim / G. Silvestri / Nd, Far! Far! (Lontan), Lo Vincent Speci / Nd, Fifi / G. Silvestri / Nd, Foresters of America / Paolo Bologne / 1910/1932, Gioconda / G. Silvestri / Nd, Il Golfo Incantato / F. Fiorillo / Nd, Il Mio Ideale / Paolo Bologne / 1906, Il Primo Bacio / G. Silvestri / Nd, Il Sorriso / Saverio Russo / 1910, Il Trionfo d'Italia / Saverio Russo / 1912, Inno di Garibaldi / Alessio Olivie / Nd, Intermezzo Sinfonico / P. Mascagni / 1908, Jubiliant / Luigi Porrazz / 1904, La Brunetta / S. Persico / 1899, La Farfalla / L. Fiorillo / Nd, La Fleur de Paris / Saverio Russo / Nd, La Regina de Fiori / F. della Rosa / Nd, La Scoperta del Polo / Paolo Bologne / 1909, La Solitudine / G. Silvestri / Nd, La Stella del West Vi / P. Bolognese / 1909, La Vezzosa / G. Branzoli / Nd, L'Affabilita / Paolo Bologne / 1906, Lasciali Dir / G. Giacomant / Nd, L'Aurora / (Break of D R. de Socio)/ 1910, Le Nozze d'Argento / D. Ciolfi / Nd, Le Réve d'Amour / Saverio Russo / Nd, Little Boys / Paolo Bologne / 1906, Lo Sport / G. Silvestri / Nd, Lontane Memorie / Paolo Bologne / 1914, Luna Park / A. D'Agostino / 1904, Luna Park waltzes / A. D'Agostino / 1904, Marcia Indiana / Adolfe Sellen / 1913, Marcia Reale alla cas / Giuseppe Gab / Nd, Marcia Reale d'Italia / Giuseppe Gab / Nd, Margaretella / F. della Rosa / Nd, Mazurka Brilliante / G. Branzoli / Nd, Mentre Dormive / de Angeli / Nd / Notte Stellata / Ciro di Bella / 1908, Olga / Felice de Matt / Nd, Primavera / G. Silvestri / Nd, Prosperity / G. Giacomant / Nd, Quadriglia Napoletan / No Name / Nd, Remembrance of Nap / G. La Malfa / Nd, Serenata Napoletana / F. della Rosa / Nd, Sogno d'Amore / Paolo Bologne / 1904, Souvenir / Roberto de So / Nd, Spensieratezza / Paolo Bologne / 1906, Speranza March / G. La Malfa / 1903, Speranze Perdute / A. Morelli / 1909, Studio polka / G. Silvestri / Nd, Svegliati / A. Addeo / Nd, Un Pensiero Notturno / S. Persico / 1907, Vanvitelli's March / Paolo Bologne / 1908 / Nd / A. Cavalieri / Nd.

[36] Seguono ora i cataloghi dei diritti d’autore americani dove troviamo Antonio Grauso, inizialmente come compositore ed editore e poi solo come editore, per la loro consultazione è stata usata la banca dati di https://archive.org/:

Catalogue of title entries of books and other articles, Vol. 23, second quarter, 1900 Washington Government Printing Office del 1900, pag. 477 e 527.

Catalogue of title entries of books and other articles, second quarter, 1905 Washington Government Printing Office del 1905, pag. 1046.

Catalogue of title entries of books and other articles, Third quarter, 1905 Washington Government Printing Office del 1905, pag. 669, 801, 810, 965, 987.

Catalogue of title entries of books and other articles, Fourth quarter, 1905 Washington Government Printing Office del 1905, pag. 237, VII, 1179.

Catalogue of title entries of books and other articles, First quarter, 1906, Whole no 757 – Junary 4, 1906 Washington Government Printing Office del 1906, pag. 45, 230.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 1 July-December, 1906 Nos. 1 July 5, 1906, Washington Government Printing Office del 1906, pag. 141, 201, 439.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 1 July-December, 1906 Nos. 9 August 30, 1906, Washington Government Printing Office del 1906, pag.141, IV.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 2 Nos. 1 --26 part. 1, January -June 1907, Washington Government Printing Office del 1907, pag. 2, 57, 70, 114, 133, 148, 150, 299, 623, 676, 681.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions Volume Index New Series, Volume 2 Nos. 27 --52 1907 part. 2, July – December 1907, Washington Government Printing Office del 1907, pag. 826, 837, 872, 878.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions Volume Index New Series, Volume 3 Nos. 1 --52 , January - December, 1908 Washington Government Printing Office del 1908, pag. 356, 858, 909, 1263

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions Volume Index New Series, Volume 4 Nos. 1 --52 , January - December, 1909 Washington Government Printing Office del 1909, pag. 204 (Vanvitelli’s march di Paolo Bolognese per mandolino), 287, 865, 910.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 5 Nos. 1-26 Part 1, Junary-June 1910, Washington Government Printing Office del 1910, pag. 357, 583, 601, 633, 639, 676, 731, 834.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions List Of Copyright Renewals List Of Notices Of User New Series, Volume 5 Nos. 27-30 July 1910, Washington Government Printing Office del 1910, pag. 907, 911, 917, 979, 995, 1065, 1067, 1075, 1093, 1137, 1164, 1203, 1213, 1246, 1466, 1591, 1765, 1766.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions List Of Copyright Renewals List Of Notices Of User New Series, Volume 6 Nos. 1-4 January 1911, Washington Government Printing Office del 1911, pag. 269; 341, 401, 421, 429, 478, 496, 509, 531, 550, 571, 653, 687, 715, 719, 741, 781, 784, 860, 885, 899, 901, 935.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions List Of Copyright Renewals List Of Notices Of 1911 User New Series, Volume 6 Nos. 8 Washington Government Printing Office del 1911, pag. 1011, 1315, 1319, 1977, 1978.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 6 Part.1, First Half of 1912, Nos 1-7, Washington Government Printing Office del 1912, pag. 11, 18, 67, 511, 740, 747.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 7 Part.2, First Half of 1912, Nos 8-13, Washington Government Printing Office del 1912, pag. 1123, 1235, 1561, 1594, 1774.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions List Of Copyright Renewals List Of Notices Of User New Series, Volume 8 First Half of 1913 Nos. 1-7 Washington Government Printing Office del 1913, pag. 1, 89, 183, 385, 451, 510, 599, 601, 602, 611.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 Musical Compositions List Of Copyright Renewals List Of Notices Of User New Series, Volume 8 Part 2 Last Half of 1913 Nos. 1-8 Washington Government Printing Office del 1913, pag. 912, 939, 1295, 1859.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 Musical Compositions List Of Copyright Renewals List Of Notices Of User New Series, Volume 8 No 8 Washington Government Printing Office del 1913, pag. 912, 939, 1295,

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions, 1914, New Series, Volume 9, No 1 Washington Government Printing Office del 1914, pag. 814, 830.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 10, Part 1 First Half of 1915 Nos. 8-13 Washington Government Printing Office del 1915, pag. 26, 30, 32, 186.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 10, Part 2 First Half of 1915 Nos. 1-7 Washington Government Printing Office del 1915, pag. 1536.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 11, Part 2 Last Half of 1916 Nos. 8-13 Washington Government Printing Office del 1916, pag. 1205, 1213, 1256, 1463, .

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions 1917 New Series, Volume 12 No 8 Washington Government Printing Office del 1917, pag. 669, 682, 1513.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions 1918 New Series, Volume 13, Nos. 8 Washington Government Printing Office del 1918, pag. 1085, 1156, 1304, 1718.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions 1919 New Series, Volume 14, Nos. 10 Washington Government Printing Office del 1919, pag. 1103, 1220, 1884.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions 1919 New Series, Volume 14, Nos. 1 Washington Government Printing Office del 1919, pag. 255, 818.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 15, Part 1 First Half of 1920 Nos. 1-7 Washington Government Printing Office del 1920, pag. 750, 805, 849, 902, 937 ( nel volume vi sono dei riferimenti al figlio Raffaele Grauso alle pagine 750 e 805. Altre opere di Raffaele Grauso sono rintracciabili nei cataloghi dell’anno 1912).

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 15, Part 2 Last Half of 1920 Nos. 8-13 Washington Government Printing Office del 1920, pag. 864, 1043, 1098, 1254, 1274, 1789, 1805, 1816, 2181 (nel volume è presente anche il figlio Raffaele).

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 16, Part 1 First Half of 1921 Nos. 1-7 Washington Government Printing Office del 1921, pag. 631 e 727. A pagina 631 l’opera “’A mamma è sempre mamma” con parole di Mario Nicolò e musica di Giulio Del Vecchio è arrangiata da Giuseppe Grauso; dunque, anche l’altro figlio (oltre a Raffaele che abbiamo già incontrato più volte) è impegnato nel campo musicale.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 16, Part 2 First Half of 1921 Nos. 8-13 With Annual Index Washington Government Printing Office del 1921, pag. 1075, 1138, 1139, 2027 (qui troviamo nelle stesse pagine anche Ralph Grauso. Sempre Ralph Grauso è nel “Dramatic Compositions Copyrighted in the United States 1870 to 1916, vol 2 O to Z Washington Government Printing Office del 1918, pag. 585 e 3099).

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 18, Part 2 Last Half of 1923 Nos. 8-13 With Annual Index Washington Government Printing Office del 1923, pag.748, 767, 786, 1621. Nelle stesse pagine è richiamato anche Raffale a volte ditto anche come Ralph.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 19, First Half of 1924 Nos. 1-12 Washington Government Printing Office del 1924, pag. 509, 1543 (Presente anche il figlio Raffaele alle pagine 509, 533 e 1543).

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 19, Annual Index for 1924 Washington Government Printing Office del 1924, pag. 1543 (qui alla stessa pagina abbiamo un richiamoa Raffaele e a Ralph Grauso. Presume che ogni volt ache troviamo Raffaele si tratta del figlio di Antonio naturalizzato in America e quando troviamo rapph si tratta del figlio di Domenico nato in America, entrambi musicisti come già richiamato).

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions 1925 New Series, Volume 20 Nos 1 and 2, Washington Government Printing Office del 1925, pag. 293, 684, 775, 783, 1498 (nella raccolta abbiamo anche Raffaele e Ralph Grauso)

Catalogue Of Copyright Entries part 3 Musical Compositions New Series, Volume 21, For Half of 1926 Nos. 1-12 Washington Government Printing Office del 1926, pag. 225, 348, 397, 404, 426, 955, 1454. Nel volume vi è anche Raffaele Grauso.

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions 1927 New Series, Volume 22, No. 1 Washington Government Printing Office del 1927, pag. 426, 568, 949, 1012, 1610 (c’è anche il figlio Raffaele a pag. 426, 459, 907, 1610).

Catalogue Of Copyright Entries part 3 s Musical Compositions New Series, Volume 23, Part 1 First Half of 1928 Nos. 1-6 Washington Government Printing Office del 1928, pag. 56, 106, 437, 493, 1636, (nel volume vi sono dei riferimenti al figlio Raffaele Grauso alle pagine 56 e 1636).