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Roma, rivive il ricordo di don Eugenio nel convegno presso la Pontificia Università Salesiana PDF Stampa E-mail
Scritto da Michele Schioppa   
Lunedì 22 Giugno 2020 07:09

ROMA – A distanza di circa un anno dall’ultimo evento in sua memoria, per far rivivere il ricordo del grande uomo e sacerdote, alla vigila del secondo anniversario della nascita al cielo, torno a parlare di don Eugenio Fizzotti. Ciò dopo anche il ricordo fatto in occasione della consegna della Benemerenza alla memoria concessa alla sorella Annamaria e altri familiari lo scorso 20 luglio 2019 (link) con lo scrivente e l’on. Antonio del Monaco, allievo e amico del sacerdote.

Quello che si propone è un articolo che per temi segue quello del 5 marzo 2019 (Roma, Giornata di Studio in ricordo del casertano don Eugenio Fizzotti, il 9 marzo all’UPS), che riferisce della giornata di studi al medesimo dedicata lo scorso 9 marzo 2019 a Roma.

Quello di oggi è un report intervista di quell’evento.

La partecipazione di tanti colleghi, molti dei quali alunni che si sono ritrovati con tanti altri allievi del sacerdote da cui hanno appreso valori e sapere, grazie a lui hanno maturato attitudini e competenze il tutto con una partecipazione emotiva che li ha segnati nella vita. Tanti gli stand che hanno caratterizzato l’area che ha visto la realizzazione della giornata di studio, banchetti con opere del sacerdote salesiano, altri con intere collane di testi discusse con lo stesso e ricordi vari. I suoi studenti hanno ricordato, nei saluti alla famiglia, e nelle testimonianze, come don Eugenio fosse molto severo e meticoloso nelle correzioni.

Nel corso del convegno è stato sottolineato come nel 1969 si sono unite due forze della natura e loro pensieri hanno preso una forma speciale, quello del prof. Viktor E. Franki e di don Eugenio Fizzotti.

Vi è stato, tra gli altri interventi, un richiamo al convegno del 1992 “Chi ha un perché nella vita?” allorquando il prof. Viktor E. Franki con la seconda moglie vennero a Roma, e qui si comprese come l’azione dei due dava un senso alla vita alla base della logoterapia.

A seguire altre testimonianze nel ricordo di don Eugenio Fizzotti. La prima è quella di Eleonora Carozza, nipote del sacerdote, e si tratta del contributo nel corso del convegno del 9 marzo di cui sopra:

«Buongiorno, come prima cosa voglio ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per l’organizzazione di questa mattinata in memoria di zio Eugenio ed in particolare voglio ringrazia Mimmo che mi ha invitata a parlare chiedendomi un breve intervento che possa offrire ai partecipanti un profilo della persona di zio Eugenio. Voglio iniziare condividendo con voi l’ emozione che provo nell’essere qui a parlare dello zio. E’ per questo che ho preparato degli appunti scritti, cosa che in genere non amo molto. Per lavoro sono abituata a parlare in pubblico ma solitamente non sono coinvolta emotivamente, oggi invece è diverso perché sono qui non tanto, o non solo, perché sono una psicologa psicoterapeuta e neanche perché ho frequentato vari corsi sulla logoterapia. Oggi sono qui soprattutto perché, come oramai tutti sapete, sono la nipote di Eugenio Fizzotti e quindi parlo da nipote e anche un po’ in rappresentanza della famiglia Fizzotti. Sono una dei 3 figli di Carla, sorella maggiore di Eugenio. Mamma avrebbe tanto voluto essere presente ma per un problema fisico deve stare a riposo. Quando nacqui lo zio era a casa di Frankl ed io porto lo stesso nome della sua seconda moglie, poco dopo il parto mio padre chiamò lo zio per dargli la notizia e furono tutti molto contenti. Per la verità vi confido che la scelta del nome è stato un caso, una bella coincidenza. Oggi sono presenti le altre due sorelle di Eugenio, zia Giovanna e zia Anna Maria che sono venute appositamente da Caserta. Hanno voluto partecipare a questa giornata di studio in memoria dello zio, così come anche altre volte in passato sono venute ad ascoltarlo, sempre orgogliose del loro fratello e con il cuore colmo d’amore. E’ presente anche mia sorella Diana e per lei non è una novità essere qui perché, anche se ha fatto altri studi, in più di una occasione ha partecipato ad eventi organizzati dallo zio ed ha frequentato anche un master in questa università. Tra tutti gli 8 nipoti io sono quella che, come si dice, ha seguito le orme. Prima ho detto “come oramai tutti sapete” perché per tanto tempo molti non sapevano di questa parentela e in questi giorni diverse persone leggendo la locandina mi hanno chiesto di lui perché, pur conoscendomi da tanti anni appunto non lo sapevano. E questa era una caratteristica dello zio, uomo discreto e umile.

Zio mi ha seguita nel corso dei miei studi ascoltandomi e consigliandomi ma senza mai imporre il suo punto di vista. Dopo la scuola scelsi di frequentare l'università statale di Roma la Sapienza e non l'UPS e lui mi appoggiò, non ha mai cercato di convincermi a venire qui. Ogni tanto venivo a trovarlo ed usufruivo della biblioteca, parlavamo dei vari esami, mi aiutava a scegliere quali corsi frequentare ma mai ha cercato di condizionarmi. Allo stesso modo mai ha tentato di semplificarmi le cose, quando conosceva bene uno dei miei professori me lo diceva solo dopo che avevo superato l'esame. Ha sempre sostenuto che ognuno deve trovare la sua strada da solo e per darmi "una carezza" mi diceva che ero brava da sola e che non avevo bisogno di niente perché così un giorno sarei stata veramente soddisfatta degli obiettivi raggiunti e in effetti è stato così. Io, e a volte anche mia sorella Diana, vivevamo questa università con molta naturalezza, quello che per gli altri era il Professore, per noi era semplicemente zio e l'università era il luogo in cui lavorava. Fu in particolare nel 1992 che mi resi conto di quanto era importante zio e quello che stava accadendo in Italia grazie a lui. In quell'anno fu organizzato un grande convegno dal titolo "Chi ha un perché nella vita". Io ero molto giovane, ancora studentessa, venimmo insieme io e Diana e in quell'occasione abbiamo avuto la possibilità di conoscere personalmente Victor e la moglie Eleonor. Pranzammo tutti insieme, con altri colleghi di zio, alla mensa delle suore, come sicuramente molti di voi ricordano visto che eravamo insieme. L’evento era importante, Victor Frankl era in Italia eppure era tutto così semplice e familiare, esattamente come piaceva allo zio, esattamente come era lo zio. Un uomo semplice. Non era solo dolce e delicato, a volte era anche tanto severo e tanto tanto preciso. L'aiuto più grande me lo diede correggendomi la tesi di laurea, era un argomento di cui non si occupava ma lui era bravissimo a scrivere di qualunque cosa e gli piaceva leggere della mia ricerca e non saprei dire quante volte mi fece riscrivere la bibliografia, era sempre capace di trovare una virgola fuori posto. Poi, dopo la laurea, scelsi di frequentare la scuola di specializzazione in psicologia clinica e psicoterapia dell'università pontificia perché ne apprezzavo l'orientamento e lo spessore. Ero un po' titubante perché ero già sposata e con una bambina piccola e lui mi incoraggiava dicendomi che con l'impegno, la costanza e la forza di volontà tutto si può fare. Feci gli esami scritti di ammissione che andarono bene e il giorno del colloquio orale mi ritrovai in una stanza con dei professori seduti disposti in due file, davanti quelli che conducevano il colloquio e altri dietro che ascoltavano e tra questi c'era pure zio ma nessuno sapeva che noi eravamo parenti. Per cui immaginate quando io entrai nella stanza e feci finta di niente … poi alla fine del colloquio quando la professoressa de Nitto mi chiese come avevo conosciuto l'UPS, risposi genericamente "conoscenze personali", e solo allora lui le disse a bassa voce che ero la nipote.

Da allora anche i miei figli (subito dopo nacque il secondo e che sono orgogliosa di dire che oggi sono qui presenti) ebbero la possibilità di frequentare l'università come un luogo familiare e lo zio, nonostante sempre impegnatissimo, quando arrivavo con i bambini lasciava tutto e si metteva a giocare con loro, faceva finta di non essere capace ad usare il pc così loro glielo insegnavano e poi amava molto ascoltarli cantare le canzoncine e diceva sempre "che cose ... che cose belle". Quando veniva a trovarci a casa i miei figli e i miei nipoti (figli di Diana) organizzavano degli spettacolini e lui si divertiva tanto. Credo che un po’ tutti in famiglia abbiamo apprezzato un grande insegnamento ed è, come diremmo in Analisi Transazionale, io sono OK- tu sei OK. Si perché ognuno, ogni persona al mondo, va bene così com’è con i propri pregi e i propri difetti, e tutti, nessuno escluso, è degno di essere amato. Ed è così che ho trascorso la mia infanzia abituata a mangiare a tavola con tanta gente di tutte le razze e di tutte le lingue, perché quando lo zio ci chiamava per dirci che passava a trovarci sapevamo di dover aggiungere un numero non ben precisato di sedie, potevano essere in due come in 4, provenienti da ogni parte del mondo e l’accoglienza è sempre stata una caratteristica della nostra famiglia. So di essere una persona fortunata perché sono cresciuta in una famiglia, con i suoi limiti e con i suoi difetti come tutte le famiglia, ma dove sicuramente alla base c’è l’amore ed il rispetto e lo zio ci ha aiutato tutti ad allargare la mente e ad espandere questo concetto non solo alla nostra famiglia ma alla comunità.

Forse qualcuno di voi ha letto l’articolo che il giornalista Michele Schioppa ha scritto pochi giorni fa dove tra le tante cose, dalle informazioni raccolte soprattutto grazie al contributo di mia sorella Diana, racconta anche questo aspetto dello zio. Lui aveva sempre degli amici, dei ragazzi, dei colleghi che per vari motivi erano lontani dalle loro case, e li portava a casa nostra per fare una cenetta in famiglia. E così tanti ragazzi che venivano spesso da varie parti d’ Italia e del mondo, trovavano in mio Zio, e di riflesso anche in noi, una famiglia e un piatto di pasta semplice ma fatto con il cuore! Sulla tavola non mancavano mai le olive nere cotte al forno e condite con la scorza di arancia, ne andava matto. E così passavamo il tempo parlando un italiano strano, misto all’inglese, allo spagnolo, al tedesco … ma l’importante non era conversare correttamente, l’importante era stare bene.

Questi scambi di idee e culture hanno arricchito la vita di noi nipoti, soprattutto in adolescenza, ci ha trasmesso l’importanza di non chiudersi nel proprio guscio e di conoscere quello che di bello c'è nel mondo.

Ho detto all’inizio che lo zio era un uomo discreto e lo è stato anche rispetto alla sua malattia, che lo ha logorato e trasformato. Per tanto tempo nessuno sapeva niente, fino a quando la situazione è precipitata. Questo ha creato anche un po’ di confusione perché all’inizio si notava un cambiamento della personalità e dei sintomi di depressione. Anche noi come famiglia siamo abbastanza discreti e non ci piace tanto parlare della malattia, preferiamo ricordare lo zio sorridente ed affettuoso. Vi dico solo che lo zio è stato colpito da una malattia degenerativa del cervello che in una fase iniziale non era stata diagnosticata. Lui si curava per l’emicrania, della quale soffriva da anni e che si era molto acutizzata. Il fatto che da sempre aveva avuto questi forti molti da testa per un po’ ha ritardato la diagnosi. Ha preso tanto farmaci nel tentativo di calmare questi dolori lancinanti. Quando poi fu fatta la diagnosi corretta e la cura giusta, i dolori si sono calmati ma è iniziato il declino. Una cosa spettacolare è stata che la sua propensione alla cura e ai rapporti umani è durata anche durante la malattia, ad es quando era ricoverato a Salerno, leggeva ai confratelli. Era una cosa particolare, aveva dimenticato completamente le lingue straniere, che prima parlava così bene, e non comprendeva il significato di quello che leggeva ma riusciva a leggere molto bene e si rendeva conto che alle altre persone ricoverate, anch’esse malate e spesso non in grado di leggere per problemi alla vista, piaceva ascoltarlo e così leggeva per loro.

Ecco chi era lo zio, un uomo presente fino all’ultimo giorno.».

Riporto il contributo, poi, di “Gianni Sicali scritto in Acicastello lo scorso 9 Marzo 2019:

«Ciao EUGENIO,

ti do del "Tu" perché ci conosciamo e siamo amici fraterni da tanto tempo.

Ho pianto l'ultima volta che ci siamo sentiti per telefono qualche anno fa. Mi hai detto:

Chi è Lei ci conosciamo?

Ho cercato di capire se scherzavi, (non era il tuo stile l'ironia e la burla), ti ho detto chi fossi... e Tu:

Io non la conosco...

Ho pianto. Dicono che i vecchi sono facili al pianto. E' vero che ai miei oltre 70 anni mi capita spesso di avere gli occhi umidi di lacrime. Ma per me è piuttosto dovuto alla stanchezza e la fatica dall'applicazione alla lettura...

Eugenio, ho pianto chiudendo il telefono. Carla ed Annamaria mi avevo parlato di qualche vuoto di memoria ma non avevo pensato che anch'io potessi essere "dimenticato" da te. Non era Alzheimer. No. Era la conseguenza dei tuoi tantissimi mal di testa che da quando ti ho conosciuto cercavi di tenere a bada prendendo Saridon.

PERCIO', IN NOME DELLA NOSTRA LUNGA e FAMILIARE AMICIZIA , HO DECISO DI PARLARTI DI NOI e RICORDARTI CHI SIAMO. TE LO RICORDO IO.

Mentre ti scrivo, oggi sabato 9 marzo 2019 a Roma, nel nostro PAS-UPS, stanno parlando di te.

C'è una giornata di studio in tua memoria, organizzata dall’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana e dall’Università Pontificia Salesiana.

Sì, forse non te lo ricordi più. Sei morto a Salerno il 25 giugno 2018. Anche quel giorno ho pianto quando ho saputo che era volato in Cielo il mio fratello sacerdote Eugenio. Eri nato a Caserta 1 luglio 1946, nove mesi prima di me.

Tuo padre Ugo e la mamma Matilde li hai visti morire a pochi mesi l'uno dall'altra circa 10 anni fa. Erano ultra novantenni. E Tu mi hai fatto avere la foto ricordo che io tengo tra quelle dei miei cari. Che bella famiglia la tua: Carla la grande, e poi Tu, Giovanna, Annamaria, e Pietro. In quella bella piccola casa di via Tanucci n. 83 che io conosco bene per essere stato vostro ospite varie volte.

E tutte le volte che la piccola nipotina Diana voleva giocare con me, facedomi segno col suo indice mosso ad uncino mi diceva in modo perentorio: "Quando ti faccio così, tu devi venire con me!".

Caro Eugenio, ci siamo conosciuti nel lontano 1967 all'UPS (allora si chiamava solo PAS) in quella zona di Roma passato il Tufello, in Val Melania, che andava sviluppandosi sui terreni malsani dei Gerini. Io provenivo dalla Sicilia, mentre Tu eri già studente del 2° anni di Filosofia, e siamo stati colleghi anche per la Teologia. In tutto per sei meravigliosi anni: 1967-70 e 1972-75. Ti voglio ricordare i nomi di tanti studenti, allora salesiani, provenienti da ogni parte del mondo, e con cui abbiamo passato natali e capodanni, pasque e pasquette.

I nostri colleghi di Filosofia: KRUTH Lothar, REBELLATO Luigi, D’SOUZA Gioacchino, GIBBONS Giuseppe, KURUVACHIRA Giorgio, ALBORNOZ Gesù, COLOMER Ferdinando, FIANDRI Mario, GORZELINO Osvaldo, NOCETI Ricardo, PARRILLA Giulio, DE PRADO Giuseppe, ROSARIO Luigi, TARASCO Fausto, VERMULST Marcello, CAPUTA Giovanni, EDATTUKARAN Varghese, FERNANDEZ Benito, FERNANDEZ Saverio, MONDOL Giuseppe, PACHECO Pedro (il venezuelano), TORRES Alvàro, ALONSO Amodeo, GLASER Rupert, GOMES Edmondo, PASTORE Corrado, PEECHAT Tommaso, RODRIGUEZ Giuliano, THURUTHYIL Scaria, VACA Pedro, VELASQUEZ Lorenzo.

Tu hai coronato gli studi romani con il baccalaureato e la Licenza in filosofia nel 1967-68 (con la tesi "L’antropologia in Antonio Rosmini") e nell’anno 1970 con il dottorato difendendo la tesi “Il Significato dell'esistenza – La concezione Psichiatrica di Victor E. Frankl” e avendo come relatore il prof. Albino Ronco. Questi era tra i pochi che credeva nelle tue possibilità ed scommetteva su di te e la tua riuscita. Non avevi fatto il liceo classico e ti mancava tanto il greco e un pò anche il latino. Ma io ero sempre al tuo fianco nel sostenerti ed incoraggiarti. Se ti ricordi, eravamo subito dopo il Concilio vaticano II ed ancora i docenti facevano le lezioni in latino, tranne poi a farne un sintesi in inglese. Dopo si convinsero a spiegare in italiano.

Tu, al liceo scientifico, avevi studiato la lingua tedesca e fu questa che ti diede l'opportunità per fare la tesi su Frankl. Sei andato anche diverso tempo in Germania per approfondire la conoscenza del Tedesco e per seguire i corsi del prof. Viktor E. Frankl: Lo hai conosciuto personalmente ed hai stretto con lui un rapporto culturale e di amicizia con lui e i suoi familiari. Ed io ti ringrazio perché mi hai dato l'opportunità di conoscere personalmente il grande fondatore della “Terza Scuola Viennese di Psicoterapia”, quando lo hai invitato ad un incontro e una conferenza nella nostra Università romana.

Nel 1969, lavoravi alla tesi e sei venuto da me per una traduzione in italiano di un articolo dall'inglese. Quando ti consegnai il mio testo hai messo mano al portafoglio prendendo 20.000 lire. Mi stavo offendendo in nome della nostra amicizia, ma Tu mi hai convinto che avevo lavorato per te e meritavo una giusta ricompensa. Hai insistito tanto. Accettai. Grazie, Eugenio, perché quelli sono stati i miei primi soldi guadagnati col mio lavoro. Decidemmo in quella occasione di fondare il gruppo di collaborazione culturale "Amici di Frankl". Sembrava una trovata goliardica, era invece il seme di quello che in seguito sarebbero diventate le associazioni di Logoterapia in Italia e nel mondo.

Ti voglio nominare i tanti nostri compagni e "superiori" dell'ultimo anno della comunità di Teologia : BERTONE Tarcisio Direttore (ora Cardinale di santa Romana chiesa. Dovrebbe essere un ricordo forte per te), ARDITO Sabino Vicario, PERRENCHIO Fausto, PICCA Giovanni (sai, è morto lo scorso anno, prima di te), SOWINSKI Stanislao, STRUSS Andrea. E poi i ostri colleghi dell'ultimo anno, veramente dei soggetti uno più strano dell'altro, e non si andava mai tutti d'accorso ed ognuno si faceva gli "affari" suoi (chissà che fine hanno fatto?... Eppure quando io ti chiedevo di loro sapevi vita virtù e miracoli, almeno prima della perdita della memoria): ADRIANI Stefano, BAGGIO Alcide, BERTO Gino, BRUNO Luigi, CARATTINO Mario, CIARAPICA Nicola, COLOMBO Germano, FONTANA Renzo, FORCELLINI Alvaro, GIANOLI Ernesto, GIRAUDO Giovanni, GROSSO Pietro, GUIOTTO Bruno, LORENZELLI Alberto, LLAMAS Gumersindo, MORANDO D. Beniamino, MOTTO Francesco, ORFINI Cesare, PAPAGNI Giuseppe, PASTORE Corrado, RODRIGUEZ Juliàn, ROSSI Renato, SOSIC Nicola, TONINI Mario, BARTOLOME’ Adolfo, BOLIS Umberto, BRAMBILLA Gaetano, COLOSIO Roberto, FIANDRI D. Mario (faceva gruppo con noi meridionali, nato in Sardegna, ora è vescovo in centro America), GIORDANI Sergio, GIORDANO Pier Dante, NUCCITELLI Sergio, RICCI Remo,TARASCO Fausto (era del

nostro gruppo ristretto del Sud anche se nato in Piemonte) e VIEIRA Valdecir.

Certo, tra gli studenti non si andava tutti d'amore e d'accordo, anzi. Quelli del nord Italia snobbavano noi del Sud, gli statunitensi non frequentavano i latinoamericani, e i fiamminghi non parlavano coi valloni pur essendo tutti belgi; qualche spagnolo aveva una sorta di nobile alterigia quasi fosse nel 600 o meglio ancora: un seguace del dittatore Francisco Franco.

In 6 anni al PAS abbiamo avuto tanti professori e molti di loro hanno lasciato in noi un segno grandioso. Come certamente sono stati i relatori delle nostre tesi di laurea: per te don Albino Ronco e per me don Prospero Stella, grande e temuto professore medievalista. Ma quante altre figure straordinarie! Molti Tu li incontri nell'aldilà; ed io te li voglio ricordare così ti sarà più facile trovare in Cielo buona compagnia: V. Miano, G. Privoznic (che aveva paura dei comunisti e in camera sua stava sempre con le serrande abbassate), B. van Hagens, G. Gevaert, D. Composta (che conosceva tutto sulla filosofia greca), D. Composta, V. Polizzi (medico, scienziato e sacerdote speciale), M. Moro, G. Gemmellaro (con la sua sociologia della Chiesa), A. Ferreira, G. Girardi (tormento ed

estasi del dialogo tra Cristianesimo ed Marxismo post conciliare), G. Brusulini, C. Cantone, P. Braido (grande amico di Ronco e di conseguenza anche tuo), F. Goynechea, E. Nicoletti (e il suo grandioso corso monografico su Husserl), D. Ripa e A. Riva, D. Bertetto (e la sua mariologia), R. Farina (oggi cardinale di santa romana chiesa ed ex bibliotecario del Vaticano). A. Kothgasser, J. Picca, M. Ardito, A. Cuva, A. Favale, G. Gamba (che ci fece un corso sui Magi di Mt cap. II; col quale abbiamo concluso che i Magi non sono mai partiti fisicamente, ma sicuramente sono arrivati alla meta seguendo la "stella"!), Amato, T. Bertone (esperto in diritto canonico, oggi cardinale ultra ottantenne,), A. Triacca (fissato con la nuova liturgia conciliare, e che forse oggi pretende dai santi in Paradiso!), E. Quarello, e tanti altri...

Eugenio, ho rivisto una foto degli anni 70, in bianco e nero, bellissima. Siamo vicino ad una parete di mattoni (ne era pieno il PAS) e ci abbracciamo reciprocamente. Sprizziamo gioia ed amicizia. Non è facile raccontarti di quello che siamo stati noi due nei sei anni di Università, ma il fatto che ci siamo continuati a frequentare nonostante la lontananza, le obbedienze salesiane e/o le scelte diverse, la dice lunga. Nonostante che tu fossi molto riservato ed io introverso, abbiamo raggiunto una amicizia fraterna che ci portava a condividere tanto delle nostre esperienze.

Dopo la laurea e il dottorato, Tu Eugenio, professore e sacerdote salesiano, hai unito sempre queste due identità nella tua esistenza e nel rapporto pastorale e culturale con tutte le persone che hai incontrato dal 1975 fino alla fine dei tuoi giorni. Ricordatelo bene.

Altri scriveranno opportunamente dei tuoi meriti culturali ed attività pastorali, dei tuoi incarichi prestigiosi sia all'interno del mondo salesiano (professore all'Ateneo dall'1986) che nella società italiana e mondiale, come professore universitario e giornalista, come parroco in Calabria e preside della Facoltà di Scienze dell’Educazione. Meglio di me, tanti diranno dei tuoi numerosissimi impegni accademici e delle decine e decine di pubblicazioni: tra libri, saggi, articoli in periodici e riviste specializzate... Per non parlare dei convegni che hai organizzato e coordinato a livello internazionale, le tue conferenze e le partecipazioni ad attività scientifiche in tantissime parti di Europa e America. Tutti coronati da vari riconoscimenti. Tu sei il traduttore e curatore ufficiale di quasi tutte le edizioni italiane delle opere di Viktor Frankl. Hai dedicato interamente il tuo lavoro scientifico e i tuoi scritti allo studio e alla diffusione della Logoterapia e Analisi Esistenziale, di cui sei stato riconosciuto come uno dei più significativi e noti rappresentanti al mondo.

Io ti voglio ricordare tanti episodi della nostra vita, che forse ad altri non interesserà sapere.

Ti piaceva tanto viaggiare in treno. Compravi ogni anno l'orario ferroviario ufficiale e per te non c'erano segreti nel decodificare i particolari di un itinerario, anzi dei tuoi viaggi memorizzavi ogni particolare, ogni sosta del treno ed ogni caratteristica. Una memoria pazzesca. E mi consigliavi, per risparmiare, il biglietto "chilometrico" che era il tuo preferito: si potevano fare 2.000 km a 10 lire per km...

Studiavamo tanto e facevamo tanti esami. Ti consigliavo per i tuoi mal di testa di non prendere troppo Saridon, ma provare con il caffè e limone oppure con una bella tazza di alloro, che io portavo dalla Sicilia e che ti preparavo nei lunghi pomeriggi al PAS.

La prima volta che hai conosciuto i miei genitori e mio fratello Salvo è stata nella Pasqua del 1969. Come tu sapevi prima di ammalarti seriamente, io - come terzo nome - mi chiamo "Pasqualino" per essere nato la domenica di Pasqua. Ma dato che si tratta di una festa mobile, per trovare la coincidenza del giorno del mio compleanno con la festa di Resurrezione dovevo pazientare undici anni. Me lo ha insegnato mia nonna Raimonda, illetterata, e l'ho controllato nelle tabelle apposite. E così dopo il 1947, Pasqua è stata il 6 Aprile; nel 1958, nel 1969, e 1980. E fin qui mia nonna ci ha azzeccato. Ma per avere la prossima Pasqua il 6 Aprile dovrò aspettare il 2042.

Dovrei compiere 95 anni!

Prima della festa di Pasqua del 1969, il 1° di Aprile – quasi un pesce d'Aprile – i miei genitori e mio fratello Salvo vennero in treno, senza dirmi niente, a Roma e mi telefonato dalla stazione Termini. Non credevo alle mie orecchie. Come avrei fatto a trovare posti a dormire per loro nella settimana santa? Per fortuna che avevo te, l'amico Eugenio con un mucchio di conoscenze. E grazie a te ho potuto fare ospitare presso una signora che affittava delle camere proprio in un periodo che i suoi ospiti (impiegati nella capitale) lasciarono libera una camera, che fu data ai miei genitori mentre Salvo trovò posto con me all'Ateneo. Passammo una settimana santa seguendo tutte le celebrazioni in Vaticano. Ed anche questo grazie all'interessamento tuo, Eugenio e di don Bertone che procurava i biglietti per i posti buoni alle celebrazioni.

Poi coi miei e i tuoi genitori ci sono state altre occasioni per frequentarci, coi miei e i tuoi genitori, nonna compresa. Nel Settembre del 1975 eravamo di ritorno da un viaggio attraverso la penisola con la 127 bianca di di mio fratello Salvo. A Roma i miei furono alloggiati dalla stessa Signora che aveva affittato la stanza 6 anni prima per quel tuo interessamento, Eugenio. E quando nel viaggio di ritorno siamo passati per Caserta, ci hai dato ospitalità per la notte: io a casa tua, in via Tanucci, ed io miei con Salvo in una bellissima villa in campagna. E il giorno dopo una abbiamo passato una magnifica mattinata alla Reggia... Se rivedi la foto di tua nonna e mia mamma che camminano abbracciate, ti sembra di vedere due sorelle.

Il 1975 è stato un anno importantissimo per noi, caro Eugenio. Questo devi ricordarlo. E' l'anno dell'ordinazione sacerdotale. Era l'anno santo e Paolo VI il 29 Giugno consacrò 400 presbiteri provenienti da tutto il mondo. Ed io che c'entro con questo. Non ero interessato a livello personale, ma sei stato tu che mi hai fatto entrare in questo giorno storico. Mancava in tutta Roma e dintorni un diacono che potesse affiancare il papa durante la messa, dato che tutti i diaconi della capitale ed oltre venivano ordinati quel giorno. Io avevo deciso per la celebrazione a Catania in Settembre.

Allora sei stato tu che mi hai proposto di "servire" la Messa in Piazza Sam Pietro. Accettai ma ero molto emozionato. In sei anni, mi ero sempre rifiutato di fare queste cose troppo "vaticane". Io ero più da baraccati del Fosso Sant'Agnese che da palazzi papali; ma grazie alla tua insistenza mi è successo anche questo, Eugenio. Ho letto il passo del Vangelo in latino dinanzi a 500.000 persone.

Una esperienza unica, come la resistenza alla mia pipì in 4 ore di celebrazione. Sapevo che il papa, malato, portava il catetere. Beato lui. Io a fatica sono riuscito a resistere...

Il giorno dopo eravamo con tutta la tua famiglia alle Catacombe di santa Priscilla, sulla via Salaria, dove hai celebrato la prima santa Messa... era un Lunedì.

Il 20 Settembre 1975 sei venuto nella mia Catania, alla mia festa in Cattedrale con Mons. Picchinenna. Te lo ricordo io, Eugenio, e te lo scrivo a lettere d'oro. Ero insieme a Tanino D'Agata (compagno tuo di filosofia per un anno a Roma). Ti ho chiesto di confessarmi e ci siamo messi agli ultimi banche della chiesa. Ti ho confidato le mie ultime perplessità per il passo che stavo per fare, e tu mi hai ascoltato e mi hai incoraggiato, con parole umane e cristiane. Il contenuto di quella confessione puoi anche dimenticarlo. Fa parte del segreto confessionale, che è una cosa seria...

Poi sono passati 7 anni in cui ci siamo frequentati tante volte ma solo al telefono. Dopo di che io ho deciso di "cambiare completamente la mia scelta di vita".

Mi sono sposato civilmente ma ho promesso a mio suocero, prossimo alla sua fine, che mi sarei sposato anche in chiesa. Però, mi mancavano dei documenti che dovevo sbrigare a Roma. A chi potevo ricorrere per un valido aiuto? Sempre a te, Eugenio. E Tu ti sei messo a disposizione facendomi superare gravi ostacoli burocratici e personali, come la contrairetà e opposizione del card. Bertone. Diciamo che, dopo 4 anni di attesa e di tuo interessamento in Vaticano, caro Eugenio mi hai telefonato nell'Aprile del 1987 dicendo che il papa Giovanni Paolo II aveva firmato il documento che mi riguardava. Grazie anche per questo. E così abbiamo celebrato il matrimonio religioso, che già avevo la figlia Noemi di 3 anni. I tuoi tanti impegni non ti permisero di essere presente a Catania ma sei venuto appena ti è stato possibile ad Acicastello dove tutt'ora abitiamo portando un bel regalo alla mia bimba e fermandoti 48 ore da noi. Eri sempre indaffarato e con l'agenda piena...

Sei sceso ancora in Sicilia qualche anno dopo per celebrare il matrimonio di Claudio il

giostraio, amico di Roma, che conoscevo anch'io. Siamo andati a Ragusa Ibla con la nostra macchina (la 1127 blu) insieme a mia moglie e Noemi. Faceva un freddo cane. Persino nevicò durante la Messa. Ma la cosa "buffa" fu che finito il rito nuziale mi hai fatto capire che dovevi prendere l'aereo da CT e rientrare subito a Roma per impegni precedenti. Eugenio, non mi hai dato neppure la soddisfazione di assaggiare un solo confetto, pur sapendo che sono goloso di dolci.

Niente pranzo nuziale. In macchina e di nuovo a Catania per un altro tuo programma.

In estate quando eravamo in giro per le vacanze cercavamo il modo e il tempo di vederci di persona. Come quella volta che mia figlia aveva 3-4 anni e siamo andati a Villa Borghese dove allora c'era il parco zoo. Rivedila quella bellissima foto in cui tieni in braccio Noemi, con quella affettuosa tenerezza che mostravi sempre con le tue nipotine quando erano piccolette. Vedi quella foto e... ti ritorna la memoria. Era una battuta. Son certo che ora, in Cielo, finalmente ti sono tornati tutti ricordi passati.

Nel 2008 ci siamo incontrati a Caserta dove eri Direttore Preside del Liceo Salesiano. Ero con mia moglie e dovevamo poi imbarcarci in macchina sulla Tirrenia da Napoli a Catania. Passammo una bellissima giornata. Eri felice con noi, ma triste dentro di te. Abbiamo pranzato a casa di Annamaria e c'erano tutti, mancava solo Pietro. Tu sei andato via prima, come sempre, per impegni dai salesiani, che certo non meritavano il tuo tempo e i tuoi sacrifici.

A Caserta eri nato e vissuto da adolescente e giovane; e all'Oratorio ti era sorta la vocazione salesiana. Avevi scelto Caserta per celebrare una delle tue prime sante Messe, proprio nella chiesa dei Salesiani in via Don Bosco, il 6 luglio 1975 alla presenza dei confratelli, dei genitori, parenti e amici... Ma proprio dalla sua Caserta salesiana, carissimo Eugenio Fizzotti, hai ricevuto amarezze ed insofferenze. Vi sei tornato 44 anni dopo, come direttore e preside, lasciando alle spalle una prodigiosa carriera accademica, per dedicarti alla tua città natale. "Nemo profeta in patria", disse un giorno il Redentore. Tu, col tuo modo di fare e col desiderio di dare lustro alla presenza dei salesiani a Caserta, sei stato criticato e ostacolato: pensavano che tu fossi in cerca di “protagonismo personale” e non mosso dall'entusiasmo di un vero figlio di don Bosco. Io te lo ripetevo sempre per telefono che ti mancava la "politica e l'ipocrisia" per fare il Direttore di una grande e complessa realtà salesiana come quella di Caserta. Ti consigliavo di rinunciare perché ti stavi ammalando seriamente. Alla fine dell'anno scolastico hai rinunciato "con serenità" al tuo incarico salesiano.

Sei tornato di nuovo a Roma, al Testaccio e non al PAS-UPS. E la tua malattia alla testa prese la sua accelerazione. Poi di nuovo a Soverato, quindi a Salerno. Lì sei tornato alla casa del Padre il 25 giugno 2018. E per una strana legge del contrappasso dantesco i tuoi funerali si sono tenuti a Caserta presso la casa salesiana, mercoledì 27 giugno 2018 alla presenza di tantissimi sacerdoti salesiani e diocesani, amici, parenti e tanti tanti casertani. Almeno quella chiesa è un Santuario dedicato al “Cuore Immacolato di Maria”. Così, Tu (che sei stato tanti anni membro dell'Unitalsi per i viaggi a Lourdes) hai potuto con-celebrare la tua ultima Messa in Terra tra le braccia di Colei che rispose di sè: "Io sono l'Immacolata Concezione" (anche se Bernadette non ne capì allora il pieno significato).

L'ultima volta che noi ci siamo visti in questa "Valle di Lacrime" è stata il pomeriggio del 30 Marzo 2011. Era di Mercoledì. Quella mattina, Benedetto XVI (hai delle foto con Lui !) all'udienza generale in Piazza San Pietro aveva parlato di Sant'Alfonzo Maria de' Liguori, santo napoletano doc. Presso Lampedusa morivano 11 persone affondate col loro barcone... Eravamo in piena Quaresima perché la Pasqua cadeva il 24 Aprile. Mi avevi telefonato che scendevi in Sicilia il 30 Marzo in macchina con un amico tuo per una conferenza-seminario sulla Logoterapia di Frankl, in un corso di aggiornamento universitario ad Enna, alla Kore. L'inizio era previsto per le ore 15.

Abbiamo fatto un rendez-vouz al casello di San Gregorio, dove ho lasciato la mia Punto bianca e ci siamo diretti all'ombelico della Sicilia. Al solito saltando i pasti completi a causa dei tuoi troppi impegni. Avevo potato delle ottime paste di mandorla che abbiamo mangiato strada facendo. La tua conferenza è stata eccezionale, come sempre. Anzi meglio di tutte le molte altre degli anni precedenti. Il tuo vero canto del cigno. Ti abbiamo seguito ed ascoltato in più di 250, per oltre un'ora e mezza. E poi una serie continua di domande e richieste di chiarimenti dal pubblico universitario attentissimo. Pochi lasciavano l'aula prima della fine. Ci hai tenuti in un'estasi culturale per circa 3 ore. E poi, come sempre, in macchina senza passare da un bar. Eri fatto così.

Ci siamo lasciati al casello della CT-ME. Ficarra e Picone conducevano "Striscia la Notizia".

Penso che quella al Kore di Enna fu anche la tua ultima volta che hai parlato in pubblico come esperto mondiale sulla Psicoterapia del tuo maestro e amico Vicktor Frankl. Ti sei dedicato da all'ora pienamente sia all'apostolato sacerdotale che alla AlaeF e alla pubblicazione dell'Opera omnia dello "Psicologo nei Lager". Ci siamo sentiti spesso per telefono ma non è stato possibile più incontrarci.

In questi ultimi 7 anni ci siamo accorti tutti con grande dispiacere che i tuoi mal di testa di 50 anni prima non erano solo emicranie. E la tua favolosa memoria cominciava a perdere colpi e a sconnettersi internamente. Hai vissuto nei tuoi ultimi anni come un malato neurologico, rischiando di perdere il significato della vita. Proprio per uno come Te, Eugenio, che avevi studiato tutta la vita la Logoterapia come ricerca e accoglienza del senso della vita; per Te che per tutta una vita avevi insegnato, avevi scritto, fatto conferenze e seminari internazionali.

E' sembrato a tanti che hai vissuto gli ultimi anni della tua esistenza estraniato e deprivato dal senso dell’esistenza. Ma sarà stato così? Me lo spiegherai, per favore, quando un giorno ci ri-incontreremo, caro Eugenio amico e fratello mio».

Spero e confido di poter presto offrire nuovi contributo in memoria di don Eugenio Fizzotti. È mio desiderio personale, infatti, oltre che ringraziare tutti coloro i quali hanno reso possibile questo testo e quindi i contributi di ricordo, continuare a raccogliere testimonianze e suggerimenti per uno studio di approfondimento della figura di Eugenio.

Per coloro che sono interessati a condividere il proprio ricordo, riportare la propria testimonianza possono contattarci alla Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , account di posta che uso per la raccolta di info sulle biografie che studio specificando che si tratta di un contributo su don Eugenio Fizzotti.

Non ci si aspetta di essere esaustivi e di non cadere, involontariamente in qualche errore storico/testimoniale. Lo studio nasce dalle testimonianze dirette ed è supportata, dove è possibile anche da documentazione. Sarà dato modo a chi vorrà la possibilità di replicare, integrare, chiarire etc. elementi emersi nel corso della fase di presentazione della storia biografica.

Ringrazio il lettore che ha avuto la pazienza di dedicarmi un po’ del suo tempo nella lettura di questo studio ed allo stesso chiedo scusa se qualche imperfezione è sfuggita alla rilettura delle bozze.

Rimando per approfondimenti alla pagina social dedicata al sacerdote intitolata “Don Eugenio Fizzotti”, @donEugenioFizzotti, al link https://www.facebook.com/donEugenioFizzotti/.